11a domenica del Tempo Ordinario (B)
Ezechiele 17,22-24 • Salmo 91 • 2Corinzi 5,6-10 • Marco 4,26-34
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Appunti per l'omelia
Nella prima delle due brevi parabole, il seme che cresce da sé, naturalmente, per forza propria.
Nella seconda il seme, piccolissimo che poi diventa "più grande delle piante dell'orto", ci dice che il Regno di Dio non sta nella sua grandezza o appariscenza, ma nella vita che contiene.
Queste due parabole ci interpellano sul nostro essere Chiesa, sulla nostra attuale "diaspora", dove si comprende che l'azione evangelizzatrice non ha un andamento lineare. Ci sono, e si costatano quotidianamente, momenti di buio, di assenza, di silenzio, quasi una morte apparente.
Anche per Gesù, chicco di grano sepolto in terra, c'è stato il tempo dei tre giorni che hanno preceduto l'esplosione della vita nella risurrezione. Anche la vicenda della nostra fede, della fede delle nostre comunità, che sembra passare momenti di sconfitta, non significa che sia morta. Per sua natura, spontaneamente, con il tempo suo proprio e negli stadi della propria maturazione, il seme dà il suo frutto.
Così, come nella seconda parabola, il Regno di Dio che ha una sua origine quasi insignificante, ha la capacità di accogliere nei suoi rami gli uccelli del'aria, dove possono fare il loro nido.
Metafora della Chiesa di Cristo che, nella sua ospitalità, per sua natura è atta ad accogliere tutti.
Nel corso della storia, tuttavia, non sempre le cose sono andare così; ed anche ora ci affanniamo, condizionati dagli schemi che ci siamo costruiti.
Se il seme della Parola, seminata nei nostri cuori, ha in sé la forza per il suo naturale sviluppo, non saranno i nostri sforzi né la nostra frenetica attività pastorale a farlo crescere. Occorre, in un terreno preparato, essere sempre aperti alle novità dello Spirito, senza chiusure preconcette, pazienti come l'agricoltore che "getta il seme sul terreno. Come, egli stesso non lo sa, il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura" (Mc 4,26-29).
Quanti steccati abbiamo innalzato nel corso della storia per paura di perdere la nostra purità, con la conseguenza di aver impedito ai molti uccelli , che volano per loro natura liberi nell'aria, di posarsi sui nostri rami e di potervi fare il loro nido.
È venuto il momento di purificare la nostra memoria ecclesiale e di aprirci alla novità del soffio dello Spirito, senza avanzare pretese di grandezza o di potere mondano.
Il Signore crocifisso e risorto ci precede nel nostro commino lungo la storia.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la parola (Mc 4,33)
(vai al testo…)
PDF formato A4, stampa f/r per A5:
Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
• È come un granello di senape (Mc 4,31) - (13/06/2021)
(vai al testo…)
• Il regno di Dio è come un granello di senape (Mc 4,31) - (17/06/2018)
(vai al testo…)
• Come un uomo che getta il seme sul terreno (Mc 4,26) - (14/06/2015)
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• Il seme è la parola di Dio (Canto al Vangelo) - (17/06/2012)
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Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• L'attesa sapiente dei tempi di Dio (15/06/2018)
• Dio all'opera nel silenzio e con piccole cose (13/06/2015)
• Il piccolo seme (15/06/2012)
Commenti alla Parola:
• di Goffredo Boselli (VP 6.2024)
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 6.2018)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
• di Letture Patristiche della Domenica
(Immagine: Il granellino di senapa, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2012)
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