13a domenica del Tempo Ordinario (B)
Sapienza 1,13-15; 2,23-24 • Salmo 29 • 2Corinzi 8,7.9.13-15 • Marco 5,21-43
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Appunti per l'omelia
È la risposta di Gesù a due persone che, colpite dalla malattia e dalla sofferenza, si avvicinano a Gesù: la donna affetta da "perdite di sangue da dodici anni" e che "aveva molto sofferto per opera di molti medici" (Mc 5,25-26); il padre della ragazza in fin di vita, Giairo, che gettandosi ai piedi di Gesù lo supplica perché imponga le mani alla figlia e la guarsca (cf. Mc 5,22-23).
Due persone che si accostano a Gesù perché sanno in cuor loro che Lui può esaudirle. È la fede che li spinge a tanto: per la donna, a credere che basti toccare il lembo del mantello del Maestro per essere guarita, attraversando il muro di folla che si accalca attorno a Gesù; per il padre, a contunuare a credere oltre ogni evidenza, al di là della morte annunciata della figlioletta.
Gesù guarda il cuore delle persone e si fa carico delle loro sofferenze. Si è fatto uno di noi: "da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà" (cf. 2Cor 8,9; II lettura). Si è "svuotato" della sua condizione divina per prendere su di sé la nostra condizione umana, facendosi nostro servitore (cf. Fil 2,7) e donandoci quella Vita che ci rende immortali. Infatti, "Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi". "La morte è entrata nel mondo per opera del diavolo" (cf. Sap 1,13-15;2,23-24; I lettura).
La nostra condizione di sofferenza e di morte non è voluta da Dio. Ma Lui stesso, facendosene carico nella persona del Figlio, ci dà la possibilità di riscattarci, ridonandoci la piena dignità di figli di Dio. Lui stesso cammina con noi, portando con noi le nostre croci, facendo sua la nostra sofferenza, facendo sua la nostra morte perché potessimo sperimentare la pienezza della Vita, nella luce del Risorto.
La nostra vita è un cammino di fede che ci permette di fidarci e di affidarci al Signore Gesù: Lui ci guiderà nelle braccia del Padre.
Quello della nostra fede è un cammino silenzioso, un a tu per tu col Signore, non un'autoreferenzialità orgogliosa per il dono ricevuto, quasi fossimo superiori a chi si professa non credente, dimenticando che apparteniamo a Cristo per essere come Lui e con Lui suoi testimoni nel mondo, percorrendo la sua stessa strada.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Figlia, la tua fede ti ha salvata (Mc 5,34)
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PDF formato A4, stampa f/r per A5:
Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
• Non temere, soltanto abbi fede! (Mc 5,36) - (01/07/2018)
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• Non temere, soltanto abbi fede! (Mc 5,36) - (28/06/2015)
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• Figlia, la tua fede ti ha salvata (Mc 5,34) - (01/07/2012)
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• Non temere; soltanto continua ad aver fede! (Mc 5,36) - (28/06/2009)
(vai al post "Abbandonati in Lui")
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• La fede: tocco intimità sequela, non fenomeno di massa (29/06/2018)
• Alzati! Torna a ricevere e dare amore (26/06/2015)
• La vita, dono della fede (29/06/2012)
Commenti alla Parola:
• di Antonio Savone" (VP 6.2021)
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 7.2018)
• di Luigi Vari (VP 5.2015)
• di Claudio Arletti (VP 5.2009)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
• di Letture Patristiche della Domenica
(Immagine: L'emorroissa guarita, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2012)