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mercoledì 21 aprile 2021

Un arteniese diacono permanente


In occasione dell'anniversario della mia odinazione diaconale, mi è venuto tra le mani il Bollettino parrocchiale di Artegna (UD), la parrocchia dove sono nato e dove abitava la mia famiglia. In quella occasione anche il parroco don Gelindo Lavaroni ha voluto partecipare a Trieste, città dove sono stato ordinato e dove oggi risiedo. Era suo desiderio che fossi presente, l'otto settenbre di quell'anno (1991), alla celebrazione della natività di Maria, titolare della pieve di Artegna, intitolata appunta a "Santa Maria Nascente". E così è stato, con grande partecipazione di fedeli.
Nel numero di luglio 1991 del Bollettino parrocchiale, "L'Angelo di S. Martino", viene riportata la notizia della mia ordinazione, con anche un articoletto di mio padre, invitato a condividere le sue impressioni e quanto ha provato in cuore all'ordinazione del figlio.


Un arteniese diacono permanente
È Luigi Vidoni di Ennio, sposato con due figli. Lo ha consacrato il Vescovo di Trieste la sera del 20 aprile, nella chiesa di S. Marco evangelista alla presenza della moglie, dei figli, del padre Ennio, della madrina, dei fratelli, di diversi altri diaconi e sacerdoti triestini, del parroco di Artegna con don Luigi Peressutti e don Diego Armellini della nostra diocesi, e una entusiasta folla di parrocchiani di S. Marco di Trieste.
Nella chiesa del dopo Concilio il diacono permanente è orientato a muovere lo sviluppo di comunità «a misura d'uomo» nelle quali sia possibile l'individuazione dei concreti bisogni e il servizio come condivisione. Nell'ambito delle comunità umane, il diacono è chiamato ad essere il segno di Cristo servo di tutti gli ambienti dove gli uomini vivono, lavorano, soffrono, gioiscono, lottano per la giustizia.
Abbiamo invitato Luigi ad esercitare per una prima volta il suo diaconato per la festa del nostro titolare che quest'anno celebreremo proprio l'otto settembre.

I pensieri di un padre
Confesso di aver provato un po' di ritrosia, per un comprensibile riserbo, nel dire quali sentimenti provi un padre di fronte all'ordinazione a diacono di un figlio (e con famiglia per giunta). Del resto Luca ci riferisce che anche Maria custodiva gelosamente ricordi del Figlio (e il riferimento non sembri irriverente e presuntuoso). Dirò semplicemente con le parole di Elisabetta: «a che devo questa visita?» (perché tale la considero). Non aggiungerei altro se fare il diacono fosse soltanto una scelta personale, se a questo dono non fosse coinvolta, quale sua espressione, tutta la comunità dalla quale proviene.
E la comunità parrocchiale di S. Marco Evangelista dei Sacramentini di Trieste, con la sua grandiosa partecipazione alla cerimonia dell'ordinazione ha voluto così dimostrare di aver condiviso con lui anche il lungo cammino di preparazione e di riflessione, presentandolo così e accompagnandolo al Vescovo. Quest'ultimo (che sull'altare era attorniato da numerosi sacerdoti e diaconi) nell'omelia della consacrazione ha affermato che «il diacono viene eletto e consacrato per rendere visibile la Carità, farla camminare tra la gente con il volto, i gesti e la parola del Signore Gesù ed incatenare l'uomo alla vera vita», perché l'impegno pastorale del diacono è di servizio al vangelo, specie nei contatti con famiglie e nelle case, favorendo inoltre incontri domestici di preghiera, oltre ad essere chiamato uomo di pace e di dialogo con particolare attenzione ai più bisognosi materialmente e spiritualmente, e per dirla con parole dell'interessato che il servizio «non si esaurusce nel fare determinate cose, ma tocca il senso stesso di una vera animazione della comunità ecclesiale».
Nei primi secoli di storia della chiesa il diacono è sempre stato un personaggio importante, ma poi per secoli è stato solo una tappa del cammino verso il sacerdozio. Col Concilio Vaticano II la Chiesa, ripristinando questo servizio con proporre la figura del Diacono permanente, ha elargito un grande dono alla comunità dei fedeli.
Ennio Vidoni


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