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domenica 31 ottobre 2021

Partecipare della santità di Dio


Solennità di Tutti i Santi
Apocalisse 7,2-4.9-14 • Salmo 23 • 1 Giovanni 3,1-3 • Matteo 5,1-12a
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

I santi, "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua", tutti "avvolti in vesti candide", "lavate e rese candide nel sangue dell'Agnello" (cf. Ap 7,2-4.9-1; I lettura).
Non dimentichiamo: il Santo è Dio solo, e noi fatti partecipi, in vario modo, di questa santità! La santità non appannaggio di alcuni soltanto, ma di tutti coloro che si lasciano avvolgere dalla santità di Dio. Ed i santi non sono solo quelli di cui ricordiamo la loro condizione finale, con un'aureola in testa o collocati sugli altari o nella gloria della loro canonizzazione.
In realtà i santi sono in mezzo a noi e la santità si conquista nel nostro quotidiano cammino della vita, anche se "ciò che saremo non è ancora stato rivelato". Ma "fin d'ora" noi siamo nella condizione di figli di quel Dio che è Padre e che ha mandato il proprio Figlio a renderci partecipi della sua figliolanza. E se ancora non godiamo della piena visione di Dio, quando però "egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è", partecipi della sua santità (cf. 1Gv 3,1-3; II lettura).
Figli, nel Figlio che ci ha aperto la strada mostrandocene, con la sua vita, il percorso da compiere e giungere così alla pienezza della vita.
Le beatitudini, che il brano del vangelo odierno ci propone (cf. Mt 5,1-12), sono il cammino che Gesù ha percorso. Essere "beati" non è un aggettivo; è un invito alla felicità, alla pienezza della vita, alla consapevolezza di una gioia che niente e nessuno potrà spegnere né rapire (cf. Gv 16,20-22).
È Gesù, infatti, il povero in spirito, il piangente, il misericordioso, l'assetato di giustizia, l'operatore di pace, il perseguitato. Gesù è il nostro modello. Lui è la persona veramente "felice", ma a prezzo del dono della vita.
Le beatitudini, allora, indicano un percorso di vita rivolto a noi che come tutti viviamo la fatica della vita. È un cammino non in solitaria (anche se la risposta è personale), ma "insieme", come popolo, come compagni di viaggio. "Beati" al plurale è la Parola rivolta sì ai discepoli, ma con sullo sfondo la folla che, assetata di giustizia, segue Gesù (cf. Mt 5,1).


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Vedi anche:

Parola-sintesi a suo tempo pubblicate:
 Beati i poveri in spirito (Mt 5,3) (1° novembre 2020) (vai al testo)
 Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12) (1° novembre 2019) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito (Mt 5,3) (1° novembre 2018) (vai al testo)
 Gesù si mise a parlare e insegnava loro (Mt 5,2) (1° novembre 2017) (vai al testo)
 Beati i misericordiosi (Mt 5,7) (1° novembre 2016) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito ( Mt 5,3) (1° novembre 2015) (vai al testo…)
 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia ( Mt 5,7) (1° novembre 2014) (vai al testo…)
 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ( Mt 5,8) (1° novembre 2013) (vai al testo…)
 Rallegratevi ed esultate, grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12) - (31/10/2008)
(vai al post "La promessa della gioia piena")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
 Un popolo in cammino verso la pienezza della vita (30/10/2020)
 I santi della porta accanto (30/10/2019)
 Felicità, meta irraggiungibile? (31/10/2018)
  Le Beatitudini, il cuore del Vangelo: il desiderio prepotente di un mondo totalmente diverso (31/10/2017)
  Come farsi santi? (31/10/2016)
  Nelle Beatitudini la regola della santità (30/10/2015)
  La santità è innamorata dell'oggi (30/10/2014)
  Ciò che sta più a cuore a Dio: la nostra felicità! (31/10/2013)
  La gioia del Cielo (31/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 10.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2018)
  di Cettina Militello (VP 10.2017)
  di Cettina Militello (VP 9.2016)
  di Luigi Vari (VP 9.2015)
  di Marinella Perroni (VP 9.2013)
  di Marinella Perroni (VP 9.2012)
  di Marinella Perroni (VP 9.2011)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 9.2014)
  di Claudio Arletti (VP 9.2010)
  di Claudio Arletti (VP 9.2009)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno A)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno B)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno C)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

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COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
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Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 10.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2020)
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  di Enzo Bianchi (vol. Anno A)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno B)
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venerdì 29 ottobre 2021

L'amore perfetto


31a domenica del Tempo Ordinario (B)
Deuteronomio 6,2-6 • Salmo 117 • Ebrei 7,23-28 • Marco 12,28-34
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Alla fine delle dispute intercorse tra Gesù e i farisei e i sadducei, si inserisce nella scena uno scriba, che sembra ben disposto verso Gesù avendo ascoltate le sue risposte, per porgli una domanda circa il comandamento più importante per l'ambiente giudaico del tempo. E Gesù accetta di essere interrogato… La questione posta dallo scriba era di massima attualità, data la reale difficoltà (o impossibilità) di adempiere a tutti i precetti (ben 613!).
La risposta di Gesù, che trova consenso compiaciuto da parte dello scriba, di individuare al primo posto l'amore verso Dio, come "l'unico Signore", da amare "con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze" e al secondo di "amare il prossimo come se stessi", chiarisce che questo amore è unico: "Non c'è altro comandamento più grande di questi" (cf. Mc 12,29-13). L'amore verso Dio e l'amore verso il prossimo: due facce della stessa medaglia! L'amore verso Dio si esprime e si applica amando il prossimo - e questo "vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici" (cf. Mc 12,33), respingendo così ogni vuoto ritualismo - perché, come scrive l'evangelista Giovanni, "non si può amare Dio che non si vede se non si ama il prossimo che si vede"; e se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello è un bugiardo" (cf. 1Gv 4,20).
Allo stesso modo, se da credente uno escludesse Dio dall'amore verso il prossimo, il suo rapporto con gli altri sarebbe idolatria e l'amore non genuino.
È inconcepibile per il credente essere interiormente diviso fra i doveri verso Dio e il modo di comportarsi nei confronti dei nostri simili (e del creato), nel contesto familiare e in quello sociale.
A questo proposito, dopo aver sperimentato l'amore di Dio nei nostri confronti, sono chiare le parole di Giovanni come nostra risposta a questo amore: "Se Dio ci ha amati così (mandando il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati), anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri" (cf. 1Gv 410-11). Questo è l'unico modo per ricambiare questo amore. Infatti, "nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi" (1Gv 4,12).
Il comandamento del'amore di Dio e del prossimo non è più una sintesi morale, ma è la nuova possibilità offerta all'uomo qui e ora nell'incontro con Gesù, l'unico che rende visibile e accettabile l'amore di Dio.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Non sei lontano dal regno di Dio (Mc 12,34)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo (Mc 12,30.31) - (04/11/2018)
(vai al testo…)
 Amerai il tuo prossimo come te stesso (Mc 12,31) - (04/11/2012)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Che cosa conta di più? (02/11/2018)
  Il culto più vero e gradito a Dio (02/11/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 9.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2018)
  di Marinella Perroni (VP 9.2012)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano


venerdì 22 ottobre 2021

Saper vedere oltre


30a domenica del Tempo Ordinario (B)
Geremia 31,7-9 • Salmo 125 • Ebrei 5,1-6 • Marco 10,46-52
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Appunti per l'omelia

Nel cammino di Gesù verso Gerusalemme, luogo della sua passione morte e risurrezione, Marco ci presenta l'ultimo suo miracolo: un cieco che riacquista la vista, l'avventura di un discepolo che "vede" dove porta il seguire il Maestro.
Siamo a Gerico, città a 250 metri sotto il livello del mare, emblema della condizione dolorosa in cui si trova l'uomo… in cammino verso Gerusalemme a circa 800 metri sopra il livello del mare: un cammino in salita verso il Golgota…
In questo contesto compare la figura di Bartimeo, che ha perso la capacità di vedere; figura di colui che, pur nella sua condizione precaria, non ha perso la fiducia, la capacità di sperare e di credere che le cose possono cambiare, che i sogni si possono realizzare. Non si rassegna Bartimeo, e, attento alla situazione che lo circonda, sentendo che è Gesù che passa di là, intravede in lui la possibilità di "vedere di nuovo". Un cammino di fede che lo porta a passare dal vedere nel Nazzareno il "figlio di Davide" a riconoscerlo, dopo l'incontro con lui, come il "Figlio di Dio", chiamandolo appunto "Rabbunì". Una speranza messianica che non si realizza con la vittoria secondo la carne, ma che viene dall'Alto, secondo i piani misteriosi di Dio; non con la forza delle armi di Davide ma con la forza della croce di Cristo.
È una vera chiamata, quella rivolta a Bartimeo da parte di Gesù: "Coraggio! Alzati, ti chiama!" (Mc 10,49); e una vera conversione. È un incontro personale con Gesù che sboccia in un atto di fede profondo. Un atto di fede preceduto da una decisa risposta, dove, "gettando via il mantello e balzando in piedi e andando verso Gesù" (cf. Mc 10,50), lascia ogni cosa, abbandona ogni certezza materiale e religiosa e, pur senza vederci, ha la certezza di un incontro importante. Bartimeo ha capito; e come vero discepolo segue Gesù per la strada che porta a Gerusalemme (cf. Mc 10,52). Possiamo anche notare che i dodici "capirono" molto più tardi il vero cammino dietro al Maestro. Marco racconta, infatti, che al momento dell'arresto "tutti lo abbandonarono e fuggirono" (cf. Mc 14,50). Ed un altro, il centurione romano, pagano, "vedendo" Gesù morire in quel modo lo riconobbe come "Figlio di Dio" (cf. Mc 15,39).
La comunità dei discepoli è chiamata a seguire Gesù per la "sua" strada… Ma è lenta a comprendere e a decidersi. È la fede che fa "vedere" oltre la fisicità e l'oscurità contingente. Fa vedere "oltre": per cui non si temono gli ostacoli che ci possono incontrare nel nostro correre verso Gesù.
Bartimeo è, allora, modello di chi vuol uscire dalla propria cecità per mettersi in cammino sapendo che potrà vedere; modello per "coloro che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte" (cf. Lc 1,79) e che nell'incontro con Gesù trovano il senso della propria vita.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Va', la tua fede ti ha salvato (Mc 10,52)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Rabbunì, che io veda di nuovo! (Mc 10,51) - (28/10/2018)
(vai al testo…)
 Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49) - (25/10/2015)
(vai al testo…)
 Che cosa vuoi che io faccia per te? (Mc 10,51) - (28/10/2012)
(vai al testo…)
 Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49) - (25/10/2009)
(vai al post "L'incontro con Gesù")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Seguire la luce (30/10/2018)
  Nel buio… Qualcuno ti chiama (23/10/2015)
  Credere è "vedere, ma soprattutto "seguire" (26/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 9.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Bartimeo, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, 2012)

venerdì 15 ottobre 2021

Servire non alla maniera del mondo


29a domenica del Tempo Ordinario (B)
Sapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

La strada che porta a Gerusalemme e che Gesù percorre speditamente ben sapendo a cosa va incontro è piena di sorprese e di contraddizioni. È veramente sorprendente l'atteggiamento dei due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, che "pretendono" che Gesù faccia qualcosa per loro: avere, cioè, un posto di privilegio nel suo regno (cf. Mc 10,35-37). Di contro la reazione degli altri che non vogliono essere da meno e che si indignano coi due fratelli (cf. Mc 10,41).
Quanto è presente nella comunità dei discepoli la voglia di fare carriera e di esercitare un potere che ci metta in una posizione di superiorità! Gesù parla di morte, di oltraggi e di sputi e i suoi più intimi manifestano la loro immaturità non solo ad essere espressione di una comunità accogliente, ma anche la loro incapacità a vivere la comunità.
Tuttavia Gesù continua a sorprenderci: con pazienza chiama a sé i suoi e li istruisce sul come vivere e condurre una comunità. Non alla maniera del mondo, bensì alla maniera e sull'esempio del Maestro. Se "coloro che sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono", il comportamento dei discepoli di Gesù è all'opposto: "Tra voi non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti" (cf. Mc 10,42-44).
Il discepolo vive, per la grazia dello Spirito che gli è donata, immerso nel mistero di morte e risurrezione del Figlio di Dio. Lui è il nostro modello. Che "non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).
Da Gesù servo nasce una chiesa serva, che vive leggi diverse da quelle utilizzate dal mondo. Purtroppo non sempre è così! Ma questo è quanto Gesù ci chiede. Non di rinunciare al potere, ma ad esercitarlo con somma gratuità come un servizio prezioso all'umanità. Non per esercitare un potere alternativo a quello del mondo, ma ad essere, immersi nella società, "sale della terra e luce del mondo" (cf. Mt 5,13-14).


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire... (Mc 10,45)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Gesù… è venuto per servire e dare la propria vita (Mc 10,45) - (21/10/2018)
(vai al testo…)
 Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore (Mc 10,44) - (18/10/2015)
(vai al testo…)
 È venuto per servire e dare la propria vita (Mc 10,45) - (12/10/2012)
(vai al testo…)
 Chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti (Mc 10,44) - (04/10/2009)
(vai al post "Al servizio di tutti")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Un primato qualificato dall'amore (19/10/2018)
  Creati per essere serviti da Dio (16/10/2015)
  Un servizio secondo lo stile di Gesù (19/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 9.2021)
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venerdì 8 ottobre 2021

Una scelta liberante


28a domenica del Tempo Ordinario (B)
Sapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". Pare sincera la richiesta di questo giovane che si dichiara peraltro osservante dei comandamenti sin dalla giovinezza, tanto da ricevere da Gesù uno sguardo di predilezione, uno sguardo d'amore. Uno sguardo e una proposta: lascia tutto e seguimi (cf. Mc 10,17-21).
Si coglie nel dialogo tra Gesù e questo giovane, che possiede molti bene, una proposta liberante che solo l'amore può dare: non "ereditare" il paradiso per i propri meriti, ma sperimentare che essere discepoli di Gesù non è sufficiente (anche se importante) un'ascetica morale ed un vivere una religione fatta di osservanze, quanto mettersi al seguito di Gesù, accogliere totalmente e con generosità la sua parola. E la parola di Gesù è penetrante, è "più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore" (Eb 4,12-13; II lettura).
Queste parole, se da un lato ci liberano interiormente, dall'altro ci pongono di fronte a delle scelte. Il Signore non obbliga, propone. Propone un nuovo stile di vita. Se per gli ebrei del tempo il possedere ricchezze era segno di benedizione di Dio (ricchezze che permettevano di aiutare il prossimo), per Gesù spogliarsi di esse è come rendersi liberi per poter camminare più speditamente alla sua sequela.
Ma quel giovane non ha il coraggio di rispondere positivamente all'invito di Gesù: "si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni" (Mc 10,22).
Quanti impedimenti nella nostra vita… Qualcosa a cui siamo legati che non ci rende liberi, qualcosa che sembra darci felicità ma che in fondo ci blocca.
Ma qual è la vera ricchezza, quella che può renderci veramente felici e liberi? La parola di Dio ce lo rivela sempre: è una parola che dà senso alla nostra vita e alle nostre scelte. È, cioè, quella sapienza (che è il saper vedere le cose e gli avvenimenti con l'occhio di Dio) che viene dall'Alto, di fronte alla quale ogni ricchezza è un nulla al confronto, non paragonabile a tutto l'oro, che di fronte a lei è come sabbia e fango; vale più della salute e della bellezza. Possedere lei è possedere tutti beni, è avere nelle mani una ricchezza incalcolabile (cf. Sap 7,7-11; I lettura).
Staccarsi col cuore e lasciare tutto, se necessario, per seguire Gesù è ricevere, già ora con la garanzia delle persecuzioni, cento volte tanto quale caparra per la vita oltre il tempo (cf. Mc 10,28-30).


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Maestro buono, che devo fare per avere la vita eterna? (Mc 10,17)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Vendi quello che hai… dallo ai poveri… e vieni! Seguimi! (Mc 10,21) - (14/10/2018)
(vai al testo…)
 Vendi quello che hai... e vieni. Seguimi! (Mc 10,21) - (11/10/2015)
(vai al testo…)
 Se ne andò rattristato, possedeva infatti molti beni (Mc 10,22) - (14/10/2012)
(vai al testo…)
 Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri; e vieni! Seguimi! (Mc 10,21) - (04/10/2009)
(vai al post "Il segreto della felicità")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Una promessa di vita e di fraternità (12/10/2018)
  Una "povertà" che crea comunione (09/10/2015)
  Col cuore veramente libero (12/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 9.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Il giovane ricco, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, 2012)

mercoledì 6 ottobre 2021

Una carità sociale e politica:
diaconi samaritani della strada









Il diaconato in Italia n° 226
(gennaio/febbraio 2021)


Una carità sociale e politica: diaconi samaritani della strada
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico» (Lc 10,30)


ARTICOLI
Di chi mi faccio fratello? (Enzo Petrolino)
Il samaritano cuore di Dio. Fratelli tutti: diaconi senza frontiere (Enzo Petrolino)
Una carità teologale, sociale e politica. Diaconi samaritani della storia (Salvatore Ferdinandi)
I diaconi samaritani della strada. La dimensione sociale e politica della diaconia (Antonino Pangallo)
Amore sociale e spazi politici? (Paolo Beccegato)
Il diacono animatore nella comunità della diaconia politica e sociale (Luigi Vidoni)
Il mio ministero in ospedale (Marcello Ugolini)
Nel contesto, con-te-sto
Una carità sociale e politica (Papa Francesco)

TESTIMONIANZE
L'esperienza del dolore, una grande risorsa di evangelizzazione (Gianni Artioli)
Diaconia: segno e strumento della tenerezza di Dio! (Gianfranco Maria Avataneo)
La politica e i valori di solidarietà (Rocco Nastasi)


(Vai ai testi…)

sabato 2 ottobre 2021

Oltre la durezza del cuore


27a domenica del Tempo Ordinario (B)
Numeri 11,25-29 • Salmo 18 • Giacomo 5,1-6 • Marco 9,38-43.45.47-48
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Certo, il linguaggio con cui Gesù riafferma l'indissolubilità del matrimonio stride con la mentalità corrente dove al fallimento di molti matrimoni si aggiunge la disaffezione verso questo istituto o la mancanza di volontà di impegnarsi in una stabile convivenza, che per i cristiani è sancita da un sacramento.
Le affermazioni di Gesù circa i rispettivi adulteri, dell'uomo e della donna (cf, Mc 10,11-12) che si sono separati, sono ancora più stridenti.
Gesù vuole riportare il rapporto coniugale al disegno originario di Dio contro le consuetudini del suo tempo. Anzi, se da un lato la "permissione" di Mosè riguardo all'atto di ripudio (cf. Mc 10,4) aveva l'intenzione di salvaguardare la donna (che era considerata proprietà dell'uomo), permettendole di sposare un altro uomo e sancendo la rinuncia del marito ad ogni diritto su di lei, Gesù dichiara esplicitamente l'adulterio anche dell'uomo (non previsto nell'ordinamento giuridico del tempo), nel momento in cui cessa di avanzare diritti sulla donna.
Affermando così l'adulterio di entrambi, se dovessero passare ad altre nozze, Gesù riafferma la pari dignità dell'uomo e della donna. Infatti, quando l'uomo e la donna si uniscono nel Signore diventano "una carne sola" (cf. Mc 10,8), un'esistenza unica e indivisa.
Non sarà la "durezza del cuore" degli uomini ad avere il sopravvento sul disegno d'amore di Dio. Sarà piuttosto necessaria la conversione del nostro cuore e diventare come "bambini" che sanno fidarsi del Padre e si lasciano plasmare da Lui, teneri, gioiosi ed entusiasti della vita. Perché, come riafferma Gesù, "a chi è come loro appartiene il regno di Dio" (Mc 10,14).


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lasciate che i bambini vengano a me (Mc 10,14)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 L'uomo non divida quello che Dio ha unito (Mc 10,9) - (07/10/2018)
(vai al testo…)
 L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9) - (04/10/2015)
(vai al testo…)
 L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9) - (07/10/2012)
(vai al testo…)
 Lascerà suo padre e sua madre, e i due diventeranno una carne sola (Mc 10,7) - (04/10/2009)
(vai al post "Una comunione d'amore, una sola esistenza")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Guardare il matrimonio con gli occhi e il cuore di Dio (05/10/2018)
  Non tradire il sogno di Dio (03/10/2015)
  Immagine della fedeltà di Dio (05/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 9.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

venerdì 1 ottobre 2021

Il disegno meraviglioso della nostra vita


Parola di Vita - Ottobre2021
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«Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Rm 8,28).


La Parola che ci proponiamo di vivere questo mese è tratta dalla lettera dell'apostolo Paolo ai Romani. È un testo lungo e ricco di riflessioni ed insegnamenti, scritto prima di recarsi a Roma, per preparare la visita a quella comunità, che Paolo non conosceva ancora di persona.
Il capitolo 8 sottolinea in modo particolare la vita nuova secondo lo Spirito e la promessa della vita eterna che attende i singoli, i popoli e l'intero universo.

«Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio».

Ogni parola di questa frase è densa di significato.
Paolo proclama che, anzitutto come cristiani, abbiamo conosciuto l'amore di Dio e siamo consapevoli che ogni esperienza umana fa parte del grande disegno di salvezza di Dio.
Tutto - dice Paolo - concorre alla realizzazione di questo progetto: le sofferenze, le persecuzioni, i fallimenti e le debolezze personali, ma soprattutto l'azione dello Spirito di Dio nel cuore delle persone che lo accolgono.
Lo Spirito ancora raccoglie e fa suoi i gemiti dell'umanità̀ e della creazione [1] ed è questa la garanzia che il progetto di Dio si realizzerà.
Da parte nostra occorre rispondere attivamente a questo amore con il nostro amore, affidandoci al Padre in ogni necessità e testimoniando la speranza nei cieli nuovi e terra nuova [2] che Egli prepara per coloro che hanno fiducia in Lui.

«Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio».

Come accogliere dunque nella nostra vita personale, quotidiana, questa proposta forte?
Chiara Lubich ci suggerisce: «Dobbiamo anzitutto non fermarci mai all'aspetto puramente esteriore, materiale, profano delle cose, ma credere che ogni fatto è un messaggio con il quale Dio ci esprime il suo amore. Vedremo allora come la vita, che può apparire a noi simile ad un tessuto di cui non vediamo che nodi e fili confusamente intrecciati tra di loro, è in realtà un'altra: è il disegno meraviglioso che l'amore di Dio va tessendo sulla base della nostra fede. In secondo luogo, dobbiamo abbandonarci fiduciosamente e totalmente a questo amore in ogni momento, sia nelle piccole cose come nelle grandi. Anzi, se sapremo affidarci all'amore di Dio nelle circostanze comuni, egli ci darà la forza di affidarci a Lui anche nei momenti più difficili, quali possono essere una grande prova, una malattia o il momento stesso della morte. Proviamo allora a vivere così, non certo in maniera interessata, e cioè perché Dio ci manifesti i suoi piani ed avere così consolazione da Lui, ma solo per amore e vedremo come questo abbandono fiducioso è sorgente di luce e di pace infinita per noi e per molti altri» [3].
Affidarci a Dio nelle scelte difficili, come quella raccontata da O. L. del Guatemala: «Lavoravo come cuoca in una casa di riposo. Passando dal corridoio, sento una vecchietta chiedere dell'acqua. Rischiando di contrastare le norme che a me vietano di uscire dalla cucina, le porgo un bicchiere d'acqua con affetto. Gli occhi dell'anziana si illuminano. A metà bicchiere, mi stringe la mano: "Resta con me dieci minuti!". Le spiego che non dovrei, che rischio il licenziamento. Ma quello sguardo… Rimango. Mi chiede di pregare insieme: "Padre nostro…". E alla fine: "Canta qualcosa per favore". Mi viene in mente: "Non prenderemo niente con noi, solo l'amore…". Gli altri residenti ci fissano. La donna è felice e mi dice: "Dio ti benedica, figlia mia"; poco dopo si spegne. In ogni modo, sono stata licenziata per essere uscita dalla cucina. La mia famiglia lontana ha bisogno del mio sostegno, ma io sono in pace e felice: ho risposto a Dio e quella donna non ha fatto da sola il passo più importante della vita».

Letizia Magri

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[1]  Cf. Rm 8, 22-27
[2] Cf. Ap 21,1.
[3] C. Lubich, Parola di Vita agosto 1984, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma, 2017) p. 299.


Fonte: https://www.focolaritalia.it/
(Immagine: La vita come un tessuto con nodi e fili)


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