12a domenica del Tempo Ordinario (B)
Giobbe 38,1.8-11 • Salmo 106 • 2Corinzi 5,14-17 • Marco 4,35-41
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Appunti per l'omelia
I discepoli, quelli più intimi, sono assaliti dalla paura di perdersi nei flutti. Eppure hanno vissuto con Gesù. A loro il Maestro ha svelato i segreti del Padre. Eppure… E questa è una costante, fino alla fine, sul Golgota.
L'esperienza dei dodici è il riflesso di una situazione che ognuno di noi sperimenta: dove è Dio nel momento della prova? Perché dorme? Che forse non gli importa della nostra situazione? Purtroppo spesso anche noi ragioniamo così. Ma Dio non è assente, mai, nella nostra vita. La sua presenza è costante, anche se misteriosa. A Lui interessa tutto di noi! Per questo si è fatto uno di noi! E non per farci restare nelle nostre paure ma per portarci nella sua dimensione, farci partecipi di tutto se setsso.
L'agire di Dio nella storia è come il seme. Ha i suoi tempi, la sua logica… perché è il seme in sé che ha la capacità di crescere, sapendo di dover morire per dare nuova vita (cf. Gv 12,24-25). Saper vedere le cose e gli avvenimenti della storia con gli occhi e il cuore di Dio: questo ci viene chiesto per essere testimoni credibili, oggi, della sua presenza nelle vicende umane. Il male non ha la meglio. È stato posto un argine invalicabile all'orgoglio delle sue onde (cf. Gb 38,8-11; I lettura).
È evidente, tuttavia, il contrasto tra la calma di Gesù e l'agitazione e la paura dei dodici. Il sonno di Gesù è simile a quello dell'agricoltare che, deposto il seme, attende lo sviluppo al di là di ogni situazione esterna (cf. Mc 4,26-29). Gesù sulla barca, in mezzo alle onde, è fra le braccia del Padre. In questo atteggiamento è l'icona vivente della fede, quell'abbandono di ogni preoccupoazione nelle braccia del Padre (cf. 1Pt 5,7) che consente di vincere il panico e l'angoscia. Come la tempesta è il riflesso dell'animo dei dodici. Il vento scuote i discepoli come muove le onde del mare.
È la fede che manca. Essa è l'antidoto al senso di abbandono che ci attanaglia l'anima. Anche di fronte alla morte. Gesù stesso ha provato sgomento e angoscia per la sua tragica fine, ma si è abbandonato nelle mani del Padre (cf. Lc 23,46).
Il contrario della paura non è il coraggio, bensì la fede nella presenza, sia pur misteriosa, di Dio nella storia e nell'esistenza di ciascuno. Gesù è venuto per farci partecipi della sua Vita, quella della Trinità. Infatti, "l'amore di Cristo ci possiede", scrive Paolo, Così che "se uono è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove" (cf. 2Cor 5,14-17; II lettura).
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Perché avete paura? Non avete ancora fede? (Mc 4,40)
(vai al testo…)
PDF formato A4, stampa f/r per A5:
Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
• Passiamo all'altra riva (Mc 4,35) - (11/05/2015)
(vai al testo…)
• Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura (2Cor 5,17) (2Cor 5,17) - (21/06/2009)
(vai al post "Divina trasformazione")
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• Dio non interviene al posto mio, ma insieme a me (19/05/2015)
Commenti alla Parola:
• di Antonio Savone" (VP 6.2021)
• di Luigi Vari (VP 5.2015)
• di Claudio Arletti (VP 5.2009)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
(Immagine: La tempesta sedata, Bernadette Lopez)
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