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venerdì 30 giugno 2023

Un'accoglienza che dà vita


13a domenica del Tempo ordinario (A)
Geremia 20,10-13 • Salmo 68 • Romani 5,12-15 • Matteo 10,26-33
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Seguire Gesù significa accoglierlo nella nostra vita, nella nostra casa che è il luogo dei nostri affetti, della nostra vita più intima, della nostra quotidianità. Alle volte può sembrare un'accoglienza che si fa fatica ad attuare, nostro malgrado. Tuttavia le condizioni per seguire Gesù, per essere suo discepolo, sono molto chiare. Occorre un amore esclusivo, "ante omnia", per Lui, e per Lui al Padre nello Spirito che ci è donato e che ci rende capaci di questa scelta prioritaria, che non è esclusione, ma linfa per ogni amore e spirito di vita.
Per amarlo, per accoglierlo, è necessario uscire da sé, saper posporre anche gli affetti più cari e persino la propria vita. In definitiva è fare l'esperienza della libertà che è riflesso della libertà di Dio che per amore dà tutto se stesso in una reciprocità che è pienezza di vita, la vita della Trinità.
Accogliere Gesù, che è accogliere il Padre, è accogliere il fratello che ci passa accanto, quale segno e sacramento della sua presenza. Accogliere il fratello, che può essere il piccolo discepolo, come il profeta, è entrare nella sua dimensione, nella sua vita: siamo pure noi profeti, giusti, piccoli discepoli che partecipiamo solidali alla ricchezza del Regno.
Questo uscire da sé ed accoglierci è un aspetto singolare di quella croce che dobbiamo prendere per essere degni di appartenere alla famiglia di Gesù. E la croce di Gesù, nella quale tutte le nostre croci sono comprese e accolte, è il concreto dare la propria vita per i fratelli, preludio della vita piena nella risurrezione.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me (Mt 10,38)
(vai al testo…)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
Chi accoglie voi accoglie me (Mt 10,40) - (28/06/2020)
(vai al testo)
Chi accoglie voi accoglie me (Mt 10,40) - (02/07/2017)
(vai al testo)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Perdersi per "ritrovarsi" (26/06/2020)
  Due estremi: la croce e un bicchiere d'acqua fresca: Una vita si perde donandola (30/06/2017)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 7.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 6.2020)
  di Cettina Militello (VP 5.2017)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Chi accoglie voi accoglie me, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2020)

venerdì 9 giugno 2023

Per avere la vita


SS. Corpo e Sangue di Cristo (A)
Deuteronomio 8,2-3.14b-16a • Salmo 147 • 1 Corinzi 10,16-17 - Giovanni 6,51-58
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Io sono il pane vivo disceso dal cielo. – dice Gesù – Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno" (Gv 6,51).
Nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, la liturgia ci propone parte del discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, dopo l'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci (cf. Gv 6,51-58).
Gesù si presenta realmente per quello che è: pane da mangiare, sangue da bere.
Due sono i verbi importanti in questo brano: mangiare e rimanere. Mangiare la carne di Cristo, per avere la vita eterna. E chi mangia di Lui "rimane in Lui e Lui in noi".
Gesù, il Figlio di Dio, incompreso dai suoi contemporanei (e non dimeno da noi, oggi!), offre scandalosamente (ed è scandaloso per chi vive per sé e per il potere) tutto se stesso per essere assunto da noi perché abbiamo la vita, e vivere per sempre (che è il desiderio profondo di ogni persona).
Dio dà tutto di sé. Dio si fa mangiare! E lo fa per amore. Innesta nella nostra carne, la sua carne. La nostra fragile e caduca carne, soggetta alle seduzioni del Maligno, è la strada che Dio ha scelto.
Anche noi, se amiamo veramente diciamo: Ti desiderò talmente che vorrei mangiarti. Lo facciamo nelle nostre relazioni affettive, noi in maniera figurata. Lui, che è Dio, in maniera reale.
Nella carne eucaristica, piccolo pane debole e fragile, noi "ad-oriamo", portiamo alla bocca, per assumerlo, quel Dio che, perché fragile nella sua manifestazione, è presente nella nostra fragilità umana. E perché è tale, è presente anche nella carne dei poveri, che saranno sempre con noi, come ci ha ricordato Gesù. Non possiamo "mangiare" la carne eucaristica se non "mangiamo" anche la carne del povero, se non ci facciamo uno con lui, come Cristo si è fatto uno con noi. Allora sì che si avverano le parole di Gesù: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui" (Gv 6,56). Condizione per avere la vita, quella divina, quella che ha il Padre, e che è stata donata a noi dal Figlio.
Ed ecco la reciprocità: "Chi mangia me, vivrà per me" (Gv 6,57).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi mangia questo pane vivrà in eterno (Gv 6,58)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Io sono il pane vivo disceso dal cielo (Gv 6,51) - (14/06/2020)
(vai al testo)
 Io sono il pane vivo (Gv 6,51) - (18/06/2017)
(vai al testo)
 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo (Gv 6,51) - (22/06/2014)
(vai al testo)
 Benché molti, siamo un corpo solo, poiché partecipiamo all'unico pane (1Cor 10,17) - (26/06/2011)
(vai al testo)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Un pane che fa "vivere" (12/06/2020)
  Il Pane che ci fa "uno" con Dio (16/06/2017)
  Quel Cibo che ci dà la Vita (20/06/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 6.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 6.2020)
  di Cettina Militello (VP 5.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 5.2014)
  di Marinella Perroni (VP 5.2011)
  di Enzo Bianchi

venerdì 2 giugno 2023

Il mistero intimo di Dio


Santissima Trinità (A)
Esodo 34,4b-6.8-9 • Salmo Dn 3,52-56 • 2 Corinzi 13,11-13 • Giovanni 3,16-18
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Nel giorno di Pentecoste tutti furono colmati di Spirito Santo. La Chiesa, dopo la celebrazione di quell'evento straordinario, generativo, celebra la solennità della Santissima Trinità. È lo Spirito Santo promesso che ci introduce nel mistero profondo, intimo, di Dio, nella verità tutta intera.
Il vangelo proposto è tratto dal discorso che Gesù fa a Nicodemo (cf. Gv 3,16-18), dove ci viene rivelato il mistero profondo di Dio: l'amore del Padre che ci ama talmente da dare l'unigenito suo Figlio affinché nulla e nessuno vada perduto, ma tutto salvato.
Il Figlio non si è reso manifesto nella nostra carne mortale per condannare il mondo, ma perché esso sia salvato per mezzo di lui.
Il Padre prende l'iniziativa, esce da sé e consegna il Figlio. In qualche modo se ne distacca, quasi a essere disposto a perderlo, solo per amore. La Croce e il mistero dell'abbandono di Gesù ne sono l'espressione somma di questo amore, il suo vertice. Ma il Figlio, irradiazione della sostanza del Padre, pensa e agisce come il Padre: "Chi vede me, vede il Padre" (cf. Gv 14,9). Il Padre si manifesta a noi attraverso il Figlio, ed essi prendono dimora presso di noi. Ed è nello Spirito che noi possiamo sperimentare questo nostro essere "immersi" nel "nome" (nella realtà vera della divinità) del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, essenza del nostro battesimo.
È lo Spirito di amore tra il Padre e il Figlio e tra il Figlio e il Padre. Un Amore che tutto dà di sé e tutto riceve, perché divino. E tutto è: è Amore!
La Trinità ha scelto di farsi prossimo a noi; ci accoglie nonostante le nostre debolezze e titubanze, anche di notte , nelle nostre notti, come è stato per Nicodemo.
A noi l'opportunità di una vita piena.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chiunque crede in Lui non vada perduto (GV 3,16)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3,16) - (07/06/2020)
(vai al testo)
 Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3,16) - (11/06/2017)
(vai al testo)
 Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3,16) - (15/06/2014)
( vai al testo)
 Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3,16) - (19/06/2011)
(vai al testo")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La sorgente della più vera umanità (05/06/2020)
  E noi abbiamo creduto all'amore (09/06/2017)
  Nell'abbraccio di Dio, la nostra vita (13/06/2014)

Vedi anche il Post:
  Confidare in Dio… Sentirsi guardati e amati da Lui (11/06/2017)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 6.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 6.2020)
  di Cettina Militello (VP 4.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 5.2014)
  di Marinella Perroni (VP 5.2011)
  di Enzo Bianchi

(Immagine: Nicodemo incontra Gesù, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2018)

giovedì 1 giugno 2023

Camminare insieme col Dio della pace


Parola di Vita – Giugno 2023
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi» (2Cor 13,11).

L'apostolo Paolo ha seguito con amore lo sviluppo della comunità cristiana nella città di Corinto; l'ha visitata e sostenuta in momenti difficili.
Ad un certo punto però, con questa lettera, deve difendere se stesso da accuse di altri predicatori, per i quali lo stile di Paolo era discutibile: non si faceva retribuire per il suo lavoro missionario, non parlava secondo i canoni dell'eloquenza, non si presentava con lettere di raccomandazione a sostegno della sua autorità, proclamava di comprendere e vivere la propria debolezza alla luce dell'esempio di Gesù.
Eppure, nel concludere la lettera, Paolo consegna ai Corinti un appello pieno di fiducia e di speranza:

«Siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi».

La prima caratteristica che balza agli occhi è che le sue esortazioni sono rivolte alla comunità nel suo insieme, come luogo in cui si può sperimentare la presenza di Dio. Tutte le fragilità umane che rendono difficile la comprensione reciproca, la comunicazione leale e sincera, la concordia rispettosa delle diversità di esperienze e di pensiero, possono essere sanate dalla presenza del Dio della pace.
Paolo suggerisce alcuni comportamenti concreti e coerenti alle esigenze dal vangelo: tendere alla realizzazione del progetto di Dio su ciascuno e su tutti, come fratelli e sorelle; rimettere in circolo lo stesso amore consolante di Dio che abbiamo ricevuto; prendersi cura gli uni degli altri, condividendo le aspirazioni più profonde; accogliersi a vicenda, offrendo e ricevendo misericordia e perdono; alimentare la fiducia e l'ascolto.
Sono scelte affidate alla nostra libertà, che talvolta richiedono il coraggio di essere "segno di contraddizione" nei confronti della mentalità corrente.
Per questo, l'apostolo raccomanda anche di incoraggiarsi a vicenda in questo impegno. Ciò che vale per lui è custodire e testimoniare nella gioia il valore inestimabile dell'unità e della pace, nella carità e nella verità. Tutto, sempre, fondato sulla roccia dell'amore incondizionato di Dio che accompagna il suo popolo.

«Siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi».

Per vivere questa Parola di vita, guardiamo anche noi, come Paolo, all'esempio e ai sentimenti di Gesù, venuto a portarci una pace tutta sua [1]. Essa infatti «[…] non è soltanto assenza di guerra, di liti, di divisioni, di traumi. […]: è pienezza di vita e di gioia, è salvezza integrale della persona, è libertà, è fraternità nell'amore fra tutti i popoli. […] E cosa ha fatto Gesù per donarci la "sua" pace? Ha pagato di persona. […] Si è messo in mezzo ai contendenti, si è fatto carico degli odi e delle separazioni, ha abbattuto i muri che separavano i popoli. [2] […]
Anche a noi la costruzione della pace richiede un amore forte, capace di amare perfino chi non contraccambia, capace di perdonare, di superare la categoria del nemico, di amare la patria altrui come la propria. […] Essa ancora esige da noi cuore e occhi nuovi per amare e vedere in tutti altrettanti candidati alla fratellanza universale. […] "Il male nasce dal cuore dell'uomo", scriveva Igino Giordani, e "per rimuovere il pericolo della guerra occorre rimuovere lo spirito di aggressione e sfruttamento ed egoismo dal quale la guerra viene: occorre ricostruire una coscienza" [3].» [4].
Bonita Park è un quartiere di Hartswater, cittadina agricola in Sudafrica. Come nel resto del Paese, persistono gli effetti ereditati dal regime dell'Apartheid, soprattutto in ambito educativo: le competenze scolastiche dei giovani appartenenti ai gruppi neri e meticci sono assai inferiori a quelle degli altri gruppi etnici, con il conseguente rischio di emarginazione sociale.
Il progetto "The Bridge" nasce per creare una mediazione tra i diversi gruppi etnici del quartiere colmando le distanze e le differenze culturali, con la creazione di un programma di dopo scuola e un piccolo spazio in comune: un luogo d'incontro tra culture diverse, per bambini e ragazzi. La comunità dimostra una grande voglia di lavorare insieme: Carlo ha offerto il suo vecchio camioncino per andare a prendere il legname con cui sono stati fabbricati i banchi e il preside della scuola elementare più vicina scaffali, quaderni e libri, mentre la Chiesa Riformata Olandese ha donato cinquanta sedie. Ognuno ha fatto la sua parte per rendere ogni giorno più saldo questo ponte tra culture ed etnie [5].

A cura di Letizia Magri
e del team della Parola di vita


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[1] Cf. Gv 14, 27.
[2] Cf. Ef 2, 14-18.
[3] L'inutilità̀ della guerra, Roma 2003, 2a edizione, p. 111.
[4] C. Lubich, Parola di Vita gennaio 2004, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 709-710.
[5] Cf.:https://www.unitedworldproject.org/workshop/sudafrica-un-ponte-tra-culture; Spazio famiglia, marzo 2019, pp. 10-13.

Fonte: https://www.focolaritalia.it


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