Home

           Chi sono

           Per Oggi (vai al commento)
          

           Parola che si fa vita

           Omelie

           Sito personale di testi
           e documenti


           Etichette Argomenti

           Archivio del Blog



Questo Blog è la nuova versione di
essere sempre famiglia
(clicca qui per entrare)


Archivio blog

venerdì 29 aprile 2022

Il Risorto nella nostra vita


3a domenica di Pasqua (C)
Atti 5,27b-32.40b-41 • Salmo 29 • Apocalisse 5,11-14 • Giovanni 21,1-19
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Dopo la risurrezione di Gesù, gli apostoli se ne tornano in Galilea, dove li avrebbe preceduti il Signore risorto (cf. Mt 28,7), là dove tutto era cominciato. In Galilea il Signore si fa presente nel luogo di ogni giorno, nella quotidianità della vita. "Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti" (Gv 21,14). Un numero, il tre, che indica la pienezza, quasi ad indicare che è così che il Risorto mi manifesta anche oggi alla sua comunità, nella realtà quotidiana dell'esistenza.
"Io vado a pescare", dice Pietro. E gli altri che lo seguono (cf. Gv 21,3). Sono in sette, numero simbolico di una comunità completa, che si ritrova ad affrontare la vita senza il Maestro. Ma come è possibile ritornare alla vita ordinaria? Avevano ricevuto il mandato di andare ad annunciare a tutti la novità che il Signore è risorto e che sarebbe stato con noi sempre. La fede nella risurrezione, anche per i cristiano di oggi, è una illusione religiosa? Le nostre comunità fanno esperienza del Signore risorto presente ed operante in mezzo a noi?
Gesù si presenta anche oggi, come in riva al lago di Tiberiade, e non sempre riusciamo a cogliere immediatamente la sua presenza. Non si presenta a noi con segni straordinari, ma con la semplice e familiare richiesta concreta di qualcosa da mangiare (cf. Gv 21,5).
Fidarsi del Signore significa gettare realmente la rete per la pesca, nonostante quella notte i discepoli non avessero preso nulla. Una rete piena di pesci, una rete che non si spezza; segno del mandato missionario rivolto a tutte le genti: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Gv 20,21).
"È il Signore!" (Gv 21,7). È Lui che spezza il pane per noi e con noi, quando facciamo memoria di Lui per poi tornare alla realtà della nostra vita quotidiana, sostenuti da quel pane che è Lui stesso e che ci fa fratelli. Solo nell'amore, infatti, possiamo fare esperienza del Risorto vivo in mezzo a noi. A Pietro Gesù chiede per tre volte se lo ama, se gli vuol bene (quasi a compensare il triplice rinnegamento), per potergli affidare la missione di pascere il suo gregge, in una sequela fino al dono della vita.
A ciascuno di noi viene offerta la possibilità di sperimentare il perdono per le nostre colpe e di aprirci alla vita avvenire nella fede sincera che il Signore risorto è sempre con noi.

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Simone, figlio di Giovanni mi ami più di costoro? (Gv 21,15)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 È il Signore! (Gv 21,7) - (05/05/2019)
(vai al testo)
 È il Signore! (Gv 21,7) - (10/04/2016)
(vai al testo)
 Simone, mi ami? (Gv 21,16) - (14/04/2013)
( vai al testo…)
 Signore, tu sai che ti voglio bene (Gv 21,17) - (16/04/2010)
(vai al post "Il primato dell'amore")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Una parola che "ricostruisce" (03/05/2019)
  Mi vuoi bene? (08/04/2016)
  L'amore al di sopra di tutto! (12/04/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 5.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 5.2019)
  di Luigi Vari (VP 3.2016)
  di Marinella Perroni (VP 3.2013)
  di Claudio Arletti (VP 3.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce, di Bernadette Lopez, 2014)

domenica 24 aprile 2022

L'attesa condivisa del Risorto


Un sepolcro vuoto, una luce che illumina il mondo e, sulla cui scia, è possibile costruire ponti di vera unità. Heike Vesper, Enno Dijkema e Mervat Kelli, focolarini di diverse Chiese cristiane, ci raccontano la Pasqua.

"La Pasqua è il centro della fede cristiana, è il mistero della Salvezza. Senza la Pasqua non esiste il cristianesimo. Gesù si è incarnato per salvarci. Tutti i Cristiani credono nello stesso Gesù Cristo che è morto e risorto".
Con queste parole Mervat Kelli, focolarina ortodossa della Siria, ci mostra il terreno fecondo dove nulla finisce ma tutto ha inizio; lo spazio tangibile in cui è possibile ritrovarsi, condividere e lasciarsi avvolgere dalla luce della Risurrezione.

È questo il significato ecumenico della Pasqua, l'eredità che Cristo ci lascia, "un tempo per adorarLo - dice Enno Dijkema, focolarino cattolico dell'Olanda. Gesù continua - ci ama fino al suo abbandono al Padre, fino alla morte. Dà tutto! Posso tranquillamente affidare a Lui tutte le mie miserie, i miei limiti e i dolori di ognuno. Non c'è una misura di buio che non venga superato dalla luce del suo amore".

Per Heike Vesper, focolarina tedesca della Chiesa Luterana, nella Pasqua Gesù abbandonato "ha risanato il nostro rapporto con il Padre. Nel suo grido, nel suo 'perché?' – afferma - ritrovo tutti i miei 'perché' le mie angosce. E poi per ogni risurrezione, serve l'attesa, il tempo, lo stare di Maria sotto la croce senza saper cosa fare, il silenzio e il buio del Sabato Santo prima che giunga l'alba della domenica con il fuoco, la liturgia della luce e il rinnovamento del battesimo".

Un tempo di grande comunione anche con i fratelli che nasce proprio dal perdono, come racconta Mervat: "nella Chiesa Siro-Ortodossa alla quale appartengo, la Pasqua viene chiamata 'la grande festa'. La preparazione comincia già dall'inizio della Quaresima con la consacrazione dell'olio della riconciliazione. Ciascun fedele, a conclusione della liturgia, intinge un pezzo di cotone nell'olio consacrato e si dirige verso gli altri per chiedere uno ad uno il loro perdono, portare il suo e ricevere a sua volta il loro. Disegnando una crocetta sulla fronte e dicendo: 'ti perdono con tutto il cuore, che questo olio sia il segno del mio perdono. Ti chiedo di perdonarmi'".

Le varie tradizioni e le diverse forme di liturgia, rappresentano una ricchezza, e poterle vivere insieme come accade spesso nel Movimento dei Focolari, mette in luce, come dice Heike, "la grandezza di Dio Amore. Da tempo – continua - vivo in una comunità insieme a cattolici e sono proprio queste le liturgie che cerchiamo di vivere insieme se l'orario delle celebrazioni lo permette. Così, quasi ogni anno il Venerdì Santo andiamo insieme prima nella chiesa luterana e poi nella cattolica. La stessa cosa a Pasqua".

"Per me questa è la prima Pasqua in Italia - dice Enno - ma in Olanda ho potuto festeggiare alcune volte la funzione di Venerdì Santo con il mio compagno di focolare protestante. È stato molto bello".

Anche Mervat, che secondo il calendario giuliano quest'anno si prepara a vivere la Pasqua ortodossa il 24 aprile, da alcuni anni in Italia, ha la gioia di partecipare con le focolarine a tutte le funzioni della Chiesa Cattolica sentendo questa come una meravigliosa possibilità: "ancora abbiamo date diverse, ma abbiamo la stessa fede, la stessa speranza, lo stesso Amore del Dio Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Abbiamo tutti lo stesso comandamento: amatevi a vicenda come vi ho amato. È questa la chiave che ci apre la porta verso l'unità".

Maria Grazia Berretta

(Fonte: da " www.focolare.org")

venerdì 22 aprile 2022

Abbiamo visto il Signore!


2a domenica di Pasqua (C)
Atti 5,12-16 • Salmo 117 • Apocalisse 1,9-11a.12-13.17-19 • Giovanni 20,19-31
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

«Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20,29).
Al centro di questa "visita" del Signore risorto agli apostoli (rinchiusi in casa con le porte sbarrate "per timore dei Giudei"), col dono della pace e dello Spirito santo per il mandato di testimonianza della misericordia del Padre a nome e per conto di Gesù, sta la proclamazione della beatitudine della fede, di chi crede nel Signore risorto senza vederlo.
È beato, dice Gesù, chi crede e non vede. Tuttavia sperimenta la presenza del Risorto che dà senso alla vita propria e altrui, a tutta la storia, riscattata dall'esistenza inghiottita da tempo che più non torna e rimessa in vita dal tempo di Dio, il kairos della sua misericordia, e dal riscatto operato dalla risurrezione di Gesù.
Tommaso era assente quando apparve il Signore. E non crede ai suoi compagni che gli dicono: "Abbiamo visto il Signore!" (Gv 20,25), che a loro volta non avevano creduto a Maria di Magdala che aveva detto loto: "Ho visto il Signore" (Gv 20,18).
È curioso notare che queste persone, più che non credere al Signore risorto, non credono alla testimonianza di chi lo ha visto.
Se i cristiani sono quelli che amano il Signore senza averlo visto (cf. 1Pt 1,8), è pur vero che noi desideriamo il suo volto nella speranza di contemplarlo faccia a faccia nel "giorno del Signore". Tuttavia, in questa "assenza del volto" che nessuno può compiutamente riempire, il Signore ci ha lasciato tracce del suo volto, impronte di una presenza impresse ancora e sempre in un volto che, per essere percepito, richiede un itinerario e soprattutto degli occhi capaci di scorgere dietro un volto umano il suo Volto. «Chi accoglie voi accoglie me» (Mt 10,40) ha detto Gesù agli apostoli; e, in altra occasione: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Queste parole ci fanno comprendere che non si può amare Dio che non si vede, se non si ama il fratello che si vede (cf. 1Gv 4,20).
"Abbiamo visto il Signore!" è l'annuncio che i discepoli di Gesù dovrebbero dire ogni giorno, anche oggi, in questo nostro mondo dove si sperimenta l'indifferenza, l'odio, la guerra, e la pace è molto spesso assente dai nostri cuori.
Possiamo allora sperimentare, sempre, che il prossimo che incontriamo è come il tramite per poter sperimentare ed entrare nella beatitudine offerta da Gesù.

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Pace a voi! (Gv 20,19)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Mio Signore e mio Dio! (Gv 20,28) - (11/04/2021)
(vai al testo…)
 I discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20,20) - (19/04/2020)
(vai al testo…)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28) - (28/04/2019)
(vai al testo)
Otto giorni dopo venne Gesù (Gv 20,26) - (08/04/2018)
(vai al testo)
I discepoli gioirono al vedere il Signore (Gv 20,20) - (23/04/2017)
(vai al testo)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22) - (03/04/2016)
(vai al testo)
Abbiamo visto il Signore! ( Gv 20,25) - (12/04/2015)
(vai al testo)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28) - (27/04/2014)
(vai al testo)
Abbiamo visto il Signore (Gv 20,25) - (07/04/2013)
(vai al testo)
Beati quelli che hanno visto e hanno creduto (Gv 20,29) - (15/04/2012)
(vai al testo)
Tutti i credenti stavano insieme (At 2,44) - (01/05/2011)
(vai al testo)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28) - (09/04/2010)
(vai al post "Turbati dall'incredulità")
Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: "Pace a voi" (Gv 20,19) - (17/04/2009)
(vai al post "La nostra pace")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Da questo crederanno… (09/04/2021 - Anno B)
  Incontrare il Risorto (17/04/2020 - Anno A)
  Il "Primo" giorno della settimana (26/04/2019 - Anno C)
  La fede che vince il mondo (06/04/2018 - Anno B)
  Dalle piaghe aperte, non sangue ma luce e misericordia (21/04/2017 - Anno A)
  Tommaso, il nostro compagno di viaggio (01/04/2016 - Anno C)
  Quelle ferite, il punto più alto dell'amore (11/04/2015 - Anno B)
  Misericordia, secondo nome dell'amore (25/04/2014 - Anno A)
  La comunità vivificata dal Risorto (05/04/2013 - Anno C)
  La nostra vita con il Risorto (13/04/2012 - Anno B)

Commenti alla Parola:

Anno A:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2020)
  di Cettina Militello (VP 3.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 3.2014)
  di Marinella Perroni (VP 4.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

Anno B:
  di Antonio Savone (VP 4.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2018)
  di Luigi Vari (VP 3.2015)
  di Marinella Perroni (VP 3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 3.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

Anno C:
  di Antonio Savone (VP 4.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2019)
  di Luigi Vari (VP 3.2016)
  di Marinella Perroni (VP 3.2013)
  di Claudio Arletti (VP 3.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

martedì 19 aprile 2022

Il Risorto in noi e tra noi


Gesù è risorto! E ci ha lasciato la consegna di essere i testimoni della Sua presenza viva tra noi che trasforma la società. Un invito ad essere portatori dell'annuncio della Buona Novella negli ambienti nei quali viviamo.



Gesù ci ha assicurato che Egli sarà presente là dove due o più saranno uniti nel suo nome (cf. Mt 18,20).
Lasciar vivere, dunque, il Risorto in noi e in mezzo a noi: ecco il segreto, ecco la via concreta per realizzare il Regno di Dio; ecco il Regno di Dio in atto.
[…]
Una consegna che Gesù ha lasciato non soltanto ai suoi apostoli, ma a tutta la Chiesa ed a ciascuno di noi. Il compito della Chiesa sarà quello di testimoniare il Risorto; e questo non soltanto mediante l'annuncio che deve esser fatto dai suoi ministri, ma anche e soprattutto attraverso la vita di ciascuno di noi suoi membri.
Testimoniare il Risorto significa far vedere al mondo che Gesù è il Vivente; e questo sarà possibile se il mondo potrà vedere che Gesù vive in noi. Se vivremo la sua Parola, se sapremo rinnegare le tendenze dell'uomo vecchio (cf. Ef 4,22-24 e Col 3,9-10), soprattutto tenendo acceso in cuore l'amore verso il prossimo, se ci sforzeremo in modo speciale di conservare sempre l'amore scambievole fra di noi, allora il Risorto vivrà in noi, vivrà in mezzo a noi e irradierà intorno la sua luce e la sua grazia, trasformando gli ambienti con frutti incalcolabili.
E sarà lui, mediante il suo Spirito, a guidare i nostri passi e le nostre attività; sarà lui a disporre le circostanze ed a fornirci le occasioni per portare la sua vita alle persone bisognose di lui.
[…]
Senza sottovalutare i progetti che dobbiamo pur programmare ed i mezzi che il progresso tecnico ci offre per portare l'annuncio evangelico, dobbiamo fare soprattutto una cosa: essere suoi testimoni, lasciando vivere il Risorto in noi.

Chiara Lubich

(Fonte: Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 345/8 – da " www.focolare.org")

venerdì 15 aprile 2022

Dove la nostra credibilità?


Pasqua di Risurrezione
Atti 10,34a.37-43 • Sal 117 • Colossesi 3,1-4 [1Corinzi 5,6-8] • Giovanni 20,1-9
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: facciamo festa nel Signore" (cf. 1Cor 5,7-8; Canto al Vangelo). Infatti, "questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo" (Ant. Salmo resp. 117). È il giorno della vittoria sulla morte, il giorno della vittoria della Vita! Cristo è veramente risorto!
Era tutto un correre quella mattina, il primo giorno dopo il sabato. Le donne, i discepoli, Pietro con Giovanni…, dicono di aver visto il Maestro vivo, vedono il sepolcro vuoto, ma sono increduli…
Come si fa a credere che Gesù è risuscitato? Perché la gente, oggi, e i giovani in particolare dovrebbero credere che Gesù è risorto? E che noi siamo i discepoli di un Dio morto e risuscitato? Quale credibilità ha il nostro annuncio? Che cosa ci fa credere che quello ci è stato tramandato dai primi discepoli è ciò che veramente ha cambiato la loro e la nostra storia?
Perché credere all'annuncio delle donne che sono andate al sepolcro? Perché credere all'annuncio dei discepoli?
Davanti a questi interrogativi possiamo realisticamente chiederci: che cosa rende oggi la Chiesa credibile agli occhi del mondo? Penso che i cristiani di oggi potranno essere credibili dalla gioia che nasce dall'incontro col Risorto, quella gioia che cambia radicalmente la nostra vita e ci rende credibili davanti a un mondo che è ferito, tentato continuamente dalla violenza, dall'ingiustizia e dall'oppressione. È una gioia che ha il sapore dell'al di là; è la gioia piena promessa dal Risorto, che non nasce dalla felicità delle cose che funzionano, dai successi che ci appagano. La gioia del Risorto è l'incontro col Dio della Vita che ha attraversato la morte e l'ha definitivamente sconfitta. Ed è la paura della morte che blocca la nostra felicità. Essere credibili oggi per una umanità assetata significa lasciarsi attraversare nelle nostre paure, nelle nostre debolezze da Gesù che vuole risorgere dentro di noi, prendere dimora in mezzo a noi, per non lascarci mai soli. Se abbiamo incontrato Gesù risorto, allora sì, saremo credibili! Un Gesù vivo in mezzo a noi, radice luminosa dei nostri rapporti perché vivo nel nostro cuore.
"Sono risorto, e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano, è stupenda per me la tua saggezza" (Ant. D'ingresso, cf. Sal 138). È la voce stessa del Risolto, dove la sua vita "sta" col Padre nello Spirito, dove il Padre ha posto la sua mano. E dove è il Figlio, con lui sono anche tutti coloro per i quali ha versato il suo sangue.

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
... e vide e credette (Gv 20,8)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 E vide e credette (Gv 24,8) - (04/04/2021)
(vai al testo)
 Entrò nel sepolcro e vide e credette (Gv 24,8) - (12/04/2020)
(vai al testo)
 Non è qui, è risorto (Lc 24,6) - (21/04/2019)
(vai al testo)
 Egli doveva risorgere dai morti (Gv 20,9) - (01/04/2018)
(vai al testo)
 Entrò nel sepolcro... e vide e credette (Gv 20,8) - (16/04/2017)
(vai al testo)
 Non è qui, è risorto (Lc 24,6) - (27/03/2016)
(vai al testo)
 E vide e credette (Gv 20,8) - (05/04/2015)
(vai al testo)
 Andate a dire: È risorto dai morti (Mt 28,7) - (20/04/2014)
(vai al testo)
 Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù (Col 3,1) - (31/03/2013)
(vai al testo)
 È risorto! (Mc 16,6) - (08/04/2012)
(vai al testo)
 Andate a dire ai suoi discepoli: "È risorto dai morti" (Mt 28,7) - (24/04/2011)
(vai al testo)
 Cristo, mia speranza, è risorto, alleluia(Sequenza) - (03/04/2010)
(vai al post "La nostra speranza")
 Noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute(At 10,39) - (11/04/2009)
(vai al post "Noi siamo testimoni")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  L'amore ci fa vedere (03/04/2021)
  Il Signore Gesù ha vinto la morte (11/04/2020)
  La memoria delle Scritture (20/04/2019)
  Dalla risurrezione di Gesù è possible un nuovo inizio per ciascuno (30/03/2018)
  L'ultima parola della vita umana è soltanto e sempre l'amore (15/04/2017)
  L'amore che non può essere annullato dalla morte (26/03/2016)
  "Doveva" risolrgere (04/04/2015)
  La gioia piena che il Risorto ci dona (19/04/2014)
  È vivo, Lui la nostra speranza! (30/03/2013)
  È risorto! (07/04/2012)

Commenti alla Parola:
Anno A:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2020)
  di Cettina Militello (VP 3.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 3.2014)
  di Marinella Perroni (VP 3.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

Anno B:
  di Antonio Savone (VP 4.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2018)
  di Luigi Vari (VP 3.2015)
  di Marinella Perroni (VP 3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 3.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

Anno C:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2019)
  di Luigi Vari (VP 2.2016)
  di Marinella Perroni (VP 2.2013)
  di Claudio Arletti (VP 3.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

venerdì 8 aprile 2022

Ha dato tutto se stesso


Domenica delle Palme (C)
Isaia 50,4-7 • Salmo 21 • Filippesi 2,6-11 • Luca 22,14 - 23,56
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

L'inizio della Settimana Santa con la domenica delle Palme, con l'ingresso di Gesù a Gerusalemme osannato dalla folla e il racconto della Passione secondo Luca (cf. Lc 22,14-23,56), ci indroduce nel mistero profondo dell'amore di Dio per l'umanità.
Per amore il Figlio di Dio "non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini" (cf. Fil 2,6-11; II lettura).
Per amore "ha presentato il suo dorso ai flagellatori, le guance a coloro che gli strappavano la barba; e non ha sottratto la faccia agli insulti e agli sputi" (cf. Is 50,4-7; I lettura).
Ha dato la vita per noi! Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici (cf. Gv 15,13): non ci chiama più servi, infatti, ma amici, perché ci ha introdotti nel seno della Trinità, nei segreti del Padre (cf. Gv 15,15).
Gesù ha dato tutto. Ha lasciato se stesso come cibo. Luca inizia il racconto della passione con l'istituzione dell'Eucaristia: "Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione" (Lc 22,15). Nell'Eucaristia è concentrato tutto quello che Gesù ha detto e fatto ed in essa ci dona tutto se stesso. Se stesso, per fare di noi Lui! Nell'Eucaristia Gesù esprime tutta la debolezza del Dio-Uomo e tutta la forza del Dio-Amore, facendosi compagno di viaggio nei tradimenti, nella nostra incapacità di vegliare con Lui nel momento della prova, nel farsi carico del buio che copre la faccia della terra dove continua a perversare odio e morte.
Vediamo Gesù appeso al legno della croce. È tutto finito? La morte ha avuto il sopravvento? Se fosse così, sarebbe veramente la fine. Ma noi siamo in attesa del "terzo giorno", il giorno della vittoria, consapevoli di "non restare delusi" (cf. Is 50,7). Per l'obbedienza del Figlio, infatti, il Padre "lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome" perché ogni ginocchio si pieghi e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore (cf. Fil 2,8-11).
Sì, anche noi assieme al centurione direttamente coinvolto in questo dramma, facciamo la nostra professione di fede: "Veramente quest'uomo era giusto" (Lc 23,47); e con rinnovato impegno vogliamo seguire il Signore Gesù con tutto noi stessi, volendo essere anche noi, con Lui, Eucaristia per i nostri fratelli.

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione (Lc 22,14)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
Questo è il mio corpo che è dato per voi (Lc 22,19) - (14/04/2019)
(vai al testo…)
 Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi (Lc 22,15)) - (20/03/2016)
(vai al testo)
 Veramente quest'uomo era giusto (Lc 23,47) - (24/03/2013)
( vai al testo…)
 Ho presentato il mio dorso ai flagellatori (Is 50,6) - (26/03/2010)
(vai al post "Amare sino alla fine")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Verso la Pasqua (12/04/2019)
  La vita ci viene dal cuore trafitto di Dio (18/03/2016)
  Gioia e dolore! (22/03/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 4.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2019)
  di Luigi Vari (VP 2.2016)
  di Marinella Perroni (VP 2.2013)
  di Claudio Arletti (VP 2.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

sabato 2 aprile 2022

Protési verso una nuova vita


5a domenica di Quaresima (C)
Isaia 43,16-21 • Salmo 125 • Filippesi 3,8-14 • Giovanni 8,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Anche in questa domenica, quinta di Quaresima, la Parola di Dio ci fa gustare l'abbraccio della misericordia di Dio. Se domenica scorsa Gesù ci ha presentato una parabola per svelarci il volto paterno-materno di Dio, oggi il brano evangelico proposto ci presenta Gesù nella concreta azione di dare possibilità per una vita nuova, un passare dalla morte alla vita.
Il cammino quaresimale non è soltanto un momento penitenziale, evocazione del peccato che ci umilia, ma è soprattutto sperimentare la gioia della liberazione, del perdono fonte di pace in una prospettiva futura positiva. Gesù ci mostra come è il volto del Padre che non vuole la morte del peccatore, ma desidera la sua conversione e che sperimenti la pienezza della vita (cf. Ez 33,11).
Di fronte all'adultera (cf. Gv 8,1-11; vangelo), Gesù non condanna: Lui è il Figlio dell'uomo venuto per salvare ciò che era perduto (cf. Lc 19,10). Ci ordina di riprendere la nostra vita con intenzioni nuove, a "non peccare più". L'evangelista Giovanni tace sui sentimenti della donna, mettendo in evidenza non soltanto la gratuità dell'assoluzione da parte del Signore, ma anche tutto lo spazio dell'azione salvatrice di Gesù.
La conversione a cui siamo chiamati è proprio questa: un taglio netto col passato per incamminarsi nella nuova via. L'incontro con il Signore è proprio un voltare pagina, non pensare più a ciò che è stato. Lui ha fatto di noi una cosa nuova: "proprio ora germoglia"; ci ha aperto nel deserto una strada (cf. Is 43,16-21; I lettura).
Sì, anche noi, nell'incontro col Signore Gesù, che ha preso su di sé i nostri peccati, dimenticando ciò che ci sta alle spalle siamo protési verso ciò che ci sta di fronte: "corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù" (cf. Fil 3,8-14; II lettura).
È la gioia dell'incontro, che si sperimenta già ora anche se non in maniera completa.

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più (Gv 8,11)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Gesù disse: neanch'io ti condanno (Gv 8,11) - (07/04/2019)
(vai al testo)
 Va' e d'ora in poi non peccare più (Gv 8,11) - (13/03/2016)
(vai al testo)
 Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra (Gv 8,7) - (17/03/2013)
( vai al testo…)
 D'ora in poi non peccare più (Gv 8,11) - (19/03/2010)
(vai al post "Sentirsi veramente amati")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Va'... riprenditi la tua vita (05/04/2019)
  Gesù apre le porte delle nostre prigioni (11/03/2016)
  Il perdono, riabilitazione e rinascita (15/03/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 4.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2019)
  di Luigi Vari (VP 2.2016)
  di Marinella Perroni (VP 2.2013)
  di Claudio Arletti (VP 2.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Nemmeno io ti condanno, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2016)

venerdì 1 aprile 2022

Annunciare il Dio vicino


Parola di Vita – Aprile 2022
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).

Il vangelo di Marco affida le ultime parole di Gesù Risorto ad un'unica sua apparizione agli apostoli.
Essi sono a tavola, come spesso li abbiamo visti insieme a Gesù anche prima della sua passione e morte, ma questa volta la piccola comunità porta il segno del fallimento: sono rimasti in undici, invece dei dodici che Gesù aveva voluto con sé, e nell'ora della croce qualcuno dei presenti lo ha rinnegato, molti sono fuggiti.
In questo ultimo, decisivo incontro, il Risorto li rimprovera per il cuore chiuso alle parole di chi ne aveva testimoniato la resurrezione [1], ma allo stesso tempo conferma la sua scelta: nonostante le loro fragilità, consegna nuovamente proprio a loro l'annuncio del vangelo, di quella Buona Notizia che è Egli stesso, con la sua vita e le sue parole.
Dopo questo solenne discorso, il Risorto torna al Padre, ma allo stesso tempo "rimane" con i discepoli, confermando la loro parola con segni prodigiosi.

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

La comunità inviata da Gesù a continuare la sua stessa missione non è dunque un gruppo di perfetti, ma piuttosto di persone chiamate prima di tutto a "stare" con Lui [2], a sperimentare la sua presenza e il suo amore paziente e misericordioso. Poi, solo in forza di questa esperienza, sono inviate a "proclamare a ogni creatura" questa vicinanza di Dio.
E il successo della missione non dipende certo dalle capacità personali, ma dalla presenza del Risorto che affida se stesso ai suoi discepoli ed alla comunità dei credenti, nella quale il Vangelo cresce nella misura in cui è vissuto e annunciato [3].
Ciò che dunque possiamo fare noi come cristiani è gridare con la vita e con le parole l'amore di Dio, uscendo da noi stessi con coraggio e generosità, per offrire a tutti, con delicatezza e rispetto, i tesori del Risorto che aprono i cuori alla speranza.

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Si tratta di testimoniare sempre Gesù e mai noi stessi; anzi, ci è chiesto di "rinnegare" noi stessi, di "diminuire" perché Lui cresca. Occorre fare spazio in noi alla forza del suo Spirito, che spinge verso la fraternità: «[…] Debbo seguire lo Spirito Santo che, ogniqualvolta incontro un fratello o una sorella, mi fa pronta a "farmi uno" con lui o con lei, a servirli alla perfezione; che mi dà la forza di amarli se in qualche modo nemici; che mi arricchisce il cuore di misericordia per saper perdonare e poter capire le loro necessità; che mi fa zelante nel comunicare, quando è l'ora, le cose più belle del mio animo [...] Attraverso il mio amore è l'amore di Gesù che si rivela e si trasmette. […] Con e per quest'amore di Dio in cuore si può arrivare lontano, e partecipare a moltissime altre persone la propria scoperta […] finché l'altro, dolcemente ferito dall'amore di Dio in noi, vorrà "farsi uno" con noi, in un reciproco scambio di aiuti, di ideali, di progetti, di affetti. Solo allora potremo dare la parola, e sarà un dono, nella reciprocità dell'amore» [4].

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

"Ad ogni creatura": è una prospettiva che ci rende consapevoli della nostra appartenenza al grande mosaico del Creato e alla quale siamo oggi particolarmente sensibili. I giovani spesso sono punta avanzata in questo nuovo percorso dell'umanità; secondo lo stile del Vangelo, confermano con i fatti quello che annunciano con le parole.
Robert, dalla Nuova Zelanda, condivide la sua esperienza sul web [5]: «Un'attività in corso sul nostro territorio sostiene il restauro del porto di Porirua nella parte meridionale della regione di Wellington, in Nuova Zelanda. Questa iniziativa ha coinvolto le autorità locali, la comunità cattolica Maori e la tribù locale. Il nostro obiettivo è quello di sostenere questa tribù nel desiderio di guidare il restauro del porto, assicurare che le acque scorrano pulite e permettere la raccolta di molluschi e la pesca abituale senza paura dell'inquinamento. Queste iniziative hanno avuto successo e hanno creato un vero spirito comunitario.
La sfida è evitare che si tratti di un evento passeggero e di mantenere un programma a lungo termine che porti aiuto, sostegno e faccia davvero la differenza sul campo» .

Letizia Magri

----------
[1] Cf. Mc 16,9-13.
[2] Cf. Mc 3,14-15.
[3] Cf. Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, n. 8.
[4] C. Lubich, Parola di Vita giugno 2003, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 691-692.
[1] Il testo integrale di questa e di altre esperienze è disponibile, in varie lingue, sul sito http://www.unitedworldproject.org/workshop.

Fonte: https://www.focolare.org/


Visitati di recente