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venerdì 24 febbraio 2023

Rigenerati dalla forza della Parola


1a domenica di Quaresima (A)
Genesi 2,7-9;3,1-7 • Salmo 50 • Romani 5,12-19 • Matteo 4,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Mi invocherà e io gli darò risposta: nell'angoscia io sarò con lui, lo libererò e lo renderò glorioso…". Così l'antifona d'ingresso della prima domenica di Quaresima. Nella prova, alla nostra richiesta di aiuto, il Signore ci libera e ci fa gustare la sua salvezza.
Dopo il battesimo al Giordano, Gesù viene "condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo" (Mt 4,1). È lo stesso Spirito che è sceso su di Lui quando è uscito dall'acqua. È lo stesso Spirito che lo conduce nel luogo della prova. Il deserto, dove si è soli con se stessi e con Dio. Metafora della nostra esistenza chiamata a rispondere personalmente a Colui che è l'autore della nostra vita, donataci per mezzo del Soffio che proviene dal suo cuore. Allora il deserto diventa il luogo privilegiato di un incontro personale con Lui. Se lì il Signore vuole farsi presente a noi, lì è anche il luogo dove il Nemico ha ampio margine di azione.
A noi la risposta a Dio che è amore, il quale, nonostante l'apparente assenza percepita, non è lontano. Lui condivide tutto di noi. Lo vediamo in Gesù, tentato dal diavolo nel deserto in quei quaranta giorni che indicano il tempo necessario per essere pronti ad assumerci le nostre responsabilità, ad essere maturi, perché provati, per condurre la nostra missione di testimoniare al mondo l'amore e la tenerezza del Padre.
La forza di gravità che ci trascina verso il basso nel servizio al nostro egoismo, nella sete di potere e di ricchezza, nel sopruso verso i nostri simili e nella distruzione del "giardino" in cui siamo stati posti, potrà essere vinta soltanto dalla Parola viva di Dio, unica che può salvarci, unica lampada nel cammino della vita.
Allora potremo sperimentare che nel nostro cammino non siamo soli. L'esperienza del deserto ci ha purificati. Ha aperto i nostri occhi ed il nostro cuore per farci vedere ed accogliere i nostri fratelli che lo Spirito, lo stesso Spirito che ci ha portati nel deserto, ci fa incontrare, facendo di noi un popolo. Non ci sentiremo più stranieri su questa terra e non cercheremo vie di fuga per fuggire da situazioni pesanti e dolorose, ma avremo la certezza che la Parola, accolta e testimoniata, sarà la tavola su cui gli angeli ci serviranno (cf. Mt 4,11), la forza "per vincere le tentazioni del maligno e giungere alla Pasqua rigenerati nello Spirito" (cf. Colletta II).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto (Mt 4,1)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Sta scritto: non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4) - (01/03/2020)
(vai al testo…)
 Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato (Mt 4,1) - (05/03/2017)
(vai al testo…)
 Non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4) - (09/03/2014)
(vai al testo…)
 Non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4) - (13/03/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La fonte della felicità (28/02/2020)
  Tentati, come Cristo; ma pronti a servire come angeli (03/03/2017)
  Il riscatto dalla nostra fragilità (07/03/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 2.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2020)
  di Cettina Militello (VP 2.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 2.2014)
  di Marinella Perroni (VP 2.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Cristo tentato da satana, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, febbraio 2020)

mercoledì 22 febbraio 2023

Cenere e Acqua


Cenere e Acqua: due segni sacramentali presentati all'inizio e alla fine della Quaresima e ci indicano gli atteggiamenti che ogni credente è invitato ad assumere.
La "cenere" che viene posta sul nostro capo dà inizio ai "40 giorni" quale impegno di penitenza, e conferma a prendersi "cura" degli altri. Gesto che sarà reso visibile con la "lavanda dei piedi", il giovedì santo.

Nella nostra fragilità e debolezza umana, siamo chiamati a seguire Gesù, il Figlio, fattosi servo nostro, di noi fatti suoi fratelli, a partire da una operosa "prossimità" fino al dono di tutto noi stessi e della nostra vita.
Il Pentimento e il Servizio, indicati dalla Chiesa con questi due segni della cenere e dell'acqua, vanno accolti nella grazia dell'oggi per poi viverli lungo tutta la vita.

La cenere è accompagnata dalle parole: "Convertiti, e credi al Vangelo": abbandono del trascorso non evangelico e passaggio a una nuova fase di "ossigenazione" per respirare a pieni polmoni con "l'alito di vita", il soffio creatore dello Spirito di Dio.

Il giovedì santo, attraverso il racconto evangelico e il gesto della lavanda dei piedi, saremo immersi nella quotidianità del servizio e della cura degli altri.

Iniziamo la Quaresima, cammino di conversione e palestra di servizio fraterno, per giungere "rinnovati" alla Pasqua di resurrezione, la nuova vita indicataci da Cristo e donataci grazie al suo santo Spirito. Un viaggio sospeso tra "cenere e acqua".
La cenere bruci sul nostro capo perché possiamo prendere sempre più coscienza delle nostre miserie e delle nostre fragilità e aprirci alla grazia di una vera conversione.
Alla fine di questo cammino cercheremo l'acqua da versare con fraterno amore ai piedi dei nostri fratelli.

venerdì 17 febbraio 2023

Non come i pubblicani, ma come il Padre


7a domenica del Tempo ordinario (A)
Levitico 19,1-2.17-18 • Salmo 102 • 1 Corinzi 3,16-23 • Matteo 5,38-48
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo" (Lv 19,1; I lettura), ricorda il libro del Levitico. E parallelamente l'evangelista Matteo ci riporta le parole di Gesù: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48).
Siamo ancora nel discorso quale continuazione di quello delle Beatitudini, al "Ma io vi dico…" con cui Gesù dà compimento alla Legge antica. In questo "di più" cogliamo l'invito per un cammino di vita evangelica, di santità, secondo il disegno del Padre.
Se gli uomini si comportano in una data maniera, cercando magari di conformarsi ad una norma sia pur imperfetta, noi, discepoli di Gesù, siamo chiamati a comportarci come si comporta il Padre. Lui infatti ama tutti. Così noi amiamo non soltanto quelli della nostra cerchia, ma anche il nemico. Gli amanti di Dio non sono come i pubblicani, ma vogliono comportarsi come il Padre, da veri figli, che "fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (cf. Mt 5,43-48).
In quel "come" sta la misura del nostro amore, come Gesù ce l'ha dimostrato, Lui il volto del Padre. Allora il nostro prossimo non è tanto colui che mi è vicino, quanto piuttosto colui che io avvicino, riscoprendolo e considerandolo mio fratello, mia sorella in Gesù.
Nel modo di comportarsi di questo mondo tutto ciò potrebbe sembrare stoltezza. Ma "la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio", ci ricorda san Paolo. In modo da non riporre la nostra sicurezza negli uomini, ma solo in Dio, perché, resi figli nel Figlio, il tutto di noi è racchiuso nel cuore del Padre (cf. 1Cor 3,16-23; II lettura).
In questo sta il nostro cammino di santità.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Amate i vostri nemici (Mt 5,44) - (23/02/2020)
(vai al testo…)
 Amate i vostri nemici (Mt 5,44) - (19/02/2017)
(vai al testo…)
 Siate perfetti come il Padre vostro celeste (Mt 5,48) - (23/02/2014)
(vai al testo…)
 Siate perfetti come il Padre vostro celeste (Mt 5,48) - (20/02/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
Figli del Padre… come il Padre (21/02/2020)
Perfetti "come " il Padre (17/02/2017)
Il vero compimento della Legge (21/02/2014)

Vedi anche il post:
Perfetti come il Padre (25/02/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 2.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2020)
  di Cettina Militello (VP 1.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 2.2014)
  di Marinella Perroni (VP 2.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

Illustrazione: All'imbrunire, opera di Mark Chagall, 1938-43
"Un'opera d'arte che dà forma e colore a ciò è.
In quest'opera notiamo come sfondo una strada con delle case: sono emblematicamente uno spaccato simbolico del mondo. Il colore è assente, segno della durezza della vita, della sofferenza che accompagna la storia dell'uomo. In primo piano due persone (il pittore con le sue tele e le sue tavolozze e Bella, il suo amore). Ciò che colpisce sono i due volti. […]
Quei due volti, così diversi, diventano allora un unico volto: l'occhio dell'uno diventa occhio dell'altro; il naso dell'uno diventa naso dell'altro; la bocca dell'uno diventa bocca dell'altro… così diventiamo Tempio di Dio!".
Dal sito: www.quardarelaparola.it


venerdì 10 febbraio 2023

Il senso vero del nostro agire


6a domenica del Tempo ordinario (A)
Siracide 15,15-20 • Salmo 118 • 1 Corinzi 2,6-10 • Matteo 5,17-37
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Anche in questa domenica il brano proposto è la continuazione del discorso di Gesù sulle Beatitudini (cf. Mt 5,17-37). Ora si entra nel merito di alcuni comportamenti. La legge di Dio, fondamentale per la nostra vita, è il grande dono che abbiamo ricevuto ed è impressa nel nostro cuore. Non si tratta di essere buoni, di osservare la parola di Dio in termini astratti, di fare cose per sentirsi a posto, perché Gesù ci dice che i comandamenti sono scritti nel cuore, sono il grande dono. Si tratta di trovare il senso grande della nostra vita, della nostra relazione con Dio e con gli altri. Infatti, si può uccidere una persona, troncando il rapporto, non parlandogli più. E questo succede nelle famiglie, nelle comunità, dove ci sono persone che non si parlano più, che dichiarano sì di non voler male, ma anche affermano "per me è come morto".
Così anche del rubare, nella corruzione che dilaga…, dove si crede di essere a posto solo perché non siamo stati presi in fallo.
Ci sono tanti modi… dove è coinvolta l'attenzione verso gli altri ed anche il rapporto con noi stessi, con la nostra sincerità.
Il fatto è che Gesù non mette nuove regole, la legge del Signore è perfetta, come recita il salmo (cf. Sal 19). Il problema di fondo siamo noi, se sinceramente decidiamo di camminare secondo la legge del Signore. Per questo abbiamo bisogno di una continua conversione, di andare fino in fondo nella risposta all'amore, a ricercare l'amore di Dio e l'amore degli altri.
L'amore verso gli altri è fondamentale. Il vero culto a Dio è la relazione di amore, perché diventa la manifestazione dell'amore per Dio: "Se tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono" (Mt 5,23-24).
Non possiamo, infatti, amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello che vediamo! (cf. 1Gv 4,19). Il nostro culto diventerebbe nient'altro che una manifestazione per dire: "Sono a posto, sono andato a messa, ho detto il Rosario…".
Gesù elenca parecchie situazioni nel brano proposto. Ed è un invito ad una continua conversione per una vera relazione con Dio e con il prossimo, ad essere coerenti fino in fondo, a far corrispondere i nostri pensieri con il nostro cuore, con ciò che è fondamentale dentro di noi.
Di fronte alle varie situazioni di povertà, disagio, guerra… non basta dire : "Non dipende da me… Non ci posso far niente…". Ognuno può fare qualcosa, fare dei passi che dimostrino la nostra conversione e soprattutto far sì che la nostra preghiera non solo sia vera, ma sia veramente espressione dell'amore stesso, di quell'amore che Dio ci sta donando.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Sia invece il vostro parlare "sì,sì" "no,no"; il di più viene dal Maligno (Mt 5,48)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Va' prima a riconciliarti (Mt 5,24) - (16/02/2020)
(vai al testo…)
 Fu detto agli antichi... ma io vi dico... (Mt 5,21) - (12/02/2017)
(vai al testo…)
 Sia il vostro parlare "Sì,sì", "No, no" (Mt 5,37) - (16/02/2014)
(vai al testo…)
 Sia il vostro parlare: "Sì,sì", "No, no" (Mt 5,37) - (13/02/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
La "nuova" legge (14/02/2020)
Andare al cuore della legge per far fiorire la persona (10/02/2017)
La giustizia che ha la sua radice in Dio (14/02/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 2.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2020)
  di Cettina Militello (VP 1.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 1.2014)
  di Marinella Perroni (VP 1.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Ma io vi dico, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, febbraio 2020)

venerdì 3 febbraio 2023

Agire alla maniera di Dio


5a domenica del Tempo ordinario (A)
Isaia 58,7-10 • Salmo 111 • 1 Corinzi 2,1-5 • Matteo 5,13-16
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il Vangelo proposto per questa domenica è la continuazione del brano delle Beatitudini, dove Gesù ci invita a diventare per il mondo luce, illuminazione, a dare il senso alla vita, a dare sapore: "Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo" (cf. Mt 5,13-16).
Alla luce delle Beatitudini, cioè della vita cristiana vissuta con la coscienza di essere oggetto dell'amore di Dio nonostante le nostre debolezze e le nostre fragilità, siamo invitati a dare questa luce perché tutti possano vivere con un senso, con un orientamento, con una certezza, che è la certezza di Dio, la certezza del suo amore.
Le Beatitudini non sono soltanto belle parole, ma orientamento preciso e grazia, la grazia di Dio che vince e dà senso a tutto.
A che serve la luce? A che serve il sale? Il sale dà sapore ed evita anche la corruzione. La luce serve per vedere, per vedersi, per camminare bene, per incontrarsi, per guardare l'altro, per camminare verso un obiettivo.
Le parole di Gesù sono l'invito a vivere come luce e come sale per tutti coloro che sono attorno a noi, non con belle parole, ma attraverso la nostra giustizia e la nostra carità (cf Is 58,7-10; I lettura). Le opere buone, anzi "belle" (cf. Mt 5,16), quali sono le opere della giustizia e della carità, sono il nostro rapporto vero con gli altri, alla maniera di Dio: Dio che ascolta, che viene accanto, che si accompagna: la stessa cosa per noi; Dio che perdona, Dio che incita il bene: la stessa cosa per noi rispetto ai nostri fratelli; Dio che si fa carico delle nostre debolezze: la stessa cosa che possiamo fare anche noi. Noi ci facciamo carico degli altri, diamo da mangiare a chi ha fame, da bere a chi ha sete, i vestiti a chi è nudo, l'accompagnamento a chi è solo (cf. Mt 25).
Siamo chiamati a far conoscere Dio attraverso le nostre opere di giustizia e di carità. Se oggi la Chiesa, soprattutto nei nostri paesi occidentali di antica cristianità, vedono un allontanamento di tanta gente dalla fede, vuol dire che le nostre opere belle sono poco visibili, o forse non ci sono, o forse sono troppo annacquate vissute senza troppo sforzo.
Invece i discepoli di Gesù sono chiamati a dare la stessa luce che hanno ricevuto, lo stesso amore col quale siamo amati, lo stesso perdono col quale Dio tratta ciascuno di noi. Il Padre, attraverso il Figlio Gesù, che è luce del mondo, ci chiede di essere noi stessi riflesso di questa stessa luce nella carità, affinché, con la grazia dello Spirito, tutti possano riconoscerlo come Padre, e tutti noi riconoscerci come fratelli.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo (Mt 5,13.14)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Voi siete la luce del mondo (Mt 5,14) - (09/02/2020)
(vai al testo…)
 Voi siete il sale della terra... e la luce del mondo (Mt 5,13.14) - (05/02/2017)
(vai al testo…)
 Vedano le vostre opere buone (Mt 5,16) - (09/02/2014)
(vai al testo…)
  Vedano le vostre opere buone (Mt 5,16) - (06/02/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Donare sapore e luce alla storia umana (07/02/2020)
Essere sempre nell'amore: …e siamo sale e luce (03/02/2017)
Il nostro vero essere per gli altri (07/02/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 2.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2020)
  di Cettina Militello (VP 1.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 1.2014)
  di Marinella Perroni (VP 1.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Lampada sul candelabro, di Bernadette Lopez, 2023)

mercoledì 1 febbraio 2023

Egli è qui con me, sempre


Parola di Vita – Febbraio 2023
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Tu sei il Dio che mi vede» (cf. Gen 16,13).

Il versetto della Parola di vita di questo mese è tratto dal libro della Genesi. Le parole sono pronunciate da Agar, la schiava di Sara data in moglie ad Abramo, perché lei non poteva avere figli e assicurare una discendenza. Quando Agar aveva scoperto di essere incinta, si era sentita superiore alla sua padrona. I maltrattamenti ricevuti da parte di Sara l'avevano poi costretta a fuggire nel deserto. E proprio lì avviene un incontro unico tra Dio e la donna, che riceve una promessa di discendenza simile a quella fatta da Dio ad Abramo. Il figlio che nascerà sarà chiamato Ismaele, che significa "Dio ha ascoltato", perché ha raccolto l'angoscia di Agar e le ha donato una stirpe.

«Tu sei il Dio che mi vede».

La reazione di Agar riflette l'idea comune nel mondo antico, che gli esseri umani non possono sostenere un incontro troppo ravvicinato con il divino. Agar rimane sorpresa e grata di essere sopravvissuta a ciò. Lei sperimenta l'amore di Dio proprio nel deserto, il luogo privilegiato dove si può fare l'esperienza di un incontro personale con Lui. Agar sente la Sua presenza e si sente amata da un Dio che l'ha "vista" in questa sua situazione dolorosa, un Dio che si preoccupa e che circonda d'amore le sue creature. «Non è un Dio assente, lontano, indifferente alle sorti dell'umanità̀, come alle sorti di ciascuno di noi. Tante volte lo sperimentiamo. Egli è qui con me, è sempre con me, sa tutto di me e condivide ogni mio pensiero, ogni gioia, ogni desiderio, porta assieme a me ogni preoccupazione, ogni prova della mia vita» [1].

«Tu sei il Dio che mi vede».

Questa Parola di Vita ravviva una certezza e ci dà conforto: non siamo mai soli nel nostro cammino, Dio c'è e ci ama. A volte, come Agar, ci sentiamo "stranieri" su questa terra, o cerchiamo delle vie per fuggire da situazioni pesanti e dolorose. Ma dobbiamo essere certi della presenza di Dio e del nostro rapporto con Lui che ci rende liberi, ci rassicura e ci permette sempre di ricominciare.
Questa è stata l'esperienza di P. che ha vissuto da sola il periodo della pandemia. Racconta: «Dall'inizio della chiusura totale nel nostro Paese di ogni attività sono da sola in casa. Non ho fisicamente accanto qualcuno con cui poter condividere questa esperienza e cerco di occupare la giornata come posso. Col passare dei giorni però mi scoraggio sempre di più. La sera faccio molta fatica ad addormentarmi. Mi sembra di non poter uscire più da questo incubo. Sento forte però che devo completamente affidarmi a Dio e credere nel suo amore. Non ho dubbi sulla Sua presenza che mi accompagna e mi conforta in questi mesi di solitudine. Da piccoli segnali che mi arrivano dai fratelli comprendo che non sono da sola. Come quella volta che festeggiando il compleanno on line di un'amica, mi arriva subito dopo una fetta di torta da parte della mia vicina di casa».

«Tu sei il Dio che mi vede».

Custoditi allora dalla presenza di Dio, possiamo essere anche noi messaggeri del Suo amore. Siamo infatti chiamati a vedere le necessità degli altri, a soccorrere i nostri fratelli nei loro deserti, a condividere le loro gioie e i loro dolori. Lo sforzo è quello di mantenere gli occhi aperti sull'umanità̀ nella quale siamo anche noi immersi.
Possiamo fermarci e farci vicini a quanti sono alla ricerca di un senso e di una risposta ai tanti perché della vita: amici, familiari, conoscenti, vicini di casa, colleghi di lavoro, persone in difficoltà economiche e magari socialmente emarginate.
Possiamo ricordarci e condividere quei momenti preziosi dove abbiamo incontrato l'amore di Dio e abbiamo riscoperto il senso della nostra vita. Possiamo affrontare insieme le difficoltà e scoprire nei deserti che attraversiamo la presenza di Dio nella nostra storia, che ci aiuta a continuare con fiducia il cammino.

A cura di Patrizia Mazzola
e del team della Parola di vita


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[1] C. Lubich, Parola di Vita luglio 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017), p.785.

Fonte: https://www.focolaritalia.it


(Immagine: Agar nel deserto, litografia di Marc Chagall, 1960)

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