19a domenica del Tempo Ordinario (B)
1Re 19,4-8 • Salmo 33 • Efesini 4,30-5,2 • Giovanni Gv 6,41-51
(Visualizza i brani delle Letture)
Appunti per l'omelia
La liturgia di questa domeniche ci presenta la continuazione del discorso di Gesù sul "pane disceso dal cielo". È un discorso duro che provoca mormorazioni, espressione dell'incredulità degli ascoltatori: non è possibile che costui, di cui conosciamo il padre e la madre, il lavoro che…, possa dire di essere "disceso dal cielo". È impensabile per i contemporanei di Gesù che Dio possa farsi uomo. Come è possibile che costui sia disceso dal cielo? È possibile che venga da Dio questa difficoltà a credere nell'impossibile di Dio?
Eppure spesso anche noi facciamo difficoltà a credere. A volte diciamo a voce che crediamo in Dio, che crediamo nella sua possibilità di compiere cose prodigiose, ma in realtà nei fatti siamo estremamente materialisti e cerchiamo conferme alle nostre misure secondo i nostri criteri, in una costante considerazione della nostra umanità che pensiamo inaccessibile a Dio e allo stesso tempo, dunque, che la divinità sia inaccessibile alla nostra umanità.
È questa separazione tra l'umano e il divino che soggiace alla difficoltà di credere nel Figlio di Dio fatto uomo. Da qui il passo è breve nel constatare la difficoltà di credere che l'uomo sia fatto per Dio.
Quante volte, infatti, anche noi pensiamo di non essere all'altezza, che i nostri limiti e le nostre fragilità non siano a favore di una relazione con Dio, che in fondo, per poter vivere nella logica dello spirito, bisognerebbe non avere spazi di debolezza?
Invece, chi crede in Dio che si fa uomo è colui che sa riconoscere che l'uomo è fatto per Dio. Anzi, proprio dentro i limiti della nostra creaturalità sta la radice della nostra fede.
Ora con Gesù abbiamo compreso che questo movimento dall'alto verso il basso e dal basso verso l'alto è la novità del Vangelo. È l'incontro con Gesù, col Dio che si è fatto uomo perché noi facessimo parte, quali figli nel Figlio, della divinità.
Allora il pane che Gesù dà non è qualcosa che ha e che dona. Ma il pane è lui stesso. Non ha altro pane da dare se non la sua carne, cioè la povertà della nostra natura umana nella fragilità della creatura. Ed è questa povertà che ci fa entrare nell'intimità di Dio. Questo "pane" è veramente disceso dal cielo perché noi "mangiandone" riceviamo la vita di Dio.
L'Eucaristia è il pane che nutre non saziando, ma accrescendo la nostra fame di vita.
-------------
Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno (Gv 6,51)
(vai al testo…)
PDF formato A4, stampa f/r per A5:
Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
• Io sono il pane della vita (Gv 6,48) - (08/08/2021)
(vai al testo…)
• Io sono il pane vivo, disceso dal cielo (Gv 6,51) - (12/08/2018)
(vai al testo…)
• Io sono il pane vivo (Gv 6,51) - (09/08/2015)
(vai al testo…)
• Io sono il pane della vita (Gv 6,48) - (12/08/2012)
(vai al testo…)
• Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre (Gv 6,44) - (09/08/2009)
(vai al post "Dio che ci attrae")
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• Disceso dal cielo (06/08/2021)
• In Gesù il "segno" di ogni cosa (10/08/2018)
• Noi diventiamo Colui che ci abita (07/08/2015)
• La Parola e il Pane della vita (10/08/2012)
Commenti alla Parola:
• di Goffredo Boselli (VP 8.2024)
• di Antonio Savone (VP 8.2021)
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
• di Luigi Vari (VP 6.2015)
• di Marinella Perroni (VP 6.2012)
• di Claudio Arletti (VP 7.2009)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
• di Letture Patristiche della Domenica
(Immagine: Il pane della vita, di Bernadette Lopez, 2018)
Nessun commento:
Posta un commento