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venerdì 18 giugno 2021

La fede è l'antidoto alla paura


12a domenica del Tempo Ordinario (B)
Giobbe 38,1.8-11 • Salmo 106 • 2Corinzi 5,14-17 • Marco 4,35-41
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva" (Mc 4,36). Ma come poteva dormire in una sirtuazione di estrema emergenza come quella in cui si trovavano i dodici, travolti dalla tempesta del lago, in balia delle onde col rischio di affondare? Eppure l'evangelista Marco ce lo fa notare. Chissà, forse un sonno voluto o, come spesso accade nei racconti evangelici, la narrazione del fatto ci rimanda ad un significato più profondo.
I discepoli, quelli più intimi, sono assaliti dalla paura di perdersi nei flutti. Eppure hanno vissuto con Gesù. A loro il Maestro ha svelato i segreti del Padre. Eppure… E questa è una costante, fino alla fine, sul Golgota.
L'esperienza dei dodici è il riflesso di una situazione che ognuno di noi sperimenta: dove è Dio nel momento della prova? Perché dorme? Che forse non gli importa della nostra situazione? Purtroppo spesso anche noi ragioniamo così. Ma Dio non è assente, mai, nella nostra vita. La sua presenza è costante, anche se misteriosa. A Lui interessa tutto di noi! Per questo si è fatto uno di noi! E non per farci restare nelle nostre paure ma per portarci nella sua dimensione, farci partecipi di tutto se setsso.
L'agire di Dio nella storia è come il seme. Ha i suoi tempi, la sua logica… perché è il seme in sé che ha la capacità di crescere, sapendo di dover morire per dare nuova vita (cf. Gv 12,24-25). Saper vedere le cose e gli avvenimenti della storia con gli occhi e il cuore di Dio: questo ci viene chiesto per essere testimoni credibili, oggi, della sua presenza nelle vicende umane. Il male non ha la meglio. È stato posto un argine invalicabile all'orgoglio delle sue onde (cf. Gb 38,8-11; I lettura).
È evidente, tuttavia, il contrasto tra la calma di Gesù e l'agitazione e la paura dei dodici. Il sonno di Gesù è simile a quello dell'agricoltare che, deposto il seme, attende lo sviluppo al di là di ogni situazione esterna (cf. Mc 4,26-29). Gesù sulla barca, in mezzo alle onde, è fra le braccia del Padre. In questo atteggiamento è l'icona vivente della fede, quell'abbandono di ogni preoccupoazione nelle braccia del Padre (cf. 1Pt 5,7) che consente di vincere il panico e l'angoscia. Come la tempesta è il riflesso dell'animo dei dodici. Il vento scuote i discepoli come muove le onde del mare.
È la fede che manca. Essa è l'antidoto al senso di abbandono che ci attanaglia l'anima. Anche di fronte alla morte. Gesù stesso ha provato sgomento e angoscia per la sua tragica fine, ma si è abbandonato nelle mani del Padre (cf. Lc 23,46).
Il contrario della paura non è il coraggio, bensì la fede nella presenza, sia pur misteriosa, di Dio nella storia e nell'esistenza di ciascuno. Gesù è venuto per farci partecipi della sua Vita, quella della Trinità. Infatti, "l'amore di Cristo ci possiede", scrive Paolo, Così che "se uono è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove" (cf. 2Cor 5,14-17; II lettura).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Perché avete paura? Non avete ancora fede? (Mc 4,40)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Passiamo all'altra riva (Mc 4,35) - (11/05/2015)
(vai al testo…)
 Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura (2Cor 5,17) (2Cor 5,17) - (21/06/2009)
(vai al post "Divina trasformazione")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Dio non interviene al posto mio, ma insieme a me (19/05/2015)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone" (VP 6.2021)
  di Luigi Vari (VP 5.2015)
  di Claudio Arletti (VP 5.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: La tempesta sedata, Bernadette Lopez)

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