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domenica 14 maggio 2023

La ministerialità del diacono nella liturgia


La ministerialità del diacono nella liturgia
Eucaristia, diaconia e sinodalità
Effatà editrice - di Enzo Petrolino

Il rapporto tra diaconato e liturgia illumina ed informa di sé tutte le dimensioni della vita e del ministero del diacono. La sua presenza all'altare della Parola e del Pane è una presenza di servizio che narra – nelle parole e nei gesti – le "meraviglie" della diaconia di Cristo Servo che si china qui ed ora sulla nostra storia. Il servizio liturgico del diacono, ed in particolare quello eucaristico, deve trovare il modo di esprimere il volto di Gesù incarnato nella storia e nella vicenda esistenziale dell'uomo per il bene di ogni fratello. Dobbiamo riscoprire la liturgia e viverla, o meglio celebrarla sinodalmente, perché possa davvero diventare luogo per eccellenza dell'incontro della comunità dei credenti.

Enzo Petrolino
Diacono coniugato, con tre figli. È presidente della Comunità del Diaconato in Italia che ha sede a Roma presso la Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Direttore della Rivista «Il diaconato in Italia». Già rappresentante italiano presso il Centro Internazionale del Diaconato (CID) che ha sede a Rottenburg. Membro del Centro Studi dell'Unione Apostolica Clero (UAC). Membro del Centro di Azione Liturgica (CAL) e della Consulta dell'Ufficio della pastorale vocazionale. Componente del direttivo dell'Associazione dei docenti di Ecumenismo. Docente di teologia del ministero diaconale e di Ecumenismo. È autore di molti volumi sul tema del diaconato e ha pubblicato articoli e studi di liturgia e di teologia sul ministero diaconale in riviste qualificate a livello nazionale ed internazionale.




Tratto da:
INTRODUZIONE
Liturgia e sinodalità


L'Assemblea eucaristica modello della Chiesa sinodale

L'avviamento di un «cammino sinodale» per e della Chiesa ha bisogno di categorie nuove e di pratiche inedite. Qui mi pare stia la sfida, ad un tempo pratica e teorica. Sicuramente lo Spirito agisce, ma non senza di noi, senza la nostra esperienza, intelligenza, sensibilità, senza il confronto più aperto.
Perché allora dobbiamo correlate sinodalità e liturgia? La liturgia parla di una «sinodalità ecclesiale» che già c'è, «liturgia» e «sinodalità» fotografano una tra le più grandi novità del Concilio Vaticano II.
«ll cammino sinodale della Chiesa è plasmato è alimentato dall'Eucaristia. Essa è il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per le Chiese locali e per i fedeli cristiani. La sinodalità ha la sua fonte e il suo culmine nella celebrazione liturgica e in forma singolare nella partecipazione piena, consapevole e attiva alla sinassi eucaristica. La comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo fa sì che, benché siamo molti, siamo un solo Pane e un solo Corpo, poiché tutti partecipiamo di un solo Pane (1Cor 12,17). L'Eucaristia rappresenta e realizza visibilmente l'appartenenza al Corpo di Cristo e la coappartenenza tra i cristiani (1Cor 12,12)» (Commissione Teologica Internazionale [CTI], La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, Roma 2019, n. 70).
L'affermazione della CTI ci aiuta a cogliere il rapporto inscindibile tra sinodalità e liturgia, in quanto si riafferma come la celebrazione eucaristica sia punto di arrivo e di partenza di ogni cammino ecclesiale, che attinge al mistero pasquale (memoriale).

La liturgia luogo per camminare insieme

Quasi sessant'anni fa i padri del Concilio Vaticano II hanno affermato che la liturgia costituisce il punto centrale della vita di un fedele. Essa «è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutto il suo vigore». Di conseguenza, ogni celebrazione liturgica «in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso modo». Dobbiamo riscoprire la liturgia e viverla, o meglio celebrarla sinodalmente, perché possa davvero diventare luogo per eccellenza dell'incontro della comunità dei credenti.

Il con-venire liturgico

Nella celebrazione eucaristica si realizza in pieno ciò che è la comunità ecclesiale; prende forma il corpo personale e comunitario del Signore; il con-venire liturgico della comunità è la modalità visibile del con-venire sinodale, è la condizione primaria del con-venire sinodale della comunità dove si realizza l'ecclesialità e la ministerialità. La liturgia rielabora in modo radicale e profondo una esperienza fondante la vita e la forma della Chiesa. Cioè la forma della «partecipazione», che è «attiva», ossia all'unica azione da parte di tutto il corpo ecclesiale e ministeriale.

L'Assemblea celebrante

Una «sinodalità» non accessoria - ossia non appiccicata ad un corpo ecclesiale - ma come «atto comune» di tutta l'assemblea. Chi «presiede» non sostituisce né Cristo né la Chiesa, né l'Assemblea ma le pone in correlazione visibile, servendo l'uno e l'altra. Allora la liturgia è «campo esperienziale nuovo». Significa garantire che si possa davvero camminare insieme nella fede.
Ripartire dalla liturgia significa mettere in atto il famoso adagio: la lex orandi ispiratrice della lex credendi, intelligendi e agendi.
Come scrive Mons. Erio Castellucci, «tutti gli elementi che connotano l'esperienza dell'ekklesìa cristiana, sono concentrati nella celebrazione eucaristica, "fonte e culmine" (LG 11) dell'intera vita e attività ecclesiale. L'esperienza vissuta delle comunità cristiane è quindi la dilatazione della liturgia eucaristica domenicale (fonte) e la preparazione all'Eucaristia domenicale successiva (culmine). L'assemblea liturgica è davvero l'epifania della Chiesa, il suo perenne paradigma, l'esperienza nella quale riprende continuamente forma l'intera ekklesìa, che senza questa assemblea si ridurrebbe a un'associazione umana qualsiasi e sarebbe svuotata della sua stessa ragion d'essere: portare nel mondo» (Liturgia e sinodalità, in Rivista Liturgica, Quinta serie anno CIX fascicolo 5, gennaio-marzo 2022, pp. 109-125.)

Il camminare insieme sinodale

Dall'eucaristia scaturisce la diaconia regale di ogni battezzato, si invera la comunità celebrante che cammina insieme con gli altri per dare concretezza al servizio sacerdotale regale e profetico.
Dunque i gesti della liturgia sono efficacemente esemplificativi del camminare insieme sinodale che si snoda attraverso una ritualità (non ritualismo) creativa.
Allora come ripensare in senso sinodale gli "uffici" che i diaconi svolgono nella celebrazione eucaristica?

La priorità del Vangelo

Il diacono sostiene e porta il santo Libro perché sia donato ai fedeli. Il diacono prepara il dono del Vangelo; ancor meglio, egli compie tutte le azioni che sono prerequisiti all'annuncio del Vangelo stesso attraverso la "praeparatio Evangelii".

La preghiera dei fedeli

Come la preghiera può diventare luogo di presa di coscienza delle situazioni che interpellano la comunità vivendo concretamente la prossimità?
La scelta preferenziale dei poveri: dalla mensa eucaristica alla mensa del povero. Camminare insieme ai poveri, ripartire dagli ultimi della società nel proprio territorio. Interpellarli come soggetti per favorire condizioni di auto-promozione! Superando un certo rischio di retorica, come è possibile un loro coinvolgimento?

Non c'è vera pace senza solidarietà

Nella celebrazione eucaristica la parola "pace" è presente in tanti momenti, dall'inizio del Rito alla sua conclusione. Si tratta, dunque, di un aspetto che avvolge tutto il mistero che si celebra: «L'Eucarestia è per sua natura sacramento della pace». Per questo diviene importante la modalità del gesto che si pone in essere. Quindi lo scambio della pace, proposto dal diacono, inserito nel contesto celebrativo prima della Comunione eucaristica, ci spinge alla comunione con il Signore e con i fratelli.
È interessante quanto è scritto nel Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi: si dice che «bisogna dare priorità al ministero e alla carità pastorale e promuovere con la presenza dei diaconi il mantenimento, fra gli uomini, della pace e della concordia» (n. 13). Un passaggio - poco conosciuto - molto intrigante e attualissimo che richiama i diaconi alle loro responsabilità.

La necessità della missione

Ancora una volta è la formula per l'ordinazione del diacono per la consegna del libro del Vangelo che ci indica l'evidente legame tra il posto che occupa il diacono nella Chiesa ed il modo di esercitare il suo ministero. Annunciare il Vangelo, vivere ciò che esso insegna: è in questi termini dinamici che la Chiesa affida la diaconia della Parola al nuovo ordinato.
Un coinvolgimento sinodale di tutto il popolo di Dio, non solo vescovi, ma preti, diaconi, religiosi, religiose, battezzati e battezzate sul piano ministeriale è necessario e non può essere semplicemente sostituito con le intenzioni, con le buone coscienze o con le convinzioni illuminate. Ricostruire ministerialmente la Chiesa è compito sinodale primario.

(da https://editrice.effata.it)

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