Domenica delle Palme (C)
Isaia 50,4-7 • Salmo 21 • Filippesi 2,6-11 • Luca 22,14 - 23,56
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Appunti per l'omelia

La domenica della Palme ci introduce nella Settimana Santa, dove siamo invitati a contemplare e adorare il vero volto di Dio, nella spogliazione del Figlio donatoci per la salvezza del mondo.
"Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, svuotò se stesso assumendo una condizione di servo" (cf. Fil 2,6-7; II lettura). Svuotò se stesso, si spogliò del suo essere come Dio.
Questo "spogliarsi" è l'immagine che ritorna nella liturgia di questa domenica. All'ingresso di Gesù in Gerusalemme, la gente si spoglia del suo mantello per deporlo al passaggio di Gesù. Il mantello, simbolo nella Bibbia delle proprie sicurezze. Certo, ognuno di noi può decidere di mettersi alla sequela del Maestro, spogliandosi del proprio egoismo e dei propri attaccamenti. Tuttavia, come la folla prima osannante, anche noi con le nostre azioni lo condanniamo poi alla crocifissione.
Ma è proprio questa debolezza umana che Gesù prende su di sé. Anche lui viene spogliato delle vesti, della sua dignità, e poi anche rivestito per burla di un ridicolo mantello scarlatto. Ma Gesù, per amore nostro, si è spogliato veramente di tutto, fino a donarsi come cibo nell'ultima cena.
Gesù non ci condanna. È lui ad essere condannato al nostro posto. Di fronte anche al rinnegamento di Pietro, sarà il suo sguardo, penetrante fin nel profondo dell'animo, a ridare la possibilità a Pietro, in quel pianto liberatorio, di sentirsi nuovamente abbracciato dal Maestro. È lo stesso sguardo che assicura al ladrone pentito l'accesso immediato nel paradiso.
In Gesù si rivela il vero volto e il vestito di Dio, il suo mantello. Il mantello di Dio è l'umiltà. Gesù è il mite per eccellenza e ci mostra il cammino da percorrere: spogliarci anche noi delle insidie della presunzione, della superbia, delle lusinghe di questo mondo.
In attesa della risurrezione, il corpo esanime di Gesù viene avvolto in un lenzuolo. Ed è nella leggerezza di quel tessuto che troviamo la tenerezza della Madre e della Chiesa, di tutti gli uomini e le donne di fede che, come Giuseppe d'Arimatea, sanno custodire, nella speranza, l'evento sconvolgente di un Dio che dona Vita, sempre.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (
Lc 23,46)
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Vedi anche analoga
Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
• Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione (
Lc 22,14) - (10/04/2022)
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• Questo è il mio corpo che è dato per voi (
Lc 22,19) - (14/04/2019)
(vai al testo…)
• Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi (
Lc 22,15)) - (20/03/2016)
(vai al testo)
• Veramente quest'uomo era giusto (
Lc 23,47) - (24/03/2013)
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• Ho presentato il mio dorso ai flagellatori (
Is 50,6) - (26/03/2010)
(vai al post "Amare sino alla fine")
Vedi anche il post
Appunti per l'omelia:
• Ha dato tutto se stesso (08/04/2022)
• Verso la Pasqua (12/04/2019)
• La vita ci viene dal cuore trafitto di Dio (18/03/2016)
• Gioia e dolore! (22/03/2013)
Commenti alla Parola:
• di Goffredo Boselli (VP 4.2025)
• di Antonio Savone (VP 4.2022)
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2019)
• di Luigi Vari (VP 2.2016)
• di Marinella Perroni (VP 2.2013)
• di Claudio Arletti (VP 2.2010)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
• di Letture Patristiche della Domenica
(Immagine: Ingresso di Gesù a Gerusalemme, La Domenica 14 aprile 2019)
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