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venerdì 15 novembre 2024

La Parola che non passa


33a domenica del Tempo Ordinario (B)
Daniele 12,1-3 • Salmo 15 • Ebrei 10,11-14.18 • Marco 13,24-32
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

I toni apocalittici dei testi della prima lettura (cf. Dn 12,1-3) e del vangelo (cf. Mc 13,24-32) di questa domenica contraddistinguono la fine dell'anno liturgico. È l'invito ad essere vigilanti nell'attesa. Il Signore viene!
Anche ciò che ci sembra stabile ed immutabile come il sole e il firmamento stellato, avrà un termine. Solo la Parola di Dio rimane, quella Parola che segna il destino della storia e, come una stella polare, ne orienta il cammino.
La fine è descritta da Marco con toni apocalittici, tuttavia l'intento di Gesù non è quello di rivelare come sarà la fine, ma di dirci qual è il fine dell'universo. La storia è come la pianta del fico che, mettendo le prime gemme, preannuncia l'estate vicina. Così il destino della storia è quello di giungere alla sua fioritura, alla stagione della maturazione e del raccolto.
Ora è il tempo dell'attesa. Chi ama attende sempre con speranza la persona amata; ed è proprio questa attesa che riempie di senso la sua vita: il Signore è "il Veniente" (cf. Ap 1,4), è l'atteso.
"Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno" (Mc 13,31) sono le parole di Gesù, che oggi più che mai risuonano di stringente attualità. La vita di questa nostra società secolarizzata, che vive senza sentire il bisogno di Dio, non è più illuminata dal messaggio evangelico, come se la testimonianza dei cristiani si fosse oscurata.
Ora, vegliare nell'attesa del Figlio dell'uomo che viene "sulle nubi del cielo", altro non significa se non credere che il Vangelo è ancora l'avvenire dell'umanità. Il Figlio unigenito, cioè la Parola di Dio incarnata, è Lui che è venuto, non perché avessimo il senso della vita, ma perché avessimo la vita, e questa in abbondanza (cf. Gv 10,10). Il Vangelo non è fatto per dare senso alla vita, ma per essere la nostra stessa vita, quella vita evangelica che sconcerta ogni sapienza umana, quella che è scandalo per gli occhi di questo mondo.
"Le mie parole non passeranno" significa per noi credenti che la vita di Gesù non ha ancora esaurito il suo significato. L'umanità è in cammino verso il destino finale. Il non sapere il quando avverrà - e il rivelarlo non è nella missione che il Padre ha affidato al Figlio (cf. Mc 13.32) – ci mette nella condizione di vivere quell'attesa fiduciosa e amorosa di Colui che ha dato la vita per noi per ricondurci nel cuore del Padre.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte (Mc 13,29)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mc 13,31) - (14/11/2021)
(vai al testo…)
  l Figlio dell'uomo radunerà i suoi eletti (Mc 13,27) - (18/11/2018)
(vai al testo…)
 … ma le mie parole non passeranno (Mc 13,31) - (15/11/2015)
(vai al testo…)
 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mc 13,31) - (18/11/2012)
(vai al testo…)
 Mi indicherai il sentiero della vita (Sal 15,11) - (15/11/2009)
(vai al post "La via dll'amore")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  L'attesa dell'incontro (12/11/2021)
  È Lui che viene! (16/11/2018)
  Il tesoro di bontà presente nel nostro tempo (13/11/2015)
  L'incontro definitivo, il futuro che ci attende (16/11/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 10.2024)
  di Antonio Savone (VP 10.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2018)
  di Luigi Vari (VP 9.2015)
  di Marinella Perroni (VP 9.2012)
  di Claudio Arletti (VP 9.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Vedranno il Figlio dell'uomo sulle nubi, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, novembre 2018)

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