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venerdì 31 dicembre 2021

L'esperienza di ciò che passa e di ciò che rimane


Il 2021 è terminato! Ma se il tempo cronologico trascorre inesorabile, c'è un altro "tempo" che non lascia dietro di noi solo ricordi o tracce di esperienze negative o positive, vissute nella gioia o nella sofferenza. È un tempo carico della presenza amorosa del Padre, perché nel nostro trascorrere e nella percezione che "tutto passa", c'è Qualcuno che "rimane". Lui dà senso a tutto!
In questo anno abbiamo continuato a vivere con questa pandemia, che tutti indistintamente condiziona provocando divisioni, accentuando il divario sociale, ma che, di contro, ci fa sperimentare veri, profondi e sinceri segni di una solidarietà che fa emergere, anche senza fare notizia, il buono che c'è in ciascuno.
Ci sono stati momenti importanti per me e la mia famiglia. Il più importante, il rientro dopo 25 anni, dai Castelli Romani nella nostra città di Trieste, nella nostra diocesi di origine.
Ogni distacco provoca sofferenza, ma anche quella pace che ci viene donata quando abbiamo cercato di compiere, come ne siamo stati capaci, la volontà di Dio. Abbiamo svolto un servizio ecclesiale che ci era stato chiesto, abbiamo cercato di impegnarci con passione per quello che ci sta più a cuore: il diaconato; impegnandoci oltre che a livello locale, anche nazionale e oltre, con la Comunità del Diaconato in Italia e, nel mondo dei sacerdoti e diaconi che aderiscono al Movimento dei Focolari a livello mondiale. Per quest'ultimo servizio infatti ci eravamo trasferiti: esperienza che ci ha allargato l'anima su orizzonti mai pensati prima, venendo a contatto con realtà e persone di rara umanità, con la coscienza, pur nel nostro limite, di aver contribuito assieme a tanti alla fraternità universale.
Abbiamo salutato le varie persone con le quali abbiamo fatto, a livello di Chiesa locale, un cammino insieme: il vescovo di Frascati mons. Martinelli, i diaconi che mi aveva incaricato di seguire, i sacerdoti con i quali ho instaurato bei rapporti, le persone delle varie parrocchie dove ho operato. In particolare, la comunità del diaconato della vicina diocesi di Velletri-Segni, che abbiamo frequentato fruttuosamente per 15 anni, ha manifestato espressioni di riconoscenza e di affetto che ci hanno commosso. Il vescovo di quella diocesi, mons. Apicella, alla nostra lettera con la quale gli comunicavamo il nostro rientro in diocesi a Trieste, ci ha risposto tra l'altro: "… Certamente per noi è una perdita importante e forse lo è ancora di più per la Chiesa di Frascati… Vi ringraziamo per l'amicizia e la testimonianza diaconale che ci avete donato, in particolare ci avete consentito di respirare con polmoni più ampi, ossigenandoci con la vostra esperienza diversa, le vostre riflessioni stimolanti e, non da ultimo, come sponda da cui proveniva l'eco di quanto è andato maturando nel diaconato italiano…".
Rientrati a Trieste abbiamo riallacciato i rapporti con le varie persone con le quali siamo stati in qualche modo sempre in contatto. Cerchiamo di riabituarci alla nuova realtà…, alla "bora" che avevamo dimenticato…, ad avere in cuore soprattutto le persone che ci sono state affidate. In particolare quelle della nuova parrocchia dove sono stato assegnato per il mio servizio diaconale, che, non so per quale coincidenza (forse perché di periferia, come avevo chiesto), è la stessa che lasciai venticinque anni fa quando ci trasferimmo in quel di Roma. Ho incontrato molte persone di allora, ora nonni con i loro nipoti che sono i figli dei giovani di allora…
È una parrocchia di periferia, abbastanza popolosa, dove il parroco, unico sacerdote e già provato dalla malattia, è molto contento di accogliermi. Siamo nei mesi estivi, quando la maggior parte delle persone è in ferie e le attività pastorali sono sospese. Iniziamo così, senza particolari programmi, la nostra collaborazione. Purtroppo la malattia ha il sopravvento e dopo una breve degenza all'ospedale, don Giuseppe ritorna alla casa del Padre. Dolore e sgomento… Al funerale la chiesa è stracolma… L'ultimo saluto da tantissime persone, toccate dalla sua persona e dalla sua opera evangelizzatrice senza confini né steccati…
Mi trovo a gestire l'ordinaria amministrazione della parrocchia in attesa del nuovo parroco. Don Andrea, giovane prete, farà il suo ingresso ufficiale l'8 dicembre, solennità dell'Immacolata Concezione.
Molto importante per me l'esperienza pastorale nei due mesi precedenti, dove, insieme alle persone più impegnate, abbiamo cercato di vivere bene questo momento di "solitudine" e di prepararci al "nuovo" che verrà. Un nuovo non solo nella persona del parroco, quanto piuttosto un "nuovo" che siamo invitati a intraprendere senza attaccamenti al passato, ma aperti alla novità dello Spirito, tutti compartecipi dell'unica missione di portare a tutti la "novità" che, in Gesù, il Padre ci ama immensamente.
Un anno finisce, un anno inizia, immensamente grati per la Luce che sempre "ci precede" e che "illumina ogni uomo".

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