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venerdì 31 marzo 2023

In Gesù il senso del nostro vivere


Domenica delle Palme e della Passione del Signore (A)
Isaia 50,4-7 • Salmo 21 • Filippesi 2,6-11 • Matteo 26,14 - 27,66
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Con questa domenica entriamo nella settimana santa nella quale contempleremo i misteri della passione, morte e risurrezione del Signore. Non è un semplice ricordo che facciamo, ma è un voler vivere appieno questi misteri. Perché, attraverso la nostra stessa vita, in cui sperimentiamo la sconfitta, il dolore, la morte, possiamo riconoscerci nel mistero del Figlio dell'Uomo, nel mistero nel Figlio che il Padre ha mandato a noi.
Nel mistero del Dio fatto uomo comprendiamo cosa vuol dire l'umanità, qual è la nostra esistenza concreta. Gesù ha preso la nostra umanità, ha condiviso la nostra vita, lui vero Dio e vero Uomo. Veramente Gesù ha sofferto, veramente Gesù ha portato la croce, veramente è passato attraverso le varie tribolazioni. Questa presa di coscienza non è un semplice atto di pietà, ma è un profondo e sincero ringraziamento. Perché Gesù ha vissuto questa umanità in modo nuovo, mostrandoci la via, dandocene l'esempio.
Nel racconto della passione, che ci è proposta dalla liturgia, siamo messi di fronte al peso del dramma di Gesù che grida l'abbandono del Padre, che sperimenta l'abbandono dei suoi amici, il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, con tutte le sofferenze fisiche e le umiliazioni. Ebbene, in tutta questa situazione Gesù ha mantenuto la sua piena fiducia nel Padre, continuando ad amare e a perdonare. È lui il nuovo uomo, l'uomo nuovo secondo Dio, che si propone anche per noi affinché la nostra vita, attraversata dalle stesse situazioni, possa essere vissuta da figli di Dio, alla maniera di Gesù.
All'inizio della celebrazione siamo entrati in chiesa portando il ramo di ulivo, che è il segno di vittoria, di gloria, di gioia. È la dimostrazione del nostro voler vivere come figli di Dio, alla maniera di Gesù, anche la nostra passione. Non è un ripiegarci su noi stessi nell'impotenza e nella incomprensione del dolore e della morte, ma è sapere che, nonostante la nostra fragilità umana, siamo chiamati a vivere come Gesù in attesa del riscatto, della vita, della nostra Pasqua. Perché nelle nostre debolezze, nelle nostre povertà, nella nostra morte, noi siamo preziosi agli occhi di Dio, amati da Dio. E se in questa realtà riusciamo a vivere nell'amore fraterno, nel perdono e nella fiducia in Dio, allora veramente siamo già uomini nuovi, donne nuove, risorti, perché stiamo veramente seguendo il cammino di Gesù. E questo non solo la notte di Pasqua, ma ogni giorno della nostra vita. Allora possiamo elevare il nostro ringraziamento a Dio e cantare l'alleluia. Perché il Signore che ci è accanto, è Lui che ci chiama a vivere una vita piena nella gioia.
Il nostro amore al Dio deve essere un inno di ringraziamento, per la strada che nel Figlio Gesù ci ha aperto, per la vita nuova che ci ha donato, con l'impegno ad essere veri discepoli, sapendo che Dio non ci abbandona, sapendo che l'amore e i fratelli sono il più grande dono.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Davvero costui era Figlio di Dio (Mt 27,54)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Davvero costui era Figlio di Dio (Mt 27,54) - (05/04/2020)
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 Sei tu il re dei Giudei? (Mt 27,11) - (09/04/2017)
(vai al testo…)
 Padre, si compia la tua volontà (Mt 26,42) - (13/04/2014)
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 Obbediente fino alla morte e a una morte di croce (Fil 2,8) - (17/04/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Per dirgli il nostro grazie (03/04/2020)
  Morire d'amore è cosa da Dio (07/04/2017)
  Vegliare e soffrire con Lui (11/04/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 4.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2020)
  di Cettina Militello (VP 3.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 3.2014)
  di Marinella Perroni (VP 3.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Crocifissione, acquarello su carta di Armando Sodano, 2019)

venerdì 24 marzo 2023

Vivere in Dio la pienezza della vita


5a domenica di Quaresima (A)
Ezechiele 37,12-14 • Salmo 129 • Romani 8,8-11 • Giovanni 11 ,1-45
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

I vangeli di queste domeniche di Quaresima ci presentano gli ultimi "segni" operati da Gesù: acqua che disseta, luce che apre gli occhi, vita che vince la morte. Questi segni sono accompagnati da una solenne proclamazione: "Chi beve dell'acqua che io gli darò non avrà più sete" (cf. Gv 4,14); "Io sono la luce del mondo" (cf. Gv 9,5); "Io sono la risurrezione e la vita" (cf. Gv 11,25).
Nel segno della risurrezione di Lazzaro, di cui parla il vangelo odierno (cf. Gv 11,1-45) notiamo un cammino di accostamento al mistero della morte e della vita. Nell'oscurità della notte, nella morte dell'amico, è Dio che si fa presente. Nella stasi del tempo dei giorni del sepolcro - come quelli del Figlio di Dio -, si può percepire la presenza di Dio, l'unico che ha l'ultima parola, quella della vita. Il Padre è lì che nel Figlio ci dice: vivi!
Nel dialogo con i suoi discepoli, Gesù afferma che la morte è un "sonno" dal quale si viene svegliati: "Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà" (cf. Ef 5,14). Poi Gesù, nel dialogo con Marta, avvia un percorso di fede sul senso della speranza e della resurrezione. È vero che il grido di Marta, che è una supplica: "Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto" (Gv 11,21), esprime l'impotenza dell'umanità di fronte alla malattia e alla morte. Anche Gesù ha gridato: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato" (Mt 27,46). Ma il racconto della risurrezione di Lazzaro mostra chi è veramente Gesù: acqua che disseta, luce che illumina, vita che trabocca nel mistero dell'uomo: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno" (Gv 11,25-26).
Gesù annuncia questa luce che illumina la nostra vita; ma la potrà vedere soltanto chi accetta di lasciarsi accogliere da lui, chi vive di lui, chi crede in lui. Se rimaniamo ripiegati su noi stessi, nella nostra superbia, resteremo ciechi.
Per quanti credono in Gesù tutto questo significa che l'amore donato pienamente non solo non è sprecato, ma è la caparra della vita nuova dei risorti. La risurrezione di Cristo, di cui quella di Lazzaro ne è un segno, e la nostra risurrezione, sono la chiamata di Dio a vivere in lui e con lui la pienezza dell'amore, la pienezza della vita.
Occorre uscire dal nostro "sepolcro", ubbidire al comando "Vieni fuori!". Perché "quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio". Ma se abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio, abbiamo la caparra della nostra risurrezione (cf. Rm 8,8-11; II lettura).
Occorre abbandonarci, come Gesù, con fiducia piena nelle braccia del Padre: "Nelle tue mani affido la mia vita" (cf. Lc 23,46). L'amore, la certezza di essere amati da un Dio è più forte di ogni morte, di ogni peccato, di ogni violenza. È la Pasqua, è il passaggio in Dio, è l'irrompere di Dio nelle vicende della storia, l'irrompere della sua Vita che vince ogni morte.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo (Gv 11,27)
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PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25) - (29/03/2020)
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 Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25) - (02/04/2017)
(vai al testo…)
 Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25) - (06/04/2014)
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 Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25) - (10/04/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La nostra vita nella sua (27/03/2020)
  Riconsegnato alla vita dall'amore, dalle lacrime di Dio (31/03/2017)
  Colui che possiede la pienezza della Vita (04/04/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 3.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2020)
  di Cettina Militello (VP 3.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 3.2014)
  di Marinella Perroni (VP 3.2011)
  di Enzo Bianchi

venerdì 17 marzo 2023

Vedere alla maniera di Cristo


4a domenica di Quaresima (A)
1 Samuele 16,1b.4.6-7.10-13 • Salmo 22 • Efesini 5,8-14 • Giovanni 9,1-41
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il brano evangelico di questa quarta domenica di Quaresima (anno A) ci introduce ulteriormente nell'incontro col Signore Gesù, illuminando la realtà del nostro battesimo. Domenica scorso il tema dell'acqua, oggi il tema della luce: la guarigione dell'uomo cieco dalla nascita (cf. Gv 9,1-41). L'evangelista ci presenta un cammino, dell'uomo cieco, ma anche un cammino di Gesù. Una catechesi per noi, un'occasione cioè per crescere nella conoscenza di Gesù e, attraverso di lui, nella conoscenza di Dio, nella conoscenza degli altri e di noi stessi. Ascoltando questo brano possiamo dire che il battesimo è la luce che Cristo ci porta; Cristo ci apre gli occhi e ci fa vedere: la luce di Dio, la luce degli altri e la luce di noi stessi. Il battesimo è "illuminazione", come dicono i padri della Chiesa orientale, è la luce. Vedere alla maniera di Cristo, di lui che ha detto "io sono la luce del mondo".
Il brano di oggi non è tanto per raccontarci una guarigione, anche questo, ma perché alla fine quest'uomo possa vedere il Cristo. La scena è bellissima: "E chi è il Figlio dell'uomo, perché io creda in lui?". "Colui che parla con te". E allora quell'uomo dice, prostrandosi dinnanzi a Gesù: "Credo, Signore!".
Il brano ci richiama al nostro battesimo: siamo chiamati attraverso l'ingresso nella Chiesa, l'accoglienza della fede, a vedere alla maniera di Cristo, perché è lui che ci apre gli occhi, lui che ci apre il cuore, lui che dispone la nostra vita perché possiamo comportarci "come figli della luce", ed il "frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità" (cf. Ef 5,8-9; II lettura).
È importante vedere come quest'uomo faccia un suo cammino, nel riconoscere prima che un uomo gli ha aperto gli occhi, poi, messo alle strette dai farisei che considerano Gesù un peccatore, nel riconoscerlo come un profeta. Alla fine lo riconoscerà come il Signore. Ma Gesù in questo brano ci insegna anche il cammino verso gli altri. Se il cieco guarito ha visto un uomo, i discepoli e i farisei non hanno visto un malato, hanno visto un problema: "Chi ha peccato? Di chi è la colpa?".
Quante volte anche noi, in una particolare situazione, prima di vedere una persona, cerchiamo il colpevole; non uno che è nel bisogno, che è lì che chiede l'elemosina, o forse qualcuno che chiede asilo, ma vediamo un problema. Allora occorre aprire gli occhi nei confronti dei fratelli, saper vedere la persona prima ancora che la malattia, il problema, le situazioni, astenendosi sempre e comunque dal giudicare.
Quest'uomo è stato cacciato dalla Sinagoga, ma lui continua a credere in colui che ha visto in lui un uomo, che gli si è fatto vicino e l'lo ha reso nuovo. È come quando nasce un bambino e noi diciamo: "è venuto alla luce". La nascita è venire alla luce. Quest'uomo è venuto alla luce, e il racconto utilizza la simbologia della creazione descritta nel libro della Genesi: il fango, l'alito di Dio, lo sputo… Gesù lo fa nuovo.
Anche noi col nostro battesimo siamo ricreati e messi nella condizione di vedere alla maniera di Gesù. Ecco allora l'invito di san Paolo: "Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà" (cf. Ef 5,14; II lettura).
Non basta vederci, bisogna vedere alla maniera di Cristo, bisogna saper vedere le azioni di Dio nella nostra vita, bisogna vedere negli altri dei fratelli. E in noi, nella nostra debolezza, la possibilità di vivere come figli e come fratelli tra di noi.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Credo, Signore! (Gv 9,8)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Sono la luce del mondo (Gv 9,5) - (22/03/2020)
(vai al testo…)
 Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo (Gv 9,5) - (26/03/2017)
(vai al testo…)
 Io sono la luce del mondo (Gv 9,5) - (30/03/2014)
(vai al testo…)
 Io sono la luce del mondo (Gv 9,5) - (03/02/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La luce che dà senso alla vita (20/03/2020)
  Noi siamo fatti per la luce! (24/03/2017)
  L'incontro che "illumina" l'esistenza (28/03/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 3.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2020)
  di Cettina Militello (VP 2.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 2.2014)
  di Marinella Perroni (VP 3.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Tornò che ci vedeva, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2014)

giovedì 16 marzo 2023

«Ascesi quaresimale, itinerario sinodale» [3]


Riprendo questa ultima rilettura del Messaggio di papa Francesco per questa Quaresima, dove troviamo due proposte concrete, "due sentieri da seguire per salire insieme a Gesù".
"Il primo fa riferimento all'imperativo del Padre: Ascoltatelo!". Quindi, "ascoltare Gesù". In questo cammino quaresimale prioritario è l'ascolto della Parola di Dio che ci viene offerta abbondantemente. Però, "oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto". Non solo, anche (e soprattutto in questo itinerario sinodale) "l'ascolto dei fratelli e delle sorelle nella Chiesa", quell'ascolto reciproco che deve diventare ed essere una dimensione "indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa sinodale".
L'esperienza di una comunione spirituale, che nello Spirito può diventare intensa, non è fine a se stessa. Allora la "seconda indicazione" è quella di "non rifugiarsi in una religiosità fatta di eventi straordinari, di esperienze suggestive, per paura di affrontare la realtà con le sue fatiche quotidiane, le sue durezze e le sue contraddizioni".
Il cammino quaresimale è orientato alla Pasqua: "il 'ritiro' non è fine a se stesso, ma ci prepara a vivere con fede, speranza e amore la passione e la croce, per giungere alla risurrezione".
Così è anche del percorso sinodale: è un cammino lungo e faticoso in cui siamo invitati a non porre le nostre sicurezze su ciò che abbiamo fin d'ora sperimentato ed è diventata prassi comune nella nostra vita ecclesiale, ma saper rompere certi schemi e lasciarci guidare da Gesù che continua a ripeterci anche oggi: "Non temete". Se abbiamo iniziato con gioia questo percorso sinodale, non illudiamoci "di essere arrivati quando Dio ci dona la grazia di alcune esperienze forti di comunione". Dobbiamo scendere "nella pianura" e "la grazia sperimentata" è per sostenerci "nell'essere artigiani di sinodalità nella vita ordinaria delle nostre comunità", ed essere, animati dallo Spirito e "rafforzati nella fede", in cammino con Gesù, "gloria del suo popolo e luce delle genti".

martedì 14 marzo 2023

«Ascesi quaresimale, itinerario sinodale» [2]


Riprendo il Messaggio di papa Francesco per questa Quaresima.
Il papa ci invita a vivere la Quaresima come momento per intensificare l'itinerario sinodale. Come infatti l'ascetica di questo periodo è un momento importante ed impegnativo, così lo è quello sinodale. Ci vuole impegno, sforzo. Non è scontato che sappiamo camminare insieme nelle meraviglie del giardino del di Dio.
Gesù vuole che questa "esperienza di grazia non sia solitaria, ma condivisa". "Gesù lo si segue insieme"! Così "il nostro cammino quaresimale è «sinodale» perché lo compiamo insieme sulla stessa via, discepoli dell'unico Maestro". "Lui stesso è la Via"!
Questo cammino può sembrare faticoso (e alle volte, se non spesso, lo è), ma la meta a cui vogliamo tendere è piena di luce. Vivere nella comunione con Gesù e fra noi è fare esperienza del Tabor.
Questa esperienza soprannaturale, di luce, è ben "superiore a qualsiasi fatica" nel percorso verso il monte.
Certo, "salendo bisogna tenere lo sguardo fisso sul sentiero, ma il panorama che si spalanca alla fine, sorprende e ripaga per la sua meraviglia".
Se si potesse cogliere veramente che anche il cammino sinodale riserva questa meraviglia, non avremmo dubbi per impegnarci seriamente, grati allo Spirito che ci guida. Lo sappiamo "anche il processo sinodale appare arduo e alle volte ci potremo scoraggiare. Ma quello che ci attende al termine è senz'altro qualcosa di meraviglioso e sorprendente che ci aiuterà a comprendere meglio la volontà di Dio e la nostra missione al servizio del suo Regno".
Occorre saper superare "le opposte tentazioni dell'immobilismo e delle sperimentazioni improvvisate". "Il percorso sinodale è radicato nella tradizione della Chiesa e al tempo stesso aperto verso la novità".
Con umiltà occorre lasciarci guidare docilmente dalla novità dello Spirito che sempre rinnova.

(Immagine "Sentiero dei Briganti", Calabria - dal sito www.lacnews24.it)

domenica 12 marzo 2023

«Ascesi quaresimale, itinerario sinodale» [1]


Siamo già a buon punto nel cammino quaresimale. Riprendo, per mettere più a fuoco questo momento, il Messaggio di papa Francesco per questa Quaresima.
L'invito del papa per una "ascesi quaresimale" legata all' "itinerario sinodale" è più che mai attuale. Vivere bene la Quaresima per fare un serio cammino sinodale è quanto mai essenziale, per impratichirci in questo processo di sinodalità in cui siamo chiamati a percorrere.
Allora l'invito a vivere "una particolare esperienza di ascesi" per "salire su un alto monte con Gesù", per uscire dai lunghi di sempre in cui viviamo "un quotidiano spesso ripetitivo e a volte noioso". E l'invito è preciso: "lasciarci condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità".
È "un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna". È il cammino in salita sul monte Tabor, sul monte della Trasfigurazione.
Il paragone tra questa ascesi, nello sforzo di arrivare in cime alla montagna, e il cammino sinodale è alquanto significativo. "Ci fa bene riflettere - scrive il papa – su questa relazione che esiste tra l'ascesi quaresimale e l'esperienza sinodale".
È senz'altro un'esperienza nuova, che non sempre (o raramente) abbiamo intrapreso.
È iniziato un processo nuovo, personale, pastorale ed ecclesiale. Un processo che ribalta i nostri abituali schemi, del "si à sempre fatto così": la pastorale parrocchiale e la vita della parrocchia è strutturata in una determinata maniera ed è faticoso cambiare gli schemi e le abitudini.
Ma lo Spirito ci spinge su altri lidi, su esperienze nuove, a capire cosa significhi "vino nuovo in otri nuovi", strutture e impostazioni nuove con uomini e donne nuovi.
Allora la Quaresima può diventare un momento prezioso per mettere a fuoco questa "novità" che lo Spirito ci dona.

(Immagine dal sito: www.cgfmanet.org)

venerdì 10 marzo 2023

Acqua che dà vita


3a domenica di Quaresima (A)
Esodo 17,3-7 • Salmo 94 • Romani 5,1-2.5-8 • Giovanni 4,5-42
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Gesù, affaticato per il viaggio, si ferma al pozzo di Sicar, in Samaria. È mezzogiorno. Gesù è solo. Sta per incontrare una donna che è venuta ad attingere acqua al pozzo di Giacobbe (cf. Gv 4,5-42; vangelo). Ed è Gesù che prende l'iniziativa facendo saltare tutti gli schemi, un giudeo che parla con una samaritana che, per di più, ha una situazione personale piuttosto discutibile. Ma Gesù non giudica, si fa accanto come uno che ha bisogno, che chiede da bere perché è assetato. Gesù manifesta il suo desiderio materiale, che nasconde però un desiderio più profondo di relazione. Gesù ha sete! Esprimerà questo suo desiderio anche nel momento estremo, sulla croce: "Ho sete" (cf. Gv 19,28).
Il desiderio di Gesù è quello di entrare in relazione con ciascuno di noi, quale sia la nostra situazione personale. C'è un'acqua ben più preziosa di quella materiale ed è lui stesso. Gesù ci invita a scoprire in noi stessi, mediante la fede in lui, la sorgente dell'acqua che disseta, senza perdere tempo a disquisire su monti, templi, luoghi dove praticare il culto. Dio è assetato di noi. Un Dio che cerca e rilancia la nostra ricerca di acqua che disseta e che ci serve per una vita vera. Allora, ognuno di noi, se lo vuole, può essere monte, tempio, fonte di vero amore, in Spirito e Verità: è questo il culto gradito al Padre. Perché "questa è l'ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così il Padre vuole quelli che lo adorano" (Gv 4,23).
Gesù abbatte muri e disinnesca conflitti: attraversa da straniero la Samaria, indifferente ai sentimenti di inimicizia sociale e religiosa fra giudei e samaritani; viola la irriducibile consuetudine che vietava agli uomini di rivolgere in pubblico la parola alle donne; si rivolge alla donna non con minacce, ma come un mendicante. Gesù interloquisce senza difese e porta la donna verso il riconoscimento della propria dignità di persona. Le restituisce la piena titolarità di parola e di ragione, escludendo un linguaggio giudicante che potrebbe mettere la donna a disagio.
Quando Dio incontra qualcuno di noi, e tale incontro avviene nella Verità e nell'Amore, allora siamo all'inizio di un cammino che porta in alto, all'incontro con la Verità che viene incontro ad ogni uomo. Una Verità che è Dio stesso e che rinnova interamente il credente, facendolo passare dalla mera osservanza di norme morali e di precetti cultuali, alla consapevolezza di essere figlio di Dio, amato e chiamato ad amare.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità (Gv 4,24)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Se tu conoscessi il dono di Dio... (Gv 4,10) - (15/03/2020)
(vai al testo…)
 Se tu conoscessi il dono di Dio... (Gv 4,10) - (19/03/2017)
(vai al testo…)
 Egli ti avrebbe dato acqua viva (Gv 4,10) - (23/03/2014)
(vai al testo…)
 Egli ti avrebbe dato acqua viva (Gv 4,10) - (27/03/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Il cammino della fede (13/03/2020)
  Come Gesù, diventare sorgente e diffondere speranza (17/03/2017)
  Il dono di Dio, acqua viva che zampilla per la Vita (21/03/2014)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 3.2023)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2020)
  di Cettina Militello (VP 2.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 2.2014)
  di Marinella Perroni (VP 2.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Dammi da bere, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2015)

venerdì 3 marzo 2023

Ascoltare: fidarsi e affidarsi


2a domenica di Quaresima (A)
Genesi 12,1-4a • Salmo 32 • 2 Timoteo 1,8b-10 • Matteo 17,1-9
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

In questa seconda domenica di Quaresima la liturgia ci presenta il brano della Trasfigurazione del Signore (cf. Mt 17,1-9; vangelo). Più che descrivere un racconto esso è un annuncio teologico che ci indica chi è il Signore e dove stiamo andando con lui. Il Signore Gesù ci porta all'incontro col Padre, dove si utilizzano parole e immagini della Scrittura per esprimere la grandezza e l'intensità di questo messaggio, di essere cioè chiamati a fare con Gesù un viaggio, a camminare, a passare, come Abramo, da una vita nella propria comunità, nella propria gente a una vita nuova che Dio ci indica (cf. Gen 12,1-4; I lettura). Siamo chiamati a fare un viaggio con Gesù che ci presenta il volto del Padre. Siamo chiamati a salire il monte, ad ascoltare, a non avere paura di ascoltare Gesù che parla con Mosè ed Elia.
Per fare questo cammino occorre prima di tutto salire, camminare in salita per avvicinarci a Dio, per entrare nella contemplazione, facendo spazio al mistero di Dio così come Gesù c'è lo ha rivelato.
Un cammino di conoscenza e condivisione che ci deve portare a vivere come Gesù, la stessa sua realtà, sapendo che la passione e la morte, la croce, non sono incidenti di percorso e nemmeno un castigo di Dio, ma sono parte di quella realtà che viviamo nella storia nella quale dobbiamo continuare a fidarci di Dio.
"Alzatevi e non temete" dice Gesù. Non abbiate paura e continuate ad amare, perché anche nella realtà della sofferenza, della difficoltà, della violenza, della guerra, noi siamo chiamati ad amare, ad essere cioè figli di Dio, capaci di un amore vero che va oltre le nostre piccole convinzioni.
Ecco salire sul monte, avvicinarsi a Dio nella contemplazione per accogliere il messaggio, leggere la parola di Dio, Mosè ed Elia, l'insieme della rivelazione alla luce di Cristo: questo è camminare verso la Pasqua. Gesù ci accompagna, come ha accompagnato i due discepoli di Emmaus, camminando con loro, spiegando il senso vero della Scrittura.
È il cammino della fede che siamo chiamati a percorrere, un cammino che alle volte diamo per scontato come l'avessimo già fatto. Il fatto è che non ci siamo iscritti nella chiesa, non abbiamo dato un'adesione, ma abbiamo intrapreso un cammino che dura tutta la vita in una continua verifica. Anche noi potremmo trovarci di fronte alla realtà di sentirci, come i due di Emmaus, delusi, spaesati… pensando "Adesso è morto… era una brava persona… ma l'hanno ammazzato". Ecco questo è l'atteggiamento di chi vive una religiosità che non è retta dalla fede. Perché la fede vuol dire adesione a una persona, che è Gesù e tramite lui aderire al Padre, accogliendo il dono dello Spirito.
L'evangelista ci pone come segno la nube quale presenza di Dio che parla: "Ascoltatelo!". Ascoltare Gesù è ascoltare il Padre, perché il Figlio è veramente manifestazione visibile del Dio invisibile.
Ascoltarlo, sapere di essere nella nube, nella situazione di difficoltà, ma sotto lo sguardo amoroso di Dio, accogliendo questo mistero come ha fatto Gesù che ha messo nelle mani del Padre tutta la sua vita. "Ascoltatelo!", che non vuol dire tanto fare quello che ha fatto Gesù, ma in primo luogo aprite gli occhi e guardare la realtà con lo sguardo di Cristo nel dono della sua vita. Affidarsi e fidarsi di Dio, e rispondere al suo amore con l'amore concreto verso i nostri fratelli, nel dono della nostra vita.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Signore è bello per noi essere qui (Mt 17,4)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Il suo volto brillò come il sole (Mt 17,2) - (08/03/2020)
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 Gesù fu trasfigurato davanti a loro (Mt 17,2) - (12/03/2017)
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 Signore, è bello per noi essere qui! (Mt 17,4) - (16/03/2014)
(vai al testo…)
 Signore, è bello per noi essere qui! (Mt 17,4) - (20/03/2011)
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(Immagine: Trasfigurazione, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2015)

mercoledì 1 marzo 2023

Essere luce nella Parola vissuta


Parola di Vita – Marzo 2023
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità» (Ef 5,8-9).

Paolo scrive alla comunità di Efeso, una città grande e imponente, dove aveva vissuto, battezzando ed evangelizzando. Probabilmente si trova a Roma, in prigione, nell'anno 62 circa. È in una situazione di sofferenza, eppure scrive a questi cristiani, non tanto per risolvere problemi della comunità, ma per annunciare loro la bellezza del disegno di Dio sulla Chiesa nascente.
Ricorda agli efesini che, per il dono del Battesimo e della fede, sono passati da "essere tenebra" ad "essere luce" e li incoraggia a comportarsi in modo coerente. Per Paolo, si tratta di percorrere un cammino, una continua crescita nella conoscenza di Dio e della sua volontà di amore, un ricominciare giorno per giorno.
Desidera quindi esortarli a vivere nel loro quotidiano secondo la chiamata che hanno ricevuto: essere "imitatori del Padre" [1] come "figli carissimi": santi, misericordiosi.

«Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità».

Anche noi, cristiani del ventunesimo secolo siamo chiamati ad "essere luce", ma possiamo sentirci inadeguati, condizionati dai nostri limiti o travolti dalle circostanze esterne. Come camminare con speranza, nonostante le tenebre e le incertezze che a volte sembrano dominarci? Paolo continua a incoraggiarci: è la Parola di Dio vissuta che ci illumina e ci rende capaci di "risplendere come astri" [2] in questa umanità smarrita.
"Come altro Cristo, ogni uomo e ogni donna può portare un contributo […] in tutti i campi dell'attività umana: nella scienza, nell'arte, nella politica. […] Se accogliamo la sua Parola ci sintonizziamo sempre più sui suoi pensieri, sui suoi sentimenti, sui suoi insegnamenti. Essa illumina ogni nostra attività raddrizza e corregge ogni espressione della nostra vita. […] Il nostro "uomo vecchio" è sempre pronto a ritirarsi nel privato, a coltivare i piccoli interessi personali, a dimenticarsi delle persone che ci passano accanto, a rimanere indifferente davanti al bene pubblico, alle esigenze dell'umanità che ci circonda. Riaccendiamo dunque nel nostro cuore la fiamma dell'amore e avremo occhi nuovi per guardarci attorno" [3].

«Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità».

La luce del Vangelo, vissuto da singoli e comunità, porta speranza e rafforza legami sociali, anche quando calamità come il Covid causano dolore e aggravano le povertà.
Nelle Filippine, come racconta Jun, nel pieno della pandemia, una comunità è stata devastata dal fuoco e molte famiglie hanno perso tutto: "Anche se siamo poveri, mia moglie Flor ed io avevamo il forte desiderio di aiutare. Ho condiviso questa situazione con il gruppo di motociclisti di cui faccio parte, anche se sapevo che stavano soffrendo come noi. Questo non ha impedito ai miei amici di darsi da fare; abbiamo raccolto lattine di sardine, spaghetti, riso e altro cibo che abbiamo donato alle vittime degli incendi. Spesso, mia moglie ed io ci sentiamo scoraggiati al pensiero di cosa ci riserva il futuro, ma ci ricordiamo sempre della frase del Vangelo che dice: "Chi vuol salvare la sua vita la perderà, ma chi la perde per causa mia e del vangelo la troverà". [4] Anche se non siamo ricchi, crediamo di aver sempre qualcosa da condividere per amore di Gesù̀ nell'altro ed è questo amore che ci spinge a continuare a dare sinceramente e ad avere fiducia nell'amore di Dio".
Si tratta quindi di lasciarsi illuminare nel profondo del cuore. I buoni frutti di questo cammino – bontà, giustizia e verità – sono graditi agli occhi del Signore e diventano testimonianza della vita buona del Vangelo, più di qualsiasi discorso.
E non dimentichiamo il sostegno che riceviamo da tutti quelli con cui condividiamo questo Santo Viaggio della vita. Il bene che riceviamo, il perdono reciproco che sperimentiamo, la condivisione di beni materiali e spirituali che possiamo vivere: tutti aiuti preziosi, che ci aprono alla speranza e ci rendono testimoni. Gesù̀ ha promesso: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del tempo" [5].
Egli, il Risorto, sorgente della nostra vita cristiana, è sempre con noi nella preghiera comune e nell'amore reciproco, a riscaldare il nostro cuore ed illuminare la nostra mente.

A cura di Letizia Magri
e del team della Parola di vita


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[1] Cf. Ef 5,1.
[2] Cf. Fil 2,15.
[3] C. Lubich, Parola di Vita settembre 2005, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017), p.760.
[4] Cf. Mc 8,35.
[5] Cf. Mt 28,20.

Fonte: https://www.focolaritalia.it


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