Alcuni passaggi del discorso mi fanno cogliere più seriamente il mio rapportarmi con le persone che il Signore mi chiama a servire. Sono parole universali, che faccio mie e che mi sostengono nella diaconia che sono chiamato a svolgere.
È interessante: «Tutto comincia con la preghiera», dice il papa. «La preghiera preserva l'uomo anonimo della città da tentazioni che possono essere anche le nostre: il protagonismo per cui tutto gira attorno a sé, l'indifferenza, il vittimismo». Tutto nasce dal personale rapporto con Dio, perché «chi guarda il Signore, vede gli altri… in particolare i più poveri… Nei poveri è presente Gesù, il quale si identifica con loro».
E poi ci sono gli «anziani». «Il trattamento degli anziani, come quello dei bambini, è un indicatore per vedere la qualità di una società. Quando gli anziani sono scartati, quando gli anziani sono isolati e a volte si spengono senza affetto, è brutto segno! (…) Un popolo che non custodisce i suoi anziani, che non si prende cura dei suoi giovani, è un popolo senza futuro, un popolo senza speranza. Perché i giovani - i bambini, i giovani - e gli anziani portano avanti la storia. I bambini, i giovani con la loro forza biologica, è giusto. Gli anziani, dando loro la memoria. Ma quando una società perde la memoria, è finita, è finita. È brutto vedere una società, un popolo, una cultura che ha perso la memoria».
E poi quello che è più preoccupante: «per mantenere un equilibrio, dove al centro dell'economia mondiale non ci sono l'uomo e la donna, ma c'è l'idolo denaro, è necessario scartare cose. Si scartano i bambini… E si scartano gli anziani, con atteggiamenti dietro ai quali c'è un'eutanasia nascosta, una forma di eutanasia. Non servono, e quello che non serve si scarta. Quello che non produce si scarta».
Ecco da dove cominciare: «Dai poveri e dagli anziani si inizia a cambiare la società. Gesù dice di sé stesso: "La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo" (Mt 21,42). Anche i poveri sono in qualche modo "pietra d'angolo" per la costruzione della società. Oggi purtroppo un'economia speculativa li rende sempre più poveri, privandoli dell'essenziale, come la casa e il lavoro. È inaccettabile! Chi vive la solidarietà non lo accetta e agisce. E questa parola "solidarietà" tanti vogliono toglierla dal dizionario, perché a una certa cultura sembra una parolaccia. No! È una parola cristiana, la solidarietà!».
E poi l'impegno per la pace: «In alcuni Paesi che soffrono per la guerra, voi cercate di tenere viva la speranza della pace. Lavorare per la pace non dà risultati rapidi, ma è un'opera da artigiani pazienti, che cercano quel che unisce e mettono da parte quel che divide…».
E le tre parole sintesi: «preghiera, poveri e pace» ed il programma: «far crescere la compassione nel cuore della società - che è la vera rivoluzione, quella della compassione e della tenerezza -, … far crescere l'amicizia al posto dei fantasmi dell'inimicizia e dell'indifferenza».
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