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lunedì 31 ottobre 2022

Farsi santi nell'amore al prossimo


Solennità di Tutti i Santi
Apocalisse 7,2-4.9-14 • Salmo 23 • 1 Giovanni 3,1-3 • Matteo 5,1-12a
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito… Beati i miti… Beati i misericordiosi…» (cf. Mt 5,1 e seg.). Così il vangelo proposto per la Solennità di tutti i Santi: le beatitudini quale cammino di sanità.
Gesù vede le folle e raduna attorno i discepoli svelando loro i segreti del Regno. Si rivolge ai discepoli, ma la moltitudine non è esclusa: a quella moltitudine infatti sono inviati, figura di quella Chiesa che è mandata nel mondo a portare il lieto annuncio.
La comunità dei discepoli è immersa nel mondo quale presenza del Signore risorto, chiamata a camminare con tutti gli uomini e tutte le donne per formare quella moltitudine di cui parla il libro dell'Apocalisse (cf. Ap 7,9; I lettura). In questo camminare insieme a tutti, testimoniando l'amore che viene da Dio, sta la nostra via alla santità, all'incontro personale con il Signore che abita la nostra anima ed è presente nei nostro prossimo che vogliamo servire, come Gesù ha fatto.
Lo stile di vita del discepolo ha le caratteristiche descritte dalle beatitudini: essere poveri in spirito, essere miti, operatori di pace, misericordiosi…
L'amore concreto verso il prossimo, in cui vediamo ed amiamo lo stesso Cristo, affina la nostra anima alla pazienza, all'ascolto, al superamento di sé. Se la nostra vita interiore è sorretta da una genuina unione con Dio non faremo fatica a riconoscere che il Gesù che abita in noi è lo stesso Gesù che abita nel prossimo che incontriamo e che magari ci procura sofferenza.
Occorre per questo che il nostro cuore si dilati nella misura del cuore di Cristo. E questo comporta sacrificio, fatica, sforzo quotidiano. Si tratta, infatti, di amare e servire ogni prossimo che ci viene accanto come Dio lo ama. È un amore disinteressato, senza condizionamenti, perché è lo stesso Gesù che si ama, presente in noi e nel fratello che incontriamo. C'è un modo semplice di poter attuare ciò: imitare Gesù nel suo "svuotarsi". Quando si è fatto uno di noi, non considerò un privilegio il suo essere come Dio, ma si è fatto servo di tutti, fino al dono della propria vita (cf. Fil 2,6-8). "Farsi tutti a tutti", come dice san Paolo (cf. 1Cor 9,19.22), "farsi uno" con chi ho davanti, con chi devo servire. Per poter attuare ciò in modo fruttuoso occorre avvicinare il prossimo con l'animo totalmente "spoglio" di sé. Non c'è miglior "silenzio" (virtù necessaria per chi vuole impegnarsi in un serio cammino di santità) di quello che dobbiamo avere di fronte ad un prossimo, nell'ascolto. Non si può entrare, infatti, nell'animo di un fratello per comprenderlo, per condividere il suo dolore, se il nostro spirito è ricco, per così dire, di una apprensione, di un giudizio, di qualunque cosa. Il "farsi uno" esige l'essere "poveri in spirito", sapendo dimenticare anche il bello che invade la nostra anima per essere pronti a saper morire per l'altro, in una morte spirituale, del proprio io, per sperimentare il perdere Dio in sé per il Dio presente nel prossimo; e rientrare poi in noi stessi invasi dalla pienezza che viene dallo Spirito in una unione più intensa col Padre. Il modello di questo cammino di santità è Gesù che nel suo abbandono (cf. Mc 15,34) ha sperimentato persino la perdita dell'unione con Dio. Lui è la "chiave" del nostro "essere per gli altri", che è il nostro cammino di santità.
L'amore al prossimo vissuto nell'imitazione di Cristo, quando è ricambiato, diventa reciproco, attuando così le parole di Gesù: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).
Non è un'utopia. È quanto ci viene chiesto per essere discepoli di Gesù e sperimentare l'amore con cui siamo amati da Dio, che ci ha fatti suoi figli. Sì, "fin d'ora siamo figli di Dio ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro" (cf. 1Gv 3,1-3; II lettura).
E l'amore così vissuto ci rende puri.


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Vedi anche:

Parola-sintesi a suo tempo pubblicate:
 Beati i poveri in spirito (Mt 5,3) (1° novembre 2020) (vai al testo)
 Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12) (1° novembre 2019) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito (Mt 5,3) (1° novembre 2018) (vai al testo)
 Gesù si mise a parlare e insegnava loro (Mt 5,2) (1° novembre 2017) (vai al testo)
 Beati i misericordiosi (Mt 5,7) (1° novembre 2016) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito ( Mt 5,3) (1° novembre 2015) (vai al testo…)
 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia ( Mt 5,7) (1° novembre 2014) (vai al testo…)
 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ( Mt 5,8) (1° novembre 2013) (vai al testo…)
 Rallegratevi ed esultate, grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12) - (31/10/2008)
(vai al post "La promessa della gioia piena")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
 Partecipare alla santità di Dio (31/10/2021)
 Un popolo in cammino verso la pienezza della vita (30/10/2020)
 I santi della porta accanto (30/10/2019)
 Felicità, meta irraggiungibile? (31/10/2018)
  Le Beatitudini, il cuore del Vangelo: il desiderio prepotente di un mondo totalmente diverso (31/10/2017)
  Come farsi santi? (31/10/2016)
  Nelle Beatitudini la regola della santità (30/10/2015)
  La santità è innamorata dell'oggi (30/10/2014)
  Ciò che sta più a cuore a Dio: la nostra felicità! (31/10/2013)
  La gioia del Cielo (31/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 10.2021)
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  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

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