3a domenica del T.O. (B)
Appunti per l'omelia
"Gesù ha scelto come suo maestro non un famoso rabbi, non un sacerdote, non uno scriba, ma un profeta, amato e odiato come solo i profeti possono essere. Alla scuola del Battista, Gesù matura la sua missione, e quando si separa da lui per iniziare il suo ministero itinerante di annuncio del regno di Dio sa che tocca a lui realizzare quanto la predicazione dell'ascetico profeta del Giordano aveva solo annunciato" (Marinella Perroni).
E l'inizio è un invito alla conversione, per poter essere in grado di accogliere con cuore sincero e mente aperta il Vangelo di Dio.
"Egli invita con insistenza a credere alla buona notizia, al Vangelo, perché il tempo ha raggiunto il compimento e il regno di Dio si è fatto vicino. Gesù pone anche delle precise esigenze a chi accetta di ascoltarlo: la conversione come cambiamento di vita, come coraggio di riconoscere che il cammino percorso fino a quel momento è sbagliato e, insieme, coraggio di confessare la propria schiavitù agli idoli, opponendo a essa la ferma decisione di ritornare a Dio, aderendo a lui con una fede salda" (Enzo Bianchi).
L'evangelista Marco ci propone la chiamata dei primi quattro discepoli che "subito, lasciarono le reti e lo seguirono…; lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui" (Mc 1,18.20).
Anche a ciascuno di noi è rivolta una personale chiamata, attraverso la storia e quotidianità della nostra vita. È una chiamata che necessita di una risposta in un radicale cambiamento di mentalità per poter accogliere con sincera conversione del cuore l'invito di Dio.
È l'invito a "credere" alla "buona notizia" di Dio, a Gesù, Vangelo del Padre. È in ultima istanza aderire alla sua Persona.
"La Porta della fede che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l'ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. […] L'insegnamento di Gesù risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna» (Gv 6,28). L'interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per noi oggi: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?» (Gv 6,28). Conosciamo la risposta di Gesù: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6,29). Credere in Gesù Cristo, dunque, è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza" (Benedetto XVI, La porta della fede, 1.3).
Non c'è tempo da perdere: "Il tempo si è fatto breve… passa infatti la figura di questo mondo" (1Cor 7,29.31).
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