
Erano presenti circa 350 persone (tra diaconi, spose di diaconi, sacerdoti e laici, uomini e donne) di 16 regioni ecclesiastiche e 72 diocesi.

Alle volte ci si chiede dove sia la visibilità del diaconato. Non è pessimismo se si stenta a vederne i contorni. Nella Chiesa, come quella italiana, dove sono presenti quasi 3.500 diaconi, pare che non ci si accorga della loro presenza. Perché?
Abbiamo sentito prioritario affermare, nella vita e nella formazione dei diaconi, il primato dello Spirito, dove la formazione spirituale è

La vita cristiana è un mistero che è formato dal "futuro", e quindi è "attesa": un intervallo tra quello che Dio vuole ed "è già" e la nostra comprensione, in cui l'educazione a questo "sogno" ed allo "stupore" del suo progressivo svelarsi è essenziale per non lasciarsi catturare dal pragmatismo che soffoca la vita delle nostre comunità parrocchiali.
Ci siamo trovati immersi nella contemplazione di questa "attesa" e

La cornice di San Giovanni Rotondo, con la presenza tangibile di Padre Pio, ha contribuito a dare al Convegno un tocco tutto

Personalmente ci ha impressionato il grande ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza". Ci sembrava un enorme altare, in cima al monte, da cui saliva al cielo l'incenso della sofferenza che all'interno era consumata, con quel senso di sacro che lo distingueva da un normale ospedale.
Il santuario e la nuova chiesa, con quella enorme spianata, ci sembrava il luogo dell'accoglienza di folle in cerca di sollievo fisico e spirituale.

Ne scaturiva una visione di un ministero, quello del diacono, per nulla clericale. La presenza poi delle spose contribuiva ad evitare questa chiusura clericale che tarpa le ali a quella profezia di cui il diacono è portatore in seno alla chiesa e alla società, in quella dimensione tipicamente familiare che siamo chiamati ad incarnare.

Ha chiuso questo Convegno, che ricordiamo come il più bello a cui abbiamo partecipato, l'intervento di Padre Raniero Cantalamessa, con il suo tema sulla spiritualità biblica nel ministero diaconale. Ci ha fatto innamorare del nostro diaconato, dove ci ha mostrato, come lui sa fare, il volto di Gesù, "il primo diacono", col suo concreto, umano-divino, "essere diacono" che "discende" nell'umanità, annullandosi in essa, riempiendola, con la sua vita, della consolazione dello Spirito.



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