Venerdì 6 Giugno 2025
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domenica 1 giugno 2025

La nostra parte con Gesù


Parola di Vita – Giugno 2025
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13)

Siamo in un luogo solitario nei pressi di Betsaida, in Galilea. Gesù sta parlando del Regno di Dio a una folla numerosa. Il maestro vi si era recato con gli apostoli per farli riposare dopo la lunga missione per quella regione, nella quale avevano predicato la conversione "annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni" [1].
Stanchi, ma col cuore pieno, raccontavano ciò che avevano vissuto. La gente, però, avendolo saputo, li raggiunge. Gesù accoglie tutti: ascolta, parla, cura. La folla aumenta. La sera si avvicina e la fame si fa sentire. Gli apostoli se ne preoccupano e propongono al maestro una soluzione logica e realistica: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi per alloggiare e trovare cibo». Dopotutto Gesù aveva fatto già tanto… Ma egli risponde:

«Voi stessi date loro da mangiare».

Rimangono allibiti. È improponibile: hanno solo cinque pani e due pesci per alcune migliaia di persone; non è possibile trovare il necessario nella piccola Betsaida, e non ne avrebbero i soldi per comprarlo.
Gesù vuole aprir loro gli occhi. I bisogni e i problemi delle persone lo toccano e si adopera per darne soluzione. Lo fa partendo dalla realtà e valorizzando quello che c'è. È vero, ciò che hanno è poco, ma li chiama a una missione: essere strumenti della misericordia di Dio che pensa ai suoi figli. Il Padre interviene, e tuttavia "ha bisogno" di loro. Il miracolo "ha bisogno" della nostra iniziativa e della nostra fede, e poi la farà crescere.

«Voi stessi date loro da mangiare».

All'obiezione degli apostoli, quindi, Gesù risponde facendosi carico, ma chiede loro di fare tutta la propria parte, anche se piccola. Non la disdegna. Non risolve il problema al posto loro; il miracolo avviene, ma richiede la loro partecipazione con tutto quello che hanno e che hanno potuto procurare, messo a disposizione di Gesù per tutti. Questo implica un certo sacrificio e fiducia in lui.
Il maestro parte da ciò che ci accade per insegnarci a occuparci insieme gli uni degli altri. Di fronte alle necessità degli altri non valgono le scuse ("non è compito nostro", "non posso farci nulla", "devono arrangiarsi come facciamo tutti…"). Nella società che Dio ha pensato sono beati coloro che danno da mangiare agli affamati, che vestono i poveri, che visitano chi è in necessità [2].

«Voi stessi date loro da mangiare».

La narrazione di questo episodio richiama l'immagine del banchetto descritto nel libro di Isaia, offerto da Dio stesso a tutte le genti, quando Egli «asciugherà le lacrime su ogni volto» [3]. Gesù fa sedere a gruppi di cinquanta, come nelle grandi occasioni. Da Figlio, si comporta come il Padre, e ciò sottolinea la sua divinità.
Lui stesso darà tutto, fino a farsi cibo per noi, nell'eucarestia, il nuovo banchetto della condivisione. Di fronte alle tante necessità sorte durante la pandemia del covid-19, la comunità dei Focolari di Barcellona ha creato un gruppo, attraverso i social network, nel quale si condividono le necessità e si mettono in comune beni e risorse.
Ed è impressionante vedere come circolano mobili, cibo, medicine, elettrodomestici… Perché «da soli possiamo fare poco», dicono, «ma insieme si può fare molto». Ancora oggi il gruppo "Fent família" aiuta a far sì che, come nelle prime comunità cristiane, nessuno tra loro sia bisognoso [4].

A cura di Silvano Malini
e del team della Parola di Vita

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[1] Lc 9,6.
[2] Cf. Mt 25,35-40.
[3] Is 25,8.
[4] Cf. At 4,34.

Fonte: https://www.focolare.org - https://www.focolaritalia.it
Immagine: Moltiplicazione dei pani, particolare, di Bernadette Lopez


venerdì 30 maggio 2025

La dinamica dell'amore


Ascensione del Signore (C)
Atti 1,1-11 • Salmo 46 • Ebrei 9,24-28;10,19-23 • Luca 24,46-53
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il mistero d'amore di Dio si manifesta in Gesù, nel dono della sua vita, nella vittoria della vita sulla morte, nel tripudio della risurrezione, nel dono dello Spirito Santo.
Secondo il vangelo di Luca, proposto per l'odierna solennità nel ciclo domenicale C, l'ascensione del Signore è ambientata nel cenacolo quando Gesù risorto appare ai discepoli, dà loro le ultime disposizioni e li conduce poi fuori verso Betania. E lì, dopo averli benedetti, ascende al Padre.
Tuttavia, nel libro degli Atti, lo stesso Luca descrive l'ascensione del Signore in una sequenza temporale diversa, dopo quaranta giorni, dove i discepoli hanno fatto esperienza del Signore risorto.
Allora per noi è importante cogliere il senso del mistero di questo evento, che non è principalmente temporale o spaziale. L'ascensione di Gesù è un tutt'uno con la sua risurrezione: è un unico evento di salvezza.
Gesù ora si stacca fisicamente dai suoi, non per lasciarli soli, ma perché la sua presenza diventi più pregnate. È sintomatico il fatto che Gesù risorto imponga a Maria Maddalena di non trattenerlo: "Non mi trattenere perché non sono ancora salito al Padre". Ma noi lo potremo veramente trattenere ora dopo la sua ascensione. Lo avremo sempre e più intimamente con noi. Ora sì, potremo fare esperienza di vicinanza col Corpo del Signore risorto, del suo Corpo spirituale, attraverso i segni eucaristici, dove il Signore Gesù si dà a noi nella sua dimensione vera, attuale, del Figlio, risorto da morte, asceso alla destra del Padre.
Gesù prima della sua morte ha lasciato il suo comandamento dell'amore e la promessa di rimanere in noi se noi rimaniamo nel suo amore. La vita di Gesù è tutta un atto di amore. Ora l'amore non è possesso, è esperienza di libertà assoluta. E per fare esperienza dell'amore c'è bisogno anche di distanza, di assenza, perché il desiderio della persona amata sia la molla che informa tutta la nostra vita. La persona amata ha bisogno di vicinanza, ma nello stesso tempo si sperimenta che, durante la sua assenza, essa pervade tutte le nostre azioni. Perché l'amore è dono di sé, che non puoi tenere per te, né lo puoi dominare, solo accogliere e desiderare.
È lo stile che Gesù ci ha lasciato, è la dinamica dell'amore reciproco. È il dono dello Spirito Santo, lo spirito del Risorto, che dona sapore e senso alla nostra vita.
Gesù non è salito al cielo in un contesto fisico. È "asceso" semplicemente al Padre. Dove il cielo è il seno del Padre e la nube che lo avvolge è l'atmosfera del paradiso che regna nella Trinità.
A noi, dopo averlo contemplato così, è chiesto di non restare a guardare in alto e fermarsi lì, ma di continuare a camminare avanti, fino agli ultimi confini della terra per portare a tutti la lieta notizia che Dio ci ama e ci vuole tutti uno, figli nel Figlio Gesù. Lui ci ha preceduti ed ha promesso che sarà sempre con noi fino alla fine del mondo.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Di questo voi siete testimoni (Lc 24,48)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Alzate le mani, li benedisse (Lc 24,50) - (29/05/2022)
(vai al testo)
 Mentre li benediceva, si staccò da loro (Lc 24,51) - (2/06/2019)
(vai al testo)
 Mentre li benediceva, si staccò da loro (Lc 24,51) - (8/05/2016)
(vai al testo)
 E stavano sempre nel tempio lodando Dio (Lc 24,53) - (12/05/2013)
( vai al testo…)
 Di me sarete testimoni (At 1,8) - (14/05/2010)
(vai al post "Testimoni della speranza")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Essere tempio di Dio nella pienezza della benedizione (27/05/2022)
  Testimoni della sua "presenza" (31/05/2019)
  Attirati verso l'alto (6/05/2016)
  Testimoni del Risorto (10/05/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 6.2025)
  di Antonio Savone (VP 5.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 5.2019)
  di Luigi Vari (VP 4.2016)
  di Marinella Perroni (VP 4.2013)
  di Claudio Arletti (VP 4.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

venerdì 23 maggio 2025

Amare e osservare la Parola


6a domenica di Pasqua (C)
Atti 15,1-2.22-29 • Salmo 66 • Apocalisse 21,10-14.22-23 • Giovanni 14,23-29
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Ci si sta avvicinando alla solennità di Pentecoste e il brano evangelico di questa domenica ci mette nell'atteggiamento di attesa dello Spirito Santo, "il Paraclito che il Padre manderà nel mio nome", assicura Gesù (cf. Gv 14,26).
Questa promessa è anticipata da una premessa indispensabile: l'amore a Gesù e l'osservanza della sua parola, condizione perché il Padre e il Figlio prendano dimora nel nostro cuore: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole…" (Gv 14,23-24).
In verità queste parole di Gesù sono la risposta ad una domanda precisa di Giuda, non l'Iscariota, che qui nel testo odierno è stata omessa: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?" (Gv 14,22). Siamo nell'intimità del Cenacolo, prima della passione. E lì c'è la cerchia più stretta dei discepoli. È una rivelazione riservata a pochi o è rivolta a tutti? Il disegno di Dio non prevede che "tutti siano uno"? La risposta di Gesù, come spesso accade, capovolge l'impostazione della domanda. Non si tratta di noi o di altri. La risposta è indirizzata alla persona che ama e osserva le parole di Gesù, che sono poi quelle del Padre.
È nell'intimo del cuore umano, nel "tu a tu" col Signore, che si gioca la partita. Non è questione di numeri o di appartenenza. È questo vale anche per noi oggi, per coloro che si considerano cristiani. La dimora di Dio nel cuore umano dipende dalla Parola accolta e vissuta, quale condizione indispensabile perché lo Spirito Santo promesso possa essere effuso nei nostri cuori e trasformi la nostra vita, insegnandoci ogni cosa, portando alla mente e al cuore le parole del Maestro (cf. Gv 14,26).
L'appello di Gesù è rivolto alla singola persona, non ad una comunità o ad una assemblea. L'effetto sulla comunità sarà l'incontro di persone, inabitate dalla Trinità, che formano l'unico corpo di Cristo, perché amano "come" Gesù ama. Ed è l'unico Gesù che ama in noi e negli altri.
Allora la pace che il Signore ci offre è una pace vera, non come quella del mondo; una pace che non nasce da una rassicurante presenza fisica o da consolazioni immediate, ma si misura con l'assenza e con una diversa forma di presenza: "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Se uno mi ama, osserverà la mia parola (Gv 14,23)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore (Gv 14,27) - (22/05/2022)
(vai al testo)
 Se uno mi ama, osserverà la mia parola (Gv 14,23) - (26/05/2019)
(vai al testo)
 Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto (Gv 14,26) - (1°/05/2016)
(vai al testo)
 Non sia turbato il vostro cuore (Gv 14,27) - (5/05/2013)
( vai al testo…)
 Se uno mi ama, osserverà la mia parola (Gv 14,23) - (7/05/2010)
(vai al post "L'amore, risposta alla Parola")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La pace che ci è data (20/05/2022)
  La pace di Gesù (24/05/2019)
  Dio non si merita, si accoglie (29/04/2016)
  La realtà più vera che anima la Chiesa, l'amore (3/05/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 5.2025)
  di Antonio Savone (VP 5.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 5.2019)
  di Luigi Vari (VP 3.2016)
  di Marinella Perroni (VP 3.2013)
  di Claudio Arletti (VP 4.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola", G. Trevisan, La Domenica 25 maggio 2025)

venerdì 16 maggio 2025

Nella "notte" la "gloria"


5a domenica di Pasqua (C)
Atti 14,21b-27 • Salmo 144 • Apocalisse 21,1-5a • Giovanni 13,31-33a.34-35
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il brano evangelico di questa domenica ci riporta nel contesto dell'ultima cena. Dopo la lavanda dei piedi, con l'invito di Gesù a fare altrettanto, a lavarci cioè i piedi l'un l'altro, nella beatitudine promessa a coloro che si comportano così, nel momento in cui Giuda esce da cenacolo, Gesù dice: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato" (cf. 13,31).
Sì, nell'ora delle tenebre, quando Satana è entrato in Giuda e fuori è notte e Giuda, con la notte nel cuore, si allontana da Gesù (la tenebra che sfugge alla luce), in quest' "ora" Gesù parla della sua gloria.
In questo tempo di Pasqua in cui la Vita esplode e la morte è vinta, non è un ritornare indietro, prima della passione, perché non c'è resurrezione senza passione e morte, dove l'evento morte e vita in Gesù sono un'unica realtà umano-divina.
Infatti, l'annientamento del Figlio, nel suo "svuotarsi", è il culmine dell'amore che dona tutto sé stesso, è il momento in cui il Padre "esalta" il Figlio (cf. Fil 2,7-9).
Questa è l' "ora". È nel contesto di una cena, di una convivialità, nel momento dell'addio. In questo commiato di Gesù dai suoi, Gesù dona il suo essere vero, nella consegna di quel comandamento che lui definisce "nuovo": "Amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (cf. Gv 13,34).
L'amore scambievole è il distintivo dei discepoli di Gesù. È la legge nuova dei figli della risurrezione. Non un amore qualsiasi. È l'amore che ha la sua radice nella Trinità. È lo stesso amore di Gesù. Non è tanto un modello da imitare, è dentro di noi, fa parte del nostro DNA, e zampilla come una sorgente che dona vita.
I seguaci di Gesù non possono scambiarsi se non l'amore di Gesù stesso, quello che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito.
È un amore "genetico", non imitativo. Non è un amore moralistico. Noi siamo anfore vuote che si lasciano riempire dall'esuberanza dell'amore divino, nell'esercizio continuo di "svuotarci" davanti ad ogni prossimo da amare, nell'ascolto e nell'accoglienza reciproca.
Il nostro amore ha la sua radice in quel "come" Gesù ci ha amati. È un amore che cresce e si irrobustisce in mezzo ai nostri limiti, ai nostri fallimenti, ai nostri alti e bassi. A noi lasciarsi guidare dallo Spirito, aperti ad un amore incondizionato, cha sa di perdono, di riconciliazione, di fiducia reciproca, di abbandono nel cuore della Trinità.

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Vedi anche: Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 13,34) - (15/05/2022)
(vai al testo)
 Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34) - (19/05/2019)
(vai al testo)
 Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34) - (24/04/2016)
(vai al testo)
 Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34) - (28/04/2013)
( vai al testo…)
 Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34) - (30/04/2010)
(vai al post "Il distintivo del cristiano")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Testimoni della presenza del Risorto (13/05/2022)
  Da questo tutti sapranno (17/05/2019)
  Amarci con lo "stile" di Gesù (22/04/2016)
  La fisionomia inconfondibile della comunità cristiana (27/04/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 5.2025)
  di Antonio Savone (VP 5.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 5.2019)
  di Luigi Vari (VP 3.2016)
  di Marinella Perroni (VP 3.2013)
  di Claudio Arletti (VP 4.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: "Amatevi gli uni gli altri", G. Trevisan, La Domenica 18 maggio 2025)

mercoledì 14 maggio 2025

Giubileo dei Diaconi – Incontro internazionale



Nel contesto del Giubileo dei Diaconi (21-23 febbraio 2025) si è tenuto, sabato 22 febbraio, all'Auditorium Conciliazione l'incontro internazionale , dal titolo: Diaconi in una Chiesa sinodale e missionaria, indetto dal Dicastero per il Clero, con interventi del Prefetto del Dicastero per il Clero card. Lazzaro You Heung Sik, del Segretario del predetto Dicastero mons. Andrés Gabriel Ferrada Moreira, della prof.ssa Prof.ssa Serena Noceti, di don Dario Vitali, nonché di una carrellata di una decina di interventi con testimonianze dai vari continenti.

Qui di seguito l'elenco degli interventi:
  • Saluto iniziale del Prefetto del Dicastero per il Clero card. Lazzaro You Heung Sik
  • Intervento iniziale del segretario del Dicastero per il Clero mons. Andrés Gabriel Ferrada Moreira
  • Il ministero diaconale in una Chiesa sinodale e missionaria: per essere testimoni di speranza
    Prof.ssa Serena Noceti, dottore in teologia, docente di Teologia sistematica presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana "S. Caterina" (Firenze)
  • La Ratio Formationis ed il Direttorio per il Ministero e la Vita dei Diaconi Permanenti: un percorso da aggiornare
    Don Dario Vitali, presbitero della Diocesi di Velletri-Segni, docente di Ecclesiologia alla Pontificia Università Gregoriana, consulente del Dicastero per il Clero
  • Conclusione del Card. Prefetto del Dicastero per il Clero
  • Intervento Finale del Segretario del Dicastero per il Clero


Inoltre:
  • Santa Messa e Ordinazioni diaconale: Omelia del Santo Padre Francesco, letta da S.E. mons. Rino Fisichella
  • Testimoni di speranza e gratuità nella Chiesa di oggi
  • Riflessioni sull'omelia preparata dal Papa per il Giubileo dei Diaconi
    Card. Lazzaro You Heung Sik, Prefetto del Dicastero per il Clero
    L'Osservatore Romano, giovedì 27 febbraio 2025

Per i vari interventi clicca qui, con la possibilità di scaricare anche un opuscoletto con i testi.

venerdì 9 maggio 2025

In un rapporto di intimità


4a domenica di Pasqua (C)
Atti 13,14.43-52 • Salmo 99 • Apocalisse 7,9.14b-17 • Giovanni 10,27-30
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

La quarta domenica di Pasqua è detta del "Buon Pastore", anzi del "Bel Pastore", nella quale si celebra anche la giornata di preghiera per le vocazioni.
Siamo chiamati a far parte del gregge del Pastore "bello". Il nostro essere parte della sua vita è radicata nel fatto che le sue pecore "ascoltano la sua voce" e Lui le "conosce" ed esse "lo seguono" (cf. Gv 10,27).
È un rapporto di intimità. Ascoltare è accogliere l'invito alla sequela. Tutti, ognuno nella propria condizione particolare, siamo chiamati per nome, in una relazione intima, profonda. Il Signore Gesù ci dona la sua vita, che è "eterna", non perché verrà e non finirà, ma perché è divina, piena, traboccante della dinamica trinitaria che già ora ci avvolge e ci rigenera.
Siamo guardati dal Maestro-Pastore che fissa il suo sguardo d'amore nel nostro intimo e ci invita a lasciare tutto e a seguirlo. A noi, perché attaccati ai beni materiali ripetere l'atteggiamento del giovane ricco che si allontana triste oppure, con lo slancio di chi ha colto l'inestimabile dono del Signore, lasciare tutto, come i primi pescatori di Galilea, e seguirlo.
Quei pescatori lo seguono non perché sono perfetti o più bravi di altri, ma perché lo sguardo di Gesù ha toccato il loro cuore. Si instaura un rapporto di amore ed ogni remora si dissolve.
Gesù ripete anche oggi: "Io do loro [alle mie pecore] la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano" (Gv 10,28).
Il Signore dà la vita perché dona tutto sé stesso e con Lui tutta la Trinità. Nel cuore della Trinità è la nostra dimora, dove anche il Padre non permetterà che qualcuno ci strappi dalla sua mano, perché il Padre e il Figlio sono una cosa sola (cf. Gv 10,29-30).
Nel cuore della Trinità facciamo l'esperienza, già fin d'ora, di essere fratelli e figli di quel Dio che è Amore, nella gioia dello Spirito del Padre e del Figlio.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco (Gv 10,27)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30) - (08/05/2022)
(vai al testo)
 Io do la vita eterna (Gv 10,28) - (12/05/2019)
(vai al testo)
 Le mie pecore ascoltano la mia voce (Gv 10,27) - (17/04/2016)
(vai al testo)
 Io conosco le mie pecore ed esse mi seguono (Gv 10,27) - (21/04/2013)
( vai al testo…)
 Le mie pecore ascoltano la mia voce (Gv 10,27) - (23/04/2010)
(vai al post "Ascoltare quella voce")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  L'identikit del discepolo (06/05/2022)
  Nella "sua"mano (10/05/2019)
  Il mio nome è scritto sul palmo della sua mano (15/04/2016)
  Nell'unità del Padre e del Figlio (19/04/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 5.2025)
  di Antonio Savone (VP 5.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 5.2019)
  di Luigi Vari (VP 3.2016)
  di Marinella Perroni (VP 3.2013)
  di Claudio Arletti (VP 3.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Il buon pastore, Icona contemporanea, Scandale, Crotone, Eremo della Santa Croce)

giovedì 8 maggio 2025

Le prime parole di papa Leone XIV


Questa sera abbiamo assistito all'evento commovente e coinvolgente dell'elezione nel nuovo Papa. Nel suo discorso prima della benedizione mi hanno colpito alcune parole chiave, importanti, programmatiche, che hanno risuonato in me come un richiamo alla mia dimensione diaconale.

La pace, prima di tutto, parola ripetuta dieci volte, una pace dono del Cristo Risorto, una pace "disarmata" e "disarmante", "umile e perseverante": il diacono invita tutti a scambiarsi il dono della pace e, alla fine della celebrazione, ad andare "in pace", quella pace da portare e far vivere nella nostra vita quotidiana.
Costruire ponti. "Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace".
Spesso si è definito il diacono quale ponte che unisce non che innalza muri, per essere animatore e fattore di comunione e unità, uomo del dialogo.
Chiesa missionaria."Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore".

È tutto un programma. Seguire questo papa con la gioia di testimoniare la ricchezza e la fantasia con cui lo Spirito Santo ci sospinge.

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