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venerdì 30 luglio 2021

Il cibo che rimane


18a domenica del Tempo Ordinario (B)
Esodo 16,2-4.12-15 • Salmo 77 • Efesini 4,17.20-24 • Giovanni 6,24-35
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Dopo aver sfamato la folla, moltiplicando i pani e i pesci, e vedendo che volevano farlo re, Gesù si ritira da solo (cf. vangelo di domenica scorsa). Ma la folla si mette alla sua ricerca dirigendosi "alla volta di Cafarnao, al di là del mare". La gente cerca Gesù perché ha mangiato gratis e si è saziata (cf. Gv 6,24-25).
È qui che inizia il discoso di Gesù, che come un vero pedagogo, introduce i suoi ascoltatori nella realtà che quel "segno" voleva indicare: il pane, quello vero, che il Padre ci dà (cf. Gv 6,32).
Lo sappiamo, Gesù non è insensibile alle nostre necessità materiali, alle nostre sofferenze e infermità, anzi. Ma ogni guarigione, ogni segno miracoloso ci rimanda a qualcosa di ben più grande. Gesù allarga il nostro sguardo su orizzonti alti.
Vogliamo "segni" per credere? Gesù risponde: "Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo" (Gv 6,27).
Per credere occorre fidarsi. Occorre accogliere la persona che ci sta mostrando il volto del Padre. Occorre accogliere la Parola fatta Persona in Gesù di Nazaret, il figlio del falegname. Occorre fidarsi e non essere come gli israeliti che mormoravano nel deserto, nonostante la meraviglia per il cibo che Dio procurava quotidianamente, nonostante l'incertezza del domani (cf. Es 16,2-4.12-15; I lettura).
Così i pani che abbiamo mangiato in abbondanza non sono la realtà su cui fissarci, ma occorre puntare lo sguardo sulla realtà a cui questo segno ci rimanda. Dio provvere sempre, indipendentemente dalle nostre presunte opere meritorie.
Così, prima ancora di accogliere le parole di Gesù sul "pane di vita" in riferimento all'eucaristia, occorre accogliere la persona di Gesù, le sue parole, la sua vita come riferimento costante ed essenziale. Non è sufficiente accostasi all'Eucaristia, occorre accogliere Gesù nella nostra vita affinché il Segno sacramentale porti i suoi frutti.
Essere "uomini nuovi", non comportandoci come coloro che vivono con l'animo "vuoto", incapaci di conoscere la realtà camminando nel nulla, significa rinnovarsi nello spirito secondo il dono ricevuto, perché abbiamo imparato a conoscere Cristo ed a seguirlo in novità di vita (cf. Ef 4,17.20-24; II lettura).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Signore dacci sempre questo pane (Gv 6,34)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Chi viene a me non avrà fame… (Gv 6,35) - (05/08/2018)
(vai al testo…)
 È il Padre mi che vi dà il pane dal cielo (Gv 6,32) - (02/08/2015)
(vai al testo…)
 Voi mi cercate perché avete mangiato di quei pani (Gv 6,26) - (05/08/2012)
(vai al testo…)
 Avete imparato a rivestire l'uomo nuovo, creato a immagine di Dio (Ef 4,24) - (02/08/2009)
(vai al post "L'uomo nuovo")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Il pane che fa vivere (03/08/2018)
  Il pane "vero" che sazia la nostra fame di felicità (31/07/2015)
  Diventare "pane" (03/08/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
  di Luigi Vari (VP 6.2015)
  di Marinella Perroni (VP 6.2012)
  di Claudio Arletti (VP 7.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: opera di Sieger Köder)

venerdì 23 luglio 2021

L'abbondanza che viene dal nostro poco condiviso


17a domenica del Tempo Ordinario (B)
2Re 4,42-44 • Salmo 144 • Efesini 4,1-6 • Giovanni 6,1-15
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Domenica scorsa il brano del vangelo proposto si concludeva con il racconto di Gesù, che, sceso dalla barca e vedendo la grande folla, si mosse a compassione perché "erano come pecore che non hanno pastore, e si mise ad insegnare loro molte cose" (cf. Mc 6,34). E il racconto di Marco continua con la moltiplicazione dei pani. Già prima era descritto che "erano molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare" (Mc 6,31). Sembra quasi sequenziale che Gesù pensi poi a sfamare tutta quella gente.
A questo punto, però, la liturgia di questa domenica non propone l'episodio della moltiplicazione dei pani riportato da Marco, ma continua, sapientemente, con il racconto dello stesso evento raccontarto da Giovanni al capitolo 6 del suo vangelo: il capitolo sul "pane della vita" (Gv 6,35). L'evangelista Giovanni, infatti, continuerà ad accompagnarci anche per le prossime quattro domeniche.
La scena è analoga a quella di Marco, anche se in ambiente diverso: Gesù era seguito "da una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi" (Gv 6,2). E Gesù si preoccupa per come sfamare tutta quella gente. Certo, materialmente, darà da mangiare a tutti e in abbondanza, ma in cuor suo "sapeva quello che stava per compiere" (Gv 6,5): un "segno" che rimandi ad una realtà ben più importante del semplice mangiare, a sé come a colui che è "il pane di Dio che discende dal cielo e dà la vita per il mondo" (Gv 6,33).
Tuttavia Gesù, in quello che sta per compiere, interpella i suoi, facendoli entrare nella dinamica di una relazione in cui l'abbondanza di Dio sposa il poco che noi abbiamo, ma che siamo in grado di mettere in comune, di condividere.
Gesù sa arrivare a tutti, sa prendere il nostro niente e farlo diventare il tutto che dà senso e che ci viene offerto in abbondanza.
La nostra adesione a Lui ha bisogno di sincerità e non può essere strumentalizzata, col rischio di vedere che Gesù si allontani da noi per rimanere solo (cf. Gv 6,15).
E questo vale anche per le nostre comunità cristiane, per le nostre attività pastorali, per il nostro servizio agli innumerevoli bisogni del territorio; servizio sempre insufficiente e non adeguato. Tuttavia la risposta a questi bisogni non sta nella ricerca di mezzi più potenti. La risposta sta nello stile evangelico del discepolo, dove solo la condivisione è in grado di portare la speranza del Vangelo: una chiesa che condivide, non che eroga semplicemente servizi o risolve problemi, una chiesa che sa accettare anche la solitudine o l'essere in minoranza, sull'esempio di Gesù.
Gesù (e noi con Lui mandati a continuare la sua missione nel mondo) non ha bisogno di riconoscimenti umani né di poteri mondani (cf. Gv 6,15).
Saremo credibili testimoni del Vangelo, se la nostra sincera condivisione con i bisogni e le necessità dei fratelli avrà come frutto l'unità nella fratellanza umana, dove sperimenteremo "un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ef 4,6; II lettura).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo! (Gv 6,14)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede… (Gv 6,11) - (29/07/2018)
(vai al testo…)
 C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo (Gv 6,9) - (26/07/2015)
(vai al testo…)
 Prese i pani e li diede (Gv 6,11) - (29/07/2012)
(vai al testo…)
 Gesù prese i pani e li diede a quelli che erano seduti (Gv 6,11) - (26/07/2009)
(vai al post "La soluzione della solidarietà")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Condividere per moltiplicare (27/07/2018)
  Il "vero pane" sta nella condivisione (24/07/2015)
  Il pane condiviso (27/07/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 7.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 7.2018)
  di Luigi Vari (VP 6.2015)
  di Marinella Perroni (VP 6.2012)
  di Claudio Arletti (VP 6.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: La moltiplicazione dei pani e dei pesci, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012)

lunedì 19 luglio 2021

Il Diaconato in Italia – Indice 2021



Il Diaconato in Italia
Periodico bimestrale di animazione per le chiese locali

Indice 2021 (anno 53°)





Titolo dell'annata:
PER UNA DIACONIA DEL DIALOGO E DELL'AMICIZIA SOCIALE


Temi monografici:

n° 226 – gennaio/febbraio 2021
Una carità sociale e politica: diaconi samaritani della strada
Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico (Lc 10,30)

n° 227 – marzo/aprile 2021
Diaconi chiamati ad avvicinare, ascoltare, conoscere, comprendere
Passò oltre (Lc 10,31)

n° 228 – maggio/giugno 2021
Il dialogo sociale verso una nuova cultura diaconale
Si prese cura di lui (Lc 10,34)

n° 229 – luglio/agosto 2021
Diaconi: costruire insieme per andare oltre
Va' e anche tu fa' così (Lc 10,37)

n° 230/231 – settembre/dicembre 2021
Il Diaconato profezia per la chiesa e per il mondo
Atti del percorso formativo 2021


Vai ai testi…

domenica 18 luglio 2021

Quale diaconia:
riforma o conversione del ministero diaconale






Il diaconato in Italia n° 224/225
(settembre/dicembre 2020)

Quale diaconia:
riforma o conversione del ministero diaconale

«La formazione per il ministero ordinato deve essere una scuola comunitaria di fraternità, spirituale e pastorale, a contatto con la realtà delle persone, in armonia con la cultura e vicino ai poveri» (Documento finale del Sinodo sull'Amazzonia, 108)




Sommario

INTRODUZIONE
Teologia del diaconato. Prospettive interpretative a confronto (Enzo Petrolino)
PROSPETTIVA BlBLICA
Riforma, conversione, riscoperta della legge e ruolo dei leviti (Giulio Michelini)
PROSPETTIVA PATRISTICA
La teologia del diaconato a partire dalle fonti patristiche (Calogero Cerami)
PROSPETTIVA STORCA
La locuzione "ministero ordinato" (Cetiina Militello)
PROSPETTIVA CRISTOLOGICA
Cristologia e diaconato (Manfred Hauke)
PROSPETTIVA ECCLESIOLOGICA
Diaconato ed ecclesiologia (Roberto Repole)
PROSPETTIVA SACRAMENTARIA
Il diaconato come ministero ordinato (Luigi Girardi)
PROSPETTIVA CANONICA
Aspetti magisteriali e canonistici (Gaetano Corvasce)
PROSPETTIVA VOCAZIONALE
Allargare gli orizzonti (Michele Gianola)
PROSPETTIVA EPISCOPALE
Il regalo del diaconato (Erio Castellucci)
PROSPETTIVA RELIGIOSI
Vita consacrata e ministero ordinato (Luca Garbinetto)
PROSPETTIVA DONNA
Donna e ministero ordinato. La responsabilità di rifiorire (Serena Noceti)
PROSPETTIVA SPIRITUALE
Quattro livelli del servizio diaconale (Giuseppe Como)
PROSPETTIVA ANTROPOLOGICA
Il servizio inutile. Dechiericalizzare la diaconia (Massimo Naro)
PROSPETTIVA PSICOLOGICA
La diaconia ordinata come apertura all'altro (Tonino Cantelmi)
PROSPETTIVA CHIESA/MONDO
L'«umano» nella vita e nel ministero ordinato (Vincenzo Di Pilato)
PROSPETTIVA PASTORALE
Ripensare la chiesa per ripensare il ministero ordinato. E viceversa (Simona Segoloni)
PROSPETTIVA ECUMENICA
Un ministero di amore.
Nota sul diaconato nel Documento di Lima (1982) (Riccardo Burigana)


(Vai ai testi…)


venerdì 16 luglio 2021

La compassione del pastore


16a domenica del Tempo Ordinario (B)
Geremia 23,1-6 • Salmo 22 • Efesini 2,13-18 • Marco 6,30-34
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

«Sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6,34).
Così termina il brano del vangelo proposto per questa domenica.
Lo scenario: c'è la folla, ci sono gli apostoli di ritorno dalla missione che «riferiscono tutto quello che avevano fatto», c'è l'invito di Gesù a ritirarsi «in un luogo deserto per riposare un po'» (cf. Mc 6,30-31). Ma su tutto prevale il sentimento profondo di Gesù per tutte quelle persone. Si commuove, le sue viscere di misericordia vibrano per questi che sono «come pecore senza pastore».
Gesù manifesta i veri sentimenti del Padre per ogni uomo ed ogni donna che si trova nel bisogno: icona del vero pastore che dà la vita per le sue pecore, stimolo per ogni pastore della chiesa a cui sono affidate persone alle quali far sperimentare il mistero dell'amore del Padre.
È lecito, tuttavia, non limitare il riferimento solo a sacerdoti o vescovi o ad altri ministri. Ogni discepolo è chiamato, singolarmente e soprattutto come comunità, ad interrogarsi sul proprio "essere per gli altri", testimoni e sacramento di Cristo per l'umanità che cerca sollievo, perché affaticata e priva non solo del cibo materiale, ma della Parola che salva e che dà senso al nostro esistere.
Anche se la comunità cristiana, e in essa i suoi pastori, dovesse lamentare, per loro trascuratezza, la dispersione del gregge (situazione di grande attualità), il Signore promette, perché fedele indipendentemente dalla nostra infedeltà, pastori degni della chiamata che hanno ricevuto (cf. Ger 23,1-6; I lettura), comunità, anche piccole, che non cercano appoggio in istituzioni di potere (fosse anche religioso), ma ferventi di fede sono decise a testimoniare fino in fondo la radicale novità del vangelo.
La compassione, la tensione nel proprio intimo, la misericordia, è la caratteristica dell'amore di Dio, che sa accogliere tutti, vicini e lontani, riuniti "grazie al sague di Cristo", per essere, riconciliati, una cosa sola e vivere nella pace (cf. Ef 2,13-18; II lettura).
Questo brano del vangelo è l'invito a lasciarci scomodare dalle impreviste richieste di aiuto che ci vengono dai nostri fratelli che sono nel bisogno.
Gesù «si mise ad insegnare loro molte cose», a spezzare il Pane della Parola, premessa per poter spezzare il pane del suo corpo, rappresentato dalla moltiplicazione dei pani, episodio che immediatamente segue al brano odierno.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Venite in disparte…e riposatevi un po' (Mc 6,30)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Gesù… ebbe compassione di loro (Mc 6,34) - (22/07/2018)
(vai al testo…)
 Venite in disparte... e riposatevi un po' (Mc 6,31) - (19/07/2015)
(vai al testo…)
 Venite in disparte, in un luogo deserto (Mc 6,31) - (22/07/2012)
(vai al testo…)
 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù (Mc 6,30) - (19/07/2009)
(vai al post "Stare con Lui")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  "Riposarsi" con Gesù (20/07/2018)
  Nella consapevolezza del nostro limite (17/07/2015)
  La vita con Gesù (20/07/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 7.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 7.2018)
  di Luigi Vari (VP 6.2015)
  di Claudio Arletti (VP 6.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Ebbe compassione, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, luglio 2012)

giovedì 1 luglio 2021

L'incontro con l'amore di Dio


Parola di Vita - Luglio 2021
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata» (Mt 9,22).

Gesù è in cammino, circondato dalla folla: un padre disperato lo ha pregato perché vada a soccorrere la sua bambina che sta morendo. Mentre è in strada, avviene un altro incontro: tra la gente si fa largo una donna che soffre di perdite di sangue da tanti anni; una condizione fisica dalle conseguenze gravi, anche perché la costringe a limitare i rapporti familiari e sociali. La donna non chiama Gesù, non parla, ma gli si avvicina alle spalle e osa toccare la frangia del suo abito. Ha un'idea molto chiara: "Se solo toccherò il suo mantello, sarò guarita da questa sofferenza che mi tormenta".
Ed ecco, Gesù si volta, la guarda e la rassicura: la sua fede le ha ottenuto la salvezza. Non solo la salute fisica, ma l'incontro con l'amore di Dio, attraverso lo sguardo di Gesù.

«Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata».

Questo episodio del Vangelo di Matteo apre anche a noi una prospettiva inaspettata: Dio è sempre in cammino verso di noi, ma attende anche la nostra iniziativa per non perdere l'appuntamento con Lui; il nostro percorso di fede, benché accidentato e segnato da errori, fragilità e delusioni, ha un grande valore. Egli è il Signore della vera Vita, che vuole riversare su tutti noi, suoi figli e figlie, ricchi ai suoi occhi di una dignità che nessuna circostanza può sopprimere. Per questo, oggi Gesù dice anche a noi:

«Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata».

Per vivere questa Parola, può aiutarci quanto Chiara Lubich ha scritto, meditando proprio questo passo evangelico: «Nella fede, l'uomo mostra chiaramente di non contare su se stesso ma di affidarsi a Chi è più forte di lui. […] Gesù chiama la donna guarita: "figlia", per manifestarle quello che veramente desidera darle: non solo un dono per il suo corpo, ma la vita divina che la può rinnovare interamente. Gesù, infatti, opera i miracoli perché venga accolta la salvezza che egli porta, il perdono, quel dono del Padre che è egli stesso e che comunicandosi all'uomo lo trasforma. […] Come vivere, allora, questa Parola? Manifestando a Dio nelle gravi necessità tutta la nostra fiducia. Questo atteggiamento non ci scarica certo delle nostre responsabilità, non ci dispensa dal far tutta la nostra parte. […] ma la nostra fede può essere messa alla prova. Lo vediamo proprio in questa donna sofferente, che sa superare l'ostacolo della folla che si frappone tra lei e il Maestro. […] Dobbiamo avere fede, dunque, ma quella fede che non dubita di fronte alla prova. E, ancora, dobbiamo mostrare a Gesù che abbiamo compreso l'immenso dono che egli ci ha portato, il dono della vita divina. Ed essergli grati. E corrispondervi» [1].

«Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata».

Questa certezza ci permette anche di portare salvezza, "toccando" con tenerezza chi è a sua volta nella sofferenza, nel bisogno, nel buio, nello smarrimento.
Così è stato per una mamma del Venezuela, che ha trovato il coraggio di perdonare: «Alla disperata ricerca di aiuto, ho partecipato a un incontro sul Vangelo, dove ho sentito commentare le frasi di Gesù: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" [2], "Amate i vostri nemici" [3]. Come potevo, io, perdonare chi aveva ucciso mio figlio? Ma intanto un seme era entrato in me e finalmente ha prevalso la decisione di perdonare. Ora posso dirmi davvero "figlia di Dio". Di recente sono stata chiamata a un confronto con l'uccisore di mio figlio, che era stato catturato. È stata dura, ma è intervenuta la grazia. Nel mio cuore non c'era odio né rancore, ma solo una grande pietà e l'intenzione di affidarlo alla misericordia di Dio».

Letizia Magri

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[1] C. Lubich, Parola di Vita luglio 1997, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma, 2017) pp. 583-585.
[2] Cf. Mt 5,9.
[3] Cf. Lc 6,35.

Fonte: https://www.focolaritalia.it/


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