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venerdì 23 aprile 2021

Conosciuti al modo di Dio


4a domenica di Pasqua (B)
Atti 4,8-12 • Salmo 117 • 1 Giovanni 3,1-2 • Giovanni 10, 11-18
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le pecore" (Gv 10,11).
Dà la vita chi ama. "Non c'è amore più grande, infatti, di chi dà la vita per i propri amici", ha detto Gesù (cf. Gv 15,13).
Per dare tutto di sé, per amare veramente, occorre sintonia, comunione, un "farsi uno", un identificarsi con l'altro. Ed è quello che ha fatto Gesù. Tutto il contrario, invece, di chi agisce per interesse o per denaro, come il mercenario, a cui non interessano le persone ma solo se stesso e il prezzo della prestazione.
Esame di coscienza per chi ha un incarico "pastorale" nella comunità!
Gesù ci conosce nel profondo e coloro che accolgono il suo invito, hanno la grazia di entrare in relazione profonda con lui. "Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me", dice Gesù. È un conoscersi che ha la sua radice nella relazione divina tra il Padre e il Figlio (cf. Gv 10,14-15). Ascoltare la voce del Pastore è per le pecore accogliere le sue parole; e sono parole che trasformano la vita!
Chi ha la grazia di fare questa esperienza, non può chiudersi in "recinti" privilegiati, ma acquista il modo di sentire di Dio, che ama tutti, buoni e cattivi (cf. Mt 5,45), e tutti attende (cf. Lc 15,20).
La nostra esperienza di chiesa non sempre ha avuto questo orizzonte universale. Abbiamo spesso innalzato steccati, credendo di difendere la verità, ben sapendo che Colui che si è definito la Verità si è "difeso" in altro modo, dando la propria vita.
"Ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore" (Gv 10,16). Un solo gregge, non un solo recinto!
Quanta libertà nell'agire di Dio!
"Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1Gv 3,1; II lettura).
Chi ha conosciuto Dio, ha da Lui imparato ad agire secondo la sua logoca, che non è quella del mondo.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10,14)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Io sono il buon pastore (Gv 10,14) - (22/04/2018)
(vai al testo…)
 Ascolteranno la mia voce (Gv 10,16) - (26/04/2015)
(vai al testo…)
 Io sono il buon pastore ( Gv 10,11) - (29/04/2012)
(vai al testo…)
 Il buon pastore dà la vita per le pecore (Gv 10,11) - (03/05/2009)
(vai al post "Dare la vita")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La vita di Gesù …e del discepolo: un dono d'amore (21/04/2018)
  Gesù ci "conosce" come il Padre "conosce" lui (24/04/2015)
  Conosciuti da Lui (27/04/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone" (VP 4.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2018)
  di Luigi Vari (VP 4.2015)
  di Marinella Perroni (VP4.2012)
  di Claudio Arletti (VP 4.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

mercoledì 21 aprile 2021

Un arteniese diacono permanente


In occasione dell'anniversario della mia odinazione diaconale, mi è venuto tra le mani il Bollettino parrocchiale di Artegna (UD), la parrocchia dove sono nato e dove abitava la mia famiglia. In quella occasione anche il parroco don Gelindo Lavaroni ha voluto partecipare a Trieste, città dove sono stato ordinato e dove oggi risiedo. Era suo desiderio che fossi presente, l'otto settenbre di quell'anno (1991), alla celebrazione della natività di Maria, titolare della pieve di Artegna, intitolata appunta a "Santa Maria Nascente". E così è stato, con grande partecipazione di fedeli.
Nel numero di luglio 1991 del Bollettino parrocchiale, "L'Angelo di S. Martino", viene riportata la notizia della mia ordinazione, con anche un articoletto di mio padre, invitato a condividere le sue impressioni e quanto ha provato in cuore all'ordinazione del figlio.


Un arteniese diacono permanente
È Luigi Vidoni di Ennio, sposato con due figli. Lo ha consacrato il Vescovo di Trieste la sera del 20 aprile, nella chiesa di S. Marco evangelista alla presenza della moglie, dei figli, del padre Ennio, della madrina, dei fratelli, di diversi altri diaconi e sacerdoti triestini, del parroco di Artegna con don Luigi Peressutti e don Diego Armellini della nostra diocesi, e una entusiasta folla di parrocchiani di S. Marco di Trieste.
Nella chiesa del dopo Concilio il diacono permanente è orientato a muovere lo sviluppo di comunità «a misura d'uomo» nelle quali sia possibile l'individuazione dei concreti bisogni e il servizio come condivisione. Nell'ambito delle comunità umane, il diacono è chiamato ad essere il segno di Cristo servo di tutti gli ambienti dove gli uomini vivono, lavorano, soffrono, gioiscono, lottano per la giustizia.
Abbiamo invitato Luigi ad esercitare per una prima volta il suo diaconato per la festa del nostro titolare che quest'anno celebreremo proprio l'otto settembre.

I pensieri di un padre
Confesso di aver provato un po' di ritrosia, per un comprensibile riserbo, nel dire quali sentimenti provi un padre di fronte all'ordinazione a diacono di un figlio (e con famiglia per giunta). Del resto Luca ci riferisce che anche Maria custodiva gelosamente ricordi del Figlio (e il riferimento non sembri irriverente e presuntuoso). Dirò semplicemente con le parole di Elisabetta: «a che devo questa visita?» (perché tale la considero). Non aggiungerei altro se fare il diacono fosse soltanto una scelta personale, se a questo dono non fosse coinvolta, quale sua espressione, tutta la comunità dalla quale proviene.
E la comunità parrocchiale di S. Marco Evangelista dei Sacramentini di Trieste, con la sua grandiosa partecipazione alla cerimonia dell'ordinazione ha voluto così dimostrare di aver condiviso con lui anche il lungo cammino di preparazione e di riflessione, presentandolo così e accompagnandolo al Vescovo. Quest'ultimo (che sull'altare era attorniato da numerosi sacerdoti e diaconi) nell'omelia della consacrazione ha affermato che «il diacono viene eletto e consacrato per rendere visibile la Carità, farla camminare tra la gente con il volto, i gesti e la parola del Signore Gesù ed incatenare l'uomo alla vera vita», perché l'impegno pastorale del diacono è di servizio al vangelo, specie nei contatti con famiglie e nelle case, favorendo inoltre incontri domestici di preghiera, oltre ad essere chiamato uomo di pace e di dialogo con particolare attenzione ai più bisognosi materialmente e spiritualmente, e per dirla con parole dell'interessato che il servizio «non si esaurusce nel fare determinate cose, ma tocca il senso stesso di una vera animazione della comunità ecclesiale».
Nei primi secoli di storia della chiesa il diacono è sempre stato un personaggio importante, ma poi per secoli è stato solo una tappa del cammino verso il sacerdozio. Col Concilio Vaticano II la Chiesa, ripristinando questo servizio con proporre la figura del Diacono permanente, ha elargito un grande dono alla comunità dei fedeli.
Ennio Vidoni


martedì 20 aprile 2021

"Io offro la mia vita"

Trent'anni fa: 20 aprile 1991. La mia ordinazione diaconale. Ricordo come oggi quel giorno, quando nelle mani del vescovo ho detto il mio sì per questo servizio speciale nella Chiesa. Ma principalmente, nell'intimo del mio cuore, offrivo la mia vita a Dio e mi affidavo a Maria.
Mons. Lorenzo Bellomi mi rilasciò, su mia richiesta, il testo dell'omelia in quella quarta domenica di Pasqua, del Buon Pastore, giornata dedicata alle vocazioni.
Questo il testo dell'omelia.

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"IO OFFRO LA MIA VITA"

Omelia per l'ordinazione diaconale di Luigi Vidoni
S. Marco Ev.: 20 aprile 1991 - ore 18.30
IV Domenica di Pasqua: At 4,8-12; Pd 117; 1Gv 3,1-2; Gv 1011-18


1. SERVO DEL GREGGE
Nella domenica del Buon Pastore la figura di Gesù, "servitore del gregge" nei termini da lui stesso descritti nel vangelo odierno, prende corpo tra noi nella persona del fratello Luigi Vidoni, che viene ordinato "diacono" per il servizio.
A lui sono uniti la Sposa e i due figli in tenera età, che per primi partecipano al mistero per cui il loro sposo e padre diventa ministro sacro. La moglie, in particolare, che per il Matrimonio è una sola cosa con Lui, ha dato il suo generoso assenso e la sua piena adesione.
Alla loro festa fa eco quella della comunità parrocchiale di S. Marco Evangelista. Il Signore ha scelto uno dei suoi membri, degno e preparato per il nuovo compito. Il parroco, la comunità dei Padri Sacramentini, e con essi tutti i fedeli, esultano di santa gioia per questa preferenza divina e si sentono fortunati perché l'amore, che lo Spirito Santo fa circolare nella Chiesa, ha prodotto qui il frutto prelibato di una vita matura per servire, come Cristo ha servito.
Le religiose, i parenti, i conoscenti e gli amici, che fanno corona al candidato; soprattutto i presbiteri e i diaconi con il vescovo testimoniano che tutta la S. Chiesa Cattolica Tergestina riconosce "la grandezza di questa grazia del Signore" (v. Rito Ordinaz. n. 211) e la accoglie come fatto di crescita generale nel ministero della carità.

2. NEL NOME DI GESÙ CRISTO IL NAZARENO
"Vedete, carissimi, quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente" (1Gv 3,1): così l'Apostolo Giovanni nella seconda lettura di questa liturgia ci segnalava la misura piena della carità di Dio verso di noi. Ci ha generati, ha trasmesso a noi la sua vita, ci ha resi partecipi della sua natura ed eredi della sua gloria.
Ora è necessario dispensare a tutti la certezza che ciò è vero, reale, già in atto. Urge più che mai ai nostri giorni ricuperare gli uomini alla convinzione di essere amati dall'Amore più grande, l'Amore infinito ed eterno, che mai verrà meno.
L'episodio dello storpio, guarito da Pietro alla Porta Bella del Tempio di Gerusalemme, a cui si riferisce il brano degli Atti appena proclamato, è il quadro emblematico della condizione umana. La persona viene storpiata da un'emorragia continua di linfa vitale, che la gente consuma in amori sbagliati.
Gli idoli di questo mondo rubano desideri e passioni, cuore e volontà, tempo e beni. E non restituiscono mai nulla. Illudono ed affascinano; ma subito ci deludono, ci umiliano e ci sfiniscono.
Poi si istituiscono mille processi per capire, spiegare, correre ai ripari. Anche a Gerusalemme quella volta "i capi del popolo e gli anziani" volevano sapere "in qual modo un infermo avesse ottenuto la salute. E Pietro rispose in pubblico: "La cosa sia nota a voi e a tutto il popolo di Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno ... costui vi sta dinnanzi sano e salvo" (v. Atti 4,8-10).
E subito dopo, con franchezza pacata e forte, dichiara: "In nessun altro c'è salvezza" (ivi 12).

3. ASCOLTERANNO LA MIA VOCE
Dio, Padre misericordioso, ha mandato il suo Figlio e lo ha reso Cristo e Signore, per esibire all'umanità la prova suprema del suo Amore, che libera e salva, che chiama, giustifica e glorifica, che si dona a noi come nostro Bene Infinito ed eterna felicità.
Il diacono viene eletto e consacrato per rendere visibile la Carità, farla camminare tra la gente con il volto, i gesti e la parola del Signore Gesù ed incatenare l'uomo alla vera vita, dopo aver spezzato i ceppi di ogni schiavitù sotto gli dei falsi e bugiardi.
La tua missione, caro Luigi, è esaltante e crocifiggente. Gli uomini infatti, vorranno toccare nelle tue carni la manifestazione di quel fuoco, che Cristo e venuto ad accendere sulla terra.
Non aver paura di lasciarti avvolgere e penetrare dalla fiamma dello Spirito. Ora ti imporrò le mani e tu sai che la presa divina innesterà nella tua persona una corrente ad altissima tensione. Cerca di riceverla nella sua potente irruenza, oggi e sempre, con cuore puro, in perenne preghiera e con disponibilità incondizionata.
Gesù, immolato per amore e risorto nella Carità, è con Te. Ora gli apparterrai più di prima e per sempre come segno vivente della sua donazione. Egli è il tuo modello esemplare nel gesto in cui lava i piedi ai discepoli. Ed è lui che, proprio nel Vangelo odierno, imprime in te la sicurezza che le "altre pecore, che non sono di questo ovile, ascolteranno la sua voce" (Gv, 10,18), perché tu ne sarai eco trasparente, amabile e convincente.

4. ASSIDUI NELLA PREGHIERA CON MARIA
Questa sicurezza infrangibile va temprata come spina dorsale e scheletro robusto del ministero diaconale.
La tua Chiesa, amico Luigi, ti sosterrà. Noi te lo promettiamo. E vogliamo anche dirti che il nostro fraterno aiuta di comunione e di preghiera, di vicinanza e di collaborazione, si inserisce volentieri in quella strada, da te prediletta, che è stata aperta nel Cenacolo, quando, in attesa dell'effusione dello Spirito Santo, i credenti erano assidui alle riunioni con Maria, Madre di Gesù.
Tu mi hai scritto qualche giorno fa: "Non guardo a me, ma confido totalmente nell'aiuto di Dio; e chiedo a Maria di aiutarmi ad essere come è stata Lei: quel vuoto d'amore sul quale lo Spirito Santo possa agire".
In questo momento santo la tua persona è come un cristallo, fragile e prezioso, che si sente vuoto. Il dono, che piove dall'Alto, ti riempirà, fino a colmarti e a farti traboccare.
Lo chiediamo tutti insiemi a Dio benedetto per la fedeltà e fecondità del tuo ministero. E la nostra invocazione, fiduciosa e corale, passa attraverso l'intercessione della Vergine Santissima, di S. Marco Evangelista, di S. Giusto martire, di S. Giuliano Eymard e del tuo S. Luigi, perché su di Te si riversi la benedizione abbondante dell'amore e del servizio, di tutta un'esistenza donata alla Chiesa per la vita del mondo.

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Rimando ad altri post relativi alla mia ordinazione diaconale:
Portatori del nuovo (20/04/2020)
La beatitudine del servire (19/04/2019)
Il dono di un servizio a "tempo pieno" (20/04/2018)
Seguimi! (20/04/2017)
Gratitudine! (20/04/2016)
Stare nella tua casa (20/04/2015)
Chiara, mia moglie (26/04/2011)
Il diacono e il suo vescovo (20/04/2011)
Modello di ogni diaconia (19/04/2011)
Il mio sì (20/04/2010)
Ricordando quel giorno (19/04/2009)
Eccomi (19/04/2008)
Per conoscerci… (la nostra esperienza) (24/02/2008)

venerdì 16 aprile 2021

Gesù viene e sta


3a domenica di Pasqua (B)
Atti 3,13-15.17-19 • Salmo 4 • 1 Giovanni 2,1-5a • Luca 24, 35-48
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

I due discepoli di Emmaus, dopo il loro ritorno repentino a Gerusalemme, mentre stanno raccontando agli altri discepoli, chiusi in casa per paura, l'esperienza sconvolgente dell'incontro col misterioso compagno di viaggio, "Gesù in persona stette in mezzo a loro" (cf. Lc 24,35-36).
Gesù viene e "sta", non ai margini o sulla soglia, ma "in mezzo"; Lui "in persona", non un "fantasma", non in modo sfuggente.
Lo "sare" indica una condizione di stabilità, un "rimanere". Gesù sta. E spesso ha chiesto ai suoi di stare con Lui, anzi di "rimanere" (anche nei momenti più dolorosi, come nel Getzemani), per assaporare e partecipare alla Vita piena.
In questa nostra società definita "liquida", dove tutto sembra essere provvisorio e sfuggente, il poter sperimentare la stabilità che il Riosorto ci dona è di fondamerntale importanza. L'incontro con Lui è una cosa reale: è un toccare, è un mangiare (cf. Lc 24,38-43).
È così difficile cogliere la novità di vita che Gesù risorto ci propone? Anche oggi, pur avendo sperimentato nella nostra vita la presenza del Signore, come i discepoli di allora, siamo tentati di restare attaccati al già vissuto, al già sperimentato (anche nel nostro impegno ecclesiale e pastorale), rischiando così di porre ostacoli alla novità che lo Spirito del Risorto ci rende partecipi.
Occorre docilità d'animo per lasciarci illuminare e lasciarci "aprire la mente per comprendere le Scritture" (cf. Lc 24,45). È alla luce della Parola che saremo testimoni, oggi, dell'evento sempre attuale dell'incontro col Signore risorto.
Occorre che la Parola non sia soltanto "conosciuta", ma sia realmente accolta e vissuta, affinché la verità possa abitare in noi, al di là di ogni nostra menzogna esistenziale, e "l'amore di Dio sia veramente perfetto" in noi (cf. 1Gv 2,3-5; II lettura).
La pace, che il Signore risorto ci dona, ci accompagnerà nella testimonianza che siamo chiamati a dare al mondo di oggi, affinché "nel suo nome siano predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati" (cf. Lc 24,47).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Di questo voi siete testimoni (Lc 24,48)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Gesù in persona stette in mezzo a loro (Lc 24,36) - (15/04/2018)
(vai al testo…)
 Toccatemi e guardate (Lc 24,39) - (19/04/2015)
(vai al testo…)
 Di questo voi siete testimoni ( Lc 24,48) - (22/04/2012)
(vai al testo…)
 Chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente completo (1Gv 2,5) - (24/04/2009)
(vai al post "Se viviamo la Parola")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Occorre un cammino di fede! (13/04/2018)
  Gesù risorto "apre" mente e cuore (17/04/2015)
  Suoi testimoni! (20/04/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone" (VP 4.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2018)
  di Luigi Vari (VP 3.2015)
  di Marinella Perroni (VP3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 3.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Stette in mezzo a loro, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2014)

venerdì 9 aprile 2021

Da questo crederanno…


2a domenica di Pasqua (B)
Atti 4,32-35 • Salmo 117 • 1Giovanni 5,1-6 • Giovanni 20,19-3
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!" (Gv 20,29).
Celebriamo l'ottava di Pasqua, la domenica così detta di Tommaso. Siamo la sera del primo giorno della settimana e Gesù appare ai discepoli, ma con loro non c'è Tomaso, che non crede alle parole degli altri (non crede alle parole dei suoi amici) che gli annunciano che Gesù è vivo.
È difficile ceredere, anche sulla parola di amici con i quali si è condiviso un'esperienza molto forte al seguito di Gesù.
Otto giorni dopo c'è anche Tommaso e Gesù appare nuovamente.
Il racconto del vangelo ci racconta della professione di fede di Tommaso (Mio Signore e mio Dio!), anche il rimprovero di Gesù… e la promessa della beatitudine rivolta a coloro che crederanno senza aver visto.

Credere… Il Vangelo interpella la nostra fede circa la risurrezione, che non è un evento del passato, ma è qualcosa che ha a che fare con me, oggi…
Allora è lecito chiederci: Cos'è credere… Credere in qualcosa, a un'idea o a qualcuno?
La fede non è tanto un credere a verità astratte, che poi non toccano la nostra vita quotidiana. Piuttosto la fede esprime la dinamica di una relazione con qualcuno a cui do credito, a cui io do la mia fiducia. E questo ha qualcosa da dire alla mia vita.
La fede nasce da un rapporto. Lo vediamo dal rapporto che il bambino ha con i propri genitori…
Incontrare il Signore Risorto non è portare alla mente o alla nostra devozione un avvenimento del passato, ma è sperimenatre oggi, qui e ora, la verità delle parole di Gesù: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 20,20).
E Lui ci dona la sua pace e il suo Spirito che fa di noi una sola famiglia, perché siamo generati da Dio: "Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio… E chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede" (1Gv 5,1.5: II lettura).
Ma credere in Gesù significa, come dice Giovanni, "osservare i suoi comandamenti, che non sono gravosi" (1Gv 5,3).
Allora è lecito chiederci, soprattutto in questo periodo di pandemia, se le nostre comunità cristiane esprimono nella loro vita la presenza del Risorto in mezzo a loro. Oppure sono come quella dei discepoli che per paura se ne stanno chiusi in casa…
La paura è la paralisi della vita. Ciò che invece fa ripartire la vita sono gli incontri, che è il contrario di una comunità chiusa, ripiegata su se stessa, che fa fatica ad aprirsi, autoreferenziale, direbbe papa Francesco.
E Gesù lo sa, ci conosce… e viene … Viene come nel cenacolo… non al di sopra, non a dstanza, ma "viene in mezzo a loro" (cf. Gv 20,19).
Gesù ci visita… non soltanto nell'io o nel tu individualmente. Ma lo Spirito che il Risorto ci dona abita nel cuore delle relazioni. È come il collante che lega le persone tra loro: "Dove sono in più uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).

Gesù Risorto entra a porte chiuse, non conosce barriere né ostacoli. Come ha spezzato i vincoli del sepolcro e della morte, penetra attraverso le sbarre delle nostre porte sbarrate, nei nostri cuori chiusi e induriti dall'incredulità, dall'egoismo, per spalancarli alla speranza e all'amore. E ci dona la possibilità del perdono reciproco, presupposto per una vera fraternità (cf. Gv 20,19-22).
La pace che noi sperimentiamo nell'incontro con Gesù è il segno che il suo Spirito è all'opera.
Allora credere significa lasciarsi coinvolgere dalla persona di Gesù, dalle parole che Lui rivolge a ciascuno di noi, personalmente e come comunità; significa lasciarsi coinvolgere dal suo comandamento: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli" (Gv 13,34-35).
Potremmo così testimoniare, come la prima comunità di Gerusalemme: "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola… Nessuno era nel bisogno perché fra loro era tutto in comune…" (cf. At 4,32-35; I lettura).

Coloro che stanno ai margini, i nostri vicini, i nostri colleghi… potranno incontrare il Signore Risorto, non se ascolteranno prediche, ma se lo incontreranno presente, vivo, in una comunità, in persone che lo sappiano testimoniare.
Perché dopo che Gesù è salito al Cielo, Lui si fa incontrare ed è presente nel suo Corpo, che è la comunità dei credenti.
E ciascuno, dopo averlo incontrato, toccato con mano nel fratello che mi passa accanto, potrà fare la sua professione di fede, come Tommaso: Mio Signore e mio Dio!… perché l'ha incontrato in una comunità che ama.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Mio Signore e mio Dio! (Gv 20,28)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 I discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20,20) - (19/04/2020)
(vai al testo…)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28) - (28/04/2019)
(vai al testo)
Otto giorni dopo venne Gesù (Gv 20,26) - (08/04/2018)
(vai al testo)
I discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20,20) - (23/04/2017)
(vai al testo)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22) - (03/04/2016)
(vai al testo)
Abbiamo visto il Signore! ( Gv 20,25) - (12/04/2015)
(vai al testo)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28) - (27/04/2014)
(vai al testo)
Abbiamo visto il Signore (Gv 20,25) - (07/04/2013)
(vai al testo)
Beati quelli che hanno visto e hanno creduto (Gv 20,29) - (15/04/2012)
(vai al testo)
Tutti i credenti stavano insieme (At 2,44) - (01/05/2011)
(vai al testo)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28) - (09/04/2010)
(vai al post "Turbati dall'incredulità")
Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: "Pace a voi" (Gv 20,19) - (17/04/2009)
(vai al post "La nostra pace")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Incontrare il Risorto (17/04/2020 - Anno A)
  Il "Primo" giorno della settimana (26/04/2019 - Anno C)
  La fede che vince il mondo (06/04/2018 - Anno B)
  Dalle piaghe aperte, non sangue ma luce e misericordia (21/04/2017 - Anno A)
  Tommaso, il nostro compagno di viaggio (01/04/2016 - Anno C)
  Quelle ferite, il punto più alto dell'amore (11/04/2015 - Anno B)
  Misericordia, secondo nome dell'amore (25/04/2014 - Anno A)
  La comunità vivificata dal Risorto (05/04/2013 - Anno C)
  La nostra vita con il Risorto (13/04/2012 - Anno B)

Commenti alla Parola:

Anno A:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2020)
  di Cettina Militello (VP 3.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 3.2014)
  di Marinella Perroni (VP 4.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

Anno B:
  di Antonio Savone (VP 4.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2018)
  di Luigi Vari (VP 3.2015)
  di Marinella Perroni (VP 3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 3.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

Anno C:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2019)
  di Luigi Vari (VP 3.2016)
  di Marinella Perroni (VP 3.2013)
  di Claudio Arletti (VP 3.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Gesù e Tommaso, Bernadette Lopez, 2021)

sabato 3 aprile 2021

L'amore ci fa vedere


Pasqua di Risurrezione
Atti 10,34a.37-43 • Sal 117 • Colossesi 3,1-4 [1Corinzi 5,6-8] • Giovanni 20,1-9
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto!". Così cantiamo alla Sequenza in questo giorno in cui il Signore Gesù ha vinto la morte.
È una certezza che ci viene donata e che accogliamo per la parola di chi ne fu testimone, illuminati dalla luce dello Spirito.
Recarsi al sepolcro, come Maria di Magdala, e scoprire una realtà sconvolgente: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hannpo posto" (Gv 20,2).
Anche Pietro insieme all'altro discepolo si reca al sepolcro… e correvano insieme tutti e due… (cf. Gv 20,3-4).
Fragile è la fede e la speranza è quasi accantonata, dimentichi delle promesse del Maestro: "il terzo giorno risorgerò" (cf. Mt 17,23; 27,63).
Vedere il sepolcro vuoto e i teli posti in ordine e il sudario in disparte (cf. Gv 20,6-7), è constatare che il corpo non è stato trafugato, bensì che il Signore è vivo.
"Vide e credette" (Gv 20,8) è scritto del discepolo che giunse per primo ma non entrò nel sepolcro in attesa dell'arrivo di Pietro.
Giovanni, il discepolo che Gesù amava, credette spinto dall'amore e sperimentò la verità delle parole di Gesù: "Chi ama sarà amato dal Padre mio, e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui" (Gv 14,1).
Amare è essere risorti con Cristo dopo aver donato la propria vita per Lui, divenendo partecipi della sua stessa vita (cf. Col 31-4; II lettura).
Cristo doveva risorgere e la morte non poteva tenerlo prigioniero (cf. At 2,24): Lui, l'autore della Vita; la morte che è vita, lo "svuotameto" che è pienezza. Senza la sua risurrezione vana sarebbe la nostra fede (cf. 1Cor 15,14) e senza senso la nostra esistenza. Ma Gesù "ha vinto la morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna" (cf. Orazione Colletta). Risorti con Cristo a nuova vita, cerchiamo le cose di lassù e non guardiamo a quelle della terra (cf. Col 3,-2); viviamo la vita quaggiù con lo sguardo di chi sa di appartenere a Cristo ed essere suo testimone nelle vivende alterne della vita: una comunità di credenti che è in grado di dare sapore alla terra e di essere luce nelle tenebre del mondo (cf. Mt 5,13-16).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
E vide e credette (Gv 20,8)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Entrò nel sepolcro e vide e credette (Gv 24,8) - (12/04/2020)
(vai al testo)
 Non è qui, è risorto (Lc 24,6) - (21/04/2019)
(vai al testo)
 Egli doveva risorgere dai morti (Gv 20,9) - (01/04/2018)
(vai al testo)
 Entrò nel sepolcro... e vide e credette (Gv 20,8) - (16/04/2017)
(vai al testo)
 Non è qui, è risorto (Lc 24,6) - (27/03/2016)
(vai al testo)
 E vide e credette (Gv 20,8) - (05/04/2015)
(vai al testo)
 Andate a dire: È risorto dai morti (Mt 28,7) - (20/04/2014)
(vai al testo)
 Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù (Col 3,1) - (31/03/2013)
(vai al testo)
 È risorto! (Mc 16,6) - (08/04/2012)
(vai al testo)
 Andate a dire ai suoi discepoli: "È risorto dai morti" (Mt 28,7) - (24/04/2011)
(vai al testo)
 Cristo, mia speranza, è risorto, alleluia(Sequenza) - (03/04/2010)
(vai al post "La nostra speranza")
 Noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute(At 10,39) - (11/04/2009)
(vai al post "Noi siamo testimoni")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Il Signore Gesù ha vinto la morte (11/04/2020)
  La memoria delle Scritture (20/04/2019)
  Dalla risurrezione di Gesù è possible un nuovo inizio per ciascuno (30/03/2018)
  L'ultima parola della vita umana è soltanto e sempre l'amore (15/04/2017)
  L'amore che non può essere annullato dalla morte (26/03/2016)
  "Doveva" risolrgere (04/04/2015)
  La gioia piena che il Risorto ci dona (19/04/2014)
  È vivo, Lui la nostra speranza! (30/03/2013)
  È risorto! (07/04/2012)

Commenti alla Parola:
Anno A:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2020)
  di Cettina Militello (VP 3.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 3.2014)
  di Marinella Perroni (VP 3.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

Anno B:
  di Antonio Savone (VP 4.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2018)
  di Luigi Vari (VP 3.2015)
  di Marinella Perroni (VP 3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 3.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

Anno C:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2019)
  di Luigi Vari (VP 2.2016)
  di Marinella Perroni (VP 2.2013)
  di Claudio Arletti (VP 3.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Correvano al sepolcro, icona Comunità di Bose)


giovedì 1 aprile 2021

L'amore più grande: dare la propria vita


Parola di Vita - Aprile 2021
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10,11).

Le immagini della cultura biblica, scandita dai tempi lenti della vita nomade e pastorale, sembrano lontane dalle nostre esigenze quotidiane di efficienza e competitività. Eppure anche noi sentiamo a volte il bisogno di una pausa, di un luogo dove riposare, di un incontro con qualcuno che ci accolga così come siamo.
Gesù si presenta come colui che più di chiunque altro è pronto ad accoglierci, ad offrirci ristoro, anzi a dare la vita per ognuno di noi.
Nel lungo brano del vangelo di Giovanni da cui è tratta questa Parola di vita, Egli ci assicura di essere la presenza di Dio nella storia di ogni persona, come promesso ad Israele per bocca dei profeti [1].
Gesù è il pastore, la guida che conosce ed ama le sue pecore, cioè il suo popolo affaticato e a volte smarrito. Non è un estraneo che ignora le necessità del gregge, né un ladro, che viene per rubare, o un brigante che uccide e disperde e neanche un mercenario, che agisce solo per interesse.

«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore».

Il gregge che Gesù sente suo sono certamente i suoi discepoli, tutti coloro che hanno già ricevuto il dono del battesimo, ma non solo. Egli conosce ogni creatura umana, la chiama per nome e di ognuno si prende cura con tenerezza.
Egli è il vero pastore, che non solo ci guida verso la vita, non solo viene a cercarci ogni volta che ci smarriamo [2], ma ha già dato la vita per compiere la volontà del Padre, che è la pienezza della comunione personale con Lui e la riconquista della fraternità tra noi, ferita mortalmente dal peccato.
Ognuno di noi può cercare di riconoscere la voce di Dio; sentire la sua parola rivolta proprio a sè e seguirla con fiducia. Soprattutto, possiamo avere la certezza di essere amati, compresi e perdonati incondizionatamente da chi ci assicura:

«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore».

Quando sperimentiamo, almeno un po', questa presenza silenziosa ma potente nella nostra vita, si accende nel cuore il desiderio di condividerla, di far crescere la nostra capacità di cura e di accoglienza verso gli altri. Sull'esempio di Gesù, possiamo cercare di conoscere meglio le persone di famiglia, il collega di lavoro o il vicino di casa, per lasciarci scomodare dalle esigenze di chi abbiamo accanto.
Possiamo sviluppare la fantasia dell'amore, coinvolgendo gli altri e lasciandoci coinvolgere. Nel nostro piccolo, possiamo contribuire alla costruzione di comunità fraterne e aperte; capaci di accompagnare con pazienza e coraggio il cammino di tanti.
Meditando questa stessa frase del Vangelo, Chiara Lubich ha scritto: «Gesù dirà apertamente di sé: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri Amici" (Gv 15,13). Ed egli vive fino in fondo la sua offerta. Il suo amore è un amore oblativo e cioè un amore fatto di effettiva disponibilità a offrire, a donare la propria vita. […] Dio domanda anche a noi […] atti d'amore che abbiano (almeno nell'intenzione e nella decisione) la misura del suo amore. […]. Solo un amore così è un amore cristiano: non un qualche amore, non una patina d'amore, ma un amore così grande da mettere in gioco la vita. (…) Facendo così, la nostra vita di cristiani farà un salto di qualità, un grande salto di qualità. E vedremo allora raccogliersi attorno a Gesù, attirati dalla sua voce, uomini e donne da ogni angolo della terra» [3].

Letizia Magri

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[1] Cf. Ez 34,24-31.
[2] Cf. Lc 15,3-7; Mt 18, 12-14.
[3] C. Lubich, Parola di Vita aprile 1997, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 576-577.

Fonte: https://www.focolaritalia.it/


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