«Il buon pastore dà la propria vita per le pecore… Conosce le sue pecore ed esse conoscono lui; così come il Padre conosce il Figlio, il Figlio conosce noi...
Conoscono la sua voce, che non è quella di un estraneo».
«Il Padre mi ama, perché io do la mia vita».
«Io sono venuto, perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».
L'amore del Pastore per le sue pecore è un amore che accoglie sempre, «anche quelli che non sono di questo recinto», è un amore che serve di un servizio che ti fa entrare nella "sua famiglia"…
Sono le caratteristiche tipiche di «Colui che non è vento per farsi servire, ma per servire e dare la sua vita…» (cf Mc 10,45): segno distintivo di chi è chiamato (ma tutti, in modo loro proprio, lo sono) a portare e a suscitare l'esperienza dell'incontro con Gesù, la "Porta" attraverso cui passare per entrane nella Vita. Parlo dei diaconi e della diaconia che ogni discepolo vive.
Nel Direttorio per la vita dei diaconi è scritto: «Per i diaconi la vocazione alla santità significa sequela di Gesù in questo atteggiamento di umile servizio, che non si esprime soltanto nelle opere di carità, ma investe e modella tutto il modo di pensare e di agire» (n. 45). «È necessario che i diaconi si adoperino per conformare la loro vita a Cristo, che con la sua obbedienza al Padre "fino alla morte e alla morte di croce", ha redento l'umanità» (n. 47). «Bisogna ricordare che la diaconia di Cristo ha come destinatario l'uomo, ogni uomo che nel suo spirito e nel suo corpo porta le tracce del peccato, ma è chiamato alla comunione con Dio» (n.49).
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