Riporto un passo del commento di Claudio Arletti sulla Parola di ieri, quarta domenica di Avvento (cf Vita Pastorale, n. 11/2008): Maria, invitata a gioire, è colei che è stata "graziata".

La verginità allude simbolicamente anche all'attitudine per il vero ascolto. Se ci pensiamo, ogni rapporto vero nella comunicazione è un rapporto "vergine". C'è ascolto autentico quando accogliamo l'altro senza sovrapporre le nostre idee o le nostre impressioni, in maniera appunto "vergine". Così giungiamo ad avvicinarci alla sua realtà e ad accoglierla. Quando ascoltiamo davvero "concepiamo" l'altro. Ci entra nell'intelligenza e nel cuore. La vera concezione è quella dell'orecchio. Una persona esiste solo se la ascoltiamo. Colui che è ignorato è come se non esistesse.
Il "vergine" è colui che genera per davvero la VITA, perché partecipe della verginità di Dio, di cui Maria ne è il Segno meraviglioso.
Il "farsi uno" col prossimo, con l'altro che mi passa accanto, con chi condivide la mia vita quotidiana e di ministero – in una parola "essere l'altro" (che comporta il mio "non-essere") – è il genuino atteggiamento di chi accoglie Dio in sé e lo ridona non adulterato, affinché la Vita possa sgorgare in pienezza in tutti.
L'amore vero, genuino, fecondo è vergine!
Il "farsi uno" col prossimo, con l'altro che mi passa accanto, con chi condivide la mia vita quotidiana e di ministero – in una parola "essere l'altro" (che comporta il mio "non-essere") – è il genuino atteggiamento di chi accoglie Dio in sé e lo ridona non adulterato, affinché la Vita possa sgorgare in pienezza in tutti.
L'amore vero, genuino, fecondo è vergine!
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