Servire, secondo l'esempio di Gesù, è un "discendere" ad un livello più basso per amore dell'altro, per prendersi cura di un'altra persona.
È spontaneo chiederci: per servire Dio, come possiamo "discendere" ad un livello più basso?

Dio, quindi, non ha bisogno del nostro servizio; noi però abbiamo bisogno di servire per essere discepoli di Gesù! Ma i beneficiari di questo servizio verso Dio siamo noi, coloro che servono.
Servire Dio significa però "servire" i propri fratelli. Non si può infatti amare Dio che non si vede, se non si ama il prossimo che si vede, secondo le parole di san Giovanni.
Se tutti, per essere discepoli di Gesù, devono servire il prossimo, chi sarà allora servito? Io penso che la risposta venga dal comprendere che noi dobbiamo attuare un servizio che sia vicendevole. Gesù stesso ci invita a "lavarci i piedi l'un l'altro". Allora si comprende come il servizio reciproco abbia il suo compimento nella comunione reciproca: la carità, per essere veramente tale, porta alla comunione, ha il suo culmine nell'unità. In essa abbiamo la pienezza della nostra vita: Dio viene a dimorare in mezzo a noi
Il diacono è servitore di questa reciprocità, sacramento di Cristo che porta tutti (e lui compreso) ad essere servi di Dio nel prossimo, perché Dio stesso abiti fra noi ed in noi.
Questo è il lievito che necessita nella nostra società, oggi.
Nessun commento:
Posta un commento