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giovedì 31 dicembre 2020

Il Signore ci ha parlato, in questa pandemia!


Siamo alla fine del 2020! E siamo tentati di lasciarci tutto alle spalle e pensare a tempi migliori… Ma non è saggio!
Non possiamo nascondere la verità di tanta sofferenza che ha colpito il mondo… Abbiamo vissuto nell'angoscia, nell'incertezza e constatata la nostra fragilità. Tuttavia, abbiamo visto e sperimentato la solidarietà di molti… Siamo forse diventati più sensibili e più buoni.
La liturgia di questo ultimo giorno dell'anno ci ripropone il brano del prolologo del Vangelo di Giovanni, dove non si finge che non esistano le tenebre, la notte. Anzi, si riconosce che quel mondo che Dio stesso ha creato e al quale ha inviato il suo Figlio unigenito lo ha rifiutato. Dunque il male esiste, esiste il dolore, esiste la sofferenza. Eppure in questa conclusione dell'anno, proprio con il Vangelo di Giovanni, brilla una luce dirompente proprio nel mezzo della notte: «La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta» (Gv 1,5). Anche noi come cristiani, e ancora di più come esseri umani, abbiamo la necessità di riconoscere i bagliori che hanno attraversato l'anno che finisce. Abbiamo ricevuto «Grazia su Grazia»: le parole del Vangelo ci sostengono nell'andare a riguardare il percorso di questo anno che finisce per individuare i passaggi di bene che il Signore ha compiuto.
Abbiamo imparato ad essere più solidali, a guardare alle necessità impellenti di chi sta peggio di noi. Nel prolungato isolamento abbiamo avuto la possibilità di rientrare in noi stessi, di guardarci dentro, di scoprire il tesoro dell'inabitazione del Verbo nel nostro, sia pur misero, cuore. Abbiamo potuto guardarci negli occhi e scoprire un linguaggio tutto nuovo e più essenziale.
Mentre abbiamo sperimentato, come comunità ecclesiale, la limitatezza dei nostri progetti pastorali, abbiamo assaporato la bellezza di riscoprici "chiesa domestica", dove anche la temporanea mancanza dell'Eucaristia ha fatto riscoprire e sperimentare che il Signore Gesù è presente, sempre, in mezzo a noi… nella sua Parola, nel nostro donarci reciproco, nel nostro donarci ai poveri…
Il Signore ci ha parlato, in questa pandemia!
È lecito, in un esame di coscienza, chiederci se abbiamo saputo cogliere il soffio della sua presenza che tutto rinnova. O se siamo riandati a riprendere i vecchi schemi per riadattarli alla nuova siutuazione senza accorgerci della loro poca fecondità, se non della loro sterilità. Ed è anche lecito domandarci perché il nostro modo di vivere, tutto improntato al consumo (per far circolare l'economia, così si dice), abbia prodotto tanti poveri…
Nonostante tutto, l'esperienza della presenza del Signore ci ha fatto scavare più in profondità per ringraziare su quanto c'è di più intimo e profondo, su quanto dà senso a una vita che continua per noi, ricordando anche i nostri cari defunti che più di tutti hanno patito le conseguenze della pandemia e che ora condividono la gloria del Cielo.
E il ringraziamento sale dal nostro cuore per la Grazia ricevuta. Grazia, non tanto per i successi positivi che si misurano con categorie umane terrene, ma la Grazia che è la presenza del Dio incarnato, del Verbo che ha posto la sua tenda in mezzo a noi, che ci ha sostenuto e ci sostiene. La Grazia che riempie i vuoti della nostra esistenza di una presenza Altra, soffio vitale dello Spirito.

Papa Francesco ha così concluso la catechesi di ieri 30 dicembre: «Se siamo portatori di gratitudine, anche il mondo diventa migliore, magari anche solo di poco, ma è ciò che basta per trasmettergli un po' di speranza. Il mondo ha bisogno di speranza e con la gratitudine, con questo atteggiamento di dire grazie, noi trasmettiamo un po' di speranza. Tutto è unito, tutto è legato e ciascuno può fare la sua parte là dove si trova. La strada della felicità è quella che San Paolo ha descritto alla fine di una delle sue lettere: "Pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito" (1Ts 5,17-19). No spegnere lo Spirito, bel programma di vita! Non spegnere lo Spirito che abbiamo dentro ci porta alla gratitudine».

mercoledì 30 dicembre 2020

Madre di Dio


Maria Santissima Madre di Dio
Numeri 6,22-27 • Salmo 66 • Galati 4,4-7 • Luca 2,16-21
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Gli fu messo nome Gesù" (Lc 2,21): "Dio salva"! Nell'Ottava del Natale è sempre Lui, Gesù, al centro mentre celebriamo la divina maternità di Maria: "Il Figlio, nato da donna… perché ricevessimo l'adozione a figli" (cf. Gal 4,4-5). Guardando al Figlio, contempliamo la Madre.
Parlare di Maria nel contesto del Natale potrebbe sembrare scontato, ma vederla nella sua "verità" è entrare nel mistero dell'amore del Padre.
Maria, la Madre! La grandezza di Maria sta proprio nel suo essere "Madre di Dio"!
Il Figlio dell'eterno Padre, nel suo "annullarsi" (cf. Fil 27), ha preso un corpo dalla vergine Maria facendo di lei il suo tabernacolo, la sua casa, la sua dimora. Maria - si può dire - più "grande" del Figlio! Infatti, "Colui che i cieli non possono contenere, Maria lo ha portato nel grembo" (cf. Resp. II lettura U.L.).

La "kenosi", dove ogni Persona divina si "svuota" per accogliere l'Altro nella pienezza dell'Amore, è il modo di essere di Dio. Dio si è fatto piccolo, un nulla d'amore, rendendo Maria capace di "contenere" Dio. La grandezza di Maria sta proprio in questo: è Madre di Dio!

Nel primo giorno dell'anno non c'è benedizione più abbondante: il dono dello Spirito che nei nostri cuori grida "Abbà!". Sì, siamo figli, eredi - per grazia - della pienezza della beatitudine (cf. Gal 4,6-7): anche noi in Dio, dove Maria - la Madre -, creatura come noi, nostro dover essere, tutti "contiene".
Il Signore farà così "splendere il suo volto per te", per ciascuno di noi e ci donerà la pace (cf. Nm 6,25-26).
Di fronte a questo mistero, nell'icona della grotta di Betlemme, nella sua povertà (segno della nostra esistenziale povertà), il nostro cuore non può che esultare per le meraviglie di cui siamo fatti partecipi. È, come per i pastori, un ritornare alla vita di ogni giorno pieni di gratitudine. Non tutto si comprende di questo mistero, ma come Maria vogliamo "custodire" nel nostro cuore ogni cosa, ogni avvenimento, ogni delusione, ogni speranza, ogni incognita… come la fiamma che alimenta il soffio divino ricevuto, come il seme della Parola seminato, preludio di nuova vita.
Il Padre ha fatto grande Maria e, in Lei tutta l'umanità fatta "Chiesa", perché il nostro destino è essere come Maria, la discepola perfetta del Figlio che tutti ci riassume e dove tutto sussiste.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (Lc 2,19)
(vai al testo)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Maria… custodiva tutte queste cose (Lc 2,19) – (01/01/2020)
(vai al testo)
 I pastori riferirono ciò che era stato detto loro (Lc 2,17) – (01/01/2019)
(vai al testo)
 I pastori riferirono ciò che era stato detto loro (Lc 2,17) – (01/01/2018)
(vai al testo)
 Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose (Lc 2,19) – (01/01/2017)
(vai al testo)
 Vinci l'indifferenza e conquista la pace (01/01/2016 - Giornata mondiale della pace)
(vai al testo)
 Non più schiavi, ma fratelli (01/01/2015 - Giornata mondiale della pace)
(vai al testo)
 Fraternità, fondamento e via per la pace (01/01/2014 - Giornata mondiale della pace)
(vai al testo)
 Beati gli operatoti di pace (01/01/2013 - Giornata mondiale della pace)
(vai al testo)
 Educare i giovani alla giustizia e alla pace (01/01/2012 - Giornata mondiale della pace)
(vai al testo)
 Libertà religiosa, via per la pace (01/01/2011 - Giornata mondiale della pace)
(vai al testo)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Vergine e Madre (30/12/2019)
  L'incarnazione del Verbo riscatta il tempo che svanisce, colorandolo di eterno (30/12/2018)
  Il grande campo della libertà di Dio: la maternità verginale di Maria, la Theotokos (30/12/2017)
  Il Nome per eccellenza: Dio salva (30/12/2016)
  Alimentati dalla benedizione di Dio (30/12/2015)
  La Vergine Madre (30/12/2013)
  Madre dell'unica persona del Verbo di Dio, dono per il mondo (31/12/2012)
  Madre di Dio (30/12/2011)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 1.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2018)
  di Cettina Militello (VP 11.2016)
  di Luigi Vari (VP 11.2015)
  di Luigi Vari (VP 11.2014)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 11.2013)
  di Marinella Perroni (VP 11.2012)
  di Marinella Perroni (VP 11.2011)
  di Marinella Perroni (VP 11.2010)
  di Claudio Arletti (VP 11.2009)
  di Claudio Arletti (VP 11.2008)
  di Enzo Bianchi (A)
  di Enzo Bianchi (B)
  di Enzo Bianchi (C)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

sabato 26 dicembre 2020

Il dono del Figlio


Domenica fra l'Ottava del Natale - Santa Famiglia (B)
Genesi 15,1-6; 21,1-3 • Salmo 104 • Ebrei 11,8.11-12.17-19 • Luca 2,22-40
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

In continuità con la solennità in cui si celebra il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, nell'ottava del Natale, la liturgia ci presenta l'icona della Santa Famiglia, di Gesù, Maria e Giuseppe. Una famiglia, quella di Nazaret, che, pur speciale per la presenza del Dio-Bambino, conduce la vita di ogni famiglia ebrea che vive nello spirito e nell'osservanza della Legge.
Il vangelo ci racconta della presentazione di Gesù al tempio, l'offerta di ogni primogenito maschio che è sacro al Signore, con l'incontro dei due anziani, Simeone e Anna, che aspettavano la consolazione di Israele (cf. Lc 2,22-40). Una vita, quella di Simeone ed Anna, resa salda dalla fede nella realizzazione delle promesse di Dio.
In questo contesto di fede si situa la celebrazione della Famiglia, dove il Figlio è dono di Dio. Così è stato per Abramo, che "credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia" (Gen 15,6). Così fu anche per Sara, che "per fede, sebbene fuori dall'età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso" (Eb 11,11). Così è stato per Maria e per Giuseppe che obbedirono alle parole dell'angelo nell'accogliere il progetto di Dio.
Maria in particolare accoglie con lo stesso spirito di fede le parole di Simeone che le preannuncia una sofferenza spirituale, una spada che trafiggerà la sua anima a causa del Figlio, contributo materno al mistero di quel bambino nato per "la caduta e la risurrezione di molti, segno di contraddizione" (cf. Lc 2,33-35).

Il figlio, non proprietà né possesso dei genitori, ma dono di Dio!
Solo nella fede possiamo avere la luce e la forza di accogliere il dono del figlio, di godere della sua presenza, di saperlo offrire nel momento tragico del dolore, perché, prima che nostri, i figli sono figli di Dio.
Maria e Giuseppe lo hanno sperimentato di persona. E Gesù, il figlio amato del Padre, che ha voluto farsi uno di noi, ha imparato dai suoi genitori a crescere in questa fede, a fortificarsi, pieno di sapienza, sorretto dalla grazia di Dio che era su di lui (cf. Lc 2,40).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Il bambino cresceva pieno di sapienza (Lc 1,40)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Il bambino cresceva pieno di sapienza (Lc 1,40) - (28/12/2014)
(vai al testo…)
 I miei occhi hanno visto la sua salvezza (Lc 2,30) - (27/12/2008)
(vai al post "Tutto vince l'amore!")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La Famiglia di Nazaret: specchio della Famiglia divina eterna (29/12/2017)
  Sulla terra, il divino modello dell'amore trinitario (26/12/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 11.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Luigi Vari (VP 11.2014)
  di Claudio Arletti (VP 11.2008)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Presentazione al tempio, Marko Ivan Rupnik)

mercoledì 23 dicembre 2020

La Luce apportatrice di Vita


Natale del Signore
Visualizza i brani delle Letture
Messa nella Vigilia: Isaia 62,1-5 • Salmo 88 • Atti 13,16-17.22-25 • Matteo 1,1-25
Messa della Notte: Isaia 9,1-6 • Salmo 95 • Tito 2,11-14 • Luca 2,1-14
Messa dell'Aurora: Isaia 62,11-12 • Salmo 96 • Tito 3,4-7 • Luca 2,15-20
Messa del Giorno: Isaia 52,7-10 • Salmo 97 • Ebrei 1,1-6 • Giovanni 1,1-18


Appunti per l'omelia

"Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio" (cf. Is 9,5). Sì, un Bambino nella sua fragilità e debolezza e nel contempo nella sua tenerezza, manifesta l'amore del Padre, "irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza" (Eb 1,3). Infatti, "Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato" (Gv 1,18). Il Figlio di Dio è entrato nel mondo, nel nostro mondo, nella nostra storia, facendosi uno di noi, "non ritenendo un privilegio l'essere come Dio, ma svuotando se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini" (cf. Fil 2,6-7).
È nato in una stalla, è venuto povero tra i poveri, si è manifestato per primo ad alcuni pastori, gente che non conta, ignorante e poco raccomandabile… A loro il primo annuncio degli angeli! Annuncio "di una grande gioia che sarà di tutto il popolo" (cf. Lc 2,8s). Per tutti, partendo dai poveri!
È un Natale, quello di quest'anno, molto particolare, un Natale nella pandemia, nella povertà fino alla fame sempre più crescente. Gesù è venuto in questo nostro mondo di oggi, dove la speranza è scambiata per un talismano che ci aiuti a non implodere in attesa di un ritornare alla vita "di prima"… Ma, volenti o no, niente sarà come prima. Tuttavia, la Speranza vera ci viene donata da questo Bambino che è venuto a farsi carico di ciò che noi siamo e viviamo; è venuto per amore e dimostrarci così il suo amore spingendoci a metterci nella sua onda, a fare qualcosa come lui, a guardarci attorno, ad arrivare a tutti incominciando dagli ultimi, da quelli che sono soli, esclusi, da chiunque sia nel bisogno.
Ma siamo anche coscienti che la corsa ai regali nelle vie dello shopping ci dimostra un natale pagano, svuotato del suo contenuto originale, surrogato da un anziano di nome Natale, mai esistito, ma che ha soppiantato nel sentire comune, anche di noi cristiani, il Natale di un Bambino, la nascita di un Figlio di nome Gesù. Lui il vero Dono per ciascuno di noi; un Dono che siamo invitati ad offrirci reciprocamente: il dono del nostro riscatto.
La speranza non delude, la profezia si può avverare, anzi si avvera sempre nel nostro aprirci alla vita: noi, popolo che cammina nelle tenebre abbiamo visto una grande luce. È nato colui che spezza il giogo che ci opprime, il bastone del nostro aguzzino, e ci sarà la pace (cf. Is 9,1s).
Lo sappiamo, "la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta!" (Gv 1,5). Egli, come è esperienza di allora ed è di tutt'oggi, è in mezzo a noi e noi non ce ne rendiamo conto, "il mondo non lo ha riconosciuto"; nemmeno i suoi "lo hanno accolto". Tuttavia, a chi ha avuto la grazia di aprirsi alla Vita, accogliendolo, "ha dato il potere di diventare figli di Dio, generati da Dio" (cf. Gv 1,9-13).
Questo riconoscerci figli nel Figlio ci spinge ad andare "senza indugio" verso il luogo indicatoci della luce per entrare nel mistero dell'amore di Dio e donarlo a quanti incontriamo nel nostro cammino, come è stato per i pastori (cf. Lc 2,15-20).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Oggi è nato per voi un Salvatore (Lc 2,11)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Oggi è nato per voi un Salvatore (Lc 2,11) – (25/12/2019)
(vai al testo…)
 I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino (Lc 2,16) – (25/12/2018)
(vai al testo…)
 Oggi è nato per voi un salvatore (Lc 2,11) - (25/12/2017)
(vai al testo…)
 Andiamo… vediamo questo avvenimento (Lc 2,15) - (25/12/2016)
(vai al testo…)
 Andiamo dunque fino a Betlemme (Lc 2,18) - (25/12/2015)
(vai al testo…)
 Oggi è nato per noi il Salvatore (Lc 2,11) - (25/12/2014)
(vai al testo…)
 Oggi è nato per noi il Salvatore (Lc 2,11) - (25/12/2013)
(vai al testo…)
 Non temete: vi annuncio una grande gioia (Lc 2,10) – (25/12/2012)
(vai al testo…)
 Oggi è nato per noi il Salvatore (Lc 2,11) - 25/12/2011)
(vai al testo…)
 Un bambino è nato per noi (Is 9,5) - (25/12/2010)
(vai al testo…)
 La Parola è diventata carne e ha abitato fra noi (Gv 1,14) - (23/12/2009)
(vai al post "Dio, nostro fratello")
 Gloria a Dio nel più alto dei cieli, pace in terra agli uomini che egli ama (Lc 2,14) (Lc 2,14) - (24/12/2008)
(vai al post "Il prodigio dell'amore")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Dio ha condiviso tutto di noi (24/12/2019)
  Il vero Natale per noi! (23/12/2018)
  Gli "ultimi" si sono messi in cammino e hanno incontrato Dio (24/12/2017)
  La speranza di un Bambino (23/12/2016)
  Dio entra nel mondo dal punto più basso (23/12/2015)
  Gloria a Dio in cielo; pace agli uomini in terra (23/12/2014)
  Dio si è fatto bambino! (24/12/2013)
 Il mistero dell'umiltà di Dio (24/12/2012)
 Dar vita a Gesù, oggi (23/12/2011)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 11.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2018)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Cettina Militello (VP 2016)
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Luigi Vari (VP 2014)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 2013)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Marinella Perroni (notte, VP 2011)
  di Marinella Perroni (giorno, VP 2011)
  di Marinella Perroni (notte, VP 2010)
  di Marinella Perroni (giorno, VP 2010)
  di Claudio Arletti (notte, VP 2009)
  di Claudio Arletti (giorno, VP 2009)
  di Claudio Arletti (notte, VP 2008)
  di Claudio Arletti (giorno, VP 2008)
  di Enzo Bianchi (vol. anno C, giorno)
  di Enzo Bianchi (vol. anno B, notte)
  di Enzo Bianchi (vol. anno A, aurora)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Natività, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, dicembre 2018)

venerdì 18 dicembre 2020

Maria, "casa" per Dio


4a domenica di Avvento (B)
2Samuele 7,1-5.8-12.14.16 • Salmo 88 • Romani 16,25-27 • Luca 1,26-3 (Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il Signore ci precede sempre! Anche quando , in una situazione di tranquillità spirituale oltre che materiale, noi vorremmo fare qualcosa per Lui. Così è successo a Davide quando "si fu stabilito nella sua casa e il Signore gli diede riposo da tutti i suoi nemici" (cf. 2Sam 7,1).
Pur conoscendo la bontà dei propositi, il Signore ha progetti molto più grandi. Non noi costruiremo una casa per Lui, segno peraltro della sua presenza in mezzo al suo popolo, ma Dio stesso da sempre ha pensato di porre la sua dimora in mezzo a noi, Lui, l'Emanuele, il Dio-con-noi.
Con noi, che siamo nati dalla sua Parola che tutto crea, Dio ha stretto non un'alleanza formale, ma è entrato di persona nella nostra storia. Non poteva fare diversamente, se il nostro esistere è il frutto del suo amore di Padre verso il Figlio nel quale tutto sussiste (cf. Col 1,17). È la realizzazione della promessa fatta a Davide di un figlio il cui regno sarà saldo per sempre (cf. 2Sam 7,12.14.16): "Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Lc 1,32-33), secondo le parole dell'angelo alla vergine di Nazaret.
Ora questo mistero, "avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei profeti" (cf. Rm 16,25-26), si realizza attraverso il docile assenso di Maria.

Dio non è altrove, né tantomeno disinteressato alla nostra realtà umana. Maria di Nazaret è il punto più alto di congiunzione e di relazione tra il divino e l'umano. Dio, ponendo la sua dimora tra noi, fa di Maria la sua casa.
È unico il ruolo di Maria che genera il Salvatore e rilancia in ogni credente, che accoglie Dio nella propria vita, la forza e la gioia di dare al mondo il Salvatore. Tutto ciò invita a prendere sul serio e ad accettare pienamente la nostra natura umana, luogo nel quale Dio continua ad operare salvezza. La nostra natura umana, luogo abitato da Dio, vivificato dallo Spirito, dove noi veniamo trasformati in creature nuove, chiamati ad essere e vivere da figli.
Di fronte al mistero, Maria esclama: "come avverrà questo?". La risposta è come per i Patriarchi e i Profeti: "Non temere!". Fidati pienamente di Dio. Insieme a Lui farai cose grandi. E giorno dopo giorno vedrai che il Signore abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili; ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote; stende la sua misericordia su quelli che lo temono (cf. Lc 1,46-55).
Con timore e gioia grande ogni credente, come Maria, di fronte alla salvezza che il Signore opera lungo la storia, non può che esclamare: "Eccomi! Sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1,36).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ecco la serva del Signore (Lc 1,38)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Concepirai un figlio e lo darai alla luce (Lc 1,31) - (24/12/2017)
(vai al testo…)
 Avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38) - (21/12/2014)
(vai al testo…)
 Avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38) - (18/12/2011)
(vai al testo…)
 Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio (2Sam 7,14) - (19/12/2008)
(vai al post "Una sola famiglia")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  «Ecco la serva del Signore»: il progetto di Maria "perso" nel progetto di Dio (22/12/2017)
  Si compia la sua Parola (19/12/2014)
  Essere un'altra Maria (16/12/2011)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 11.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Luigi Vari (VP 10.2014)
  di Marinella Perroni (VP 11.2011)
  di Claudio Arletti (VP 11.2008)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Annunciazione, Bernadette-Lopez)

venerdì 11 dicembre 2020

Voce di Colui che è la Parola


3a domenica di Avvento (B)
Isaia 61,1-2.10-11 • Salmo Lc 1,46-50.53-54 • 1Tessalonicesi 5,16-24• Giovanni 1,6-8.19-2
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino!" (Fil 4,4.5; antifona d'ingresso). È l'invito che la liturgia di questa terza domenica di Avvento ci rivolge: essere sempre lieti, come ci ripete Paolo (cf. 1Ts 5,16; II lettura).
Essere nella gioia perché si realizza per noi ora la profezia di Isaia, quella stessa che Gesù ha fatto sua nella sinagoga a Nazaret: "Oggi si è compiuta questa Scrittura" (Lc 4,21) e cioè: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi" (Lc 4,18). È la gioia che deriva dal lieto annuncio rivolto ai miseri, agli umili, ai poveri, dove le piaghe dei loro cuori spezzati sono fasciate, dove è ridata la libertà a chi è in schiavitù (cf. Is 61,1).
È una gioia però che ci viene dall'essere con il Signore (cf. Fil 4,4), in un atteggiamento ininterrotto di vicinanza con Lui nella preghiera, in un continuo rendimento di grazie, attenti a non spegnere lo Spirito che ci è donato, comportandoci in maniera degna del dono ricevuto (cf. 1Ts 5,16-22).
Il Signore è vicino! Ce ne dà testimonianza l'austero Giovanni, il battezzatore: un uomo mandato da Dio come testimone della luce che deve sconfiggere le tenebre di questo mondo (cf. Gv 1,6-7): "Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce" (Gv 1,6-7).
Giovanni è il testimone che è cosciente del suo essere "mandato", di non essere lui il Cristo né il profeta, di essere piuttosto semplicemente "voce" di Colui che è la "Parola".
La voce: veicolo che manifesta la parola. Senza questa - parola resa comprensibile ed accolta - la voce è semplice suono.
Ogni annunciatore della buona notizia di Gesù ha la responsabilità di non indirizzare a sé coloro che ascoltano, ma a colui per conto del quale egli parla. Da come ognuno declina la propria voce (immagine che simboleggia la qualità della nostra testimonianza), rende comprensibile la Parola, il suo significato, la sua valenza per la nostra vita. Ogni discepolo del Maestro è mandato a dare testimonianza alla luce, è rivestito pure lui degli stessi doni di Colui che lo manda e può dire anche lui, senza attribuire nulla a sé: "lo spirito del Signore è sopra di me…", e poter esultare in Lui, come Maria, perché Lui ha guardato all'umiltà del suo servo. Certi, per la promessa di Gesù, che la sua pace ci rende santi interamente ed irreprensibili nell'attesa della sua venuta (cf. 1Ts 5,23-24).
In questo nostro "nulla" radicato nel "tutto" di Dio sta la radice e il fondamento della nostra gioia, del nostro essere sempre lieti nel Signore.
E la gioia dell'incontro è piena!

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Venne un uomo mandato da Dio (Gv 1,6)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Venne un uomo mandato da Dio (Gv 1,6) - (17/12/2017)
(vai al testo…)
 Giovanni venne come testimone (Gv 1,7) - (14/12/2014)
(vai al testo…)
 Mi ha mandato a portare il lieto annuncio (Is 61,1) - (11/12/2011)
(vai al testo…)
 In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete (Gv 1,26) - (12/12/2008)
(vai al post "Lo sconosciuto")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La gioia di incontrare Colui che ci libera da ogni schiavitù (15/12/2017)
  Essere testimoni della luce (12/12/2014)
  La gioia di essere testimoni (09/12/2011)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 11.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Luigi Vari (VP 10.2014)
  di Marinella Perroni (VP 10.2011)
  di Claudio Arletti (VP 11.2008)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Voce che grida nel deserto, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, dicembre 2016)

domenica 6 dicembre 2020

«Hai trovato grazia presso Dio»


Immacolata Concezione della B. V. Maria
Genesi 3,9-15.20 • Salmo 97 • Efesini 1,3-6.11-12 • Luca 1,26-38
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

«Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio: mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come una sposa si adorna di gioielli» (Is 61,10 - Antifona d'ingresso).
Così canta l'assemblea con l'antifona d'ingresso nella liturgia della solennità della immacolata concezione della Vergine Maria. È un inno di grazie al Signore per i fatti mirabili da Lui operati per il suo popolo, per Sion la Sposa divina. Infatti lo Sposo adorna la Sposa amata con le vesti solenni e con i monili nuziali. Da queste Nozze divine verrà quella fecondità che porterà salvezza.
Nella solennità di oggi è ovvia l'applicazione a Maria che appare come la Sposa, la tutta bella, la sempre benedetta, poiché dopo il Figlio suo a lei più che a ogni altra creatura si manifesta la gioia e l'esultanza nel Signore, che la rivestì della veste nuziale che è lo Spirito Santo. Adesso da lei può nascere nella carne il Figlio di Dio, che è "prima di tutti i secoli".
La Chiesa in questo giorno guarda a Maria come a colei che ha trovato grazia presso Dio e l'ha protetta dal nemico: «A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo…, poiché tutti hanno peccato», ci ricorda san Paolo (Rm 5,12). E l'Angelo replica a Maria: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30). «Il Signore ti ha liberata dalla morte, ti ha protetta contro il nemico» (cf. UL Resp. I lett.). Per questo la Chiesa magnifica il Signore per la misericordia che le ha manifestato e invita tutti alla lode: «Celebrate con me il Signore: grande è stata per me la sua misericordia. Ecco, tutte le generazioni mi chiameranno beata». (cf. UL Resp. II lett.).
Maria è la prima donna del popolo nuovo, figura della Donna-Chiesa, scelta subito dopo il peccato originale e depositaria di una promessa: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe» (Gen 3,15). Era stata scelta da sempre in Cristo per essere sua madre nel mistero dell'Incarnazione: «In Cristo, Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati» (Ef 1,4).
Nella pienezza dei tempi, Maria concepisce il Figlio di Dio come uomo senza concorso di uomo: «Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce… Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,31.37).
Maria, con il suo «Eccomi», manifesta l'accettazione di ciò che le ha rivelato l'angelo ed accetta che il proprio progetto scompaia in quello di Dio, dichiarando così la propria completa disponibilità a compiere la volontà di Dio: «Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Questo "avvenga" non significa assolutamente accondiscendenza rassegnata. Esprime in verità un desiderio gioioso. Sulla bocca di Maria rivela la sua ansia di vedere presto realizzato il progetto del Signore.
Dove entra Dio, lì giunge sempre anche la gioia. La stessa ansia e gioia che la Chiesa vive nella celebrazione dei divini misteri.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (breve commento e una testimonianza):
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28)
(vai al testo…) - 8/12/2019)
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28)
(vai al testo…)- 8/12/2018)
Avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,35)
(vai al testo…) - 8/12/2016)
Lo Spirito Santo scenderà su di te (Lc 1,35)
(vai al testo…) - 8/12/2015)
Rallegrati, piena di grazia (Lc 1,29)
(vai al testo…) - 8/12/2014)
Rallegrati, piena di grazia (Lc 1,29)
(vai al testo…) - 8/12/2013)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
Entriamo nella scia di Maria (6/12/2019)
L'Immacolata Concezione: la festa del cuore nuovo (7/12/2018)
Maria Immacolata: trasparenza vera nel dialogo con Dio (7/12/2017)
In Maria si congiunge il Cielo e la Terra (7/12/2016)
Dio ci chiama ad aprirci alla gioia (6/12/2015)
Resi immacolati dalla carità (6/12/2014)
Maria, il nostro "dover essere" (6/12/2013)
Il sogno di Dio (6/12/2012)

Riamando ad altri post sulla Solennità odierna, a suo tempo pubblicati:
Madre di Dio (7/12/2010)
Maria, Fiore dell'umanità (8/12/2009)
Immacolati nella carità (7/12/2008)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 11.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2018)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Cettina Militello (VP 10.2016)
  di Luigi Vari (VP 10.2015)
  di Luigi Vari (VP 10.2014)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 10.2013)
  di Marinella Perroni (VP 10.2012)
  di Marinella Perroni (VP 10.2011)
  di Marinella Perroni (VP 10.2010)
  di Claudio Arletti (VP 10.2009)
  di Claudio Arletti (VP 10.2008)
  di Enzo Bianchi (vol. anno A)
  di Enzo Bianchi (vol. anno B)
  di Enzo Bianchi (vol. anno C)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

venerdì 4 dicembre 2020

Nel deserto la sua Via


2a domenica di Avvento (B)
Isaia 40,1-5.9-11 • Salmo 84 • 2Pietro 3,8-1 • Marco, 1-1-8
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Nell'attesa del Signore che viene, di cui questo tempo di Avvento ne è carico, la liturgia ci propone di "non perdere di vista" una cosa essenziale: "davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo", perché "il giorno del Signore verrà come un ladro" (cf. 2Pt 3,8.10).
Noi attendiamo il Suo ritorno, pur sapendo che il regno di Dio è già in mezzo a noi (cf. Lc 17, 21), nonostante non ne percepiamo spesso la sua presenza, sconcertati dalla "lentezza con cui Dio adempie alle sue promesse", dimenticando che "egli è magnanimo e non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2Pt 3, 9).
Occorre, pertanto, "preparare la via del Signore, raddrizzare i suoi sentieri" (cf. Mc 1,3). È l'invito di Giovanni alla conversione!
La via del Signore è già tracciata. Lui stesso ne ha dettato la rotta e dato le disposizioni necessarie per percorrerla. Lui, Parola incarnata del Padre, "archè", principio e fondamento della "buona notizia", "Evangelo/Gesù, Cristo, Figlio di Dio" (cf. Mc 1,1).
L'annuncio di questa venuta è una notizia consolante, è balsamo di speranza, perché "la nostra tribolazione è compiuta e la nostra colpa è scontata", sommersi da un fiume di grazia traboccante che ha coperto tutti i nostri peccati (cf. Is 40,2).
Ecco, allora, la voce che grida: "nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio" (Is, 40,3). Lui viene come un pastore che conduce dolcemente le sue pecore (cf. Is 40,11).

"Nel deserto preparate la via…"
Il deserto: luogo di solitudine, di prova, di tentazione…, eppure luogo dell'incontro con Dio, dove Lui stesso si prende cura di noi. Luogo e tempo di conversione, di purificazione del nostro "io" e palestra per accogliere il dolore e lo "scarto" che la vita ci offre.
Convertirci! Occorre, in questo cammino di radicale cambiamento di prospettiva, aver chiaro che la sequela di Gesù non è fine a se stessa, né serve a farci sentire particolarmente bravi. Essa è orientata alla costruzione del regno di Dio, alla realizzazione del progetto di amore che Dio vuole attuare per l'umanità.
Gesù, Parola che purifica (cf. Gv 15,3), Colui che è "più forte" di Giovanni che proclama nel deserto un battesimo di conversione , ci "battezza in Spirito Santo" (cf. Mc 1,7-8). Ci "immerge" nella relazione intima di amore tra il Padre e il Figlio nella Trinità, nello Spirito che è il respiro di Dio, l'atmosfera del Paradiso.
Preparare, allora, la strada del Signore significa per noi impegnarci a realizzare nella nostra vita quotidiana l'armonia del Cielo, cosicché la Parola "come in cielo così in terra" (Mt 6,10) possa realizzarsi e tutta l'umanità divenga una sola famiglia.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Egli vi battezzerà in Spirito Santo (Mc 1,8)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Preparate la via del Signore (Mc 13,3) - (10/12/2017)
(vai al testo…)
 Fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa (2Pt 3,14) - (04/12/2011)
(vai al testo…)
 Si facevano battezzare confessando i loro peccati (Mc 1,5) - (05/12/2008)
(vai al post "Cammino di conversione")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La Buona Notizia: Gesù, il Figlio di Dio! Prepariamo la Via (08/12/2017)
  Una strada tutta nuova (05/12/2014)
  La nostra conversione (03/12/2011)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 11.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Luigi Vari (VP 10.2014)
  di Marinella Perroni (VP 10.2011)
  di Claudio Arletti (VP 10.2008)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Predicazione di Giovanni Battista, di Bernadette Lopez)

mercoledì 2 dicembre 2020

La sposa del diacono


Settimana News ha pubblicato un intervento del diacono Enzo Petrolino, presidente della Comunità del Diaconato in Italia, sulla moglie del diacono.
Sappiamo, infatti, - scrive Petrolino - che «il conferimento del diaconato agli sposati ha posto e pone tuttora alcuni problemi - se non altro ai fini di un suo riconoscimento e di una piena consapevolezza delle sue potenzialità - per il fatto stesso che coesistono nel diacono coniugato due sacramenti: il matrimonio per lo stato di vita e, appunto, il diaconato per il ministero conferito con l'ordinazione».
In questo contesto è lecito porsi la domanda, essendo l'ordinazione conferita al solo marito, su come si ponga la sposa del diacono in questa nuova situazione: «uno degli sposi può essere segnato da un sacramento senza che l'altro lo sia? Chi è che è segnato dall'ordinazione del marito? La sua persona? La mutua relazione tra gli sposi? Di fatto, ci si domanda, chi è realmente ordinato? Il marito o la coppia?». La risposta è chiara: «È uno degli sposi che viene ordinato, e non la coppia: eppure l'ordinazione riguarda la coppia nella sua globalità. Uomo e donna sono collocati diversamente in rapporto al diaconato, poiché l'ordinazione dello sposo non cambia lo statuto personale della sposa nell'ambito del popolo di Dio; tuttavia, nell'unità coniugale, la sposa porta con il suo sposo le conseguenze, sulla vita familiare, del cambiamento dello status ecclesiale dello sposo».
Tuttavia - scrive Petrolino - «rimane, per la sposa, il problema di "come" collocarsi rispetto all'ordinazione del proprio marito. In primo luogo il cammino verso il diaconato, come quello verso ogni sacramento, suppone una conversione. Ora, la conversione dona una nuova immagine di sé e di Dio, e le relazioni nella coppia ne vengono modificate, ponendo la necessità di costruire un nuovo equilibrio relazionale. Una tale evoluzione comporta normalmente delle crisi: un combattimento spirituale, con le sue tensioni. Non sempre il cammino spirituale degli sposi è concomitante: devono comprendersi, sostenersi l'un l'altro e, nella grazia di Dio, essere più uniti.
Secondariamente, va considerata la differenza di statuto tra sposi. Quando il vescovo domanda alla sposa se accetta l'ordinazione del marito e le sue conseguenze nella vita familiare, ella intende spesso il sì che dice allora come un nuovo sì coniugale al suo sposo. Ma non è esattamente questo il senso del consenso che pronuncia: si tratta di una risposta non al marito, ma al vescovo, con la quale ella gli dice pubblicamente che accetta che il Cristo si impadronisca dello sposo per farne un diacono. Vi è dunque, da parte sua, un certo dono del marito a Cristo, per il servizio della Chiesa. Allora si comprende, come fattore primario di discernimento, che senza il consenso della moglie non si è ordinati diaconi. L'esperienza permette di affermare che il Cristo dona alla vita coniugale e familiare dei diaconi una comunione coniugale più grande, e una vita nella grazia più profonda; ma questa comincia irrinunciabilmente con un dono di sé».
Enzo Petrolino, nel suo articolo, suggerisce alla fine: «per dimensionarsi in maniera giusta rispetto all'ordinazione del marito, la sposa dovrebbe affrontare e dare risposta a tre domande fondamentali:
  1. "Dio chiama davvero mio marito a essere ordinato diacono?". In effetti, la sua situazione di sposa le conferisce un ruolo specifico nel discernimento. Ella partecipa, in coscienza, alla ricerca della volontà di Dio sul marito.
  2. "Sono pronta ad accettare di cambiare vita, se il mio sposo è chiamato da Dio al diaconato?". Questa seconda domanda è indispensabile per assicurarsi di rispondere alla prima nella fede, e non in ragione di qualche paura irrazionale o di qualche egoismo, qualora si pensi che il futuro diacono non sia chiamato da Dio; e, parimenti, per essere certe di non lasciarsi trascinare da qualche entusiasmo, senza avere misurato le conseguenze e le esigenze dell'ordinazione sulla vita quotidiana, qualora si fosse convinte, invece, che il marito sia stato chiamato. In altri termini, la sposa deve chiedersi se è disposta ad accettare l'evoluzione spirituale personale che scaturisce dalla vocazione e dall'ordinazione del marito e, ancora, se è pronta a procurarsi i mezzi che favoriranno il realizzarsi di tale evoluzione in accompagnamento al ministero del suo sposo.
  3. "Come mi porrò, in concreto, di fronte all'ordinazione e al ministero di mio marito?". Le risposte a quest'ultima domanda sono, legittimamente, molto differenti. Non c'è un modello unico che valga per tutte le spose coinvolte.
Ma porsi queste domande, in serena semplicità e nella pace del cuore, rimane una tappa indispensabile nel percorso della coppia verso una relazione piena, per la maggior felicità propria e della Chiesa nella sua missione».
E l'articolo si conclude con le parole che Giovanni Paolo II ebbe a dire ai diaconi degli Stati Uniti (Detroit, 19/9/1987): «Il contributo che un diacono sposato offre alla trasformazione della vita familiare. Lui e sua moglie, essendo entrati in una comunione di vita, sono chiamati ad aiutarsi e a servirsi l'un l'altro. La loro collaborazione e unità è così intima nel sacramento del matrimonio, che la Chiesa chiede il debito consenso della moglie prima che il marito possa essere ordinato diacono permanente… L'arricchimento e l'approfondimento dell'amore sacrificale e reciproco tra marito e moglie costituisce forse il più significativo coinvolgimento della moglie del diacono nel ministero pubblico del proprio marito nella Chiesa. Soprattutto oggi questo non è un servizio da poco».

(Vai al testo completo dell'articolo)

(Immagine: coppia felice di Leonid Afremov)


martedì 1 dicembre 2020

Accogliere la Sua presenza nella propria vita


Parola di Vita - Dicembre 2020
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?» (Sal 27 [26],1).

«Poco dopo la nascita di Mariana i medici le hanno diagnosticato una lesione cerebrale. Non avrebbe parlato né camminato. Abbiamo sentito che Dio ci chiedeva di amarla così e ci siamo buttati nelle sue braccia di Padre» scrive Alba, giovane mamma brasiliana. E continua: «Ha vissuto con noi per quattro anni ed ha lasciato a tutti un messaggio d'amore. Non abbiamo mai sentito le parole papà e mamma dalla sua bocca, ma nel suo silenzio parlava con gli occhi, che avevano una luce risplendente. Non abbiamo potuto insegnarle a fare i primi passi ma lei ci ha insegnato a fare i primi passi nell'amore, nella rinuncia di noi stessi per amare. Mariana è stata per tutta la famiglia un dono dell'amore di Dio che potremmo riassumere in un'unica frase: l'amore non si spiega con le parole».
È quanto accade anche oggi ad ognuno di noi: di fronte all'impossibilità di governare tutta la nostra esistenza abbiamo bisogno di luce, anche di un barlume che mostri la via di uscita, i passi da fare oggi, verso la salvezza di una vita nuova.

«Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?».

L'oscurità del dolore, della paura, del dubbio, della solitudine, delle circostanze "nemiche" che vanificano i nostri sogni è un'esperienza che si sperimenta in ogni punto della terra ed in ogni epoca della storia umana, come testimonia questa antica preghiera contenuta nel libro dei Salmi.
L'autore è probabilmente una persona accusata ingiustamente, abbandonata da tutti, in attesa di giudizio. È nell'incertezza per un destino minaccioso, ma si affida a Dio. Sa che Egli non ha abbandonato il suo popolo nella prova, conosce la sua azione liberatrice; per questo troverà in Lui la luce e riceverà riparo sicuro ed inattaccabile.
Proprio nella consapevolezza della sua fragilità si apre alla confidenza con Dio, accoglie la Sua presenza nella propria vita ed attende con fiducia la vittoria definitiva sulle strade imprevedibili del Suo amore.

«Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?».

È questo il momento opportuno per riaccendere la nostra fiducia nell'amore del Padre, che vuole la felicità dei suoi figli. Egli è pronto a caricarsi delle nostre preoccupazioni [1] in modo che non ci ripieghiamo su noi stessi, ma siamo liberi di condividere con gli altri la nostra luce e la nostra speranza.
La Parola di Vita, come scrive Chiara Lubich, ci guida nel cammino dalle tenebre alla luce, dall'io al noi: «[…] È un invito a ravvivare la fede: Dio c'è e mi ama. […] Incontro una persona? Devo credere che attraverso di lei Dio ha qualcosa da dirmi. Mi dedico a un lavoro? In quel momento continuo ad aver fede nel Suo amore. Arriva un dolore: credo che Dio mi ama. Arriva una gioia? Dio mi ama. Egli è qui con me, è sempre con me, sa tutto di me e condivide ogni mio pensiero, ogni gioia, ogni desiderio, porta assieme a me ogni preoccupazione, ogni prova della mia vita. Come ravvivare questa certezza? […] Cercandolo in mezzo a noi. Lui ha promesso di essere lì dove due o più sono uniti nel suo nome [2]. Incontriamoci allora nell'amore scambievole del Vangelo con quanti vivono la Parola di Vita, condividiamo le esperienze e sperimenteremo i frutti di questa sua presenza: gioia, pace, luce, coraggio. Lui rimarrà con ciascuno di noi e continueremo a sentirlo vicino e operante nella nostra vita d'ogni giorno» [3] .

Letizia Magri

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[1] Cf. 1Pt 5,7.
[2] Cf. Mt 18,20.
[3] C. Lubich, Parola di Vita luglio 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 785-786.


Fonte: https://www.focolaritalia.it/


domenica 29 novembre 2020

Vegliare



Vegliare, o figlio, è stare desti
pronti e volti ad un futuro,
ma col cuore palpitante
dentro l'oggi di parole e gesti.
Vegliare da protagonisti
vuol dire spendere al presente
le energie migliori, i talenti
ad abitar bene ogni momento.
Si veglia a ritmo delle stelle
come sentinelle attente
con fiamme di speranza accese
in vasi d'olio e delicatezze.
Le ombre e i raggi della luna
scandiscono le veglie:
alla sera restando lieti
grati al giorno e alle sue conquiste.
Poi si entra nelle tenebre,
si veglia a mezzanotte,
con timore che non si realizzi
la venuta dello Sposo;
e ci avvolgono paure,
guerre, dubbi e anche angosce:
si veglia al buio sospirando
una Parola che consoli.
La terza veglia è l'annuncio
che l'Aurora ormai ha prevalso
e nella lotta dei contrasti
la vita s'accuccia per un nuovo balzo.
Si veglia anche al mattino
come culmine di un viaggio
quando irrompe ormai deciso
il fulgore del Figlio nato;
vegliare è compimento
che quaggiù non è ancora pieno,
che però attraversa il tempo,
svela il Volto e non lascia soli.
Vegliare ormai è comando,
è dimorare dentro
l'esistenza immensa e fragile
che lo Sposo ci ha promesso.

Padre Luca Garbinetto, Pia Società San Gaetano


venerdì 27 novembre 2020

Nell'attesa dell'incontro


1a domenica di Avvento (B)
Isaia 63,16-17.19;64,2-7 • Salmo 79 • 1Corinzi 1,3-9 • Marco 13,33-37
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Con questa prima domenica di Avvento iniziamo un nuovo ciclo liturgico, nella contemplazione del mistero del ritorno del Signore Gesù, in continuazione con il vangelo ascoltato nelle ultime domeniche dell'anno liturgico appena concluso.
Avvento, che significa "venuta", "attesa", ed anche "presenza", perché Colui che attendiamo è sempre presente in mezzo a noi "fino alla fine dei tempi" (cf. Mt 28,20).
È un periodo, questo dell'Avvento, che ci prepara all'incontro col Signore che viene: viene alla fine del tempo, viene oggi nella quotidianità della mia vita. E se ci prepariamo all'avvento del Natale è per ricordarci che il Signore Gesù viene oggi come luce che vince le tenebre di questo mondo. Una luce che vuole dare senso alla nostra vita, soprattutto in questo momento tragico di pandemia, dove sperimentiamo la fragilità della nostra esistenza, "avvizziti come foglie, portati via dal vento a causa della nostra iniquità" (cf. Is 63, 5), invitati a prendere coscienza che "noi siamo argilla e il Signore è Colui che ci plasma, tutti noi, opera delle sue mani" (cf. Is 63, 7).

Ecco allora l'invito pressante a "rimanere svegli", a "vegliare", come i servi in attesa del ritorno del loro padrone, perché non sappiamo "quando il padrone di casa ritornerà", ed ogni ora è buona: "fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati" (cf. Mc 13,33-37).
L'imperativo è "vegliare!", per prepararci all'incontro che può cambiare la nostra vita.
"Avvento": parabola di tutta la nostra vita, nell'attesa gioiosa e trepidante di un incontro che possiamo solo immaginare, ma che la promessa di un Dio, che ha dato la vita per me, mi apre alla piena dimensione della vita stessa di Dio.
"Avvento": parabola di ogni incontro, di ogni nostra risposta a Colui che nel fratello bussa alla mia porta e chiede ascolto, accoglienza, comunione, fraternità.
La Carità di Cristo, che abita i nostri cuori e dà spessore alla nostra vita, ne è la garanzia, mentre attendiamo la sua manifestazione. Sarà Lui stesso, infatti, che "ci renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel Suo Giorno" (cf. 1Cor 1,9).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lo dico a tutti: vegliate! (Mc 13,37)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Fate attenzione, vegliate (Mc 13,33) - (03/12/2017)
(vai al testo…)
 Vegliate, perché non sapete quando è il momento (Mc 13,33) - (30/11/2014)
(vai al testo…)
 Aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo (1Cor 1,7) - (27/11/2011)
(vai al testo…)
 Noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma (Is 64,7) - (28/11/2008)
(vai al post "Lasciarsi plasmare")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Vegliare nell'attesa di Colui che è "il Veniente", "il Presente" (02/12/2017)
  Mantenere il desiderio dell'incontro (28/11/2014)
  L'attesa vigilante (25/11/2011)

Vedi anche i post:
  Vegliare con il cuore (01/12/2008)
  Oltre la notte (02/12/2008)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 10.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Luigi Vari (VP 10.2014)
  di Marinella Perroni (VP 10.2011)
  di Claudio Arletti (VP 10.2008)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Vegliate dunque, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, novembre 2017)

domenica 22 novembre 2020

Chiamati a servire
Il dono del diaconato permanente


Nella Solennità di Cristo re dell'universo, i vescovi dell'Emilia Romagna hanno indirizzato alle loro comunità ecclesiali una lettera sul dono del diaconato permanente.
Nel definire il diaconato «uno dei doni più preziosi che lo Spirito del Signore risorto abbia fatto rifiorire e fruttificare negli ultimi decenni nelle nostre Chiese particolari», affermano che «al di là delle attività concrete, la stessa presenza dei diaconi è un dono, in quanto costituisce il segno sacramentale di Cristo servo e promuove la vocazione a servire, comune a tutto il popolo di Dio».
I diaconi, poi, impegnati nell'evangelizzazione sono oltre che presenti «nel mondo del lavoro, che abitualmente appartiene alla loro quotidianità», anche come «animatori appassionati e competenti della vita culturale, sociale e politica».
E nel ministero della carità essi «trovano una modalità privilegiata e un esercizio singolare per configurarsi più strettamente a Cristo servo, e per farsi così prossimi a tutti. A cominciare dagli ultimi: i sofferenti, i malati, i cosiddetti 'lontani', coloro che non hanno né pane né casa, né lavoro. Né dignità, né affetti, né una fede, né un senso da dare alla propria vita». All'interno poi della comunità non sono «soltanto testimoni e operatori di carità, ma anche educatori alla carità».
Ai diaconi coniugati i vescovi indicano «il primo ambito nel quale eserciteranno la carità»: la famiglia. Infatti, «la donazione reciproca dei coniugi, la comune intesa per l'educazione dei figli, l'eventuale accoglienza nel contesto familiare di genitori anziani o ammalati, l'apertura alla fraterna condivisione con altre famiglie, specialmente quelle maggiormente in difficoltà, rappresentano altrettante prassi, possibili e opportune, per mostrare tangibilmente il volto di Colui che non è venuto per essere servito, ma per servire».
E ai diaconi celibi ricordano che «l'identificazione sacramentale con Cristo servo viene collocata nel contesto di una scelta sponsale, esclusiva, perenne e totale dell'unico, insuperabile Amore», dove «l'annuncio del regno di Dio viene suffragato dalla testimonianza generosa e gratuita di chi per quel regno ha lasciato anche i beni più cari». Inoltre, «nell'ambito ecclesiale e professionale, la testimonianza diaconale si caratterizza per la cura prioritaria per la bontà delle relazioni, per il servizio alla dimensione quotidiana dell'esistenza delle persone, come 'alfabeto' per comunicare il Vangelo, nella consapevolezza che la diaconia non è una professione, ma una impegnativa missione».

I vescovi concludono la lettera esprimendo un sogno: «In un mondo troppo spesso lacerato da paure, fragilità e aspri conflitti sogniamo una Chiesa che, al cuore della società, sappia innescare processi di audace speranza, di inossidabile fiducia, di pace autentica e duratura. Anche in forza della variegata ricchezza di ministeri e di molteplici carismi. Tra questi il servizio dei diaconi non si rivela affatto accessorio o marginale. Risulta piuttosto efficace e fecondo di incalcolabile bene», rivolgendo altresì un «un pressante invito ai membri delle nostre comunità diaconali perché con la loro convinta e appassionata testimonianza mostrino la bellezza di una vita dedicata a Cristo 'diacono' nella Chiesa per la salvezza del mondo».

(Vai al testo completo della lettera)

(Immagine: Giubileo dei Diaconi, 29 maggio 2016)

venerdì 20 novembre 2020

Un Re da amare nei più piccoli


34a domenica del Tempo ordinario (A)
Solennità di Cristo Re dell'Universo
Ezechiele 34,11-12.15-17 • Salmo 22 • 1 Corinzi 15,20-26.28 • Matteo 25,31-46
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Gesù «verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine», proclamiamo ogni Domenica nel Credo. L' "affresco" grandioso e impressionante descritto nel Vangelo lo presenta come "Figlio dell'uomo" e "Re". Tutti, giusti e reprobi, lo riconoscono "Signore".
Proprio mentre si accinge ad affrontare la "sconfitta" della morte, Gesù annuncia un futuro di gloria e fissa un appuntamento a tutti i popoli della storia: «Davanti a Lui verranno radunati tutti i popoli».
Il "criterio" del giudizio, tuttavia, è sorprendente: è l'amore concreto a Lui, presentatosi "in incognito" dietro il volto dei fratelli bisognosi. Gesù si è fatto solidale con tutti, specialmente con i sofferenti, fino a condividere l'esperienza del dolore e della morte: nella condizione di risorto non si è allontanato da loro. È Lui che riceve il mio atto di accoglienza o di rifiuto nei confronti del fratello bisognoso.

Ciò che do al fratello lo do realmente a Gesù: «Con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo» (Gaudium et Spes, 22). Questo intimo legame con ogni persona le conferisce una dignità permanente e qualunque gesto in suo favore acquista un valore prezioso. In questa luce, il fratello da "beneficato" diventa "benefattore", perché dona Dio, è un luogo privilegiato d'incontro con Lui.
L'elenco delle opere di misericordia è esemplificativo: la lista si può arricchire quanto diverse e imprevedibili sono le povertà e le necessità.
È bello notare che gli interventi richiesti da Gesù sono a misura delle nostre forze. Gesù non dice: «…ero malato e mi avete guarito; …ero carcerato e mi avete liberato», ma «…mi avete visitato». Per condividere è sufficiente un cuore aperto e compassionevole. Quelli che Gesù evidenzia non sono grandi gesti, ma gesti potenti, perché fanno vivere, perché nascono da chi ha lo stesso sguardo di Dio.
L'accusa del Signore contro i reprobi non è di avere "oppresso" i poveri, ma di essere rimasti chiusi nel disimpegno. Non basta essere buoni solo interiormente e dire: io non faccio nulla di male. Non impegnarsi per il bene comune, per chi ha fame o patisce ingiustizia, stare a guardare, è già farsi complici del male, della corruzione, del peccato sociale.
La "ricompensa" anche è speciale: i "benedetti" sono accolti nel "Regno", nella "vita eterna".

Sapere che il Cristo, nostro Re, si identifica con i "più piccoli" dà carica e gioia, ma interpella il nostro rapporto, di singoli e di comunità, con i fratelli incontrati quotidianamente e con la massa dei poveri del Terzo Mondo che bussano alla nostra porta. È in tale accoglienza concreta che possiamo verificare quanto sia autentico il nostro incontro con Gesù nella Parola e nei Sacramenti: non è un altro Gesù colui che si fa visibile nel volto dei poveri.
Madre Teresa di Calcutta racconta: «Una sera trovai un uomo in fin di vita, lo portai nella nostra casa. Dopo le prime cure mi disse: "Sono vissuto come una bestia, perché vuoi farmi morire come un uomo?". Gli risposi: "Il tuo volto è il volto di Gesù"».
Ed invitava a contare con le cinque dita della mano nel pronunciare queste due espressioni: «Io faccio tutto per Gesù» e «Lo avete fatto a me».

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
L'avete fatto a me (Mt 25,40)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 L'avete fatto a me (Mt 25,40) - (26/11/2017)
(vai al testo)
 Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete il regno preparato per voi (Mt 25,34) - (23/11/2014)
(vai al testo)
 Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete il regno preparato per voi (Mt 25,34) - (20/11/2011)
(vai al testo…)
 Ciò che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me (Mt 25,40) - (21/11/2008)
(vai al post "L'avete fatto a me")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore (24/11/2017)
  Il giudizio ultimo: l'amore verso i bisognosi (21/11/2014)
  Regnare è Servire! (18/11/2011)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2020)
  di Cettina Militello (VP 10.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 10.2014)
  di Marinella Perroni (VP 10.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: L'avete fatto a me, di Bernadette Lopez, 2015)

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