12a domenica del Tempo Ordinario (B)
Giobbe 38,1.8-11 • Salmo 106 • 2Corinzi 5,14-17 • Marco 4,35-41
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Appunti per l'omelia
Il regno di Dio è come il seme che, dopo essere stato gettano nel terreno, germoglia sia che si dorma o si vegli (cf. Mc4,26-27). Come un seguito di questa parabola, il racconto evangelico di questa domenica ci presenta la plastica e drammatica situazione di un mare in tempesta, dove Gesù dorme, assente e come morto (cf. Mc 4,37-38).
È vero che Gesù, sulla barca, alla fine di una giornata molto impegnativa si mette a dormire. Tuttavia l'insegnamento che si coglie da questo racconto ci porta a considerare che la presenza di Gesù è reale nonostante l'infuriare del vento e delle onde che stanno per affondare la barca. Il regno di Dio procede nonostante le apparenze contrarie. Ciò che manca non è la presenza di Dio nella nostra vita, nella storia travagliata dell'umanità; quello che manca è la nostra fede. Il rimprovero di Gesù è chiaro: "Perché avete paura, non avere ancora fede?" (Mc 4,40).
La mancanza di un articolo, nel testo, fa intendere che i discepoli non avessero più alcuna fede! Il nemico della fede non è la mancanza di coraggio, ma la paura.
Gesù dorme. Il dormire è segno di chi si abbandona. Gesù sa che è nelle braccia del Padre (anche lui avrebbe rischiato di affondare, e non solo i suoi discepoli). Il suo dormire rimanda al sonno della morte dove Gesù si è abbandonato nelle mani del Padre. Il sonno è preludio al risveglio, alla risurrezione.
La nostra vita, la vita della Chiesa, oggi più che mai fa acqua da tutte le parti ed in molti alberga la paura di affondare. Allora si capisce che non sono i nostri sforzi, le nostre strategie pastorali a salvarci dalla tempesta. Quella che molto spesso ci manca è la fede nelle parole di Gesù che ci rassicura che non coleremo a picco.
La nostra paura è come quella dei discepoli che rimproverano a Gesù la sua indifferenza alla loro sorte: "Non t'importa che siamo perduti?" (Mc 4,38). La fede invece è l'antidoto al senso di smarrimento e di abbandono che ci assale, sia nel contesto generale sia quando abbiamo la sensazione di non essere ascoltati da Dio e non siamo esauditi nelle nostre richieste.
Ma "il vento e il mare obbediscono a lui" (cf. Mc 4,41); quel mare che è in tempesta, la tempesta della nostra vita.
La natura lo ascolta, come invece i suoi discepoli non sanno fare. La paura nasce dal guardare le acque impetuose della nostra vita piuttosto che fissare lo sguardo su Colui che, pur dormendo, è sempre con noi.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Maestro, non ti importa che siamo perduti? (Mc 4,38)
(vai al testo…)
PDF formato A4, stampa f/r per A5:
Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
• Perché avete paura? Non avete ancora fede? (Mc 4,30) - (20/06/2021)
(vai al testo…)
• Passiamo all'altra riva (Mc 4,35) - (11/05/2015)
(vai al testo…)
• Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura (2Cor 5,17) (2Cor 5,17) - (21/06/2009)
(vai al post "Divina trasformazione")
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• La fede è l'antidoto alla paura (18/06/2021)
• Dio non interviene al posto mio, ma insieme a me (19/05/2015)
Commenti alla Parola:
• di Goffredo Boselli (VP 6.2024)
• di Antonio Savone" (VP 6.2021)
• di Luigi Vari (VP 5.2015)
• di Claudio Arletti (VP 5.2009)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
(Immagine: Gesù dorme e i discepoli sono nella paura, acquarello di Maria Cavazzini Fortini)
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