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venerdì 1 dicembre 2023

Gioire, pregare e rendere grazie


Parola di Vita – Dicembre 2023
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«Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa, infatti, è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi» (1Ts 5,16-18)

Paolo scrive ai Tessalonicesi quando erano ancora vivi molti dei contemporanei di Gesù che lo avevano visto e ascoltato, testimoni della tragedia della sua morte e dello stupore della sua risurrezione e poi della sua ascensione. Riconoscevano l'orma lasciata da Gesù e si aspettavano il suo imminente ritorno. Paolo amava la comunità di Tessalonica, esemplare per la vita, la testimonianza e i frutti e scrive loro questa lettera, scongiurandoli che venga letta a tutti (5,27). In essa annota delle raccomandazioni per mantenersi «imitatori nostri e del Signore» (1,6) e che riassume così:

«Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa, infatti, è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi»

Il filo conduttore di queste pressanti esortazioni non è solo il che cosa Dio si aspetta da noi, ma il quando: ininterrottamente, sempre, costantemente.
Si può, però, comandare la gioia? Che la vita ci assalga con problemi e preoccupazioni, con sofferenze e angosce, che la realtà sociale si mostri arida e inospitale è esperienza di tutti. Eppure per Paolo c'è una ragione che potrebbe rendere possibile sempre "quella letizia" a cui allude. Egli parla ai cristiani e raccomanda loro di prendere la vita cristiana sul serio perché Gesù possa vivere in loro con quella pienezza promessa dopo la sua risurrezione.
A volte possiamo farne l'esperienza: Egli vive in chi ama e chiunque può addentrarsi nella via dell'amore con il distacco da sé, l'amore gratuito verso gli altri, accogliendo il sostegno degli amici, mantenendo viva la fiducia che «l'amore vince tutto» [1].

«Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa, infatti, è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi»

Dialogare tra fedeli di differenti religioni e persone di diverse convinzioni, porta a comprendere ancor più in profondità che pregare è un'azione profondamente umana; la preghiera costruisce la persona, la eleva.
E come pregare ininterrottamente? «...non basta – scrive il teologo ortodosso Evdokimov – avere la preghiera, delle regole, delle abitudini; occorre diventare preghiera, essere preghiera incarnata, fare della propria vita una liturgia, pregare con le cose più quotidiane» [2]. E Chiara Lubich sottolinea che «si può amare (Dio) come figli, col cuore riempito dallo Spirito Santo di amore e di confidenza nel proprio Padre: quella confidenza che porta a parlare spesso con Lui, a dirgli tutte le nostre cose, i nostri propositi, i nostri progetti» [3].
C'è poi un modo accessibile a tutti per pregare sempre: fermarsi davanti ad ogni azione e mettere a fuoco l'intenzione con un "Per Te". È una pratica semplice che trasforma dal di dentro le nostre attività e la nostra intera vita in una preghiera costante.

«Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa, infatti, è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi»

In ogni cosa rendete grazie. È l'atteggiamento che sgorga libero e sincero dall'amore riconoscente verso Colui che, silenziosamente, sostiene e accompagna i singoli, i popoli, la storia, il cosmo. Con la gratitudine verso gli altri che camminano con noi e che ci rende consapevoli di non essere autosufficienti.
Gioire, pregare e rendere grazie, tre azioni che ci avvicinano ad essere come Dio ci vede e ci vuole e che arricchiscono la nostra relazione con Lui. Nella fiducia che «il Dio della pace ci santifichi interamente» [4].
Ci prepareremo così a vivere più profondamente la gioia del Natale per fare migliore il mondo, per diventare tessitori di pace dentro noi stessi, nelle case, nei luoghi di lavoro, in mezzo alle piazze. Niente oggi è più necessario e urgente.

A cura di Victoria Gómez
e del team della Parola di Vita


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[1] P. Vergilius Maro/Virgilio/Virgil, Ecloga X.69; per un rendimento musicale si può vedere Gen Rosso, https://music.apple.com/es/album/lamore-vince-tutto-single/1595294067
[2] P. Evdokimov, La preghiera di Gesù in La novità dello Spirito, Ed. Ancora, Milano 1997
[3] C. Lubich, Conversazioni, Città Nuova, Roma 2019, p. 552.
[4] 1 Ts 5,23.

Fonte: https://www.focolaritalia.itspan>

mercoledì 1 novembre 2023

Figli della luce


Parola di Vita – Novembre 2023
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«Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre» (1Ts 5,5)


La luce ha da sempre simboleggiato la vita.
Ogni giorno aspettiamo l'alba quale messaggera di un nuovo inizio.
Il tema della luce è stato presente nelle storie dei popoli e nelle antiche religioni.
La tradizione ebraica celebra la festa delle luci, Hanukkah, che ricorda la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme e la liberazione dai culti pagani. I musulmani accendono le candele nel giorno della nascita del profeta, Mawlid in arabo o Mevlid Kandili in turco.
La festa di Diwali, il cui nome significa serie di luci, originariamente una festa indù, viene celebrata anche da diverse religioni indiane per celebrare la vittoria del bene sul male.
Per i cristiani Gesù Cristo è la luce che illumina le tenebre del mondo.
Essa, dunque, è una realtà carica di un forte simbolismo, rappresenta una presenza del divino, un dono per l'umanità e per la terra.

«Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre».

Ma quali sono le caratteristiche dei figli del giorno? Una di esse è il "non appartenere alla notte, né alle tenebre". La rinuncia al sonno, all'apatia sta nella decisione di rimanere a vegliare. È una scelta d'amore quella di abitare e di vivere pienamente il tempo.
L'invito pressante dell'apostolo rivolto alla comunità di Tessalonica è dunque quello di vigilare insieme, rinunciando ad ogni tipo di torpore e di indifferenza. In un tempo in cui l'umanità è particolarmente bisognosa di luce, coloro che non appartengono alla notte hanno il compito di illuminare le relazioni tra le persone, in un donarsi continuo per rendere visibile la presenza del Risorto con fede, amore e speranza, come scrive Paolo (cf. 1Ts 5,8).
E ancora: occorre coltivare un rapporto più stretto e più vero con Dio, scavando nel nostro cuore, trovando momenti di dialogo attraverso la preghiera, mettendo in pratica la Sua parola che fa risplendere proprio questa luce.

«Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre».

A volte possiamo anche abituarci a vivere nell'oscurità del nostro cuore o accontentarci delle tante luci artificiali, delle varie promesse di felicità del mondo ma Dio ci chiama sempre a far splendere la Sua luce dentro di noi e a saper guardare le persone e gli avvenimenti con attenzione per cogliervi ricami luminosi.
Lo sforzo è quello di compiere continuamente una scelta che ci fa rinascere, la scelta di passare dall'oscurità alla luce. «Il cristiano non può sfuggire il mondo, nascondersi o considerare la religione un affare privato», scrive Chiara Lubich. «Egli vive nel mondo perché ha una responsabilità, una missione di fronte a tutti gli uomini: essere la luce che illumina.
Anche tu hai questo compito, e se così non farai la tua inutilità è come quella del sale che ha perso il suo sapore o come quella della luce che è divenuta ombra [1]. […] Il compito del cristiano è dunque lasciar trasparire questa luce che lo abita, essere il "segno" di questa presenza di Dio fra gli uomini» [2].

«Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre».

Dio è luce e può essere trovato da coloro che lo cercano con cuore sincero. Qualsiasi cosa accada non saremo mai separati dal Suo amore perché siamo Suoi figli. Se siamo sicuri di questo non resteremo sorpresi né schiacciati dagli avvenimenti che ci potranno sconvolgere.
Il terremoto di quest'anno in Turchia e Siria, che ha provocato più di 50 mila vittime, ha stravolto la vita di milioni di persone. Coloro che sono sopravvissuti alla catastrofe, intere comunità del luogo e di altri paesi hanno rappresentato dei punti di luce che si sono adoperati per portare aiuti immediati e dare sollievo a quanti hanno perso affetti, case, tutto.
Le tenebre non potranno mai sopraffare quanti scelgono di vivere nella luce e per generare luce. Questo per noi cristiani significa una vita con Cristo in mezzo a noi, presenza che rende possibile aprire squarci di vita, che ridona speranza, che continua a farci abitare nell'amore di Dio.

A cura di Patrizia Mazzola
e del team della Parola di Vita


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[1] Cf. Mt 5,13-16.
[2] C. Lubich, Parola di Vita agosto 1979, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 145-146.

Fonte: https://www.focolaritalia.it
Immagine: Foto di Ivana Cajina

domenica 1 ottobre 2023

Un serio discernimento


Parola di Vita – Ottobre 2023
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21).

Gesù̀ è entrato in Gerusalemme, acclamato dal popolo come "Figlio di Davide", un titolo regale che il vangelo di Matteo attribuisce al Cristo, venuto a proclamare imminente l'avvento del Regno di Dio.
In questo contesto, si svolge un singolare dialogo tra Gesù̀ e un gruppo di persone che lo interrogano. Alcuni sono erodiani, altri sono farisei, due gruppi di opinione diversa rispetto al potere dell'imperatore romano: gli chiedono se giudica lecito o no pagare le tasse all'imperatore, per costringerlo a schierarsi pro o contro Cesare e avere comunque di che accusarlo.
Ma Gesù̀ risponde con un'altra domanda, riguardo quale sia l'effigie impressa sulla moneta corrente. Poiché l'effigie è quella dell'imperatore, risponde:

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Ma cosa è dovuto a Cesare e cosa a Dio?
Gesù̀ richiama al primato di Dio: infatti, come sulla moneta romana è impressa l'immagine dell'imperatore, cosi in ogni persona umana è impressa l'immagine di Dio.
La stessa tradizione rabbinica afferma che ogni uomo è creato a immagine di Dio [1], usando l'esempio dell'immagine impressa sulle monete: "Quando un uomo conia delle monete con lo stesso suo stampo, sono tutte simili, ma il re dei re, il Santo che sia benedetto, ha coniato ogni uomo con lo stesso suo stampo del primo uomo, e nessuno è uguale al suo compagno" [2].
A Dio solo, dunque, possiamo dare tutti noi stessi, a Lui solo apparteniamo ed in Lui troviamo libertà e dignità. Nessun potere umano può pretendere la stessa fedeltà.
Se c'è qualcuno che conosce Dio e può aiutarci a dare a Lui il giusto posto, questo è ancora Gesù. Per lui: «[…] amare ha significato compiere la volontà del Padre, mettendo a disposizione la mente, il cuore, le energie, la vita stessa: si è dato tutto al progetto che il Padre aveva su di Lui. Il Vangelo ce lo mostra sempre e totalmente rivolto verso il Padre […]. Anche a noi chiede lo stesso: amare significa fare la volontà dell'Amato, senza mezze misure, con tutto il nostro essere. […] Ci è chiesta, in questo, la più grande radicalità, perché a Dio non si può dare meno di tutto: tutto il cuore, tutta l'anima, tutta la mente» [3].

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Quante volte ci troviamo di fronte a dilemmi, scelte difficili che rischiano di farci scivolare nella tentazione di facili scappatoie. Anche Gesù̀ è messo alla prova di fronte a due soluzioni ideologiche, ma per lui è chiaro: la priorità è la venuta del regno di Dio, con il primato dell'amore. Lasciamoci interrogare da questa Parola: il nostro cuore è conquistato dalla notorietà, dalla carriera fulminante; ammira le persone di successo, i vari influencers? Diamo forse alle cose il posto che spetta a Dio?
Con la sua risposta, Gesù̀ propone un salto di qualità, invitandoci ad un discernimento serio e approfondito sulla nostra scala di valori. Nel profondo della coscienza possiamo ascoltare una voce, talvolta sottile e forse sovrastata da altre voci. Ma possiamo riconoscerla: è quella che ci spinge ad essere cercatori instancabili di vie di fraternità e ci incoraggia sempre a rinnovare questa scelta, anche a costo di andare controcorrente.
È un esercizio fondamentale per costruire le basi di un autentico dialogo con gli altri, per trovare insieme risposte adeguate alla complessità della vita. Ciò non significa sottrarsi alla responsabilità personale nei confronti della società, ma piuttosto offrirsi ad un servizio disinteressato al bene comune.
Durante la prigionia che lo porterà all'esecuzione per la sua resistenza civile al nazismo, Dietrich Bonhoeffer scrive alla fidanzata: «Non intendo la fede che fugge dal mondo, ma quella che resiste nel mondo e ama e resta fedele alla terra, malgrado tutte le tribolazioni che essa ci procura. Il nostro matrimonio deve essere un sì alla terra di Dio, deve rafforzare in noi il coraggio di operare e di creare qualcosa sulla terra. Temo che i cristiani che osano stare sulla terra con un piede solo, staranno con un piede solo anche in cielo» [4].

A cura di Letizia Magri
e del team della Parola di vita


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[1]  Cf. Gen 1,26.
[2] Mishnà Sanhedrin 4,5.
[3] C. Lubich, Parola di Vita ottobre 2002, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 669-704.
[4] Dietrich Bonhoeffer, Maria von Wedemeyer, Lettere alla fidanzata, Cella 92, Queriniana, Brescia 1992, 48.

Fonte: https://www.focolaritalia.it
Immagine: Il tributo a Cesare, di Bernadette Lopez

venerdì 29 settembre 2023

La preziosità dello scarto recuperato


26a domenica del Tempo ordinario (A)
Ezechiele 18,25-28 • Salmo 24 • Filippesi 2, 1-11 • Matteo 21,28-32
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il brano del vangelo proposto per questa domenica (cf. Mt 21,28-32) racconta del cambiamento di due figli alla richiesta del padre di lavorare alla vigna. Un figlio, dopo aver rifiutato l'invito si pente e aderisce alla richiesta del padre. L'altro invece, nonostante avesse risposto subito affermativamente, cambia idea e non ci va.
Solo nel primo caso l'aver cambiato decisione corrisponde al dinamismo della conversione. Una conversione che esprime in maniera sottile l'identità del padrone della vigna: prima un "uomo", poi un padre.
Nella figura dei due figli Gesù riconosce alcune categorie di persone: nel primo i pubblicani e le prostitute, cioè i pubblici peccatori; nel secondo i legali rappresentanti della Legge che si ritengono a posto.
I pubblici peccatori (pensiamo a Zaccheo, a Matteo o alle tante donne che si aprono ad una nuova vita dopo l'incontro con Gesù) oltre ad essere abituati a frequentare il Maestro di Nazareth, hanno ascoltato anche la parola di Giovanni Battista alla ricerca del vero senso della vita, di se stessi.
Pubblicani e prostitute, lo scarto di una società per bene, religiosa e civile, sono l'emblema di chi sta a contatto diretto con la propria fragilità, magari a tal punto da farne uno stile di vita. Ma il peccato, paradossalmente, se riconosciuto e pianto ha la capacità di far scaturire in noi quella sete di amore che tutti ci muove, ognuno con la propria originalità. Dal pentimento sincero scaturisce il desiderio di una vita nuova. È una relazione nuova con Dio che si sperimenta come un Padre amorevole e misericordioso.
Da questa esperienza nasce la decisione che fare la volontà del Padre è un'azione che risveglia in noi la condizione del nostro essere figli, e figli amati. Ci si accorge che da soli non bastiamo a noi stessi. Ci si accorge che non riusciamo a trovare pienezza se non accettando la nostra condizione di vulnerabilità. Ma nel contempo, in questo nostro vuoto, sperimentiamo che sta irrompendo l'amore gratuito del Solo che può colmare la nostra solitudine e la nostra aridità.
È questo il lavoro nella vigna: l'occasione unica di poter partecipare al frutto della vite nel vino buono dello Sposo, nella festa di nozze, nell'intimità della famiglia.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio (Mt 21,43)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Ma poi si pentì e vi andò (Mt 21,41) - (27/09/2020)
(vai al testo)
 …ma poi si pentì e vi andò (Mt 21,41) - (01/10/2017)
(vai al testo)
 Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? (Mt 21,31) - (28/09/2014)
(vai al testo…)
 Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? (Mt 21,31) - (25/09/2011)
(vai al testo…)
 Ciascuno consideri gli altri superiori a se stesso (Fil 2,3) - (26/09/2008)
(vai al post "L'umiltà del servizio")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Lavorare nella vigna di "famiglia" (25/09/2020)
  Dio crede in noi, sempre (29/09/2017)
  Fare la volontà del Padre, sull'esempio di Gesù (26/09/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2020)
  di Cettina Militello (VP 7.2017)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Gianni Cavagnoli (VP 7.2014)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: La chiamata dei due figli, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, settembre 2020)

venerdì 22 settembre 2023

Accogliere la logica di Dio


25a domenica del Tempo ordinario (A)
Isaia 55,6-9 • Salmo 144 • Filippesi 1,20c-24.27a • Matteo 20,1-16
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri" (cf. Is 55,6-9; I lettura). Non possiamo incasellare le prospettive per una vita piena che il Padre riserva per ciascuno secondo parametri umani o secondo la capacità del nostro presunto merito. Il dono che viene da Dio non ha limiti ed è "condizionato" solamente dall'amore che il Padre ha per ciascuno dei suoi figli.
A queste condizioni si sperimenta il regno dei cieli, che è "simile a un padrone di casa che esce all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna", e continua ad "uscire" a tutte le ore (cf. Mt 20,1-16; vangelo). È un padrone di casa, non un possidente terriero che gestisce freddamente il lavoro altrui. È un padrone di casa che tratta tutti come suoi familiari. È un padre mattiniero e intraprendente che si dà da fare personalmente a tutte le ore.
Evidentemente non tutte le persone coinvolte nel lavoro alla vigna la pensano come il "padrone di casa" che tratta tutti allo stesso modo e che non fa preferenza di persone (cf. At 10,34), perché il padrone ama i rapporti familiari.
I primi chiamati, infatti, presumendo di aver acquisito meriti maggiori, accecati dall'invidia, se la prendono con gli ultimi arrivati. E qui si insinua il tarlo che corrode i rapporti e acceca la vista e ci allontana dal comprendere il senso vero dell'atteggiamento del Padre. Ciò che Lui ci dà non è commisurato alla nostra bravura. Dà a ciascuno sempre "un denaro" (la paga per un giorno di lavoro), cioè il tutto, perché la vera ricompensa è Lui stesso: la nostra giornata è piena, in qualunque nostra situazione, perché avvolta sempre e totalmente dalla benevolenza del Padre. A noi accogliere e comprendere la "bontà" del padrone, evitando il rischio di essere cacciati via. Anche gli ultimi per essere primi devono entrare nella logica di questo padre dal cuore appassionato.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi (Mt 20,16)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Sei invidioso perché io sono buono? (Mt 20,15) - (20/09/2020)
(vai al testo…)
 Andate anche voi nella mia vigna (Mt 20,7) - (24/09/2017)
(vai al testo)
 Sei invidioso perché io sono buono? (Mt 20,15) - (21/09/2014)
(vai al testo…)
 Sei invidioso perché io sono buono? (Mt 20,15) - (18/09/2011)
(vai al testo…)
 Andate anche voi nella vigna (Mt 20,7) - (19/09/2008)
(vai al post "Anche noi chiamati")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  L'invidia non coglie la gratuità (18/09/2020)
  Il Dio che viene a cercarmi anche quando si sarà fatto molto tardi (22/09/2017)
  La gratuità di Dio (19/09/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2020)
  di Cettina Militello (VP 7.2017)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Gianni Cavagnoli (VP 7.2014)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Uscì all'alba per prendere lavoratori, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, settembre 2017)

venerdì 15 settembre 2023

Fare memoria del perdono di Dio


24a domenica del Tempo ordinario (A)
Siracide 27,30-28,7 • Salmo 102 • Romani 14,7-9 • Matteo 18,21-35
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Canto al Vangelo; Gv 13,34).
L'amore di Gesù nei nostri confronti, di Lui che è morto per noi, per riscattarci dal nostro peccato e riconciliarci col Padre, è la manifestazione completa del perdono. Gesù si comporta così perché il Padre si comporta così. L'amarci reciprocamente significa prendere coscienza che "nessuno vive per se stesso… perché noi siamo del Signore" (cf. Rm 14,7; II lettura).
La risposta che Gesù dà a Pietro che gli chiede quante volte dobbiamo perdonare, e il racconto che segue della parabola del servo malvagio (cf. Mt 18,21-35), ci manifestano il cuore di Dio e il significato profondo del perdono.
Il perdono è fare memoria del perdono ricevuto da Dio, che significa consegna di noi a Lui, così come siamo e così come Lui è realmente.
Non è una "tecnica" per avere la coscienza a posto. È prendere consapevolezza che Dio è qui adesso, per me, come Padre amorevole.
La disgrazia del servo malvagio è quella di aver dimenticato, in un lasso di tempo brevissimo, il dono del Padre: "il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito" (Mt 18,27). Non aver memoria di questa esperienza personale con Dio è misconoscere il rapporto di misericordia verso il mio prossimo, il mio "collega" impegnato nello stesso mio servizio. È dimenticarsi che siamo tutti fratelli, figli dello stesso Padre. Gesù ci ha resi tali e ci ha indicato se stesso come modello del nostro comportamento reciproco.
Le parole del padrone della parabola risuonano precise: "Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?" (Mt 18,33).
Fare memoria, allora, il ricordo che guarisce, è quello del volto amorevole del Padre, presente accanto a me qui e ora, nella sua infinita tenerezza,.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette (Mt 18,22)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette (Mt 18,22) - (13/09/2020)
(vai al testo)
 Il padrone ebbe compassione di quel servo (Mt 18,27) - (17/09/2017)
(vai al testo)
 Quante volte dovrò perdonargli? (Mt 18,21) - (11/09/2011)
(vai al testo…)
 Pienezza della legge è la carità (Rm 13,10) - (05/09/2008)
(vai al post "L'unico debito")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Perdonare: debolezza o sapienza? (11/09/2020)
  Perdonare: acquisire il cuore di Dio, fare ciò che Dio fa (15/09/2017)

Vedi anche il post:
  Il perdono, ricchezza di Dio (10/09/2011)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2020)
  di Cettina Militello (VP 7.2017)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Parabola del servo malvagio, acquarello di Maria Cavazzini Fortini)

venerdì 8 settembre 2023

Il nostro modello, la Trinità


23a domenica del Tempo ordinario (A)
Ezechiele 33,1.7-9 • Salmo 94 • Romani 13,8-10 • Matteo 18,15-20
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole", scrive Paolo ai Romani; perché nell'amare il prossimo come se stessi adempiamo ogni volontà di Dio, essendo la carità espressione "piena" e compiuta della Legge (cf. Rm 13,8-10; II lettura).
L'amore vicendevole è alla base di ogni relazione, il fondamento della nostra fraternità.
Lo sappiamo, non siamo tutti uguali, ognuno è diverso dall'altro, anzi, siamo "unici", perché così il Padre ci ha voluti. Tuttavia, sperimentiamo ogni giorno, la difficoltà a rapportarci serenamente, a farci carico gli uni degli altri, a lasciarci portare sulle spalle reciprocamente. Occorre sempre un cuore dilatato dalla misericordia, nella misura del cuore di Cristo.
Nelle situazioni di contrasto, di colpe commesse o ricevute, Gesù ci invita a lasciarci riconciliare, non per giudicarci o condannarci, ma per riannodare quei legami che si fossero sfilacciati o addirittura rotti. E l'invito è carico di comprensione, di riservatezza, ma anche di decisione, perché la posta in gioco – il nostro essere fratelli e sorelle – è troppo importante per essere trascurato o addirittura rifiutato.
Gesù arriva addirittura a coinvolgere la comunità per una colpa che ha lacerato il rapporto personale.
È onesto chiederci: quale comunità è in grado di adempiere questa "diaconia" per ristabilire l'unità? Solo una comunità in cui regna quella carità che sa accogliere, comprendere, che sperimenta la presenza di Gesù in mezzo ai suoi per l'amore vicendevole in atto.
È una comunità che sa chiedere (magari in quei pochi "due o tre uniti nel nome di Gesù"), con la certezza di ottenere, perché sa "accordarsi". E in quel "mettersi d'accordo" sta tutto il lavorio di un continuo perdersi nel fratello per ritrovarsi nuovi nel Fratello che è Gesù.
Solo in una comunità che vive la reciprocità come norma di vita, anche chi dovrà essere considerato come "un pagano o un pubblicano", perché non è stato in grado di ravvedersi, sperimenterà quell'amore speciale che Gesù ha avuto per i pubblicani e i peccatori.
Matteo, il pubblicano, che ha scritto questa pagina di vangelo che viene proposta per questa domenica (cf. Mt 18,15-20), ne ha fatto l'esperienza. Anzi, ha invitato altri suoi "colleghi" al banchetto col Maestro, nello sconcerto e nello sdegno di quei farisei (di ieri e di oggi) che pensano di saperla più lunga dello stesso Maestro. Lui che ha deciso di dare la vita per tutti, loro compresi, perché questa nostra esistenza sia sempre più conforme al suo modello che è la Trinità.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20) - (06/09/2020)
(vai al testo)
 Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20) - (10/09/2017)
(vai al testo)
 Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20) - (07/09/2014)
(vai al testo…)
 Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20) - (04/09/2011)
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 Pienezza della legge è la carità (Rm 13,10) - (05/09/2008)
(vai al post "L'unico debito")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Cristo tra noi, generatore di vita e di fraternità: anima di ciò che esiste (08/09/2017)
  La fraternità, frutto della presenza di Gesù tra i suoi (05/09/2014)

Vedi anche il post:
  Uomini di comunione (04/09/2011)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2020)
  di Cettina Militello (VP 7.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 7.2014)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Gesù istruisce i discepoli, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2019)

sabato 2 settembre 2023

Lo scandalo della croce


22a domenica del Tempo ordinario (A)
Geremia 20,7-9 • Salmo 62 • Romani 12,1-2 • Matteo 16,21-27
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Se la professione di fede di Pietro sulla vera identità del Figlio dell'uomo quale "il Cristo, Figlio del Dio vivente" (cf. Mt 16,16; vangelo di domenica scorsa) ha fatto comprendere, per la grazia dello Spirito, il dono del Padre, tuttavia Gesù spiega ai suoi il vero senso della sua venuta che culminerà nel viaggio verso Gerusalemme dove lo aspettano sofferenza e morte, con la promessa di risorgere il terzo giorno (cf. Mt 16,21).
E questo provoca scandalo. La croce è "scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani" (1Cor 1,23). L'esuberanza di Pietro caratterizza il desiderio di una vita "piena e traboccante", come Gesù ha promesso. Per questo il rimprovero rivolto al Maestro, "in disparte", a non incamminarsi per quella strada che porta alla morte. Ma la gloria e lo splendore del Messia di Dio si manifesta in altra maniera!
Quanto è difficile cogliere che occorre passare per la croce (con quello che comporta e ne consegue) per poter entrare nella vita. Perché questo è il modo di pensare di Dio. Il resto è mentalità del mondo, modo di pensare di Satana.
Eppure tutta la nostra vita è caratterizzata da sofferenza e morte. Noi vorremmo invece una vita senza conflitti e tensioni. Sì, verrà questo mondo nuovo, "cieli nuovi e terra nuova", ma non qui e non ora, perché le tensioni e le contraddizioni stanno dentro di noi.
Occorre saper comprendere fino in fondo che l'annullamento del Figlio è il modo di amare di Dio. E chi vuole seguire Gesù, e per Lui e con Lui incontrare il Padre, deve "rinnegare se stesso e prendere la propria croce", sapendo "perdere" la propria vita per Lui, per poterla poi ritrovare centuplicata, piena e traboccante.
Sì, dobbiamo imparare ad offrire tutto noi stessi, i nostri corpi, la nostra esistenza, come sacrificio vivente, nella nostra quotidianità; e fare di questa offerta un vero culto a Dio, il nostro culto spirituale. Così non ci conformeremo alla mentalità di questo mondo; e, rinnovati nel nostro modo di pensare, saremo in grado di discernere la volontà di Dio (cf. Rm 12,1-2; II lettura).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà (Mt 16,25)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso (Mt 16,24) - (30/08/2020)
(vai al testo)
 Se qualcuno vuol venire dietro a me… (Mt 16,24) - (03/09/2017)
(vai al testo)
 Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso (Mt 16,24) - (31/08/2014)
(vai al testo…)
 Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente (Ger 20,29) - (21/08/2011)
(vai al testo…)
 Il Figlio dell'uomo (…) renderà a ciascuno secondo le sue azioni (Mt 16,27) - (29/08/2008)
(vai al post "Essere dono")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Come seguire Gesù (27/08/2020)
  Perdere per trovare: noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo donato (02/09/2017)
  Andare dietro a Gesù (29/08/2014)

Vedi anche il post:
  La passione del profeta (28/08/2011)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2020)
  di Cettina Militello (VP 7.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 7.2014)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2012)

venerdì 1 settembre 2023

La vita una lode perenne


Parola di Vita – Settembre 2023
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre» (Sal 145 [144],2).

La parola della Scrittura che ci viene proposta in questo mese per aiutarci nel nostro cammino è una preghiera. È un versetto tratto dal Salmo 145. I Salmi sono composizioni nelle quali si rispecchia l'esperienza religiosa individuale e collettiva del popolo di Israele nel suo percorso storico e nelle varie vicissitudini della sua esistenza. La preghiera fatta poesia sale al Signore come lamento, supplica, ringraziamento e lode. In questo respiro c'è tutta la varietà di sentimenti e atteggiamenti con cui l'uomo esprime la sua vita e il suo rapporto con il Dio vivente.
Il tema di fondo del salmo 145 è la regalità di Dio. Il salmista, sulla base dalla sua esperienza personale, esalta la grandezza di Dio: "Grande è il Signore e degno di ogni lode" (v. 3); magnifica la sua bontà e l'universalità del suo amore: "Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature" (v. 9); riconosce la sua fedeltà: "Fedele è il Signore in tutte le sue parole" (v. 13b), e arriva a coinvolgere ogni essere vivente in un canto cosmico: "Benedica ogni vivente il suo santo nome, in eterno e per sempre" (v. 21).

«Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre».

L'uomo moderno, tuttavia, si sente a volte smarrito con l'impressione di essere abbandonato a sé stesso. Teme che le vicende delle sue giornate siano dominate dal caso, in un succedersi di eventi privi di significato e di traguardo.
Questo salmo è portatore di un rassicurante annuncio di speranza: «Dio è creatore del cielo e della terra, è custode fedele del patto che lo lega al suo popolo, è Colui che fa giustizia nei confronti degli oppressi, dona il pane che sostiene gli affamati e libera i prigionieri. È Lui ad aprire gli occhi ai ciechi, a rialzare chi è caduto, ad amare i giusti, a proteggere lo straniero, a sostenere l'orfano e la vedova» […] [1].

«Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre».

Questa parola ci invita innanzitutto a curare il nostro rapporto personale con Dio accogliendo, senza riserve, il suo amore e la sua misericordia e mettendoci davanti al mistero in ascolto della sua voce. In questo consiste il fondamento di ogni preghiera. Ma poiché questo amore non è mai disgiunto da quello per il prossimo, quando imitiamo Dio Padre nell'amare concretamente ogni fratello e sorella, in particolare gli ultimi, gli scartati, i più soli, giungiamo a percepire nel quotidiano la sua presenza nella nostra vita. Chiara Lubich, invitata a donare il suo vissuto cristiano ad un'assemblea di buddisti, lo riassumeva cosi: «… il cuore della mia esperienza è tutto qui: più si ama l'uomo, più si trova Dio. Più si trova Dio, più si ama l'uomo» [2].

«Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre».

Ma c'è un'altra via per trovarlo. Negli ultimi decenni l'umanità ha acquisito nuova consapevolezza del problema ecologico. Motore di questo cambio sono, in particolare, i giovani che propongono uno stile di vita più sobrio con un ripensamento dei modelli di sviluppo, un impegno per il diritto di tutti gli abitanti del pianeta ad avere acqua, cibo, aria pulita, e una ricerca di fonti di energia alternative. In questo modo l'essere umano può non solo recuperare il rapporto con la natura ma anche lodare Dio avendo scoperto con stupore la sua tenerezza verso tutta la creazione.
È l'esperienza di Venant M. che, da bambino, nel suo Burundi natale si svegliava all'albeggiare con il canto degli uccelli e percorreva, nella foresta, decine di chilometri per andare a scuola; si sentiva in piena sintonia con gli alberi, gli animali, i ruscelli, le colline e con i propri compagni. Avvertiva la natura vicina anzi, si sentiva parte viva di un ecosistema in cui creature e Creatore erano in totale armonia. Questa consapevolezza diventava lode, non di un momento, ma proprio di tutta la giornata.
Qualcuno potrebbe chiedersi: e nelle nostre città? «Nelle nostre metropoli di cemento, costruite dalla mano dell'uomo tra il frastuono del mondo, raramente la natura si è salvata. Eppure, se vogliamo, basta uno squarcio di cielo azzurro scorto fra le cime dei grattacieli, per ricordarci Dio; basta un raggio di sole, che non manca di penetrare nemmeno fra le sbarre d'una prigione; basta un fiore, un prato, il volto di un bambino…» [3].

A cura di Augusto Parody Reyes
e del team della Parola di Vita


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[1] Giovanni Paolo II. Udienza Generale, 2 luglio 2003, commento al Salmo 145.
[2] M. Vandeleene, Io, il fratello, Dio nel pensiero di Chiara Lubich, Città Nuova, Roma 1999, p. 252
[3] C. Lubich, Conversazioni, in collegamento telefonico, a cura di Michel Vandeleene (Opere di Chiara Lubich 8.1; Città Nuova, Roma 2019) p. 340.

Fonte: https://www.focolaritalia.it
Immagine: https://www.cittanuova.it

giovedì 31 agosto 2023

La Sinodalità come stile diaconale:
Diaconi insieme a servizio della missione della Chiesa








Il diaconato in Italia n° 236/237
(settembre/dicembre 2022)


La Sinodalità come stile diaconale
Diaconi insieme a servizio della missione della Chiesa

ATTI DEL XXVIII CONVEGNO NAZIONALE
Assisi 3 - 6 Agosto 2022


I diaconi possono sensibilizzare sulla natura sinodale della Chiesa e sul significato della sinodalità per partecipare alla missione della Chiesa nella comunione che Cristo stabilisce tra noi
(Vademecum - 4.3 Il ruolo dei sacerdoti e dei diaconi nel processo sinodale)



Celebrazione di apertura: «Così fate anche voi» (Luis Marín de San Martín)

INTRODUZIONE: La sinodalilà come stile diaconale (Enzo Petrolino)

PROLUSIONE: La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa (Luis Marín de San Martín)

RELAZIONI
I fondamenti biblici della sinodalità (Emanuela Buccinnì)
Dal conflitto alla pace: sulla strada della dignità di ogni persona (Paolo Beccegato)
Sinodalilà e diaconia (Erio Castellucci)

LECTIO
La strada di Emrnaus: dalla Fuga al ritorno (Paola Dall'Olio)
La strada di Gerico (Giorgio Agagliati)
La strada di Gaza: Filippo e l'eunuco di Candace (Atti 8,26-40) (Claudio Baima Rughet)

RESOCONTO WEBINAR
Leadership diaconale per una Chiesa locale sinodale (Calogero Cerami)

PROGETTO INTERNAZIONALE: Rete delle spose (Marie Maincent)
LABORATORI: Sintesi lavori (Calogero Cerami - Luigi Vidoni)

ESPERIENZE - TESTIMONIANZE
Le quattro sessioni dei laboratori (Luca Garbinetto - Giorgio Agagliati)
Il diaconato permanente nel XXXI Sinodo della Chiesa di Napoli (Davide De Rosa)
Il teorema del mediano e le unità pastorali (Marcello Musacchi)
Diaconi sulla strada a servizio della missione della Chiesa (Giuseppe Savi)
Un sogno da vivere insieme Fratelli Tutti (Roberto José dos Santos)
Pastorale carceraria e cammino sinodale (Pino Siddi)
La lavanda del piedi (Solomiya Kazanivsha)

CONCLUSIONE
Sognare una Chiesa sinodale e diaconale (Enzo Petrolino)


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mercoledì 30 agosto 2023

Il coraggio della sinodalità:
percorsi e metodi dei diaconi per camminare insieme








Il diaconato in Italia n° 235
(luglio/agosto 2022)


Il coraggio della sinodalità: percorsi e metodi dei diaconi per camminare insieme
Ai diaconi è assegnato un ruolo chiave nel camminare insieme in mezzo al Popolo di Dio, in unione con il vescovo e trovare modi nuovi e creativi per promuovere un'esperienza autenticamente sinodale.
(Vademecum - 4.3 Il ruolo dei presbiteri e dei diaconi nel processo sinodale)



ARTICOLI
Il coraggio per una diaconia sinodale (Enzo Petrolino)
La dimensione sinodale (Ernesto Diaco)
Una missione in Libano (Enzo Petrolino)
Il coraggio della sinodalità: percorsi e metodi diaconali per camminare insieme (Emanuela Marrocco)
Da dove ripartire: i luoghi della sinodalità (Cristiana Dobner)
Tracce di sinodalità (Mauro Salvatore)
Sinodo: la voce delle chiese italiane (Maurizio Rossi)
Diaconi e presbiteri: ministeri complementari (Laciano Bertelli)
Sinodo e trinità e pace - Il servizio del diacono (Gino Cintolo)

RUBRICHE
Dalle Diocesi: Giubileo d'oro del diaconato a Napoli (Giuseppe Daniele)
Testimonianza: Benito diacono itinerante (Benito Cutellè)
Magistero: Che cosa significa discernere? (Papa Francesco)
Formazione: Introduzione al sussidio


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lunedì 28 agosto 2023

Comunione – Partecipazione – Missione.
La Chiesa sinodale come diaconia








Il diaconato in Italia n° 234
(maggio/giugno 2022)


Comunione – Partecipazione – Missione. La Chiesa sinodale come diaconia
Dio ci chiama a percorrere verso una comunione più profonda, una partecipazione più piena e una maggiore apertura a compiere la nostra missione [di diaconi] nel mondo.
(Vademecum - 1.2 Cos'è la sinodalità? Il retroterra di questo Sinodo)



ARTICOLI
Conversione e, quindi, sinodia (Giuseppe Bellia)
Il discernimento comunitario in una chiesa sinodale (II) (Píero Coda)
Il sogno di una chiesa sinodale. Diaconi chiamatia camminare insieme (Enzo Petrolino)
La missione diaconale del prendersi cura. "Va' e anche tu fa' lo stesso" (II) (Luca Bassetti)
La diakonia dell'ascolto (Valentino Bulgarelli)
Il cammino sinodale va gestito (Francesco Bonini)
Diaconato e comunione (Giampiero Piras)
Una chiesa missionaria sinodale (Chiara Gabrieli)

RUBRICHE
Testimonianze:
Gioco di squadra… per il ministero in carcere (Alessandro Lodolo D'Oria)
In parrocchia senza presbitero residente (Samuela e Maurizio Bianchi)

Magistero: "Alzati, in fretta!" (Papa Francesco


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venerdì 25 agosto 2023

Chi sono io?


21a domenica del Tempo ordinario (A)
Isaia 22,19-23 • Salmo 137 • Romani 11,33-36 • Matteo 16,13-20
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il "Figlio dell'uomo"chiede cosa si pensi di lui, della sua identità. Lo chiede per la gente, lo chiede ai suoi più intimi. Forse Gesù ha bisogno di conferme sulla propria identità? Non è lui "figlio dell'uomo", "il Cristo, Figlio del Dio vivente"?
Anche Gesù, vero uomo, ha percorso il processo di autocoscienza del suo essere. Ora sembra abbia bisogno di una conferma esterna.
Prima di chiedere agli altri, Gesù ha chiesto a se stesso: "chi sono io?".
A questa domanda si risponde nell'intimo del proprio animo, ma non si può rispondere mai da soli. Gesù nel suo ininterrotto colloquio col Padre sa di chi è Figlio. Tuttavia, nel percorso della sua esistenza terrena ha bisogno di una risposta che nasca da una relazione. Gesù è il "Figlio dell'uomo" e "il Figlio di Dio": è Figlio. Quindi, per sua natura, in relazione.
La propria identità non si manifesta come una cosa astratta, né come un concetto psicologico. In Gesù l'identità è relazione. E relazione di figliolanza. Così è anche per ciascuno di noi.
Gesù è chiamato per nome e lui diviene se stesso rispondendo a quella voce che lo chiama. Anche noi siamo chiamati per nome e scopriamo e diventiamo noi stessi rispondendo a questa chiamata. Il nome, infatti, esprime la nostra identità. E noi rispondiamo e siamo noi stessi.
Così è stato per Simone, figlio di Giona.
Chi è in relazione con Dio si scopre figlio, sia pure con tutti i propri limiti, ma sempre figlio. Ed il nostro nome, il nostro vero nome, quello conosciuto e pronunciato dal Padre esprime tutto noi stessi, il progetto divino su ciascuno.
Così è stato per Pietro, così è per ciascuno di noi. È nel continuo rapporto con Dio che noi possiamo scoprire chi siamo veramente. E come per Gesù, il Padre manifesta a noi il nostro essere figli: figli nel Figlio!

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15) - (23/08/2020)
(vai al testo)
 Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15) - (27/08/2017)
(vai al testo)
 Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15) - (24/08/2014)
(vai al testo…)
 Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15) - (21/08/2011)
(vai al testo…)
 Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15) - (22/08/2008)
(vai al post "Risposta di fede")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La fede messianica di Pietro (21/08/2020)
  La domanda che conta: Chi sono io per te? (25/08/2017)
  Il compito affidato a Pietro (22/08/2014)

Vedi anche il post:
  La gente chi dice che io sia? (21/08/2011)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8-9.2020)
  di Cettina Militello (VP 7.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 7.2014)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Chi sono io per voi?, di Bernadette Lopez)

giovedì 24 agosto 2023

Vescovi, presbiteri, diaconi e laici:
una comune responsabilità.
Narrazione ed esperienze








Il diaconato in Italia n° 233
(marzo/aprile 2022)


Vescovi, presbiteri, diaconi e laici: una comune responsabilità. Narrazione ed esperienze
Il processo sinodale deve promuovere un'ampia partecipazione dei fedeli e facendo ricorso alla piena diversità del Popolo di Dio: presbiteri, diaconi, uomini e donne consacrati e laici.
(Vademecum - 4.2 Il ruolo del vescovo nel processo sinodale)



ARTICOLI
Per una comunità sinodale (Enzo Petrolino)
Sinodo e sinodalità. Tempo di conversione, tempo di riforma (Rafael Luciani)
I discernimento comunitario in una chiesa sinodale (I) (Pietro Coda)
Il cammino sinodale come esperienza di corresponsabilità (Pierpaolo Triani)
Il ruolo dei sacerdoti e dei diaconi nel processo sinodale (Salvatore Alì)
Il sogno di una chiesa sinodale visto con gli occhi di una donna consacrata (Sabrina Pianta)
Considerazioni sparse a partire dall'esperienza (Luca Garbinetto)
Il cammino che Dio si aspetta dalla chiesa del terzo millennio (Cristiana Dobner)
1972: il diaconato permanente rinasce a Torino (Giorgio Agagliati)

RUBRICHE
Dalle diocesi: Chiesa Trentina
Analisi: Vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi, laici: convivere nella corresponsabilità (Cristiano Falchetto)


(Vai ai testi…)

mercoledì 23 agosto 2023

Fare Sinodo nella vita e nella missione della Chiesa:
diaconi ministri di sinodalità








Il diaconato in Italia n° 232
(gennaio/febbraio 2022)



Fare Sinodo nella vita e nella missione della Chiesa: diaconi ministri di sinodalità
Ad immagine di Cristo, il vero potere è il servizio. … i diaconi hanno un ruolo cruciale da svolgere nell'accompagnare l'intero Popolo di Dio sul cammino della sinodalità.
(Vademecum – 2.3 Attitudini per partecipare al processo sinodale)


ARTICOLI
La categoria della diaconia. Chiave trasversale di approccio alla sinodalità (Enzo Petrolino)
Il discernimento come popolo del risorto. Annotazioni sulla Sinodalità (Vincenzo Di Pilato)
Per una pedagogia della sinodalità (Johnny Dotti)
Vivere in maniera evangelica l'amministrazione dei beni (Vanna Ceretta)
Il cammino sinodale. I passi della comunità cristiana in un cambiamento d'epoca (Carlo Tartari)
Il diaconato rifiorirà (Giuseppe Colona)
Diaconi a Venezia da 35 anni (Gino Cintolo)
IL silenzio parlante di Dio (Lilia Luca)
L'eserciizo del ministero nelle "cose ultime" (Claudio Moneta)
La sinodalità nella vita e nella missione dela chiesa. Il kairós della sinodalità (Comissione teologica internazionale)
Sinodo: il caso serio della Chiesa (Papa Francesco)
Le tappe del cammino sinodale delle choese che sono in Italia
Il diacono, ministro della parola. Annuncio e testimonianza nella nostra società (Stefano Russo)


(Vai ai testi…)

venerdì 18 agosto 2023

La fede che ribalta gli schemi


20a domenica del Tempo ordinario (A)
Isaia 56,1.6-7 • Salmo 66 • Romani 11,13-15.29-32 • Matteo 15,21-28
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"La mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli" (cf. Is 56,7; I lettura). Il Signore è il Dio di tutti; il Figlio ha dato la vita per l'umanità intera. Questo dice il nostro credo, questa è la nostra fede. Ed è la verità, perché "Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti" (cf. Rm 11,32; II lettura).
Tuttavia il comportamento di Gesù, come ci viene descritto dal vangelo proposto per questa domenica (cf. Mt 15,21-28), sembra dire il contrario. Questo è il mistero racchiuso nell'incarnazione del Verbo di Dio! Noi ci saremmo aspettati, secondo i nostri schemi, che Gesù si comportasse benevolo verso tutti, anche verso chi non appartiene al suo popolo. E facciamo difficoltà a comprendere. Ma, d'altro canto, sappiamo bene che il Figlio di Dio ha assunto la nostra natura umana, è entrato nella storia, ed in particolare nella storia di un popolo con la sua cultura, le sue credenze religiose, i suoi usi. Gesù non si sottrae alla condizione umana, ma sperimenta nella sua carne il limite umano. E questo limite Lui stesso lo ha superato e ci ha indicato il modo per superarlo: amando.
L'episodio della donna cananea è esemplare. Il dolore di questa donna, l'insistenza della sua richiesta di aiuto per la "figlia molto tormentata dal demonio", la fede di questa donna che non frequenta il tempio e prega dei stranieri, commuove il cuore di Gesù. Non il fastidio che i discepoli provano nel vederla corrergli dietro gridando, ma la fede "grande" di questa madre. Questa fa rompere gli schemi allo stesso Gesù, nonostante avesse dichiarato apertamente di essere "mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele".
Il cammino umano del Figlio di Dio è il cammino stesso che la comunità dei credenti è chiamata a percorrere, sapendo scoprire nel dolore del prossimo la porta spalancata per andare oltre i nostri schemi. Schemi consolidati di persone che pretendono di possedere la verità… Questo cammino di "con-passione", di accoglienza del dolore altrui, ci fa fare l'esperienza di quella fraternità universale a cui siamo chiamati e per la quale Gesù ha dato la vita, affinché "tutti siano una cosa sola".

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Donna, grande è la tua fede! (Mt 15,28)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Donna, grande è la tua fede! (Mt 15,20) - (16/08/2020)
(vai al testo)
 Pietà di me,Signore, figlio di Davide (Mt 15,22) - (20/08/2017)
(vai al testo)
 Donna, grande è la tua fede! (Mt 15,20) - (17/08/2014)
(vai al testo)
 Donna, grande è la tua fede! (Mt 15,28) - (16/08/2008)
(vai al post "Fidarsi e affidarsi a Dio")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Un dono senza barriere (14/08/2020)
  La grande fede della donna cananea che "cambia" Gesù (18/08/2017)
  L'appartenenza a Cristo si fonda unicamente sulla fede (16/08/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8-9.2020)
  di Cettina Militello (VP 7.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 7.2014)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Il grido della cananea, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, luglio 2011)

lunedì 14 agosto 2023

In Maria il nostro futuro


Assunzione della B.V. Maria
Apocalisse 11,19;12,1-6.10 • Sal 44 • 1Corinzi 15,20-26 • Luca 1,39-56
(Visualizza i brani delle Letture - Messa del Giorno)
(Vedi anche i brani delle Letture della Messa vespertina nella vigilia)

Appunti per l'omelia

"Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle" (Ap 12,1; I lettura).
"Maria è assunta in cielo; esultano le schiere degli angeli" (Canto al Vangelo).
Maria ci precede, indicando il nostro futuro, l'adempimento della promessa, il frutto della redenzione, dove la morte è distrutta; e Cristo risorto dai morti diviene primizia di quelli che sono morti, ricevendo in Lui la vita (cf. 1Cor 15,20-24; II lettura).
Maria, la Donna, è figura della Chiesa, dell'umanità tutta che trova in Lei la sua piena realizzazione perché il Figlio di Dio, "svuotandosi" del suo privilegio divino ha preso carne umana nel seno di Maria. E come la carne del Figlio brilla nella risurrezione, così la carne della Madre ha la sua dimora accanto al Figlio. Ma questa carne è la nostra carne. E il nostro destino è lì, in Lei, la Donna, umanità redenta.
Il Signore, infatti, guardando all'umiltà della sua serva ha fatto per lei cose grandi. L'umanità in cammino realizza il suo destino credendo nell'adempimento del progetto divino: la beatitudine per coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano (cf. Lc 11,28; vangelo della vigilia).
La misericordia di Dio, infatti, porta a compimento nella storia, nei tempi di Dio, il rovesciamento delle logiche umane dove i superbi e i potenti vengono sbalzati dai loro piedestalli e i ricchi rimandati a mani vuote, mentre gli umili e i poveri saranno accolti nel regno del Padre (cf. Lc 1,39-56; vangelo).
L'umanità purificata troverà il suo posto dove l'ha preceduta Maria, la Donna vestita di sole: in Lei noi tutti siamo rappresentati, in Lei tutti realizzati, nell'unità dell'unico Corpo di Cristo, nato dalla Vergine Maria.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
L'anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano (Lc 11,28) (15/08/2021)
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 L'anima mia magnifica il Signore(Lc 1,46) (15/08/2020)
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 L'anima mia magnifica il Signore(Lc 1,46) (15/08/2019)
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 Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente(Lc 1,49) (15/08/2018)
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 L'anima mia magnifica il Signore(Lc 1,46) (15/08/2017)
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 Beata colei che ha creduto (Lc 1,45) (15/08/2015)
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 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49) (15/08/2014)
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 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49) (15/08/2013)
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 L'anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46) (15/08/2012)
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 Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! (Lc 1,42) - (14/08/2008)
(vai al post "Sintesi dell'umanità")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
 Maria, fiore dell'umanità (13/08/2022)
 La consolante certezza del nostro destino (13/08/2021)
 La nemica della finta umiltà (13/08/2020)
 Abbiamo un Padre che ci aspetta con amore (13/08/2019)
 Saper "vedere" le meraviglie di Dio (14/08/2018)
 La vittoria definitiva sul "drago" delle nostre paure di morte (14/08/2017)
 In Maria splende il nostro luminoso destino (13/08/2016)
 Come Maria… (13/08/2015)
 La "cose grandi" compiute da Dio (14/08/2014)
 Gioia e gratitudine immensa (14/08/2013)
 La meraviglia del Cielo (14/08/2012)

Vedi anche i post:
 La festa del nostro corpo (15/08/2019)
 Maria Assunta, sintesi dell'umanità realizzata (15/08/2011)
 Il nostro luminoso destino (15/08/2010)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di Antonio Savone (VP 8.2022)
  di Antonio Savone (VP 8.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8-9.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
  di Cettina Militello (VP 6.2017)
  di Luigi Vari (VP 7.2016)
  di Luigi Vari (VP 7.2015)
  di Gianni Cavagnoli (VP 7.2014)
  di Marinella Perroni (VP 6.2013)
  di Marinella Perroni (VP 7.2012)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Claudio Arletti (VP 7.2010)
  di Claudio Arletti (VP 7.2009)
  di Enzo Bianchi (Vol. Anno A)
  di Enzo Bianchi (Vol. Anno B)
  di Enzo Bianchi (Vol. Anno C)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

Immagine: Dipinto sull'Assunzione di Maria in Cielo, da "vaticannews.va"

venerdì 11 agosto 2023

Gesù ci tende sempre la mano e ci afferra


19a domenica del Tempo ordinario (A)
1Re 19,9a.11-13a • Salmo 84 • Romani 9,1-5 • Matteo 14,22-33
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Dopo aver sfamato la folla che lo seguiva e guarito i malati, provando per loro grande compassione (cf. Mt 14,14seg.), Gesù "costringe i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla" (Mt 14,22).
Gesù alla fine vuole rimanere solo, in disparte, a pregare sul monte (cf. Mt 14,23). Non ha fretta di raggiungere i suoi, che lui stesso ha "costretto" a partire.
Non è un caso che Gesù si comporti così. Sa bene cosa sta dietro a questi avvenimenti, chi sono i suoi, quelli che lui ha scelto, di che pasta sono fatti. Per poter crescere nella fede occorre passare attraverso molte prove.
Le onde agitate e il vento contrario non sono tanto momenti straordinari per pescatori provetti come sono i suoi che si è scelto. È piuttosto la descrizione di uno scenario che rispecchia la situazione umana dei discepoli di allora , e di noi oggi, dove le avversità della vita ci mettono alla prova.
Quando non comprendiamo certe situazioni, anche per noi viene spontaneo gridare ai fantasmi, pur sapendo che i fantasmi non esistono.
Una cosa è certa: in questi momenti il Signore è lì, ci rinfranca e ci infonde coraggio. Se l'impulso a seguire Gesù, pur nelle situazioni umanamente impossibili, come camminare sulle acque, ci spinge a cose inaudite, ben presto facciamo l'esperienza che da soli non andiamo molto lontano. Allora, come a Pietro, verso Gesù si leva il nostro grido: "Signore, salvaci!". Non possiamo dubitare, nonostante la nostra poca fede. La certezza è che Gesù ci tende sempre la mano e ci afferra. Perché allora dubitare?
Se Gesù è presente nella barca della nostra vita, "il vento cessa e si fa grande bonaccia". Fidarsi totalmente di Lui è professare con cuore sincero la nostra fede che Lui è veramente il Figlio di Dio (cf. Mt 14,33). È Dio in mezzo a noi, nella nostra vita di ogni giorno, con i suoi alti e bassi, con i suoi momenti felici e bui. È Lui con noi, sempre!

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Davvero tu sei Figlio di Dio! (Mt 14,33)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Coraggio, sono io, non abbiate paura! (Mt 14,27) - (09/08/2020)
(vai al testo)
 Coraggio, sono io, non abbiate paura! (Mt 14,27) - (13/08/2017)
(vai al testo)
 Uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Mt 14,31) - (10/08/2014)
(vai al testo)
 Uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Mt 14,31) - (07/08/2011)
(vai al testo)
 Coraggio, sono io, non abbiate paura (Mt 14,27) - (08/08/2008)
(vai al post "La certezza della Parola")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Nel tumulto la sua presenza (07/08/2020)
  Verso il Signore sulla bellezza di una fede nuda,camminando sulla strada polverosa del buon samaritano (11/08/2017)
  Nella "tempesta" la presenza rassicurante di Gesù (08/08/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2020)
  di Cettina Militello (VP 6.2017)
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(Immagine: Gesù cammina sul mare, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, 2012)

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