25a domenica del Tempo Ordinario (B)
Sapienza 2,12.17-20 • Salmo 53 • Giacomo 3,16-4,3 • Marco 9,30-37
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Appunti per l'omelia
"Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà" (Mc 9,31). È la seconda volta che Gesù parla esplicitamente della sua passione e morte. Ma i suoi "non capivano" queste parole. I suoi più intimi. Si realizza quanto scritto nel libro della Sapienza: "Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo… Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti… Condanniamolo a una morte infamante…" (cf. Sap 2,12.17-20; I lettura).
I progetti degli uomini sono diversi da quelli di Dio. Già Gesù aveva rimproverato Pietro di pensare secondo gli uomini e non secondo Dio (cf. Mc 8,33), quando cercava di dissuaderlo ad andare a Gerusalemme.
I discepoli, e non solo loro, non "capiscono" (meglio non "conoscono") Gesù. Il Messia nel loro immaginario è un condottiero che salverà il popolo alla maniera umana. È inconcepibile che l'Unto di Dio subisca una "morte infamante".
È insito nel cuore dell'uomo l'stinto a primeggiare, a riconoscere, se siamo i prediletti di Dio, ad essere superiori agli altri. È quello che pensano i Dodici che "per la strada avevano discusso tra loro chi fosse il più grande" (Mc 9,34). Sì, di fronte al sopraggiungere degli eventi drammatici che attendono Gesù, non sono capaci di pensare ad altro, forse a capire chi avrebbe preso il posto del Maestro dopo la sua morte.
Gesù, taglia corto e smaschera il loro silenzio col dire, con pacatezza, seduti in casa, la verità: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti" (Mc 9,35). Essere l'ultimo e il servitore di tutti, come lo è Lui, il Figlio di Dio, che "svuotò" sé stesso, del suo essere come Dio, per farsi uno di noi. L'amore fa questo. È pronto, fino al dono totale di sé, a dare la propria vita, per poi ridonarcela abbondate sostanziata di divinità mediante la sua risurrezione dai morti.
Per essere come Gesù occorre essere veramente "ultimi", come i bambini. Essere "bambini evangelici" vuol dire sapersi affidare totalmente alla tenerezza di Dio, sapendo di abitare nel cuore del Padre e da Lui attenderci tutto. Per noi, fatti figli nel Figlio Gesù, questo è il nostro destino: accoglierci reciprocamente per essere come Gesù ed essere con Lui e in Lui nel cuore del Padre.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me (Mc 9,37)
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PDF formato A4, stampa f/r per A5:
Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
• Se uno vuole essere il primo, sia ultimo e servitore di tutti (Mc 9,35) - (19/09/2021)
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• Il Figlio dell'uomo viene consegnato (Mc 9,31) - (23/09/2018)
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• Il Figlio dell'uomo viene consegnato (Mc 9,31) - (20/09/2015)
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• Se uno vuol essere il primo, sia il servitore di tutti (Mc 9,35) - (23/09/2012)
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• Il Signore sostiene la mia vita (Sal 53,6) - (20/09/2009)
(vai al post "La vicinanza di Dio")
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• Il più grande è colui che serve (17/09/2021)
• Ultimo e Primo (21/09/2018)
• Capire di abbracciare Dio (18/09/2015)
• Essere primo, essere ultimo (21/09/2012)
Commenti alla Parola:
• di Goffredo Boselli (VP 8.2024)
• di Antonio Savone (VP 8.2021)
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
• di Luigi Vari (VP 8.2015)
• di Marinella Perroni (VP 8.2012)
• di Claudio Arletti (VP 8.2009)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
(Immagine: Lo pose in mezzo a loro, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, settembre 2018)
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