30a domenica del Tempo Ordinario (B)
Geremia 31,7-9 • Salmo 125 • Ebrei 5,1-6 • Marco 10,46-52
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Appunti per l'omelia
Continua, nel vangelo proposto per questa domenica (cf. Mc 10,46-52), il cammino verso Gerusalemme. Il racconto odierno segue quello in cui i Dodici, e i due figli di Zebedeo in particolare, sono preoccupati di chiedere posti di onore al seguito di Gesù. Ora invece incontriamo un mendicante, Bartimeo, che siede lungo la strada. È la figura di un emarginato, che non vede, ma sente. Sente e capisce meglio della folla e degli stessi apostoli chi è Colui che sta passando.
Se i Dodici, nonostante la convivenza con Gesù, non sono stati in grado di cogliere la peculiarità del Messia, quest'uomo, molto probabilmente un pio ebreo che nella sinagoga ha ascoltato a suo tempo le caratteristiche del Messia, nella sua povertà ed esclusione sociale, coglie nel suo intimo la natura vera del Messia che è venuto per dare la vista ai ciechi e a sanare le ferite di una umanità sofferente.
La fede di Bartimeo lo spinge non a chiedere qualcosa, come Giacomo e Giovanni, ma ad implorare misericordia: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Nemmeno il rimprovero della folla infastidita che lo vorrebbe zittire riesce a fermarlo, ma lo spinge a gridare ancora più forte. Una fede che lascia intendere un desiderio interiore profondo, un riconoscere che il Nazareno non propone un regno alla stregua di questo mondo, ma è presenza di quel Dio che si fa prossimo ad ognuno di noi, soprattutto se povero, emarginato, sofferente, deluso.
Gesù si ferma e lo manda a chiamare. La reazione di quest'uomo è emblematica. Rivela il desiderio profondo dell'incontro personale con Gesù. Bartimeo ha "ascoltato", ha "invocato" e si può dire che nella fede già vedeva in quel Rabbino la risposta al desiderio che albergava nel suo cuore: "Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù" (Mc 10,50).
La fede fa vedere oltre i limiti umani, oltre le certezze riposte su sicurezze materiali. Quel mantello gettato via, unica sicurezza del povero, e quello scatto di alzarsi in piedi indicano proprio che le vere sicurezze hanno il loro fondamento in Dio, che è Padre.
Una lezione per noi: là dove l'uomo parrebbe privo di ogni possibilità e risorsa, può nascere un'autentica esperienza di fede. È una luce interiore ed una bussola che ci indica la strada verso Colui che è la riposta ad ogni nostro perché. E, riacquistata la vista, quale dono di Dio (quale è la fede), sentiamo la spinta interiore, come il figlio di Timeo, a seguire Gesù.
Allora potremmo scorgere in questo racconto evangelico l'itinerario della nostra personale chiamata: desiderio interiore, incontro personale, sequela del Maestro.
Bartimeo segue Gesù "lungo la strada". Non si sa più nulla di lui, ma quella strada, lo sappiamo, porta a Gerusalemme, luogo dove l'amore di Dio ha avuto, nell'offerta sulla croce del Figlio, la sua massima manifestazione.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Rabunì, che io veda di nuovo! (Mc 10,51)
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PDF formato A4, stampa f/r per A5:
Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
• Va', la tua fede ti ha salvato (Mc 10,52) - (24/10/2021)
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• Rabbunì, che io veda di nuovo! (Mc 10,51) - (28/10/2018)
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• Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49) - (25/10/2015)
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• Che cosa vuoi che io faccia per te? (Mc 10,51) - (28/10/2012)
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• Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49) - (25/10/2009)
(vai al post "L'incontro con Gesù")
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• Saper vedere oltre (22/10/2021)
• Seguire la luce (30/10/2018)
• Nel buio… Qualcuno ti chiama (23/10/2015)
• Credere è "vedere, ma soprattutto "seguire" (26/10/2012)
Commenti alla Parola:
• di Goffredo Boselli (VP 9.2024)
• di Antonio Savone (VP 9.2021)
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
• di Luigi Vari (VP 8.2015)
• di Marinella Perroni (VP 8.2012)
• di Claudio Arletti (VP 8.2009)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
(Immagine: Bartimeo, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, 2010)
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