21a domenica del T.O. (A)
Appunti per l'omelia
La prima domanda non è molto impegnativa. È una specie di "sondaggio" di opinione: la gente cosa pensa, cosa dice di Lui? E la gente - così risulta da una facile indagine -manifesta un'alta opinione su Gesù, nutre una grande stima per Lui; ma dimostra di non aver colto la sua posizione singolare, la sua novità e originalità, collocandolo tra i grandi personaggi della storia religiosa di Israele.
A questo punto Gesù imprime una svolta inattesa al dialogo, ponendo ai discepoli una seconda domanda, che è diretta, immediata, coinvolgente: «Ma voi, chi dite che io sia?». "Io chi sono per te, per la vostra comunità?". Non si può sfuggire al carattere personale di questa domanda e alla sua forza di provocazione. Ognuno di noi, infatti, è obbligato a interrogarsi nel suo cuore, non accontentandosi di qualche formula imparata a memoria e ripetuta meccanicamente, ma cercando di capirne il significato profondo.
La risposta che dà Pietro a nome dell'intero gruppo è una stupenda confessione di fede sull'identità di Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!». Pietro, e con lui i suoi compagni, riconosce che Gesù ha con Dio un rapporto unico e originalissimo che mai nessun uomo della storia ha avuto e avrà.
È "il Cristo", "il Messia", l'unico, ultimo e definitivo Re e Pastore del popolo di Israele, l'Inviato da Dio per dare a questo popolo e a tutta l'umanità la pienezza della vita. L'unico necessario, di cui tutti hanno bisogno: «Il Figlio del Dio vivente!».
Un gruppo sparuto di uomini è arrivato a scoprire nel proprio Maestro il Salvatore promesso e atteso da secoli. Una fede senza dubbio imperfetta e che avrà bisogno di fare ancora molti passi. Gesù, però, non nasconde la sua soddisfazione, la sua gioia, e proclama "beato" il suo discepolo. La fede infatti è segreto e sorgente di felicità!
In questa scoperta dell'identità del Maestro da parte dei discepoli, Gesù vede l'intervento gratuito del Padre, dove «né carne né sangue», né capacità o intelligenza umane, lo hanno rivelato, ma «il Padre mio che è nei cieli». Ogni progresso nella fede, ogni atto di fede in Gesù è dono del Padre che ci "attira" a Gesù e ci rende "beati".
In risposta alla confessione di Pietro, ora Gesù a sua volta rivolge a Pietro una parola che riguarda la sua persona e il compito che Dio gli assegna. Prima lo ha chiamato «Simone». Ma ora: «...io ti dico: tu sei Pietro». Gli dona un nome nuovo, indicandogli così la nuova realtà che lo riguarda, la sua vocazione nuova: essere «Kepha», cioè "Roccia". Così viene chiamato Simone di Giovanni: "Kephas" o "Pietro". Per i primi cristiani era importante non perdere di vista il significato dell'appellativo dato da Gesù a Simone. L'affermazione di Gesù, allora, doveva essere: "Tu sei roccia e su questa roccia edificherò la mia Chiesa", la comunità convocata e riunita davanti al Signore col Messia Gesù. È la famiglia di coloro che credono in Gesù come Pietro e insieme con Lui. Essa viene paragonata a un edificio che Gesù innalzerà su un fondamento, la persona di Pietro a cui Dio ha donato la vera confessione di fede.
Pietro con la sua presenza, con la sua attività evangelizzatrice e di governo, ma in primo luogo con la sua confessione di fede, col suo servizio di custodire e guidare la comunità nella vera fede in Gesù, assicurerà alla Chiesa l'unità e la durata. Ma Pietro non opererà per virtù propria. Egli rappresenta, cioè "rende presente", la vera "roccia" e "pietra angolare" che è Gesù.
E «le potenze degli inferi non prevarranno su di essa»… Le forze della morte e del "maligno", la potenza del male e della caducità, che travolge ogni realtà terrena, non demoliranno la Chiesa.
Ed infine, con una nuova immagine, Gesù esplicita il compito di Pietro: «A te darò le chiavi del regno dei cieli…». Gli è dato l'incarico, non di essere il portinaio del Paradiso, bensì il responsabile, l'amministratore e rappresentante del Padrone di casa (cf Is 22,22), cioè Gesù.
Con il compito poi di "legare e sciogliere", gli viene conferito il potere di "vietare e permettere", di "accogliere nella comunità ed escludere, condannare e assolvere". Pietro avrà l'incarico di interpretare in modo autorevole e autentico la rivelazione di Gesù. Questo insegnamento di Pietro è così vincolante che può escludere dalla comunità quelli che non lo seguono e può riammettere in essa quelli che si pentono. Gesù non abbandona la comunità dei credenti a se stessa, ma le dona una guida dotata di grande autorità. Noi cattolici riteniamo che il servizio affidato da Gesù a Pietro continua a essere esercitato dai Vescovi e in modo speciale dal successore di Pietro, il Papa, col quale i Vescovi sono legati in piena comunione.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
• di Marinella Perroni (VP 2011)
• di Enzo Bianchi
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