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venerdì 29 luglio 2022

Nella condivisione la risposta


18a domenica del Tempo ordinario (C)
Qoèlet 1,2;2,21-23 • Salmo 89 • Colossesi 3,1-5.9-11 • Luca 12,13-21
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

L'evangelista Luca, nella narrazione del cammino di Gesù verso Gerusalemme, continua nel riportare gli insegnamenti del Maestro. Questa domenica il brano evangelico (cf. Lc 12,13-21) mette l'accento sull'uso distorto della ricchezza. Sappiamo bene che l'uomo ha bisogno e cerca sicurezza. La ricchezza, la stabilità economica, dà sicurezza. Purtroppo però quando noi mettiamo al centro di tutto il denaro (sapendo che il denaro dà la possibilità di fare tutto) corriamo il rischio di diventare schiavi del denaro, spinti dal desiderio di aumentare la nostra ricchezza, convinti della conseguente maggior sicurezza. È davanti ai nostri occhi, purtroppo, la constatazione che una società costituita in base alla ricchezza posseduta crea ingiustizia. La sete di denaro porta divisione.
Il vangelo odierno inizia con la richiesta di un tale che si rivolge a Gesù perché sia arbitro nella divisione dell'eredità. È tipico anche oggi notare quanto questo argomento crei dissidio e divisioni nelle famiglie. Questo tale, probabilmente il fratello minore, rifiuta di mantenere il regime di proprietà indiviso, molto comune all'epoca, perché vuole essere indipendente. Gesù rifiuta di farsi coinvolgere in queste beghe familiari e invita tutti a fare attenzione e a tenersi lontani da ogni cupidigia, perché la vita non dipende dai beni che uno possiede, come viene spiegato nella parabola che segue, quella dell'uomo "stolto", privo di intelligenza. La nostra vita non dipende dalla ricchezza ma da Dio! Si vive qui su questa terra per prepararci a vivere in pienezza nel cuore di Dio. La ricchezza o prende il posto di Dio o serve per costruire il suo Regno già qui in terra nella condivisione come figli dell'unico Padre e fratelli nell'unico Figlio. Il resto è "vanità delle vanità" (cf. Qo 1,2; I lettura). La vita umana è sprecata se non poniamo Dio al primo posto, come lo stesso Qoèlet sottolinea alla fine del suo libro: "Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni tristi… Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l'uomo" (Qo 12,1.13).
Ecco allora l'invito di san Paolo: "Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù… rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra… Vi siete svestiti dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato" (cf. Col 3,1-5.9-11; II lettura).
La parabola di Gesù, pur mettendoci in guardia contro la cupidigia, ci riporta al senso stesso della vita. Niente può dare significato alla nostra esistenza se non Dio. Lontano da Lui la nostra vita è pura "scemaggine" e, di contro, con Dio la ricchezza prende il proprio posto che è quello che rende possibile la fratellanza universale nella condivisione dei beni materiali e non.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
E quello che hai preparato, di chi sarà? (Lc 12,20)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Tenetevi lontani da ogni cupidigia (Lc 12,15) - (04/08/2019)
(vai al testo)
 La vita non dipende da ciò che si possiede (Lc 12,15) - (31/07/2016)
(vai al testo)
 Arricchire presso Dio (Lc 12,21) - (04/08/2013)
( vai al testo…)
 La vita non dipende da ciò che possiedi (Lc 12,15) - (30/07/2010)
(vai al post "La libertà del dono")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La vera "furbizia" (02/08/2019)
  La vita non dipende da ciò che possiedo (26/07/2016)
  L'unico mio bene (02/08/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 7.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Luigi Vari (VP 6.2016)
  di Marinella Perroni (VP 6.2013)
  di Claudio Arletti (VP 7.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione: Il ricco stolto, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, luglio 2016)

venerdì 22 luglio 2022

Lo Spirito, dono del Padre


Genesi 18,20-32 • Salmo 137 • Colossesi 2,12-14 • Luca 11,1-13
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

"Signore, insegnaci a pregare" (Lc 11,1) è la richiesta che i discepoli rivolgono a Gesù. Lo hanno visto pregare, soprattutto come prega, e desiderano scoprire anche loro questo segreto. Hanno davanti l'esempio di Giovanni Battista che insegna ai suoi discepoli a pregare. Anche quelli di Gesù hanno questo desiderio. Ma Gesù non insegna loro un metodo di preghiera, indica piuttosto l'atteggiamento interiore che occorre avere nel rivolgersi a Dio: come figli nei confronti del Padre; un Padre che ha sempre a cuore i suoi figli e vuole il meglio per loro.
Per questo motivo la cosa più bella è che il suo sguardo di Padre nei nostri confronti, questo regno d'amore, venga accolto da tutti, che il suo desiderio di volerci tutti realizzati secondo il suo disegno provvidente possa compiersi.
Ed è nel clima di questa "famiglia" che noi esprimiamo le nostre necessità, quelle del pane, del perdono reciproco, dell'aiuto contro le insidie del maligno. Sì, Dio è un Padre amorevole! Il fatto è che siamo noi che fatichiamo a mantenere vivo nella nostra vita questo rapporto speciale.
Allora Gesù ci propone, come insegnamento, una breve parabola, quella dell'amico importuno che riesce ad ottenere per la sua insistenza e per la perseveranza nella preghiera. Se un padre, anche cattivo, dà ai propri figli cose buone, quanto più il nostro Padre celeste darà a noi il sommo dei suoi beni: lo Spirito Santo. Darà se stesso, cioè il mistero della sua uni-trinità, che nello Spirito ci viene donato. Ed è Lui che ci indicherà che cosa è meglio chiedere e solo in Lui e con Lui potremo entrare nel cuore del Padre.
Gesù, nostro fratello, ci introduce dolcemente in questo mistero d'amore che lo Spirito donatoci rende accessibile.

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Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Signore, insegnaci a pregare (Lc 11,1)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Chiedete e vi sarà dato (Lc 11,9) - (28/07/2019)
(vai al testo…)
 Quando pregate dite: Padre (Lc 11,2) - (24/07/2016)
(vai al testo)
 Signore, insegnaci a pregare (Lc 11,1) - (28/07/2013)
( vai al testo…)
 Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano (Lc 11,3) - (23/07/2010)
(vai al post "La risposta del Padre")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Un padre per Dio (26/07/2019)
  Pregare è riattaccarsi alla vita (22/07/2016)
  Signore, insegnaci a pregare… (26/07/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 7.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 6.2019)
  di Luigi Vari (VP 6.2016)
  di Marinella Perroni (VP 6.2013)
  di Claudio Arletti (VP 6.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

venerdì 15 luglio 2022

Il servizio che nasce dalla Parola accolta


16a domenica del Tempo ordinario (C)
Genesi 18,1-10 • Salmo 14 • Colossesi 1,24-28 • Luca 10,38-42
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Gesù con i suoi discepoli "erano in cammino" (cf. Lc 10,38) verso Gerusalemme dove si dovrà compiere il disegno del Padre sul Figlio Gesù. È il cammino che ogni discepolo è chiamato a percorrere. Domenica scorsa l'evangelista Luca ci ha proposto il cammino del samaritano che soccorre colui che è incappato nei briganti. È Gesù quel samaritano che in quel cammino ammaestra i discepoli. Ed in quel cammino si ferma ospite in casa delle sorelle Marta e Maria.
La parabola del buon samaritano mette a confronto sacerdote e levita che conoscono la Parola ma questa non spinge il loro cuore all'azione misericordiosa e il samaritano, apparentemente lontano dalla Parola, che sintonizza il suo cuore su ciò che la legge prescrive.
È sullo sfondo di questo atteggiamento nei confronti della Parola che l'evangelista Luca vuol portarci nel raccontare il comportamento di Marta e di Maria. Non tanto opporre due stati di vita al seguito del Maestro, uno più perfetto fatto da contemplativi aristocratici della vita cristiana e l'altro fatto da poveri esecutori del magistero apostolico mancanti di attitudini contemplative.
L'essere discepoli di Gesù comporta l'accoglienza della sua parola e da questa prendere le mosse per ogni azione nel metterla in pratica. Maria ha scelto la parte "buona", non quella "migliore" (come si usa tradurre), perché è l'unica necessaria. Marta non è una cattiva discepola, anzi, accogliendo Gesù attua concretamente quel servizio che la Parola ci spinge a fare. È piuttosto l'agitarsi ed il preoccuparsi nel nostro servizio che non ci fa cogliere la bellezza del servizio. Gesù non fa confronto tra l'ascolto e il servizio, ma tra le "molte cose" che ci procurano affanno e l' "una cosa" di cui c'è bisogno. Il centro non sono io col mio servizio e le mie opere buone, ma Gesù che ha riempito il mio cuore della sua pace e ha dato sapore al mio essere per gli altri.
Siamo chiamati quindi ad essere come il Maestro, che è tutto immerso nel suo rapporto col Padre e tutto rivolto ai fratelli suoi pronto a servirli fino al dono della vita. L'ospitalità, che sicuramente qualifica Marta in maniera esemplare, è resa gradita a Gesù da Maria perché, come il seme del seminatore, consente alla Parola di portare il suo frutto.
In realtà, la stessa radice "Mar" ("signora") dei nomi Marta e Maria ci può far intendere come la realtà di due facce di una stessa medaglia, perché è da questa accoglienza sincera della Parola che nasce il nostro amore al prossimo. E questo è l'amore gradito al Signore.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Signore, non ti importa nulla… Dille dunque che mi aiuti (Lc 10,40)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Maria ha scelto la parte migliore (Lc 10,42) - (21/07/2019)
(vai al testo)
 Marta lo ospitò (Lc 10,38) - (17/07/2016)
(vai al testo)
 Maria ha scelto la parte migliore (Lc 10,42) - (21/07/2013)
( vai al testo…)
 Tu ti affanni e ti agiti per molte cose (Lc 10,41) - (16/07/2010)
(vai al post "L'essenziale")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Far "casa" a Gesù (19/07/2019)
  Dio cerca amici che lo accolgano nel loro cuore (15/07/2016)
  L'anima del servizio (19/07/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 7.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 6.2019)
  di Luigi Vari (VP 6.2016)
  di Marinella Perroni (VP 6.2013)
  di Claudio Arletti (VP 6.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Marta e Maria (bifronte), da www.martaemaria.it)

venerdì 8 luglio 2022

La libertà dell'amare


15a domenica del Tempo ordinario (C)
Deuteronomio 30,10-14 • Salmo 18 • Colossesi 1,15-20 • Luca 10,25-37
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Questa è la domenica così detta del "buon samaritano", dove tutto l'insegnamento di Gesù si concentra nel farci comprendere chi è il mio prossimo.
Il dottore della legge, nell'interrogare Gesù (come sempre per metterlo alla prova), pur "rileggendo" saggiamente quanto sta scritto sull'unità dei due precetti dell'amore di Dio e quello del prossimo, vuole "garanzie" sul secondo, quello più difficile da mettere in pratica. La risposta di Gesù è il racconto della parabola, dove diversi sono i personaggi. Qui ognuno può in qualche maniera identificarsi in tutto o in parte con qualcuno di essi. Ma quello che viene in evidenza è che "nell'amore quel che vale è amare" (come ebbe a dire Chiara Lubich in una sua meditazione). E amando si sperimenta la libertà.
Esemplare è l'esempio di quello straniero, samaritano, miscredente si può dire, che non è legato a schemi rituali o di casistica morale. È spinto unicamente dalla compassione, che è il vero sentire di Dio nei nostri confronti così come Gesù ce l'ha manifestato. Lui è il vero samaritano che si è fatto prossimo a noi.
Con la venuta di Gesù, infatti, il punto di riferimenti dell'amore al prossimo non sono io, ma colui che è nel bisogno. È la grande "inversione di marcia" nella quale ha inizio il cammino dell'uomo verso Dio. Gesù è venuto sulla terra e si è identificato con l'umanità ferita e ne ha avuto compassione, manifestando così il cuore del Padre.
Anche il dottore della legge alla fine riconosce che il suo prossimo è "colui che ha avuto compassione" del malcapitato, comprendendo non tanto sapere chi è il mio prossimo, ma come io possa farmi prossimo all'altro.
Anche a noi è rivolto l'invito di Gesù: "Va' e anche tu fa così", perché possiamo realmente diventare prossimi di chiunque ha bisogno di me, chiunque esso sia, sconosciuto o della mia cerchia, nella libertà che viene da chi vuole amare Dio che non vede, amando il prossimo che gli sta o passa accanto (cf. 1Gv 4,20).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Hai risposto bene; fa' questo e vivrai (Lc 10,28)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Vide e ne ebbe compassione (Lc 10,33) - (14/07/2019)
(vai al testo)
 Gli si fece vicino (Lc 10,34) - (10/07/2016)
(vai al testo)
 Va' e anche tu fa' così (Lc 10,37) - (14/07/2013)
( vai al testo…)
 Chi è il mio prossimo? (Lc 10,29) - (09/07/2010)
(vai al post "Farsi prossimo")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Il "prossimo": io o tu? (12/07/2019)
  Chiamati a diventare samaritani (08/07/2016)
  Come farsi prossimo (12/07/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 7.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 6.2019)
  di Luigi Vari (VP 5.2016)
  di Marinella Perroni (VP 5.2013)
  di Claudio Arletti (VP 6.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Il buon samaritano, Sr. Lara Sacco, Atelier Iconografico del Monastero di Bose, 2020 - da Caritas Andria)

sabato 2 luglio 2022

Chiamati a precedere il Maestro


14a domenica del Tempo ordinario (C)
Isaia 66,10-14c • Salmo 65 • Galati 6,14-18 • Luca 10,1-12.17-20
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

"Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende ai confini della terra…". L'antifona d'ingresso, dal salmo 47, ci introduce alla Parola proposta per questa domenica: "sino ai confini della terra" si estende l'annuncio della gioiosa notizia che Gesù è venuto a rivelarci.
Cristo, infatti, ci chiama per mandarci a portare pace ad una umanità che non aspetta altro che di trovare senso nel proprio smarrimento. "La messe è abbondante, ma pochi sono gli operari" (cf. Lc 10,2). C'è una evidente sproporzione tra quella moltitudine, verso la quale Gesù stesso più volte manifestò compassione perché come pecore senza pastore, e la scarsità di persone disponibili e la penuria di mezzi a disposizione. Da ciò si può comprendere che l'annuncio del Regno non è opera di uomini, ma viene dall'Alto, è il lavoro di un Altro. Noi mandati a preparare l'arrivo di qualcun Altro. Per questo la prima opera missionaria sta nella preghiera. Essa ci educa a comprendere che la messe appartiene a un Altro e che noi siamo invitati a vivere questo mandato come il lavoro di un Altro.
Gesù "designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi" (Lc 10,1). Questi "altri settantadue", diversi dai dodici che sono stati "chiamati", sono "designati" a collaborare all'opera di salvezza di Gesù. Il discepolo, infatti, ha la stessa missione del Maestro. In questi settantadue sono compresi tutti coloro, donne e uomini, che hanno scelto di seguire Gesù per la grazia del battesimo ricevuto. L'annuncio non è opera di alcuni specialisti, ma di tutti. Se si pensa che solo il clero ha ricevuto il mandato di annunciare il regno di Dio, allora impoveriamo di molto il pensiero di Gesù. Tutti abbiamo ricevuto l'invito a testimoniare la gioia del vangelo. E nel contesto del vangelo odierno vediamo che Gesù non parla del contenuto della predicazione, ma si sofferma solo su ciò che dobbiamo compiere, sulle nostre interiori disposizioni: lasciarsi accogliere, augurare la pace, guarire i malati. Qui non si tratta di indottrinare qualcuno, ma che il nostro annuncio sia frutto di una vita evangelicamente vissuta. E non sarà facile. Gesù ha avvertito: saremo mandati "come agnelli in mezzo a lupi"; e con scarsità di mezzi, senza attaccamento a persone o a cose, nemmeno al successo personale.
Qualunque sia l'esito della missione a noi basta testimoniare che il regno di Dio è vicino. Sarà la nostra vita di discepoli di Gesù a rendere credibile che Lui sta per incontrare il cuore di tutti. La nostra presenza, fatta "a due a due", darà credibilità alla missione.
In particolare oggi, in questo tempo in cui la famiglia è messa in discussione, gli sposi cristiani, mandati "a due a due", sono le persone privilegiate perché portano agli altri, nel contesto della vita ordinaria, la loro relazione viva e palpabile con Dio, perché la Luce del Vangelo accenda il cuore di molti.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
È vicino a voi il regno di Dio (Lc 10,9)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Pregate il Signore della messe (Lc 10,2) - (07/07/2019)
(vai al testo)  Pregate il Signore della messe (Lc 10,2) - (03/07/2016)
(vai al testo)
 Pregate dunque il Signore della messe (Lc 10,2) - (07/07/2013)
( vai al testo…)
 Li inviò a due a due (Lc 10,1) - (02/07/2010)
(vai al post "Mandati a due a due")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  I nostri nomi sono scritti nel cuore di Dio (05/07/2019)
  Operai disarmati, ma portatori di Dio (01/07/2016)
  La nostra responsabilità nell'annuncio del Vangelo (05/07/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 7.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 6.2019)
  di Luigi Vari (VP 5.2016)
  di Marinella Perroni (VP 5.2013)
  di Claudio Arletti (VP 6.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Li inviò a due a due, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, luglio 2019)

venerdì 1 luglio 2022

Essere discepoli nell'unico amore


Parola di Vita – Luglio 2022
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Ma di una cosa sola c'è bisogno» (Lc 10,42).

Gesù̀ è in viaggio verso Gerusalemme dove ormai si sta per compiere la sua missione e si ferma in un villaggio presso la casa di Marta e Maria. L'evangelista Luca descrive cosi l'accoglienza riservata a Gesù̀ da parte delle due sorelle: Marta, svolgendo il ruolo tradizionale di padrona di casa, «era distolta per i molti servizi» [1] dovuti dall'ospitalità̀, mentre Maria, «sedutasi ai piedi di Gesù̀, ascoltava la sua parola» (v. 39). All'attenzione di Maria si oppone l'agitazione di Marta e, infatti, alle sue lamentele per essere stata lasciata da sola a servire, Gesù̀ risponde: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (vv. 41-42). Questo brano si colloca tra la parabola del buon samaritano, forse la pagina più alta in merito alla carità verso il prossimo, e quella in cui Gesù̀ insegna ai discepoli come pregare, sicuramente la pagina più alta nel rapporto con Dio-Padre, costituendo quasi l'ago della bilancia tra l'amore al fratello e l'amore a Dio.

«Ma di una cosa sola c'è bisogno».

Protagoniste di questo passo del vangelo sono due donne. Il dialogo che si svolge tra Gesù̀ e Marta ne descrive il rapporto di amicizia che consente a quest'ultima di lamentarsi con il Maestro. Ma qual è il servizio che Gesù̀ desidera? A Lui sta a cuore che Marta non si affanni, che esca dal ruolo tradizionale assegnato alle donne e che si ponga anch'essa all'ascolto della Sua Parola come Maria, che assume un ruolo nuovo, quello della discepola. Il messaggio di questo testo è stato spesso ridotto a una contrapposizione tra vita attiva e vita contemplativa, quasi come due approcci religiosi alternativi, ma sia Marta che Maria amano Gesù̀ e vogliono servirlo. Nel Vangelo, infatti, non è detto che la preghiera e l'ascolto della Parola siano più importanti della carità, occorre piuttosto trovare come legare questi due amori in maniera indissolubile. Due amori, quello a Dio e quello al prossimo, che non si contrappongono, ma sono complementari perché l'Amore è uno.

«Ma di una cosa sola c'è bisogno».

Resta allora da capire bene cosa sia l'unica cosa necessaria. Per farlo può aiutarci l'inizio della frase: "Marta, Marta…" (v. 41). Nella ripetizione del nome, che può apparire quasi come annunciatrice di un rimprovero, in realtà si trova la modalità propria delle "chiamate-vocazioni". Sembra quindi che Gesù̀ chiami Marta a un modo nuovo di rapportarsi, a intessere un legame che non sia quello di un servitore ma di un amico che entri in un rapporto profondo con Lui. Scrive Chiara Lubich: «Gesù̀ si è valso di questa circostanza per spiegare ciò che più è necessario nella vita dell'uomo. […] Ascoltare la Parola di Gesù̀. E per Luca, che scrive questo brano, ascoltare la parola significa anche viverla. […] È questo che devi fare anche tu: accogliere la parola, lasciare che essa compia in te una trasformazione. Non solo. Ma rimanerle fedele, tenendola in cuore perché plasmi la tua vita, come la terra tiene nel suo seno il seme perché germogli e porti frutto. Portar dunque frutti di vita nuova, effetti della parola» [2].

«Ma di una cosa sola c'è bisogno».

Chissà quante occasioni abbiamo anche noi di accogliere il Maestro nell'intimità̀ della nostra casa, proprio come Marta e Maria, ai piedi del quale possiamo metterci in ascolto come veri discepoli. Spesso gli affanni, le malattie, gli impegni e anche le gioie e le soddisfazioni ci disperdono nel vortice delle cose da fare, non lasciandoci il tempo di fermarci per riconoscere il Signore, per ascoltarlo.
Questa Parola è un'occasione preziosa per esercitarci nello scegliere la parte migliore, ossia ascoltare la Sua parola per acquisire quella libertà interiore che ci può consentire di agire di conseguenza nella nostra vita quotidiana, azione che è frutto di una relazione d'amore che dà senso al servizio e all'ascolto.

Letizia Magri

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[1] Lc 10,40. Il verbo perispàomai ha un duplice valore: può significare sia "essere completamente occupato/essere fortemente sovraccaricato", sia "essere distolto/distratto". [2] C. Lubich, Parola di Vita luglio 1980, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 176-177.

Fonte: https://www.focolare.org/


(Illustrazione: Marta e Maria, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2013)

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