Home

           Chi sono

           Per Oggi (vai al commento)
          

           Parola che si fa vita

           Omelie

           Sito personale di testi
           e documenti


           Etichette Argomenti

           Archivio del Blog



Questo Blog è la nuova versione di
essere sempre famiglia
(clicca qui per entrare)


Archivio blog

venerdì 26 marzo 2021

Il prezzo dell'amore di un Dio


Domenica delle Palme (B)
Isaia 50,4-7 • Salmo 21 • Filippesi 2,6-11 • Marco 14,1-15,47
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Con questa domenica entriamo nella Settimana Santa, nel mistero di morte e di risurrezione del Figlio di Dio. L'ingresso osannante di Gesù a Gerusalemme ed il seguente rifiuto con la condanna a morte rivelano la condizione di contradditorietà di questa umanità per la quale Gesù ha offerto la sua vita.
Il Figlio di Dio ha assunto veramente la nostra condizione umana in tutta la sua ambiguità, si è immerso nella dinamica in cui prendono consistenza le strutture di peccato che rendono schiavo il cuore dell'uomo. Si è fatto uno di noi, con tutte le sue conseguenze, non volendo sfuggire nemmeno alla morte, la più ignominiosa, ingoiato dal vortice dell'odio umano.
Solo così avrebbe, risorgendo, riportato l'umanità alla Vita.
È come scrive san Paolo nella lettera ai Filippesi: "Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome…" (Fil 2,6-11; II lettura).
Sì, "il Padre lo esaltò", ma dopo che Gesù sperimentò ogni abbandono (cf. Mc 14,50), compreso quello di Dio espresso in quel grido pieno di mistero: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mc 15,34).
Quel grido misterioso è l'espressione del dolore dell'intera umanità. In quel grido ogni essere umano può trovare la forza non solo di abbracciare i propri dolori unendoli al Suo, ma anche di comprendere la misura che il nostro amore verso il prossimo deve assumere, donando tutto noi stessi.
Quel grido, quel dolore, fonte di unità, modello per chiunque voglia dare la vita perché tutti si sentano fratelli!
Gesù nel suo abbandono è modello per chiunque voglia prendere su di sé il dolore del prossimo. In questo entrare nel dolore del fratello, svuotandosi di sé ad imitazione del Maestro, ogni discepolo potrà mettere in atto quell'arte di amare che esige il "vuoto" di sé per poter accogliere il fratello, condividendo con lui ogni situazione, ricomponendo il tutto in unità.

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Gv 12,32)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Davvero quest'uomo era Figlio di Dio! (Mc 15,39) - (25/03/2018)
(vai al testo…)
 Davvero quest'uomo era Figlio di Dio! (Mc 15,39) - (29/03/2015)
(vai al testo…)
 L'anima mia è triste fino alla morte (Mc 14,34) - (01/04/2012)
( vai al testo…)
 Veramente, quest'uomo era Figlio di Dio! (Mc 15,39) - (05/04/2009)
(vai al post "Amore e Dolore")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Acclamiamo la vittoria di Cristo sulla morte (23/03/2018)
  La potenza dell'amore (25/03/2015)
  Nel grido del suo abbandono (31/03/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 3.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2018)
  di Luigi Vari (VP 3.2015)
  di Marinella Perroni (VP 3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 3.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: I capi deridevano Gesù, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, novembre 2016)

venerdì 19 marzo 2021

Servire è seguire


5a domenica di Quaresima (B)
Geremia 31,31-34 • Salmo 50 • Ebrei 5,7-9 • Giovanni 12,20-33
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Vogliamo vedere Gesù" chiedono alcuni greci a Filippo; portaci da lui, vogliamo conoscerlo (cf. Gv 12,20-22). La mediazione di Filippo e Andrea fa intendere l'importanza che ci sia qualcuno che ci faccia strada; anche oggi come allora.
Alla richiesta dei due discepoli Gesù risponde, come spesso fa, non direttamente ma portando i suoi interlocutori su un altro piano, volendo manifestare chiaramente l'identità della sua missione, nell'imminenza della sua "ora".
Si potrà conoscere chiaramente Colui che il Padre ha inviato soltanto corrispondendo al dono di Dio, alla legge che Lui ha posto nel nostro cuore con un'allenza nuova, che cancelli ogni ricordo del peccato, nell'esperienza della misericordia senza confini di Dio (cf. Ger 31,31-34; I lettura).
È un'allenza sancita dal sangue di Cristo; una verità non fatta tanto di precetti ma di una verità che è amore che genera vita, come il chicco di grano che caduto in terra muore, non per rimanere solo, ma per produrre molto frutto (cf. Gv 12,24). Una vita che nasce da una morte!
"Cristo - dice la lettera agli Ebrei - nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono in lui, venne esaudito" (Eb 5,7; II lettuta). Tuttavia non gli fu risparmiata la morte! Fu "innalzato da terra", in croce. E fu innalzato nella gloria, alla destra del Padre. È quanto scritto dall'aposto Paolo, cioè, che il Figlio di Dio, dopo essersi abbassato fino alla morte di croce, "svuotò" se stesso non ritenedo un privilegio il suo essere come Dio (cf. Fil 2,6-8). "Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre" (Fil 2,9-11).
Ecco la risposta di Gesù ai greci, di ieri e di oggi, e a tutti coloro che vogliono seguirlo, vicini e lontani. Servire il Maestro significa seguirlo, calcando le sue orme (cf. Gv 12,26). Si trovano, infatti, molti desiderosi di servirlo, ma non tutti lo seguono. Occorre, infatti, essere discepoli per essere veri sevitori. Allora si capirà più profondamente la parola di Gesù: "Quando sarò innalzato, attirerò tutti a me" (Gv 12,32).

I "greci" di oggi che desiderano "vedere" Gesù, lo potranno incontrare in una comunità di discepoli che sappia testimoniare che si passa dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli (cf. 1Gv 3,14), vicendevolmente, "come" Gesù ci ha amato (cf. Gv 15,2) e si possa sperimentare che siamo tutti fratelli.

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
E io, quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me (Gv 12,32)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto (Gv 12,24) - (18/03/2018)
(vai al testo…)
 Vogliamo vedere Gesù (Gv 12,21) - (22/03/2015)
(vai al testo…)
 Se uno mi vuol servire, mi segua (Gv 12,26) - (25/03/2012)
( vai al testo…)
 Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto (Gv 12,24) - (29/03/2009)
(vai al post "Se muori per amore, trovi la vita")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Ciò che è donato produce vita (16/03/2018)
  Lui ci attira a sé (20/03/2015)
  Se il chicco di grano… (23/03/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 3.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2018)
  di Luigi Vari (VP 3.2015)
  di Marinella Perroni (VP 3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 2.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica


venerdì 12 marzo 2021

Venire alla luce


4a domenica di Quaresima (B)
2Cronache 36,14-16.19-23 • Salmo 136 • Efesini 2,4-10 • Giovanni 3,14-21
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Luce e tenebra, morte e vita. Due relatà contrapposte che esprimono il nostro rapporto con la Verità, che è Gesù stesso.
"La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvage" (Gv 3,19). Di contro, per avere la vita, il Signore ci chiede di credere in Lui che, innalzato da terra come il serpente di Mosè, non è venuto "per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui", manifestando così l'amore del Padre per l'umanità bisognosa di salvezza (crf. Gv 3,16-18).
Siamo nel contesto del colloquio tra Gesù e Nicodemo, che di notte va dal Maestro per dissipare i suoi dubbi. È la notte non soltanto esterna, ma soprattutto interiore, quando facciamo fatica, come Nicoldemo, ad uscire dai nostri schemi per accogliere il dono di Dio, del Figlio, e poter rinascere nuovamente. Questa volta, però, dall'alto, dallo Spirito, e non dal seno della propria madre. A quanti accolgono i Figlio, il Padre - scrive l'evagelista Gio9vanni - "ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati" (Gv 1,12-13).

"Venire alla luce" è sinonimo di rinascita, un "venire" che si realizza nel "fare la verità". Un "fare" che è "operare", un vivere in Dio, affinché si possa vedere che il nostro agire è fatto in Lui (cf. Gv 3,21).
Credere in Dio comporta credere all'amore del Padre che "ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito" (Gv 3,16). Un credere che significa accogliere in noi il dono del Figlio che "si consegna" perché noi avessimo la vita. "Per grazia, infatti, siamo salvati": dono del Padre che, "ricco di misericordia, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatti rivivere con Cristo" (cf. Ef 2,4-10; II lettura).

Dobbiamo ammeterlo, la nostra vita non è dissimile da quella dell'antico popolo di Israele che, deportato in Babilonia, ha sperimentato l'impossibilità di liberarsi da solo. Sarà l'intervento di Dio, per mezzo di Ciro re di Persia, a ridare dignità e libertà ai figli dell'antica allenza (cf. 2Cr 36,14-16.19-23; I lettuta).
È Dio che ama la sua creatura oltre ogni nostra comprensione. È Lui nel Figlio che per amore dà a sua vita! E Dio interviene attraverso le sue creature.
Sentire il bisogno di essere liberati da Dio comporta accogliere nella nostra vita la vita dei nostri fratelli, specialmente i più poveri, e sperimentare, usciti da noi stessi, la pienezza della vita che ritorna centuplicata. Ma occore, per amore, passare dalla morte (a noi stessi, al peccato…) alla vita, dalle tenebre, in cui si affanna la nostra vita, alla luce: nel "fare la verità" che è amarci "come" Gesù ci ha amato (cf. Gv 15,2).

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi crede in lui non è condannato (Gv 3,18)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Dio ha mandato il Figlio perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3,17) - (11/03/2018)
(vai al testo…)
 Chi fa la verità viene verso la luce (Gv 3,21) - (15/03/2015)
(vai al testo…)
 Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio (Gv 3,16) - (11/03/2012)
( vai al testo…)
 Bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna (Gv 3,14-15) - (22/03/2009)
(vai al post "Il Crocifisso-Risorto, mistero di Dio")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La luce è venuta nel mondo (09/03/2018)
  Il "Giudizio" di Dio (13/03/2015)
  La gioia di sentirsi ed essere amati (16/03/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 3.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2018)
  di Luigi Vari (VP 2.2015)
  di Marinella Perroni (VP 3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 2.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica


mercoledì 10 marzo 2021

«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…» [4]


Riprendo questa ultima rilettura del Messaggio di Papa Francesco per questa Quaresima, per una "carità vissuta sulle orme di Cristo" che si concretizza "nell'attenzione e nella compassione verso ciascuno".
La carità, infatti, "si rallegra nel veder crescere l'altro", chi è "solo, malato, senza tetto, disprezzato, nel bisogno". È "lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi" e ci mette nella condizione di "generare il vincolo della condivisione e della comunione".
Questo della Quaresima è un cammino che non si riduce ad un semplice esercizio penitenziale contingente, ma, attraverso "la carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti".
Ma per avere questo sguardo universale e non rimanere nel vago spiritualismo, occorre concretamente "prendersi cura di chi si trova in condizioni di sofferenza, abbandono o angoscia", soprattutto ora in questo periodo di pandemia. Così facendo, acquisteremo uno sguardo nuovo, "il cui orizzonte", trasformato dalla carità, ci "porta a cogliere la dignità dell'altro", a "riconoscere e apprezzare" i poveri "nella loro immensa dignità", rispettando il "loro stile proprio", la "loro cultura", per far sì che siano "veramente integrati nella società".
Amando il nostro prossimo, facendoci uno con lui, condividendo ogni sua situazione, sperimenteremo che "la carità è dono che dà senso alla nostra vita"; un senso "grazie al quale consideriamo chi versa nella privazione quale membro della nostra stessa famiglia".

Questo della Quaresima diventa, allora, "un tempo per credere, sperare e amare", un "percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni", che ci fa entrare nel cuore del Padre, "fonte inesaurubile di misericordia", e poter gustare la gioia e la luce della Paqua.

lunedì 8 marzo 2021

«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…» [3]


Riprendo la rilettura del Messaggio di Papa Francesco per questa Quaresima, per continuare questo cammino "verso Gerusalemme", con nel cuore "la speranza" offertaci "come acqua viva".
"Il tempo di Quaresima è fatto per sperare". Gesù annunciando la sua risurrezione, quella Pasqua verso cui ci stiamo preparando, "annuncia la speranza", perché parla di un "futuro spalancato dalla misericordia del Padre". Incamminarsi verso la pienezza che la risurrezione di Gesù ci dona è "sperare" e " credere" che "la storia non si chiude sui nostri errori, sulle nostre violenze e ingiustizie", ma ci fa "attingere" la ricchezza del perdono che "il cuore aperto del Padre ci offre".
Sperare è lasciare che lo Spirito ci inondi di quell' "acqua viva" che in abbondanza viene riversata e che "infonde in noi la speranza che non delude".
Occorre fare un cammino di conversione, credere e fare spazio nel nostro cuore a Dio che con la sua pazienza "continua a prendersi cura della sua Creazione", a lasciarsi "riconciliare con Lui".
"Ricevere il suo perdono" ci dà la possibilità di "offrirlo a nostra volta attraverso la capacità di vivere un dialogo premuroso adottando un comportamento che conforta chi è ferito". Fare l'esperienza del perdono di Dio ci "permette di vivere una Pasqua di fraternità". Riconoscerci fratelli significa lasciarci coinvolgere nelle preoccupazioni e fatiche del nostro prossimo per "dare speranza".
"A volte, per dare speranza, basta essere una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso… per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza".
Saper ascoltare è un'arte che si impara facendo spazio dentro di noi, un silenzio che ci permette l'incontro con il Signore. Allora, "nel raccoglimento e nella preghiera silenziosa, la speranza ci viene donata come ispirazione e luce interiore" che illumina le nostre scelte ed è luce per chi incontriamo, in un ascolto che è accoglienza amorevole del fratello.
"Vivere una Quaresima di speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo in cui Dio fa nuove tutte le cose" (cf. Ap 21,1-6), dove possiamo "sempre rispondere a chiunque ci domandi ragione della nostra speranza" (cf. 1Pt 3,15).

venerdì 5 marzo 2021

L'amore che purifica


3a domenica di Quaresima (B)
Esodo 20,1-17 • Salmo 18 • 1Corinzi 1,22-25 • Giovanni 2,13-25
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati da tutte le vostre impurità e metterò dentro di voi uno spirito nuovo" (cf. Ez 36,23-26). Così l'antifona d'ingresso di questa terza domenica di Quaresima.
Gesù, secondo l'evangelista Giovanni, inizia il suo ministero "purificando" il tempio da tutto ciò che sa di "mercato", comprese le vittime del sacrificio, "pecore e buoi": "Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato" (cf. Gv 2,13-25).
Con questa purificazione Gesù intende farci comprendere che il nostro rapporto con Dio non è un "dare e avere", non è oggetto di scambio, ma è purezza del cuore, dove "i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità" (Gv 4,23).
Ora il vero tempio non è quello di Gerusalemme né quello sul monte indicato dalla samaritana al pozzo di Giacobbe (cf. Gv 4,20); il vero tempio è Gesù stesso dove viene offerto il vero sacrificio, dove non si rimane nella morte ma ci si apre alla vita, "risorti" (cf. Gv 2,18-21).
E in Cristo risorto anche noi abbiamo la vita, divendendo noi stessi "tempio dello Spirito Santo" (1Cor 6,19). Ma occorre saper leggere "il segno", quello indicato da Gesù stesso: "Gesù crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza e sapienza di Dio" (1Cor 1,23-24; II lettura). Solo così potremo essere partecipi dell'amore del Padre che "ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito" (cf. Gv 3,16; canto al vangelo).
È l'amore infatti che porta alla vita, come ci rivela l'evangelista Giovanni: "Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli" (1Gv 3,14). L'amore che viene da Dio e si riversa su di noi, ci invita ad una vera conversione, ad essere, nella nostra vita, testimoni della Parola, dove sappiamo metter Dio al primo posto, spostando ogni idolo che il nostro cuore desidera.
In Gesù, Parola viva del Padre, sperimentiamo la vera libertà, usciamo dal nostro Egitto, riconoscenti per il dono ricevuto, amore che riversiamo sul nostro prossimo con cuore sincero (cf. Es 20,1-17; I lettura).

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Portate via di qui queste cose e non fate della casa del padre mio un mercato! (Gv 2,16)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (Gv 2,19) - (04/03/2018)
(vai al testo…)
 Egli parlava del tempio del suo corpo (Gv 2,21) - (08/03/2015)
(vai al testo…)
 Molti credettero nel suo nome (Gv 2,23) - (11/03/2012)
( vai al testo…)
 Noi predichiamo Cristo crocifisso, potenza e sapienza di Dio (1Cor 8,23-24) - (15/03/2009)
(vai al post "Il Crocifisso, mistero d'amore")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La nostra vita "unificata" in Gesù, vero santuario de Padre (02/03/2018)
  Gesù, nuovo "tempio" per l'uomo di oggi (07/03/2015)
  Il nuovo Tempio (09/03/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 3.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2018)
  di Luigi Vari (VP 2.2015)
  di Marinella Perroni (VP 2.2012)
  di Claudio Arletti (VP 2.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: La purificazione del Tempio, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2018)

mercoledì 3 marzo 2021

«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…» [2]


Riprendo la rilettura del Messaggio di Papa Francesco per questa Quaresima, per continuare questo cammino "verso Gerusalemme", verso il luogo - ora non tanto fisico ma spirituale, teologico - della manifestazone del Padre nel dono del Figlio, nell'offerta della sua vita.
"La fede ci chiama ad accogliere questa verità e a diventarne testimoni". In altre parole, a "lasciarsi raggiungere dalla Parola di Dio", "verità che è Cristo stesso" che ha assunto "fino in fondo la nostra umanità", facendosi "Via - esigente ma aperta a tutti - che conduce alla pienezza della Vita".
È un accogliere che si concretizza non in una "costruzione dell'intelletto", ma nella comprensione dell' "intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza".

Questo della Quaresima diventa "un tempo per credere, ovvero per ricevere Dio nella nostra vita e consentirgli di prendere dimora presso di noi (cf. Gv 14,23)", liberando "la nostra esistenza da quanto la ingombra". Un cuore aperto, sbombro dalla "saturazione di informazioni - vere o false - e prodotti di consumo".
È un digiunare che "vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra, per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto, ma pieno di grazia e di verità (Gv 1,14), il Figlio di Dio Salvatore".
Allora possiamo, nella "semplicità del cuore", "riscoprire il dono di Dio e comprendere la nostra realtà di creature a sua immagine e somiglianza, che in Lui trova compimento".
E il digiuno, "così inteso e praticato, aiuta ad amare Dio e il prossimo", considerato come "un'unica cosa con se stessi".

lunedì 1 marzo 2021

Ritrovare la bussola della vita


Parola di Vita - Marzo 2021
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri» (Sal 25 [24],4).

Questo salmo ci presenta un uomo che si sente circondato da pericoli e minacce. Ha bisogno di trovare la strada giusta, che lo porti finalmente al sicuro. A chi chiedere aiuto?
Nella coscienza della propria fragilità, finalmente alza gli occhi e grida al Signore, al Dio di Israele, che mai ha abbandonato il suo popolo, ma anzi lo ha guidato attraverso il lungo viaggio nel deserto fino alla Terra promessa.
L'esperienza del camminare fa rinascere nel viandante la speranza, è l'occasione privilegiata di una nuova intimità con Dio, di abbandono fiducioso al Suo amore fedele, nonostante la propria infedeltà.
Nel linguaggio della Bibbia, camminare con Dio è anche una lezione di vita, è imparare a riconoscere il suo disegno di salvezza.

«Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri».

Spesso, dopo aver percorso le strade della nostra presunta autosufficienza, ci troviamo disorientati, confusi, più consapevoli dei nostri limiti e delle nostre mancanze. Vorremmo ritrovare la bussola della vita, e con essa il percorso verso la meta.
Questo Salmo ci dà un grande aiuto; ci spinge all'esperienza nuova o rinnovata dell'incontro personale con Dio, alla fiducia nella sua amicizia.
Ci dà il coraggio di essere docili ai suoi insegnamenti, che ci invitano costantemente ad uscire da noi stessi per seguirlo sulla via dell'amore, che Egli stesso percorre per primo per incontrarci.
Può essere una preghiera che ci accompagna durante la giornata e fa di ogni momento, gioioso o doloroso, una tappa del nostro cammino.

«Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri».

In Svizzera, Hedy, sposata e madre di quattro figli, da tempo cerca di vivere la Parola, ora è gravemente ammalata; sa che sta per arrivare alla meta del suo cammino sulla terra.
La sua cara amica Kati racconta: «Durante ogni visita, anche con il personale di cura, Hedy è sempre rivolta verso l'altro, si interessa a lui, sebbene per lei ora sia diventato molto difficoltoso il parlare. Ringrazia tutti di essere lì e dona la sua esperienza. Lei è solo Amore, un vivo Sì alla volontà di Dio! Attira tante persone: amici, parenti, sacerdoti. Tutti sono profondamente colpiti dalla sua attenzione verso tutti i visitatori e dalla sua forza, frutto della fede nell'amore di Dio».
Chiara Lubich ha parlato della vita come di un "santo viaggio" [1]: «[…] Il "santo viaggio" è il simbolo del nostro itinerario verso Dio. […] Perché non fare dell'unica vita che abbiamo, un viaggio, un viaggio santo, perché Santo è Colui che ci attende. […] Anche chi non ha un preciso credo religioso può fare della sua vita un capolavoro, intraprendendo con rettitudine un cammino di sincero impegno morale. […] Se la vita è un "santo viaggio" lungo il tracciato della volontà di Dio, il nostro cammino domanda di progredire ogni giorno. […] E quando ci fermiamo? […] Dobbiamo abbandonare l'impresa, scoraggiati dai nostri sbagli? No, in questi momenti la parola d'ordine è "ricominciare" […] ponendo tutta la fiducia nella grazia di Dio più che nelle nostre capacità. […] E soprattutto camminiamo insieme, uniti nell'amore, aiutandoci gli uni gli altri. Il Santo sarà in mezzo a noi e Lui si farà nostra "Via". Lui ci farà capire più chiaramente la volontà di Dio e ci darà il desiderio e la capacità di attuarla. Uniti tutto sarà più facile ed avremo la beatitudine promessa a chi intraprende il "santo viaggio"» [2].

Letizia Magri

----------
[1] Cf. Sal 84(83),6: "Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio" (CEI 1974).
[2] C. Lubich, Parola di Vita dicembre 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 797-799.

Fonte: https://www.focolaritalia.it/


Visitati di recente