Home

           Chi sono

           Per Oggi (vai al commento)
          

           Parola che si fa vita

           Omelie

           Sito personale di testi
           e documenti


           Etichette Argomenti

           Archivio del Blog



Questo Blog è la nuova versione di
essere sempre famiglia
(clicca qui per entrare)


Archivio blog

venerdì 26 febbraio 2021

Accogliere la Parola è farsi servi


2a domenica di Quaresima (B)
Genesi 22, 1-2.9a.1 0-13.15-18 • Salmo 115 • Romani 8,31b-34 • Marco 9,2-10
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia


"Questi è il Figio mio, l'amato: ascoltatelo!" (Mc 9,7). Il Padre per la seconda volta e ultima (la prima al battesimo nel Giordano), fa udire la sua voce nei riguardi del Figlio amato. Ed è l'invito, la sua volontà, ad accogliere la Parola, quella Parola che è da sempre nel seno del Padre; anzi, la Parola stessa del Padre partecipata a noi nel Figlio (cf. Gv 1,18).
Accogliere con tutto il nostro essere il Figlio, compimento della Legge e dei Profeti (cf. Mc 9,4), è avere in noi gli stessi suoi sentimenti, il suo modo di essere e di sentire; di Lui che "svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce" (cf. Fil 2, 5-8).

Gesù sta preparando i suoi discepoli all'esperienza tragica della croce: uno scandalo, una cosa inaccettabile per il suo essere Messia. Ad alcuni però, a Pietro, Giacomo e Giavanni che Gesù conduce su un alto monte, in disparte, per alleviare il loro smarrimento, si manifesta trasfigurato: anticipo della sua gloria dopo la risurrezione dai morti (cf. Mc 8,2-9).
La vita non finisce con la morte. La risurrezione invece è la misura della nostra esistenza: la Vita vera, piena, perfetta, cioè "eterna". Vita che ci viene donata dal Figlio, con l'offerta della sua stessa vita: segno dell'amore del Padre che per primo ci ha amato offrendo il proprio Figlio per amore della sua creatura (cf. 1Gv 4,9-10).
Amore, che chiede anche a noi di posporre tutto, persino la propria vita, per essere partecipi della Vita della Trinità. Come è stato per Abramo, che sacrifica il proprio figlio, segno dell'amore del Padre che offre il Figlio unigenito, promessa di ogni benedizione per una generazione nuova di persone rigenerate, di una umanità redenta, "più numerosa delle stelle del cielo e della sabbia che è sul lido del mare", in cui "tutte le nazioni della terra" saranno fatte partecipi (cf. Gen 22,17-18; II lettura).
Ma questo "perdere", questa "offerta" di sé, non è di immadiata accettazione. Pensare al Maestro come a un fallito non è accettabile… Tuttavia, sapere che "dopo" ci sarà la Vita, ci dà la forza per superare la prova, anche se non ne comnprendiamo appieno il significato, come è stato per i tre discepoli che si chiedevano "che cosa volesse dire risorgere dai morti" (Mc 9,10).
La fede in Colui che ci ha chiamati è più forte di ogni oscurità. Anzi, è la certezza che Paolo testimonia: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?". È la fede in quel Gesù che "è morto, anzi è risorto e sta alla destra di Dio e intercede per noi!" (Rm 8,31-34; II lettura), confortati dalla speranza che "seguendo in tutto le sue orme, siamo con lui trasfigurati nello splendore della luce del Padre" (cf. Colletta II).

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Questi è il figlio mio, l'amato: ascoltatelo (Mc 9,7)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Questi è il figlio mio, l'amato: ascoltatelo (Mc 9,7) - (25/02/2018)
(vai al testo…)
 Rabbì, è bello per noi essere qui (Mc 9,5) - (01/03/2015)
(vai al testo…)
 Fu trasfigurato davanti a loro (Mc 9,2) - (04/03/2012)
( vai al testo…)
 Dio ha dato il proprio Figlio per noi tutti (Rm 8,32) - (08/03/2009)
(vai al post "Dalla morte, la vita")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  L'amore di Dio nel dono del Figlio (23/02/2018)
  Nell'ascolto ci si scopre "figli" e "fratelli" (28/02/2015)
  Il dolore trasformato in amore (02/03/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 2.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2018)
  di Luigi Vari (VP 2.2015)
  di Marinella Perroni (VP 2.2012)
  di Claudio Arletti (VP 2.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Trasfigurazione, Icona del XII sec., Santa Caterina nel Sinai)

martedì 23 febbraio 2021

«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…» [1]


«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…» è il titolo del Messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2021.
Mi ripropongo una lettura meditativa di questo Messaggio…

Salire a Gerusalemme, cioè verso il Calvario, è l'itinerario che Gesù ha percorso e che ogni suo discepolo è chiamato a percorrere.
Il Figlio di Dio, che non ritenne un privilegio il suo essere come Dio, ma "svuotò" se stesso assumendo la condizione di servo, "si umiliò facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce" (cf. Fil 2, 6-8). Sulle orme del Maestro anche noi vogliamo percorrere questo cammino, sapendo chiaramente che questo itinerario termine il Golgota, bensì il grande giorno della Risurrezione. "L'intero cammino cristiano", infatti, (e non solo quello quaresimale), "sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo".
È un cammino che necessita di una conversione continua, le cui "condizioni e l'espressione" si riassumono nel "digiuno", nella "preghiera e nell' "elemosina".
"Condizioni", le definisce il papa, che esprimono il moto interiore di adesione alla sequela di Cristo; ed "espressione" in comportamenti concreti che coinvolgono il nostro vissuto quotidiano.
Il digiuno, quale "via della povertà e della privazione".
L'elemosina, espressione dello "sguardo" e del "gesti d'amore per l'uomo ferito".
La preghiera, che ci introduce nel "dialogo filiale col Padre".
È un cammino che ci permette di "incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa".
È un cammino dove poter "rinnovare la nostra fede, attingendo l'acqua viva della speranza, ricevendo a cuore aperto l'amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo".

venerdì 19 febbraio 2021

Accogliere ora il Dio che è vicino


1a domenica di Quaresima (B)
Genesi 9,8-15 • Salmo 24 • 1 Pietro 3,18-22 • Marco 1,12-15
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni, Gesù viene "sospinto", anzi meglio "gettato fuori", dallo Spirito nel deserto (cf. Mc 1,12), dallo stesso Spirito che operò la sua incarnazione nel seno della Vergine e che discese su di lui dopo il battesimo. È l'azione dello Spirito Santo che interagisce nella missione del Figlio di Dio.
Gesù viene "gettato fuori", lontano dalla gente che gremiva il Giordano, nel deserto, luogo di solitudine e di prova, prima di iniziare la sua missione pubblica.
Lo scarno racconto di Marco (cf. Mc 1,12-13) ci fa intendere che l'esperienza di Gesù, tentato per quaranta giorni da Satana, rappresenta lo scenario della nostra esistenza, quella condizione di creatura che Gesù ha assunto in maniera totale. "Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano": quaranta giorni - tempo simbolico della prova della vita - di tentazioni, tra difficoltà reali e comunione col Padre, terra e paradiso.
Gesù si è preparato, prima per trent'anni nel silenzio di Nazaret, ora per quaranta giorni nel silenzio del deserto, per iniziare a proclamare a tutti, dopo l'arresto del Battista, la buona notizia dell'amore di Dio: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo" (cf. Mc 1,14-15). Il tempo è compiuto, ora è il momento favorevole per accogliere la novità di Dio, che "nella sua magnanimità", come ai tempi di Noè, "salva anche noi", non tanto dalla "sporcizia del corpo", ma per una salvezza che ci è stata donata dalla risurrezione di Gesù (cf. 1Pt 3,21; II lettura).
Dio, infatti, ha stabilito con i superstiti del diluvio e con la loro discendenza, con ogni essere vivente e con tutto il creato un'alleanza che non verrà mai meno (cf. Gen 9,8-15; I lettura).
Gesù porta a compimento quest'opera di salvezza, salvezza pagata col proprio sangue. Per questo, Dio non è più lontano e non si mostra più minaccioso; anzi, "è vicino", è in mezzo a noi.
L'invito alla conversione che Gesù ci rivolge è un invito a guardare avanti, a non voltarsi indietro, a credere che la misericordia è il vero nome di Dio, in Gesù vangelo del Padre.
Infatti, "buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via" (Sal resp. 24,8-9).

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Convertitevi e credete nel Vangelo (Mc 1,15)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto (Mc 1,12) - (18/02/2018)
(vai al testo…)
 Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto (Mc 1,12) - (22/02/2015)
(vai al testo…)
 Convertitevi e credete nel Vangelo (Mc 1,15) - (26/02/2012)
( vai al testo…)
 Nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana (Mc 1,13) - (01/03/2009)
(vai al post "Condotti dallo Spirito nel deserto")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La docilità di Gesù all'azione dello Spirito (16/02/2018)
  Convertirsi, guardare nella direzione del Vangelo (20/02/2015)
  Credere nel Vangelo, la novità di Dio! (24/02/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 2.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2018)
  di Luigi Vari (VP 2.2015)
  di Marinella Perroni (VP 2.2012)
  di Claudio Arletti (VP 2.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Gesù nel deserto, tentato da satana e servito dagli angeli, Bernadette Lopez, 2018)

mercoledì 17 febbraio 2021

Quaresima: tempo per rinnovare Fede Speranza e Carità


Mercoledì delle Ceneri

È l'inizio del cammino di preparazione alla Pasqua, che «ci conduce verso le celebrazioni pasquali» - come ci ricorda papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima di quest'anno -, dove «ricordiamo Colui che "umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce" (Fil 2,8). In questo tempo di conversione rinnoviamo – continua il papa - la nostra fede, attingiamo l' "acqua viva" della speranza e riceviamo a cuore aperto l'amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo:
- La fede ci chiama ad accogliere la Verità e a diventarne testimoni, davanti a Dio e davanti a tutti i nostri fratelli e sorelle.
- La speranza come "acqua viva" che ci consente di continuare il nostro cammino.
- La carità, vissuta sulle orme di Cristo, nell'attenzione e nella compassione verso ciascuno, è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza».

All'inizio di questo cammino quaresimale cerco di mettere a fuoco queste tre virtù teologali prendendo lo spunto da alcuni pensieri di Thomas Merton, dal suo libro Nessun uomo è un'isola.
"Per fede conosciamo Dio senza vederlo; per speranza Lo possediamo senza sentirne la presenza". Tuttavia, "senza la speranza la nostra fede ci dà soltanto una conoscenza superficiale di Dio. Senza amore e senza speranza la fede si limita a conoscere Dio come uno straniero".
La speranza "ci insegna a rinnegare noi stessi e a lasciare il mondo non perché noi stessi o il mondo si sia il male, ma perché, se una speranza soprannaturale non ci solleva al di sopra delle cose temporali, siamo nella assoluta impossibilità di fare buon uso della vera bontà che è nel mondo ed in noi. Nella speranza invece possediamo noi stessi e tutte le cose, perché le abbiamo non come sono in se stesse, ma come sono in Cristo".
"La fede che mi dice che Dio vuole tutti gli uomini salvi deve essere completata dalla speranza che Dio mi voglia salvo e dall'amore che risponde al Suo desiderio e pone a questa mia speranza il suggello della convinzione".
La fede mi dona la conoscenza di Dio, "ma non raggiungerò quel contatto che ne dà conoscenza e quindi rivela (nel Cristo) il Padre, fino a che la mia fede non sarà completata dalla speranza e dalla carità: la speranza che afferra il Suo amore per me, la carità che paga il tributo di amore che gli devo".

-------------
Vedi anche i post Mercoledì delle Ceneri a suo tempo pubblicati:
  Vivere nel Cuore del Padre (26/02/2020)
  Quaresima: concreti atti di carità (06/03/2019)
  Ora il momento favorevole! (14/02/2018)
  In cammino verso la Pasqua (18/02/2015)
  Abbiamo bisogno di Dio (05/03/2014)
  Passare dalla morte alla vita (13/02/2013)
  Le nostre ceneri (22/02/2012)

(Immagine: Icona sante martiri Fede, Speranza, Carità e della loro madre Sofia)

venerdì 12 febbraio 2021

Credere nel Dio della compassione


6a domenica del Tempo Ordinario (B)
Levìtico 13,1-2.45-46 • Salmo 31 • 1 Corinzi 10,31-11,1 • Marco 1,40-45
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"È impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento" (Lv 13,46; I lettura). Questa la condizione di chi ha contratto la lebbra: è un escluso, socialmente e religiosamente. Una condizione che attesta non solo una malattia, ma anche la lontananza da Dio.
Leggiamo nel vangelo di questa domenica (cf. Mc 1,40-45) che un uomo colpito dalla lebbra va incontro a Gesù dicendogli, "supplicandolo in ginocchio": "Se vuoi, puoi purificarmi". È l'incontro di due persone. Ambedue trasgrediscono la legge: il lebbroso che si avvicina a Gesù uscendo dall'isolamento in cui la sua condizione lo relegava; Gesù che, preso da compassione "tende la mano, lo tocca" e, andando oltre la legge contraendo la stessa impurità, manifesta la sua volontà: "Lo voglio, sii purificato" (cf. Mc 1,41-42). Una volontà che manifesta la "compassione" di Dio per l'umanità malata. "Per questo - dirà Gesù - sono venuto: sono i malati che hanno bisogno del medico, non i sani. Imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio, non sacrificio" (cf. Mt 9,12-13).
È il Padre che in Gesù, "l'uomo dei dolori che ben conosce il patire" (cf. Is 53,3) e che è "in grado di comprendere le nostre infermità" (cf. Eb 4,15), si fa carico dell'umanità ferita. È il Dio della misericordia, che toglie all'uomo ogni colpa e copre ogni peccato (cf. Sal resp. 31). Un Dio così, che Gesù, "che è nel seno del Padre" (cf. Gv 1,18), è venuto a farci conoscere, non è di immediata percezione. Gesù non vuole che si parli di lui perché è un semplice guaritore o perché è in grado di sfamare le folle. Ci vuole tempo, assimilazione paziente del modo di essere di Dio. Gesù non vuole che se ne parli prima del tempo. Non è possibile cedere alla tentazione del sensazionale e accorrere a lui, e poi scandalizzarsi e fuggire di fronte alla manifestazione suprema dell'amore del Padre nella morte ignominiosa del Figlio.
Il Dio di Gesù è amore, è misericordia, accoglienza, volontà di riscatto. La conseguenza nel nostro comportamento di credenti in questo Dio deve essere coerente. Non possiamo, infatti, lasciarci condizionare dalle nostre usanze o credenze per creare rivalità e divisioni. Dobbiamo piuttosto accoglierci reciprocamente "per la gloria di Dio", senza essere motivo di scandalo per nessuno, desiderando di vivere imitando il Signore Gesù (cf. 1Cor 10,31-11,1; II lettura).

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lo voglio, sii purificato (Mc 1,41)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Gesù lo toccò... e subito la lebbra scomparve da lui (Mc 1,41.42) - (11/02/2018)
(vai al testo…)
 Lo voglio, sii purificato! (Mc 1,41) - (15/02/2015)
(vai al testo…)
 Se vuoi, puoi purificarmi! (Mc 1,40) - (12/02/2012)
( vai al testo…)
 Se vuoi, puoi purificarmi! (Mc 1,40) - (15/02/2009)
(vai al post "Aver compassione")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Gesù diventa "lebbroso", piagato per noi! (09/02/2018)
  Una parola "antica" capace di incantare (14/02/2015)
  La compassione di Dio (10/02/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 2.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2018)
  di Luigi Vari (VP 2.2015)
  di Marinella Perroni (VP 2.2012)
  di Claudio Arletti (VP 1.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: La guarigione del lebbroso, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, febbraio 2018)

venerdì 5 febbraio 2021

Resi liberi per un servizio pieno


5a domenica del Tempo Ordinario (B)
Giobbe 7,1-4.6-7 • Salmo 143 • 1 Corinzi 9,16-19.22-23 • Marco 1,29-39
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!»" (Mc 1,36-37). Quasi indignati dell'assenza del Maestro, tutti sono alla ricerca di Gesù. Purtroppo lo cercano per interesse, come è successo dopo la moltiplicazione dei pani (cf. Gv 6,1-15). E Gesù si defila… È in preghiera, di buon mattino, in colloquio filiale col Padre; e dopo che l'hanno trovato decide di andarsene altrove, per predicare nei villaggi vicini. La sua missione, infatti, è questa: far conoscere il Padre e non certo cedere alla tentazione del successo.
È una giornata impegnativa, quella di Cafarnao. La gente, dopo l'incontro della mattina nella sinagoga e la guarigione dll'indemoniato, si accalca il pomeriggio davanti alla casa di Simone e Andrea.
La gente cerca Gesù perché vuole essere guarita. Il peso della sofferenza non è leggero e non sempre si riesce a portare. L'esperienza di Giobbe è anche la nostra: ognuno "compie un duro servizio sulla terra", e "i giorni scorrono più veloci di una spola"; la vita è "un soffio", con "mesi di illusione e notti di affanno" (cf. Gb 7,1-4.6-7; I lettura). Tuttavia, rivolgersi a Gesù non è solo per chiedere qualcosa per sé, ma per rendere grazie a Dio, che in Gesù "risana i cuori affranti e fascia le nostre ferite" (cf. Sal resp. 146). Lui ci rende liberi alla vita. Non sempre siamo esauditi nelle nostre richieste come quel pomeriggio a Cafarnao: "gli portarono tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti…" (cf Mc 1,32-34). Tutti erano lì, ma ne guarì molti; non tutti! Tuttavia possiamo dire che tutti hanno incontrato Gesù!
C'è una sorta di compartecipazione fra tutti nel pensare agli altri: gente che porta i malati a Gesù, i discepoli che "subito" gli parlano della suocera di Simone "a letto con la febbre". Essere toccati da Gesù, essere presi per mano da Lui e rialzati a vita nuova, significa diventare persone nuove, pronte a mettersi al servizio degli altri (cf. Mc 1,29-31). È il nuovo stile di vita del discepolo: il servizio, sull'esempio del "Figlio dell'uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).
C'è un modo semplice per amare il nostro prossimo: "farsi uno" con lui, prendere su di noi le sue sofferenze, partecipare alle sue gioie. Ce lo indica san Paolo: "Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti… Mi sono fatto debole per i deboli… mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" (cf. 1Cor 9,19-22; II lettura).
Evangelizzare non è soltanto parlare, annunciare, ma condividere, farsi prossimo dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, perché chi accoglie Gesù e sperimenta la sua presenza liberante, si trasforma in testimone di questa splendida esperienza di vita.

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lo trovarono e gli dissero "Tutti ti cercano!" (Mc 1,37)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Guarì molti affetti da varie malattie (Mc 1,34) - (04/02/2018)
(vai al testo…)
 Guarì molti affetti da varie malattie (Mc 1,34) - (08/02/2015)
(vai al testo…)
 Guarì molti e scacciò molti demoni (Mc 1,34) - (05/02/2012)
( vai al testo…)
 Risanami, Signore, Dio della vita! (Sal 146) - (08/02/2009)
(vai al post "La salute…")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  In Gesù Dio si piega sulle nostre miserie per sanarle (02/02/2018)
  Il dono più grande: il Vangelo (07/01/2015)
  Manifestazione "umana" dell'amore divino (03/02/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 2.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2018)
  di Luigi Vari (VP 2.2015)
  di Marinella Perroni (VP 1.2012)
  di Claudio Arletti (VP 1.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Gli portavano tutti i malati, Bernadette Lopez, 2018)

lunedì 1 febbraio 2021

Vivere secondo il cuore di Dio


Parola di Vita - Febbraio 2021
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36).

L'evangelista Luca ama sottolineare la grandezza dell'amore di Dio attraverso una qualità, che certamente gli sembra descriverla al massimo: la misericordia.
Essa è, nelle Sacre Scritture, la sfumatura materna, potremmo dire, dell'amore di Dio, quella con cui Egli si prende cura delle sue creature, le solleva, le consola, le accoglie senza stancarsi mai. Per bocca del profeta Isaia, il Signore promette al suo popolo: "Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati" [1].
È un attributo riconosciuto e proclamato anche dalla tradizione islamica: fra i 99 Bei Nomi di Dio, quelli che ritornano più frequentemente sulle labbra del fedele musulmano sono il Misericordioso ed il Clemente.
Questa pagina del vangelo ci presenta Gesù che, di fronte ad una moltitudine di persone provenienti da città e regioni anche lontane, fa a tutti una proposta audace, sconcertante: imitare Dio, il Padre, proprio nell'amore di misericordia.
Una meta che a noi sembra quasi impensabile, irraggiungibile!

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso».

Nella prospettiva del Vangelo, per imitare il Padre dobbiamo innanzitutto metterci ogni giorno dietro a Gesù e imparare da lui ad amare per primi, così come Dio stesso fa incessantemente con noi.
È l'esperienza spirituale descritta dal teologo luterano Bonhoeffer (1906-1945): «Ogni giorno la comunità cristiana canta: "Ho ricevuto misericordia". Ho avuto questo dono anche quando ho chiuso il mio cuore a Dio; […] quando mi sono smarrito e non ho trovato la via del ritorno. Allora è stata la parola del Signore a venirmi incontro. Allora ho capito: egli mi ama. Gesù mi ha trovato: mi è stato vicino, soltanto Lui. Mi ha dato conforto, ha perdonato tutti i miei errori e non mi ha incolpato del male. Quando ero suo nemico e non rispettavo i suoi comandamenti, mi ha trattato come un amico. […] Fatico a comprendere perché il Signore mi ami così, perché io gli sia così caro. Non posso capire come egli sia riuscito e abbia voluto vincere il mio cuore con il suo amore, posso soltanto dire: "Ho ricevuto misericordia"» [2].

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso».

Questa Parola del Vangelo ci invita ad una vera rivoluzione nella nostra vita: ogni volta che ci troviamo di fronte ad una possibile offesa possiamo non seguire la via del rifiuto, del giudizio inappellabile e della vendetta, ma piuttosto quella del perdono, della misericordia.
Si tratta non tanto di eseguire un dovere gravoso, quanto piuttosto di accogliere da Gesù la possibilità di passare dalla morte dell'egoismo alla vita vera della comunione. Scopriremo con gioia di aver ricevuto lo stesso DNA del Padre, che non condanna nessuno definitivamente, ma dà a tutti una seconda possibilità, aprendo orizzonti di speranza.
Questa scelta di campo ci permetterà anche di preparare il terreno a rapporti fraterni, da cui può nascere e crescere una comunità umana finalmente orientata alla convivenza pacifica e costruttiva.

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso».

Così suggeriva Chiara Lubich, meditando sulla frase del vangelo di Matteo [3], che proclama la beatitudine di chi pratica la misericordia: «Il tema della misericordia e del perdono pervade tutto il Vangelo. […] E la misericordia è appunto l'ultima espressione dell'amore, della carità, quella che la compie, che la rende cioè perfetta. […] Cerchiamo dunque di vivere in ogni nostro rapporto quest'amore agli altri in forma di misericordia! La misericordia è un amore che sa accogliere ogni prossimo, specie il più povero e bisognoso. Un amore che non misura, abbondante, universale, concreto. Un amore che tende a suscitare la reciprocità, che è il fine ultimo della misericordia, senza la quale ci sarebbe solo giustizia, che serve a creare eguaglianza ma non fraternità. […] Anche se sembra difficile e ardito, chiediamoci, di fronte ad ogni prossimo: come si comporterebbe sua madre con lui? È un pensiero che ci aiuterà a capire e a vivere secondo il cuore di Dio» [4].

Letizia Magri

----------
[1] Cf. Is 66,13.
[2] Dietrich Bonhoefer, 23 gennaio 1938, in La fragilità del male, raccolta di scritti inediti, Piemme, 2015.
[3] Cf. Mt 5,7.
[4] C. Lubich, Parola di Vita novembre 2000, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 633-634.


Fonte: https://www.focolaritalia.it/
Immagine: Photo di Rémi Walle


Visitati di recente