Un articolo del periodico Città Nuova (n. 1/2 2015), di Tanino Minuta (amico che seguo nelle sue pubblicazioni e con vero piacere nel suo blog In... visibile), mi ha fatto riflettere sul modo di rapportarmi con le persone che quotidianamente incontro al supermercato e fuori della porta della chiesa che chiedono l'elemosina o cercano di vendermi qualcosa.
Ecco l'articolo:
Il colore della mia città
Qualunque sia la provenienza di chi ti capita d'incontrare per strada, il rispetto reciproco è una condizione immutabile.
A proposito di fiori, ricordo un fatto che m'era successo quando abitavo a Budapest. Una vecchietta all'uscita della metropolitana vendeva fiori. C'era la neve ed era già tarda sera. Vedendola intirizzita dal freddo, le ho detto che le avrei comprato tutti i fiori che aveva, così avrebbe potuto andare a casa. Saranno stati cinque-sei mazzetti di crisantemi. Al momento di chiedermi i soldi, mi sono accorto che lo aveva moltiplicato non per sei ma per dieci. Credevo di non aver capito bene. Lei mi ha ripetuto il prezzo. Avrei voluto aiutarla (anche perché quei fiori li avrei buttati), ma lei non ha capito il gesto e voleva per di più sfruttare la situazione. Con tanto dispiacere le ho dovuto dire che non avevo più bisogno di quei fiori. Al che ha cominciato a imprecare piena di rabbia. Mi sono allontanato amareggiato.
Strada facendo, m'è venuta in mente la parabola del Vangelo che racconta dell'invito alla festa. Siccome i veri invitati avevano delle scuse per non partecipare, sono stati chiamati tanti altri dalle strade. Fin allora non avevo capito come mai quelli che avevano fatto il favore di partecipare, ma non avevano il vestito della festa, fossero stati cacciati via. Quella sera la vecchietta, che preferiva morire di freddo pur di non desistere dalla sua avidità, mi ha fatto capire qual era "il vestito". Se un amore gratuito ti investe, devi saper rispondere con la stessa gratuità. Se non conosci questa legge, non è sorprendente che tu venga scartato».
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