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lunedì 1 marzo 2010

La giustizia che viene da Dio (1)


In questo periodo sto meditando sul messaggio che il Papa ha fatto quest'anno per la Quaresima. Il titolo è: La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22).

"Dare a ciascuno il suo.
Ciò di cui l'uomo ha più bisogno – dice il Papa - non può essergli garantito per legge. Per godere di un'esistenza in pienezza, gli è necessario qualcosa di più intimo che può essergli accordato solo gratuitamente".
È appunto nella gratuità del dono che si adempie ogni giustizia: questo garantisce equità, rispetto.
Si sa che "la giustizia distributiva non rende all'essere umano tutto il suo che gli è dovuto. Come e più del pane, egli ha infatti bisogno di Dio.
L'uomo vive di quell'amore che solo Dio può comunicargli avendolo creato a sua immagine e somiglianza": non è giustizia vera "quella che sottrae Dio all'uomo".
Ora non si dà Dio all'uomo con la forza , né per legge!
Se c'è un'azione che l'uomo può compiere in questo senso è cercare di creare le condizioni per una vita degna di essere dimora del Dio-tra-noi. Questo presuppone che strutture nuove, nascano da uomini nuovi. Dal di dentro dell'uomo infatti nascono le cose buone e quelle cattive: una "tentazione permanente dell'uomo è quella di individuare l'origine del male in una causa esteriore". Così "molte delle moderne ideologie" individuano "l'origine del male in una causa esteriore": "affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l'attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L'ingiustizia ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male".
Di fronte a questo mistero del cuore umano mi sembra percorribile una sola strada: uscire da sé, dal proprio egoismo, dalla propria sicurezza di un presunto possesso della verità, ed essere nel mondo fermento nuovo per rapporti rinnovati, sale che dà sapore e gusto per la vita, luce che mostra possibilità di orizzonti nuovi oltre il proprio limite, senza lasciarci ingoiare dalla paura di intessere un dialogo anche con chi non la pensa come me, con la certezza che una umanità rinnovata nasce proprio dall'incontro sincero e dal contributo fattivo di tutti.
L'altro è sempre e comunque mio fratello!


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