10a domenica del T.O. (C)
Appunti per l'omelia

Il dolore umano non lascia indifferente Gesù. Egli ne fa esperienza ed è venuto a sanare le nostre ferite. Egli vede la scena e ne resta turbato, patisce insieme, condivide il dolore e compie il miracolo. Il pianto umano giunge fino al cuore di Dio e diventa preghiera.
La «grande compassione» di Dio per la sua creatura è resa manifesta da Gesù, che per primo si avvicina alla madre consolandola: «Non piangere!». È il gesto di Gesù che sa "farsi prossimo", indicando nel contempo il modo con cui anche i discepoli, chiamati a continuare la sua opera, devono manifestare la presenza di Dio che "visita" il suo popolo. È un visitare di Dio che si fa amore concreto. Non sono solo parole consolatorie, ma l'azione porta con sé una vita rinnovata. Se il riportare in vita un morto è il segno della presenza del Dio della vita, che la risurrezione di Gesù è l'atto archetipo di ogni risurrezione, allora possiamo sperimentare nella gioia la verità delle parole di Giovanni: «Siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. » (1Gv 3,14).
Alla "grande compassione di Gesù" è seguito il gesto di ridare la vita ad un fanciullo morto. È la dimostrazione che le sue parole producono l'effetto per cui sono pronunciate, perché sono parole di Dio.
Non è come per noi che possiamo pronunciare parole, anche consolatorie, ma non sempre è assicurato l'effetto per cui sono pronunciate. È emblematico a questo proposito l'episodio di Gesù quando, per dimostrare che è in grado di perdonare anche i peccati, risana lo storpio: «Che cosa è più facile: dire "Ti sono perdonati i tuoi peccati", oppure dire "Àlzati e cammina"?» (Lc 5,23).
Gesù ha dato a noi la responsabilità di essere profeti che rendono presente l'azione di Dio che è misericordia.
Se le nostre chiese si svuotano e le folle cercano altri profeti, non è forse anche perché alle nostre parole non seguono sempre quei fatti concreti che ridonano la fiducia e rianimano la speranza? E la "carità" delle nostre parrocchie è fare esperienza che Dio ha veramente visitato il suo popolo, oppure è solo distribuzione di viveri e vestiario?
Ci sono di luce e di sprone le parole di Papa Francesco: «[In Gesù è] Dio che si fa vicino per amore, cammina con il suo popolo e questo camminare arriva ad un punto che è inimmaginabile. Mai si può pensare che lo stesso Signore si fa uno di noi e cammina con noi, rimane con noi, rimane nella sua Chiesa, rimane nell'Eucaristia, rimane nella sua Parola, rimane nei poveri, rimane con noi camminando. E questa è vicinanza: il pastore vicino al suo gregge, vicino alle sue pecorelle, che conosce una ad una… Il Signore ci ama con tenerezza. Non ci ama con le parole. Lui si avvicina e ci dà quell'amore con tenerezza. Vicinanza e tenerezza! Queste due maniere dell'amore del Signore che si fa vicino e dà tutto il suo amore con le cose anche più piccole: con la tenerezza. E questo è un amore forte, perché vicinanza e tenerezza ci fanno vedere la fortezza dell'amore di Dio» (omelia a Santa Marta, 7/06/2013).
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ragazzo, dico a te, alzati! (Lc 7,14)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Marinella Perroni (VP 2013)
• di Enzo Bianchi
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