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venerdì 30 settembre 2022

La testimonianza della nostra fede


27a domenica del Tempo ordinario (C)
Abacuc 1,2-3;2,2-4 • Salmo 94 • 2 Timoteo 1,6-8.13-14 • Luca 17,10-10
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Quanto attuale anche per noi oggi, che vogliamo seguire Gesù, la richiesta che aumenti la nostra fede, come l'hanno chiesta i discepoli di allora (cf. Lc 17,5-6). La nostra religiosità infatti non sempre è sorretta esclusivamente da quella fede che ci è stata donata da Dio. La nostra appartenenza religiosa molto spesso si identifica con l'osservanza di riti o con l'espressione di una determinata tradizione. Inoltre, la fede non consiste tanto in un'adesione intellettuale ad una serie di verità astratte, quanto piuttosto in una incondizionata adesione e un filiale abbandono ad una Persona, al Padre che Gesù ci ha rivelato. E che in Lui e con Lui possiamo intrattenere una costante relazione filiale.
Ed è sorprendente quanto Gesù ci rivela: non è la quantità di fede che possiamo avere, ma la sua qualità. E ne basta veramente poca, quanto un "granellino di senape"! Certo nella iperbole della parabola (cf. Lc 17.6) si può cogliere la potenza di questa fede.
Se la comunità dei credenti la possedesse davvero, le cose a questo mondo cambierebbero. Forse non come vorremmo noi, magari in forme strepitose (che non è il modo di diffondersi del Regno), ma sicuramente come lievito nella massa. Si attuerebbero le parole della Scrittura: "Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo, la nostra fede" (1Gv 5,4).
Occorre vivere la nostra adesione al Vangelo con gli stessi sentimenti di Cristo, che si è fatto servo di tutti (cf. Fil 2,5ss). La nostra testimonianza cristiana sarà fruttuosa se non sarà legata a privilegi, ad atteggiamenti di autoreferenzialità, a pretese di potere in tutti sensi, ma esprimerà esclusivamente la gratuità di Dio, in un servizio che nulla chiede e tutto dà. Il nostro essere "servi inutili" (cf. Lc 17,10) non sta nella nostra inutilità operosa (ché inutile non è!), ma nel suo essere "senza utile", senza guadagno. La nostra ricompensa è, come per Paolo, la possibilità stessa di annunciare e testimoniare il Vangelo; di annunciarlo gratuitamente (cf. 1Cor 9,18). Così Gesù ci ha comandato: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10,8).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Accresci in noi la fede! (Lc 17,6)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Accresci in noi la fede! (Lc 17,6) - (06/10/2019)
(vai al testo)
 Se aveste fede quanto un granello di senape… (Lc 17,6) - (02/10/2016)
(vai al testo)
 Accresci in noi la fede! (Lc 17,6) - (06/10/2013)
( vai al testo…)
 Accresci in noi la fede! (Lc 17,6) - (01/10/2010)
(vai al post "Una fede autentica")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Spostare le "montagne" con la fede (04/10/2019)
  La fede, un "niente" che può "tutto" (30/09/2016)
  La potenza inaudita della fede (04/10/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 9.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2019)
  di Cettina Militello (VP 8.2016)
  di Marinella Perroni (VP 8.2013)
  di Claudio Arletti (VP 8.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Discepoli in preghiera, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, ottobre 2019)

venerdì 23 settembre 2022

Ciò che vale davanti a Dio


26a domenica del Tempo ordinario (C)
Amos 6,1.4-7 • Salmo 145 • 1 Timoteo 6,11-16 • Luca 16,19-31
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"C'era un uomo ricco… e un povero, di nome Lazzaro, che stava alla sua porta" (cf. Lc 16,19). Anche questa domenica la liturgia ci propone il confronto tra ricchezza e povertà, tra un uomo ricco, di cui non si conosce il nome, e il povero Lazzaro il cui nome significa "Dio soccorre". Il confronto tra chi è chiuso nel suo lusso, vestito da re, e il povero che "giace" lì sulla porta come un pezzo di legno alla deriva, desideroso di sfamarsi con le briciole che cadono dalla mensa del ricco. Briciole che raccolgono i "cani" che leccano anche le sue piaghe. È l'ingiustizia di una ricchezza non condivisa.
Ma davanti a Dio è chi non ha nulla e a Lui si affida totalmente che è riconosciuto per nome ed è accolto nel suo abbraccio paterno. Se la morte rende tutti uguali, la sorte invece è del tutto diversa. Ed è "fissato un grande abisso" tra chi è "accanto ad Abramo" e chi sta "negli inferi tra i tormenti".
Nel dialogo tra Abramo e il ricco epulone si coglie come nella vita sia necessario prepararsi a varcare "quella soglia", in una vita che sia condivisione di beni, ascolto della Parola di Dio in una vita coerente. Non sono le visioni straordinarie, come i morti che riappaiono per invitarci alla conversione, ma è il vivere la Parola.
Anche Lazzaro di Betania fu risuscitato dai morti, ma i suoi correligionari, i sacerdoti, piuttosto che convertirsi avrebbero preferito ucciderlo di nuovo (cf. Gv 12, 10).
E possiamo chiederci anche oggi: a Cristo risorto chi ha creduto? Ma Gesù, il Risorto, ci rimanda sempre alle Scritture, all'ascolto della Parola, che è "parola di vita". E se messa in pratica, è costruire la propria casa, la propria vita, sulla roccia, dove le bufere della vita non avranno il sopravvento (cf. Lc 6,47-49).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
…ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti (cf. Lc 16,25)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 C'era un uomo ricco… (Lc 16,19) - (29/09/2019)
(vai al testo)
 Un povero stava alla porta di un uomo ricco… (Lc 16,20) - (25/09/2016)
(vai al testo)
 Hanno Mosè e i profeti: ascoltino loro (Lc 16,29) - (29/09/2013)
( vai al testo…)
 Il Signore dà il pane agli affamati (Sal 146,7) - (24/09/2010)
(vai al post "Preferenza per gli ultimi")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La vera ricchezza (22/09/2019)
  Le piaghe del povero, carne di Cristo (16/09/2016)
  Scoprire in tempo il senso della vita (27/09/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Cettina Militello (VP 8.2016)
  di Marinella Perroni (VP 8.2013)
  di Claudio Arletti (VP 8.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Lazzaro portato in Cielo dagli angeli, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, settembre 2014)

venerdì 16 settembre 2022

La disonesta ricchezza


25a domenica del Tempo ordinario (C)
Amos 8,4-7 • Salmo 112 • 1 Timoteo 2,1-8 • Luca 16,1-13
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Nessuno può servire a due padroni… Non potete servire Dio e la ricchezza" (Lc 13,13). L'invito di Gesù all'uso corretto dei beni ci porta a considerare una situazione di ingiustizia tra ricchi e poveri, tra chi accumula e chi si soffre la fame. Se la ricchezza è descritta come "disonesta", non è tanto perché è stata accumulata in maniera fraudolenta, quanto piuttosto perché non è condivisa, e quindi provoca ingiustizia. La ricchezza di per sé è indifferente dal punto di vista morale. È il suo uso che determina questa valenza di "disonestà", quando si "calpesta il povero, usando bilance false, diminuendo l'efa e aumentando il siclo" (cf. Amos 8,4-7; I lettura).
Nella parabola riportata nel vangelo di Luca (cf. Lc 16,1-13) viene presentata la relazione tra "un uomo ricco" (il Signore) e il suo amministratore (tutti noi), chiamato a rendere conto di ciò che il padrone gli ha affidato: è la resa dei conti alla fine della vita.
All'ultimo minuto questo amministratore si dà da fare per aggiustare, scaltramente, la situazione a suo vantaggio. Gesù loda la sua scaltrezza, tipica dei figli delle tenebre, di questo mondo, invitando i figli della luce ad essere pure loro scaltri per ciò che riguarda il Regno. In esso si entra non con azioni strepitose, ma con la costanza nel fare bene le piccole cose di ogni giorno, sapendo usare con intelligenza i doni ricevuti, in modo che quella ricchezza che è "disonesta" perché nelle mani di pochi, porti frutto per le "dimore eterne" perché condivisa, in modo che si possa servire l'unico e solo padrone, che è Dio, usando dei beni da Lui affidatici a favore del prossimo che serviamo e nel quale incontriamo le stesso Signore Gesù.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Non potete servire Dio e la ricchezza (Lc 16,13)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Non potete servire Dio e la ricchezza (Lc 16,13) - (22/09/2019)
(vai al testo)
 Non potete servire Dio e la ricchezza (Lc 16,13) - (18/09/2016)
(vai al testo)
 Non potete servire Dio e la ricchezza (Lc 16,13) - (22/09/2013)
( vai al testo…)
 Nessuno può servire due padroni (Lc 16,13) - (17/09/2010)
(vai al post "Il dio denaro")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Essere "scaltri" figli della luce (20/09/2019)
  I poveri che ci aprono le porte della casa del cielo (16/09/2016)
  Una scelta senza compromessi (20/09/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Cettina Militello (VP 8.2016)
  di Marinella Perroni (VP 8.2013)
  di Claudio Arletti (VP 8.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione: Il ricco e l’amministratore disonesto, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, ottobre 2016)

venerdì 9 settembre 2022

L'abisso del cuore di Dio


24a domenica del Tempo ordinario (C)
Esodo 32,7-11.13-14 • Salmo 50 • 1 Timoteo 1,12-17 • Luca 15,1-32
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

È la domenica della misericordia senza limiti di Dio! L'amore e la pazienza di Dio vanno ben oltre i nostri anche gravi tradimenti. Il suo cuore freme come "viscere di madre". Aspetta ed attende ciascuno, chiunque si sia allontanato, soprattutto col cuore, anche se fisicamente vicino alla casa paterna. Va oltre al nostro ottuso ragionamento di mormorazione, perché constatiamo che il Padre, in Gesù, "accoglie i peccatori e mangia con loro" (cf. Lc 15,2).
La gioia del Padre non si può misurare, perché in Cielo si fa festa "per un solo peccatore che si pente, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione". E l'invito è questo: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che si era perduta…; ho trovato la moneta che avevo perduto" (cf. Lc 15, 6-9).
La gioia per uno solo che ritorna è più grande che per tutti quelli che sono giusti… Ma chi può dirsi giusto? E chi non ha bisogno di conversione? Maria certamente è l'unica giusta! Eppure Gesù ci dice che la gioia del Padre è più grande! Il cuore di Dio è veramente un abisso! Certo in Cielo siamo giusti perché giustificati dal sangue di Cristo. Ed in Lui siamo tutti giustificati, predestinati ad essere santi e immacolati nella carità, secondo il disegno di amore della sua volontà (cf. Ef 1,4-6).
Il Padre ci ha dato tutto. Ha diviso le sue sostanze con noi, cioè ha dato tutto ciò che Lui è, nonostante la nostra libertà di sperperare il suo patrimonio fuori casa o di restare in casa a lavorare nei campi di famiglia ma senza aver compreso il cuore del Padre. E così ci troviamo sempre "fuori casa" (cf. Lc 15,11-32).
La nostra fortuna sarà riuscire ad "entrare in casa" o perché spinti dalla necessità o perché il nostro cuore si è convertito da una legalità spirituale che cozza col modo di pensare e di agire di Dio. Occorre in ogni caso prendere coscienza che siamo bisognosi di misericordia, sperimentando per grazia tutta la magnanimità che Gesù ha dimostrato per noi, come è stato per Paolo (cf. 1Tm 1,12-17; II lettura).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte (Lc 15,10)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora (Lc 15,6) - (15/09/2019)
(vai al testo)
 Mi alzerò e andrò da mio padre (Lc 15,18) - (11/09/2016)
(vai al testo)
 Rallegratevi con me perché ho trovato la mia pecora (Lc 15,6) - (15/09/2013)
( vai al testo…)
 Vi sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte (Lc 15,7) - (10/09/2010)
(vai al post "La gioia della rinascita")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Rallegrarsi con il Padre (13/09/2019)
  Dio è in cerca di me, l'amato perduto (09/09/2016)
  La gioia di Dio che perdona (06/09/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Luigi Vari (VP 7.2016)
  di Marinella Perroni (VP 7.2013)
  di Claudio Arletti (VP 8.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione: Commosso gli corse incontro, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2014)

venerdì 2 settembre 2022

La scelta esclusiva di Dio


23a domenica del Tempo ordinario (C)
Sapienza 9,13-18 • Salmo 89 • Filemone 9b-10.12-17 • Luca 14,25-33
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Le esigenze della sequela di Gesù sono serie. Gesù ha "una folla numerosa" che lo segue e a questa folla di seguaci dà le sue condizioni per seguirlo, per "essere suo discepolo" (cf. Lc 14,25-33; vangelo). Non ci sono scappatoie. Le due brevi parabole, quella della torre e quella dell'esercito che parte per la guerra, sono un severo avvertimento contro qualsiasi impegni superficiale. Occorre fare bene i propri calcoli prima di intraprendere un'impresa così importante, prepararsi affinché l'esito sia positivo, pena la sconfitta o la derisione.
Seguire Gesù significa avere un amore privilegiato, esclusivo per lui, superiore a qualsiasi amore umano, pur bello come quello della famiglia. Dio va messo al primo posto, costi quel che costi! E questa scelta è causa di sofferenza, ma è la condizione per una sequela in cui la croce da portare dietro a Gesù ne è la garanzia.
L'amore esclusivo per Dio nasce da una grazia che ci fa fare un salto di qualità. È frutto della sapienza che ci salva per mezzo della quale possiamo conoscere la volontà di Dio, dato che i nostri ragionamenti sono timidi e le nostre riflessioni incerte (cf. Sap 9,13-18; I lettura).
La scelta esclusiva di Dio comporta rimuovere tutti quegli ostacoli che si possono frapporre framezzo. Occorre aver il cuore libero. Se per decidere di seguire Gesù occorre prepararsi, a maggior ragione chi ha preso seriamente questa decisione sa che deve abbandonare tutto; e preso il coraggio dei tagli da fare non desidera altro che possedere il Tutto, il Tutto che è il Signore e il suo Regno.
Allora potremo sperimentare che, superate ogni differenza imposte dal vivere sociale, siamo in Gesù tutti fratelli e come tale dobbiamo trattarci (cf. Fm 9b-10.12-17; II lettura).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo (Lc 14,33)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo (Lc 14,33) - (08/09/2019)
(vai al testo)
 Se uno viene a me e non mi ama più della propria vita… (Lc 14,26) - (04/09/2016)
(vai al testo)
 Se uno viene a me e non mi ama più della propria vita… (Lc 14,26) - (08/09/2013)
( vai al testo…)
 Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo (Lc 14,33) - (03/09/2010)
(vai al post "Scelta radicale")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Tre condizioni per essere discepolo (06/09/2019)
  Per seguirlo Gesù chiede di amarlo di più (02/09/2016)
  Le condizioni per seguire Gesù (06/09/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 8.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Luigi Vari (VP 7.2016)
  di Marinella Perroni (VP 7.2013)
  di Claudio Arletti (VP 8.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione: "Sequela", Bernadette Lopez)

giovedì 1 settembre 2022

Servo di tutti


Parola di Vita – Settembre 2022
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero!» (1Cor 9,19).

La Parola di vita di questo mese è tratta dalla Prima lettera di Paolo ai cristiani di Corinto. Egli si trova ad Efeso e attraverso queste sue parole cerca di fornire una serie di risposte ai problemi sorti nella comunità greca di Corinto, città cosmopolita e grande centro commerciale, famosa per il tempio di Afrodite ma anche per la proverbiale corruzione.
I destinatari della lettera si erano convertiti qualche anno prima dal paganesimo alla fede cristiana grazie alla predicazione dell'apostolo. Una delle controversie che divideva la comunità riguardava il fatto di potersi cibare delle carni dei riti pagani sacrificate agli idoli. Sottolineando la libertà che abbiamo in Cristo, Paolo introduce un'ampia analisi su come comportarsi dinnanzi ad alcune scelte e in particolare si sofferma sul concetto di libertà.

«Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero!»

Poiché i cristiani sanno che «non esiste al mondo alcun idolo e che non c'è alcun dio, se non uno solo» (8,4), ecco che diventa indifferente il mangiare o meno le carni sacrificate agli idoli. Ma il problema sorge quando un cristiano si trova alla presenza di chi non possiede ancora questa consapevolezza, questa conoscenza della fede e col suo atteggiamento può pertanto scandalizzare una coscienza debole.
Quando sono in gioco la conoscenza e l'amore, per Paolo non vi sono dubbi: il discepolo deve scegliere l'amore anche rinunciando alla propria libertà così come ha fatto Cristo che si è liberamente fatto servo per amore.
L'attenzione al fratello debole, verso chi ha una coscienza fragile e poca conoscenza delle cose è fondamentale. Lo scopo è "guadagnare", nel significato di fare arrivare al maggior numero di persone la vita buona-bella del Vangelo.

«Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero!»

Come scrive Chiara Lubich: «Se si è incorporati in Cristo, se si è Lui, avere divisioni, pensieri contrastanti, è dividere Cristo. […] Se, […] tra i primi cristiani ci fosse stato il pericolo di rompere la concordia, veniva consigliato di cedere le proprie idee purché la carità fosse mantenuta. […] Così avviene anche oggi: pur essendo, a volte, convinti che un dato modo di pensare è il migliore, il Signore ci suggerisce, pur di salvare la carità con tutti, che è meglio a volte cedere le proprie idee, è meglio il meno perfetto in accordo con gli altri, che il più perfetto in disaccordo. E questo piegarsi piuttosto che rompere è una delle caratteristiche, forse dolorose, ma anche più efficaci e benedette da Dio, che mantiene l'unità secondo il più autentico pensiero di Cristo, e di conseguenza ne sa apprezzare il valore» [1].

«Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero!»

L'esperienza del Cardinale vietnamita Franҫois van Thuân, che trascorse tredici anni in prigione di cui nove in isolamento totale, testimonia che quando l'amore è vero e disinteressato suscita in risposta ancora amore. Durante la carcerazione egli venne affidato a cinque guardie ma i capi avevano deciso di sostituirle ogni due settimane con un altro gruppo perché esse venivano "contaminate" dal vescovo. Decisero alla fine di lasciare sempre le stesse altrimenti lui avrebbe "contaminato" tutti i poliziotti del carcere. Così lui stesso racconta: «All'inizio le guardie non parlavano con me. Rispondevano solo sì e no. […] Una notte mi è venuto un pensiero: "Francesco, tu sei ancora molto ricco, hai l'amore di Gesù nel tuo cuore; amali come Gesù ti ha amato". L'indomani ho cominciato a voler loro ancora più bene, ad amare Gesù̀ in loro, sorridendo, scambiando con loro parole gentili. […] Pian piano siamo diventati amici» [2]. In prigione realizzerà con l'aiuto dei suoi carcerieri la croce pettorale che porterà fino alla morte, simbolo dell'amicizia nata con loro: dei pezzetti di legno e una catenella di ferro.

Letizia Magri

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[1] C. Lubich, L'arte di amare, Città Nuova, Roma 2005, pp. 120-121.
[2] F.X. Nguyễn Văn Thuận, Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 2000, pp. 98. Nato nel 1928 da una famiglia cattolica, muore a Roma nel 2002. Il 15 agosto 1975, poco dopo essere stato nominato da papa Paolo VI arcivescovo coadiutore di Saigon, venne arrestato dalle autorità vietnamite. Iniziò cosi il suo travagliato percorso, durato tredici anni, tra domicili coatti, celle d'isolamento, campi di prigionia e torture di ogni sorta, costantemente illuminato da un'incrollabile speranza.

Fonte: https://www.focolare.org/
Immagine: "Il servo di tutti", dal sito di Luca Rubin


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