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giovedì 31 ottobre 2024

In comunione con tutti i Santi


Solennità di Tutti i Santi
Apocalisse 7,2-4.9-14 • Salmo 23 • 1 Giovanni 3,1-3 • Matteo 5,1-12a
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

La solennità di tutti i Santi ci invita alla contemplazione di quella "moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni lingua, popolo e nazione", di cui parla il libro dell'Apocalisse nella prima lettura (cf. Ap 7,9).
La nostra fede ci svela la grande verità della Comunione dei Santi, di cui tutti, in cielo e in terra, facciamo parte. È descritta una moltitudine "immensa", non infinita che non si possa calcolare. Non una folla grande che nessuno riesce a contare, ma che nessuno può contare. Perché la realtà profonda e ultima della santità la conosce solo Dio e solo Lui ne conosce la dimensione.
Questa santità, non solo della Chiesa, ma anche di quella della comunità dei fedeli a cui apparteniamo, non ci è dato di definirla o di valutarla, ma è oggetto della nostra fede. È molto facile per noi constatare l'evidenza del peccato e siamo sempre tentati di puntare il dito sulle persone. Ma è più difficile discernere la santità della comunità e credere che già qui e ora viviamo il mistero della Comunione dei Santi.
San Giovanni nella seconda lettura ci dice chiaramente che noi siamo realmente figli di Dio, già fin d'ora, anche se "ciò che saremo non è ancora stato rivelato. Sappiamo però che saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è" (cf. 1Gv 3,1-3).
Allora, se denunciamo il peccato senza credere alla santità che già c'è, non abbiamo compreso appieno il mistero della Chiesa, che sulla terra e in cielo è una comunità di santi peccatori per condizione e santi per vocazione.
Le beatitudini che abbiamo ascoltato nel vangelo (cf. Mt 5,1-12a) sono una grande contemplazione dei figli di Dio e non una raccolta di norme e di doveri morali: sono una "beatitudine", non comandamenti. Sono una parola di speranza per tutti, di consolazione per i miti, per chi piange, per chi è perseguitato, per gli operatori di pace. È la comunione con Dio che si fa vicino a noi e ci affranca da ogni solitudine, ci dà forza e ci consola.
Questo già fin d'ora, se viviamo questa beatitudine non individualmente, ma in comunione gli uni con gli altri, per essere comunità viva, Chiesa che testimonia il Risorto.

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Vedi anche:

Parola-sintesi a suo tempo pubblicate:
 Gesù si mise a parlare e insegnava loro (Mt 5,2) (1° novembre 2023) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito (Mt 5,3) (1° novembre 2020) (vai al testo)
 Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12) (1° novembre 2019) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito (Mt 5,3) (1° novembre 2018) (vai al testo)
 Gesù si mise a parlare e insegnava loro (Mt 5,2) (1° novembre 2017) (vai al testo)
 Beati i misericordiosi (Mt 5,7) (1° novembre 2016) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito ( Mt 5,3) (1° novembre 2015) (vai al testo…)
 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia ( Mt 5,7) (1° novembre 2014) (vai al testo…)
 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ( Mt 5,8) (1° novembre 2013) (vai al testo…)
 Rallegratevi ed esultate, grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12) - (31/10/2008)
(vai al post "La promessa della gioia piena")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
 Farsi santi nell'amore al prossimo (31/10/2022)
 Partecipare alla santità di Dio (31/10/2021)
 Un popolo in cammino verso la pienezza della vita (30/10/2020)
 I santi della porta accanto (30/10/2019)
 Felicità, meta irraggiungibile? (31/10/2018)
  Le Beatitudini, il cuore del Vangelo: il desiderio prepotente di un mondo totalmente diverso (31/10/2017)
  Come farsi santi? (31/10/2016)
  Nelle Beatitudini la regola della santità (30/10/2015)
  La santità è innamorata dell'oggi (30/10/2014)
  Ciò che sta più a cuore a Dio: la nostra felicità! (31/10/2013)
  La gioia del Cielo (31/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 10.2023)
  di Antonio Savone (VP 10.2022)
  di Antonio Savone (VP 10.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2018)
  di Cettina Militello (VP 10.2017)
  di Cettina Militello (VP 9.2016)
  di Luigi Vari (VP 9.2015)
  di Marinella Perroni (VP 9.2013)
  di Marinella Perroni (VP 9.2012)
  di Marinella Perroni (VP 9.2011)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 9.2014)
  di Claudio Arletti (VP 9.2010)
  di Claudio Arletti (VP 9.2009)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno A)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno B)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno C)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

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COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
Visualizza i brani delle Letture

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 10.2023)
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  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2020)
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  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2018)
  di Cettina Militello (VP 2017)
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  di Enzo Bianchi (vol. Anno A)
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  di Enzo Bianchi (vol. Anno C)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Si pose a sedere e si mise ad insegnare, di Bernadette Lopez)

venerdì 25 ottobre 2024

La fede, luce che fa vedere


30a domenica del Tempo Ordinario (B)
Geremia 31,7-9 • Salmo 125 • Ebrei 5,1-6 • Marco 10,46-52
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Continua, nel vangelo proposto per questa domenica (cf. Mc 10,46-52), il cammino verso Gerusalemme. Il racconto odierno segue quello in cui i Dodici, e i due figli di Zebedeo in particolare, sono preoccupati di chiedere posti di onore al seguito di Gesù. Ora invece incontriamo un mendicante, Bartimeo, che siede lungo la strada. È la figura di un emarginato, che non vede, ma sente. Sente e capisce meglio della folla e degli stessi apostoli chi è Colui che sta passando.
Se i Dodici, nonostante la convivenza con Gesù, non sono stati in grado di cogliere la peculiarità del Messia, quest'uomo, molto probabilmente un pio ebreo che nella sinagoga ha ascoltato a suo tempo le caratteristiche del Messia, nella sua povertà ed esclusione sociale, coglie nel suo intimo la natura vera del Messia che è venuto per dare la vista ai ciechi e a sanare le ferite di una umanità sofferente.
La fede di Bartimeo lo spinge non a chiedere qualcosa, come Giacomo e Giovanni, ma ad implorare misericordia: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". Nemmeno il rimprovero della folla infastidita che lo vorrebbe zittire riesce a fermarlo, ma lo spinge a gridare ancora più forte. Una fede che lascia intendere un desiderio interiore profondo, un riconoscere che il Nazareno non propone un regno alla stregua di questo mondo, ma è presenza di quel Dio che si fa prossimo ad ognuno di noi, soprattutto se povero, emarginato, sofferente, deluso.
Gesù si ferma e lo manda a chiamare. La reazione di quest'uomo è emblematica. Rivela il desiderio profondo dell'incontro personale con Gesù. Bartimeo ha "ascoltato", ha "invocato" e si può dire che nella fede già vedeva in quel Rabbino la risposta al desiderio che albergava nel suo cuore: "Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù" (Mc 10,50).
La fede fa vedere oltre i limiti umani, oltre le certezze riposte su sicurezze materiali. Quel mantello gettato via, unica sicurezza del povero, e quello scatto di alzarsi in piedi indicano proprio che le vere sicurezze hanno il loro fondamento in Dio, che è Padre.
Una lezione per noi: là dove l'uomo parrebbe privo di ogni possibilità e risorsa, può nascere un'autentica esperienza di fede. È una luce interiore ed una bussola che ci indica la strada verso Colui che è la riposta ad ogni nostro perché. E, riacquistata la vista, quale dono di Dio (quale è la fede), sentiamo la spinta interiore, come il figlio di Timeo, a seguire Gesù.
Allora potremmo scorgere in questo racconto evangelico l'itinerario della nostra personale chiamata: desiderio interiore, incontro personale, sequela del Maestro.
Bartimeo segue Gesù "lungo la strada". Non si sa più nulla di lui, ma quella strada, lo sappiamo, porta a Gerusalemme, luogo dove l'amore di Dio ha avuto, nell'offerta sulla croce del Figlio, la sua massima manifestazione.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Rabunì, che io veda di nuovo! (Mc 10,51)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Va', la tua fede ti ha salvato (Mc 10,52) - (24/10/2021)
(vai al testo…)
 Rabbunì, che io veda di nuovo! (Mc 10,51) - (28/10/2018)
(vai al testo…)
 Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49) - (25/10/2015)
(vai al testo…)
 Che cosa vuoi che io faccia per te? (Mc 10,51) - (28/10/2012)
(vai al testo…)
 Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49) - (25/10/2009)
(vai al post "L'incontro con Gesù")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Saper vedere oltre (22/10/2021)
  Seguire la luce (30/10/2018)
  Nel buio… Qualcuno ti chiama (23/10/2015)
  Credere è "vedere, ma soprattutto "seguire" (26/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 9.2024)
  di Antonio Savone (VP 9.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Bartimeo, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, 2010)

venerdì 18 ottobre 2024

Come Gesù nel dono di sé


29a domenica del Tempo Ordinario (B)
Sapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il filo conduttore della Paola di Dio di questa domenica è sicuramente quello dell'offerta della propria vita, quello del sangue e della sofferenza. Già nella prima lettura (cf. Is 53,10-11), che parla del Servo del Signore che "offrirà se stesso in sacrificio di riparazione", che "giustificherà molti" perché "si addosserà le loro iniquità". Così pure nella lettera agli Ebrei, dove si legge che Gesù, il Figlio di Dio, quale sommo sacerdote ha saputo "prendere parte alle nostre debolezze", essendo lui stesso "messo alla prova in ogni cosa, escluso il peccato" (cf. Eb 4,14-16; II lettura).
Il brano del vangelo proposto segue il terzo annuncio che Gesù fa della sua passione e morte. Ma i suoi sono molto distanti dal comprendere: una distanza abissale del cuore del discepolo da quello del Maestro.
Giacomo e Giovanni vivono da tempo con Gesù, lo hanno ascoltato, lo hanno conosciuto, sanno quali sono i suoi pensieri e i suoi sentimenti; ma il loro cuore è ancora lontano da lui. E chiedono qualcosa… e chiedono male!
Gesù parla di morte e sofferenza e loro chiedono posti di onore. Anzi, nella loro presunzione, affermano di essere in grado di bere il calice del martirio, al pari di Gesù che, nel suo battesimo, sarà immerso nel mare della sofferenza umana, per redimerla.
L'ambizione dei due figli di Zebedeo non solo li allontana da Gesù, ma anche dal resto del gruppo, che si indignano con i due fratelli.
Allora Gesù, con la sua solita pazienza, ricorda loro la logica del Vangelo, la logica di Dio: che per essere grandi occorre essere servi. Il vero primato è il servizio, perché regnare è servire. È un modo di comportarsi e di intendere il potere che è l'antitesi, il contrario di come lo intende il mondo: "I governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono… Tra voi però non è così", sull'esempio del Figlio dell'uomo "che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (cf. Mc 10,42-45).
Per essere discepoli di Gesù, per volerlo seguire, occorre fare come Lui, in un servizio concreto, in un amore reciproco che testimoni la presenza del Risorto in mezzo a noi.
Il servire, come stile di vita del discepolo, è l'antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti. È un pericolo sempre presente anche nelle nostre comunità…
Non è sufficiente dire di conoscere Gesù, occorre comportarsi come Lui si è comportato. Dice, infatti, l'evangelista Giovanni: "Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch'egli comportarsi come lui si è comportato" (1Gv 2,3-6).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore (Mc 10,43)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire... (Mc 10,45) - (17/10/2021)
(vai al testo…)
 Gesù… è venuto per servire e dare la propria vita (Mc 10,45) - (21/10/2018)
(vai al testo…)
 Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore (Mc 10,44) - (18/10/2015)
(vai al testo…)
 È venuto per servire e dare la propria vita (Mc 10,45) - (12/10/2012)
(vai al testo…)
 Chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti (Mc 10,44) - (04/10/2009)
(vai al post "Al servizio di tutti")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Servire non alla maniera del mondo (15/10/2021)
  Un primato qualificato dall'amore (19/10/2018)
  Creati per essere serviti da Dio (16/10/2015)
  Un servizio secondo lo stile di Gesù (19/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 9.2024)
  di Antonio Savone (VP 9.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Il Maestro lava i piedi ai discepoli, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, ottobre 2018)

venerdì 11 ottobre 2024

Uno sguardo d'amore


28a domenica del Tempo Ordinario (B)
Sapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il brano del Vangelo che ci viene proposto ci racconta lo splendido episodio dell'incontro di Gesù con un uomo ricco che lo cerca per poter completare, almeno nei suoi desideri, il cammino della ricerca del Regno di Dio. Si presenta a Gesù come un uomo a posto, uno che fa bene tutte le cose, uno che ha raggiunto in fondo un grande livello di vita morale e chiede a Gesù che cosa deve fare per avere in eredità la vita eterna (cf. Mc 10,17). Quest'uomo però non si accorge che il suo approccio è molto lontano dalla logica della vita eterna, perché si preoccupa di quello che deve fare lui per conquistarla. Soprattutto vuole avere, cioè possedere la vita eterna come se fosse un pacchetto dono o un compenso. Chissà, forse è la logica di uno che possiede molte ricchezze e che non ne è mai sazio e ne vorrebbe ancora di più…
Gesù, in risposta alle opere che quest'uomo ha fatto bene fin dalla sua giovinezza, svela subito il segreto di un cuore troppo imbottito di cose belle e di cose buone.
Con delicatezza, ma anche con decisione, Gesù accompagna quest'uomo, prima valorizzando il suo sforzo di essere buono, ma poi spingendolo oltre; e lo guarda con uno sguardo d'amore: "Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca, va' vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!" (Mc 10,21).
Ecco cosa fa Dio con noi, ci fissa e ci ama anche quando siamo tanto presi da noi stessi, anche quando siamo così preoccupati di mostrare la nostra bravura da non accorgerci, appunto, che siamo già amati.
Lo sguardo di Gesù è lo sguardo di Dio che è Padre. Infatti, quando Gesù alla fine racconterà ai suoi che chi lascia tutto per seguirlo troverà il centuplo per in ogni cosa (cf. Mc 10,29-30), ci dice in fondo che una cosa sola non è moltiplicabile, il Padre. Perché è uno solo, perché è Dio; e perché questo Dio, che è Padre, ama gratis, non aspetta che ci meritiamo quello che lui ci dona. Lui lascia tutto per noi, consegna sé stesso nel Figlio: è un amore che si rende carne, relazione, concretezza.
"La Parola di Dio (che in Gesù si è fatta carne) è viva ed efficace - dice la lettera agli Ebrei -, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore" (Eb 4,12).
A quest'uomo Gesù, Parola incarnata del Padre che penetra fin nel profondo del suo cuore, chiede se vuole lasciare tutto per seguirlo. Anche a noi Gesù chiede di lasciare tutto, cioè di diventare come il Padre, capace di un dono totale di sé. Gesù crede in quest'uomo che fin dalla giovinezza rispetta i comandamenti. E fa intendere anche a noi che si può andare oltre, se si ha il coraggio di ascoltare quel desiderio profondo, dell'oltre che non è mai esaurito dalle ricchezze, dalle opere, dalle relazioni, dalle conquiste che facciamo su questa terra, quando sentiamo che ci manca qualcosa anche quando abbiamo fatto tutto bene, anche quando ci sentiamo in qualche modo riconosciuti e abbiamo attorno a noi tante persone in gamba.
Ecco che in quello spazio di vuoto si apre ancora la possibilità di riconoscere lo sguardo di Dio che si posa su di noi, gratis, e ci ama. Gesù ci propone questo. Ed è questo il modo attraverso cui anche i ricchi entreranno nel Regno dei cieli: attraverso una gratuità di un amore da accogliere, da ricevere e da ridonare.
Lasciare tutto significa tenere in circolo l'amore e tutto questo può rendere il nostro mondo, la nostra vita, secondo il cuore di Dio.
Allora diventa una preghiera del cuore quella proposta dal libro della Sapienza, nella prima lettura (cf. Sap 7,7-11): "Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza... Stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia… L'ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile".

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Impossibile agli uomini, ma non a Dio! (Mc 10,27)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Maestro buono, che devo fare per avere la vita eterna? (Mc 10,17) - (10/10/2021)
(vai al testo…)
 Vendi quello che hai… dallo ai poveri… e vieni! Seguimi! (Mc 10,21) - (14/10/2018)
(vai al testo…)
 Vendi quello che hai... e vieni. Seguimi! (Mc 10,21) - (11/10/2015)
(vai al testo…)
 Se ne andò rattristato, possedeva infatti molti beni (Mc 10,22) - (14/10/2012)
(vai al testo…)
 Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri; e vieni! Seguimi! (Mc 10,21) - (04/10/2009)
(vai al post "Il segreto della felicità")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Una scelta liberante (08/10/2021)
  Una promessa di vita e di fraternità (12/10/2018)
  Una "povertà" che crea comunione (09/10/2015)
  Col cuore veramente libero (12/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 9.2024)
  di Antonio Savone (VP 9.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Il giovane ricco, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, 2012)

venerdì 4 ottobre 2024

Il dono di appartenersi reciprocamente


27a domenica del Tempo Ordinario (B)
Numeri 11,25-29 • Salmo 18 • Giacomo 5,1-6 • Marco 9,38-43.45.47-48
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi" (1Gv 4,12; Canto al Vangelo).
La sequela di Gesù comporta delle scelte mature nell'accoglienza reciproca, "luogo" privilegiato dell'inabitazione di Dio in messo a noi: un amore perfetto quale segno di un cristianesimo maturo. Questo vale per ogni relazione, ed in particolare nella relazione fra uomo e donna nel matrimonio.
Il brano evangelico odierno (Mc 10,2-16) affronta un argomento critico per i tempi che viviamo, dove le relazioni di coppia rivelano una fragilità che tutti conosciamo. Eppure Gesù, allora ai farisei ed oggi a noi, non fa sconti e non scende a compromessi.
Il divorzio in Israele era una possibilità riservata ai soli uomini ed era, possiamo dire, la consacrazione del "provvisorio". C'è sempre un momento nella vita in cui il seguire il Signore comporta delle scelte. Quando si investe sul provvisorio, nessun cammino spirituale risulta soddisfacente. Nella vita occorre decidere. Quando un partner è usato e non amato davvero, la fatica a sposarsi è sempre sorella della fatica a lasciarsi.
Gesù, rispondendo ai farisei per quello che era una "permissione" di Mosè, denuncia proprio questo: la durezza del cuore, una sclerocardia. Ed è lo stesso termine che viene utilizzato per descrivere l'incredulità e l'ostinazione a credere al Signore risorto.
Anche nelle relazioni fra uomo e donna in fondo si tratta di questa "durezza di cuore", che si manifesta nel non riconoscere l'altra e l'altro come parte di noi. Per Dio la coppia è chiamata ad amare in modo irrevocabile, come Dio stesso ama.
Se questo appare un'impresa impossibile, tuttavia è nell'intimo del cuore umano il desiderio che questo possa essere possibile, perché nessuna persona ritenuta normale rifiuterebbe una tale dono. Se ciò accade è per la nostra fragilità e le nostre ferite interiori.
Il Creatore nel matrimonio ha unito l'uomo e la donna quale segno di alleanza di Dio con l'umanità, facendo dei due "una sola carne", cioè una sola esistenza, una sola vita. "Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto" (Mc 10,9), cioè ha messo sotto lo stesso giogo.
Per essere testimoni dell'amore di Dio (e questo vale per tutti, coniugati e non) occorre testimoniare un amore che sa accogliere. Il vangelo ci invita ad accoglierci reciprocamente, sull'esempio dei bambini. Occorre essere come loro per entrare nel Regno di Dio. Ritornare come bambini significa appartenersi all'altro, all'altra. Il bambino non si vergogna di appartenere ai genitori e non lo considera un fatto mortificante, anzi esprime la gratuità del dono ricevuto, che è la vita, che è l'amore.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma (Mc 10,5)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Lasciate che i bambini vengano a me (Mc 10,14) - (03/10/2021)
(vai al testo…)
 L'uomo non divida quello che Dio ha unito (Mc 10,9) - (07/10/2018)
(vai al testo…)
 L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9) - (04/10/2015)
(vai al testo…)
 L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9) - (07/10/2012)
(vai al testo…)
 Lascerà suo padre e sua madre, e i due diventeranno una carne sola (Mc 10,7) - (04/10/2009)
(vai al post "Una comunione d'amore, una sola esistenza")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Oltre la durezza del cuore (02/10/2021)
  Guardare il matrimonio con gli occhi e il cuore di Dio (05/10/2018)
  Non tradire il sogno di Dio (03/10/2015)
  Immagine della fedeltà di Dio (05/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 9.2024)
  di Antonio Savone (VP 9.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Una sola carne, di Bernadette Lopez, 2018)

martedì 1 ottobre 2024

Il segreto dell'amore cristiano: servire


Parola di Vita – Ottobre 2024
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti» (Mc 10,43-44)

Per la terza volta Gesù, in cammino verso Gerusalemme, prepara i suoi discepoli all'evento drammatico della sua passione e morte, ma proprio quelli che più da vicino lo hanno seguito si mostrano incapaci di comprendere.
Anzi, tra gli stessi apostoli si scatena il conflitto: Giacomo e Giovanni chiedono di occupare posti d'onore "nella sua gloria" [1], gli altri dieci si indignano, reclamano e il gruppo è diviso. Allora Gesù, con pazienza, li chiama tutti a sé, e rivela ancora una volta la sconvolgente novità del suo annuncio:

«Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».

In questa frase del vangelo di Marco, c'è un crescendo nell'immagine del servo-schiavo. Gesù ci guida da un atteggiamento di semplice disponibilità in un gruppo limitato e rassicurante, ad una totale dedizione verso tutti, senza eccezioni.
Una proposta totalmente alternativa e controcorrente, rispetto alla concezione umana dell'autorità e del governo, che forse affascinava gli stessi apostoli e contagia anche noi. Sarà questo il segreto dell'amore cristiano?
«Una parola del Vangelo non viene troppo sottolineata da noi cristiani: servire. Ci sembra antiquata, indegna della dignità dell'uomo che dà e che riceve. Eppure il Vangelo è tutto qui, perché è amore. E amare significa servire. Gesù non è venuto per comandare ma per servire. […] Servire, servirsi a vicenda è cristianesimo e chi lo attua semplicemente - e tutti lo possono fare - ha fatto tutto; e non un tutto che rimane a sé stante, ma che, perché è cristianesimo vivo, divampa in incendio» [2].

«Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».

L'incontro con Gesù nella sua Parola ci apre gli occhi, come avviene al cieco Bartimeo dei versetti successivi [3]: ci libera dalla ristrettezza dei nostri schemi, ci fa contemplare gli orizzonti di Dio stesso, il suo progetto di "cieli nuovi e terra nuova" [4].
Egli, il Signore che lava i piedi [5], contraddice con il suo esempio la rigidità dei ruoli di servizio che spesso le nostre comunità civili, e talvolta religiose, riservano a categorie di persone socialmente fragili.
Il servizio cristiano è dunque imitare l'esempio di Gesù, imparare da lui uno stile nuovo di socialità: farsi prossimo di ogni persona, in qualsiasi condizione umana, sociale o culturale, fino in fondo.
Come suggerisce Giovanni Anziani, pastore metodista della Chiesa Valdese, «[…] accettando di riporre la nostra fiducia e la nostra speranza nel Signore che è servo dei molti, la Parola di Dio ci chiede di agire nel nostro mondo e in mezzo a tutte le sue contraddizioni, come operatori della pace e della giustizia, come costruttori di ponti per la riconciliazione tra i popoli» [6].
Così ha vissuto Igino Giordani, scrittore, giornalista, politico e padre di famiglia, in un momento storico segnato dalla dittatura. Per esprimere la sua esperienza, scrive: «La politica è - nel più dignitoso senso cristiano - una ancella e non deve diventare padrone: non farsi abuso, né dominio e neppure dogma. Qui è la sua funzione e la sua dignità: d'essere servizio sociale, carità in atto: la prima forma della carità di patria» [7].
Con la testimonianza della sua vita, Gesù propone una scelta consapevole e libera: non vivere più ripiegati su noi stessi e sui nostri interessi, ma "vivere l'altro", con i suoi sentimenti, portando i suoi pesi e condividendo le sue gioie.
Tutti abbiamo piccole o grandi responsabilità e spazi di autorità: nel campo politico e sociale, ma anche in famiglia, a scuola, nella comunità di fede. Approfittiamo dei nostri "posti d'onore" per metterci al servizio del bene comune, costruendo relazioni umane giuste e solidali.

A cura di Patrizia Mazzola
e del team della Parola di Vita


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[1] Cf. Mc 10,37.
[2] C. Lubich, Servire, in «Città Nuova» 17 (1973/12), p. 13.
[3] Cf. Mc 10, 46-52.
[4] Cf. Is 65,17 e 66,22, ripreso in 2Pt 3,13.
[5] Cf. Gv 13,14.
[6] https://www.chiesavaldese.org/aria_covers.php?ref=111
[7] P. Mazzola (a cura di), Perle di Igino Giordani, Effatà editrice Torino 2019, p. 112.

Fonte: https://www.focolaritalia.it
Immagine: Il servo di tutti, dal sito "Luca Rubin".

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