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venerdì 13 maggio 2022

Testimoni della presenza del Risorto


5a domenica di Pasqua (C)
Atti 14,21b-27 • Salmo 144 • Apocalisse 21,1-5a • Giovanni 13,31-33a.34-35
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

La Pasqua di Gesù, con il tempo nel quale celebriamo questo mistero di morte e di vita di tenebra e di luce, ci mostra la condizione nuova del Risorto e, di conseguenza, la nuova condizione di vita dei suoi discepoli.
Il brano evangelico proposto per questa domenica (cf. Gv 13,31-33a.34-35) ci invita ad entrare nella dinamica di manifestazione della gloria del Figlio e del Padre glorificato in Lui. Siamo nel cenacolo, Giuda sta attuando il suo piano di morte, fuori "era notte" (cf. Gv 13,30) a significare che "quella è l'ora dell'impero delle tenebre (cf. Lc 22,53). Ma è in quell'ora di tenebra che la luce risplende. Mentre Gesù si consegna alle tenebre, la sua gloria esplode ed appare in Lui la gloria del Padre, amore immenso.
In questo contesto Gesù dà l'annuncio della sua partenza da questo mondo. Non sarà più con i discepoli, non perché ha deciso di lasciarli soli, ma perché i discepoli debbono passare dall'esperienza della sua presenza fisica alla fede nella sua presenza invisibile. È uno sperimentare la sua presenza nella sua assenza; presenza resa possibile per il dono dello Spirito donato. Il Signore risorto rimarrà per sempre con noi fino alla fine dei tempi (cf. Mt 28,20). E Lui sarà sempre presente in mezzo a noi e percepiremo la sua presenza vitale se saremo uniti nel suo nome (cf. Mt 18,20), con uno stile di vita secondo la sua volontà, indicataci prima della sua partenza: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,34-35).
È questa la testimonianza della credibilità della nostra fede. Ed è questa la condizione per poter sperimentare, già fin d'ora come ci è possibile, la beatitudine della vita nuova donataci dal Signore risorto, dove Egli "asciugherà ogni lacrima… e non ci sarà più morte, affanno e lamento", perché Lui farà "nuove tutte le cose" (cf. Ap 21,1-5a; II lettura).
In quel "come" indicatoci da Gesù troviamo il nostro modo di amare, la radice e l'essenza dell'amore del discepolo, il dono che il Risorto ci dà per mezzo dello Spirito: la possibilità di amare con lo stesso amore di Dio. E la volontà di Dio è che questo amore sia "vicendevole"! Sappiamo bene però che nell'amore quello che importa è amare senza pretesa di ritorno, facendo sempre il primo passo, amando per primi, che è la condizione per un ritorno che avverrà magari con modalità diverse e inaspettate, ma che verrà secondo la grazia che ci è concessa.

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Vedi anche: Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 13,34)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34) - (19/05/2019)
(vai al testo)
 Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34) - (24/04/2016)
(vai al testo)
 Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34) - (28/04/2013)
( vai al testo…)
 Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34) - (30/04/2010)
(vai al post "Il distintivo del cristiano")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Da questo tutti sapranno (17/05/2019)
  Amarci con lo "stile" di Gesù (22/04/2016)
  La fisionomia inconfondibile della comunità cristiana (27/04/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 5.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 5.2019)
  di Luigi Vari (VP 3.2016)
  di Marinella Perroni (VP 3.2013)
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  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Gesù e i suoi nel Cenacolo, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2016)

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