20a domenica del Tempo Ordinario (B)
Proverbi 9,1-6 • Salmo 33 • Efesini 5,15-20 • Giovanni 6,51-58
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Appunti per l'omelia
"Io sono il pane vivo, disceso dal cielo" È il tema che ricorre in queste domeniche. Gesù insiste nel proporsi come "il Pane" che dobbiamo mangiare se vogliamo avere Vita, non solo per chi vuole seguirlo ma per tutto il mondo (cf. Gv 6,51).
Il pane è segno di qualcosa di indispensabile per la vita, e non si tratta solo di pane materiale. Guadagnarsi il pane vuol dire procurarsi il necessario per vivere, che è lavoro, dignità, umanità, condivisione.
Gesù è il "pane vivo" perché dono la sua "carne" che è la sua stessa vita, la sua esistenza umano-divina, tutto se stesso. Noi viviamo perché abbiamo ricevuto la vita da Dio e non solo quella fisica, perché il "Padre che ha la vita" la dona attraverso il Figlio (cf. Gv 6,57).
Occorre nutrirsi di Dio per vivere e vivere in pienezza. Occorre "mangiare la carne" e "bere il sangue" di Cristo per avere la vita eterna, vita piena nella risurrezione. Gesù risorto ha vinto la morte. È Lui che dona la vita che proviene dal Padre.
L'eucaristia che riceviamo non è una "cosa" che Gesù fa per noi. Non dice "Io do il pane della vita", ma "Io sono il pane vivo". Ci dà come cibo se stesso. Nell'eucaristia noi entriamo in intima unione con Dio, con la vita stessa di Dio, attraverso la morte e risurrezione del Figlio. "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda" (Gv 6,54-55).
Gesù ci invita ad entrare in comunione con Lui, dove la nostra esistenza prende significato. Occorre "magiare, masticare" la vita di Cristo, essendo noi parola viva di Lui, Parola del Padre.
Accostarsi all'eucaristia significa allora, attraverso il segno sacramentale, accogliere nella nostra vita il Verbo di Dio, in una progressiva conformità al disegno che il Padre ha per ciascuno di noi. L'eucaristia non è per le persone "buone", ma per coloro che desiderano, in questo cammino terreno, uniformare la propria vita a quella di Cristo. L'eucaristia è il nostro viatico che fa diventare anche noi "corpo di Cristo", fatti tali grazie all'eucaristia che riceviamo.
Quando il ministro, porgendoci l'Ostia consacrata, ci dice "Corpo di Cristo" e noi rispondiamo "Amen", allora noi facciamo la nostra adesione a Lui, pur nella debolezza della nostra condizione umana. "Sei tu corpo di Cristo in unità al Corpo di Cristo?" "Amen", sì lo sono! E questo comporta che nella nostra vita testimoniamo che siamo presenza viva del Cristo nel mondo di oggi, oltre l'indifferenza e l'ottusità di chi discute come il Cristo possa dare la sua carne da mangiare (cf. Gv 6,52). Occorre vedere le cose e gli avvenimenti della storia e dell'esistenza propria con gli occhi di Dio. Questo è avere la sapienza che dà sapore alla nostra vita.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui (Gv 6,56)
(vai al testo…)
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Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
• Chi mangia la mia carne… rimane in me e io in lui (Gv 6,56) - (19/08/2018)
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• Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (Gv 6,51) - (19/08/2012)
(vai al testo…)
• Cercate di capire quale sia la volontà del Signore (Ef 5,17) - (14/08/2009)
(vai al post "La via della vera vita")
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• Per la Vita (17/08/2018)
• Il segreto della Vita che non muore (14/08/2015)
• "Mangiare", necessità per vivere (17/08/2012)
Commenti alla Parola:
• di Goffredo Boselli (VP 8.2024)
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
• di Luigi Vari (VP 7.2015)
• di Marinella Perroni (VP 7.2012)
• di Claudio Arletti (VP 7.2009)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
• di Letture Patristiche della Domenica
(Immagine: Mangiare la carene e bere il sangue, di Bernadette Lopez, 2018)
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