Home

           Chi sono

           Per Oggi (vai al commento)
          

           Parola che si fa vita

           Omelie

           Sito personale di testi
           e documenti


           Etichette Argomenti

           Archivio del Blog



Questo Blog è la nuova versione di
essere sempre famiglia
(clicca qui per entrare)


Archivio blog

domenica 22 novembre 2020

Chiamati a servire
Il dono del diaconato permanente


Nella Solennità di Cristo re dell'universo, i vescovi dell'Emilia Romagna hanno indirizzato alle loro comunità ecclesiali una lettera sul dono del diaconato permanente.
Nel definire il diaconato «uno dei doni più preziosi che lo Spirito del Signore risorto abbia fatto rifiorire e fruttificare negli ultimi decenni nelle nostre Chiese particolari», affermano che «al di là delle attività concrete, la stessa presenza dei diaconi è un dono, in quanto costituisce il segno sacramentale di Cristo servo e promuove la vocazione a servire, comune a tutto il popolo di Dio».
I diaconi, poi, impegnati nell'evangelizzazione sono oltre che presenti «nel mondo del lavoro, che abitualmente appartiene alla loro quotidianità», anche come «animatori appassionati e competenti della vita culturale, sociale e politica».
E nel ministero della carità essi «trovano una modalità privilegiata e un esercizio singolare per configurarsi più strettamente a Cristo servo, e per farsi così prossimi a tutti. A cominciare dagli ultimi: i sofferenti, i malati, i cosiddetti 'lontani', coloro che non hanno né pane né casa, né lavoro. Né dignità, né affetti, né una fede, né un senso da dare alla propria vita». All'interno poi della comunità non sono «soltanto testimoni e operatori di carità, ma anche educatori alla carità».
Ai diaconi coniugati i vescovi indicano «il primo ambito nel quale eserciteranno la carità»: la famiglia. Infatti, «la donazione reciproca dei coniugi, la comune intesa per l'educazione dei figli, l'eventuale accoglienza nel contesto familiare di genitori anziani o ammalati, l'apertura alla fraterna condivisione con altre famiglie, specialmente quelle maggiormente in difficoltà, rappresentano altrettante prassi, possibili e opportune, per mostrare tangibilmente il volto di Colui che non è venuto per essere servito, ma per servire».
E ai diaconi celibi ricordano che «l'identificazione sacramentale con Cristo servo viene collocata nel contesto di una scelta sponsale, esclusiva, perenne e totale dell'unico, insuperabile Amore», dove «l'annuncio del regno di Dio viene suffragato dalla testimonianza generosa e gratuita di chi per quel regno ha lasciato anche i beni più cari». Inoltre, «nell'ambito ecclesiale e professionale, la testimonianza diaconale si caratterizza per la cura prioritaria per la bontà delle relazioni, per il servizio alla dimensione quotidiana dell'esistenza delle persone, come 'alfabeto' per comunicare il Vangelo, nella consapevolezza che la diaconia non è una professione, ma una impegnativa missione».

I vescovi concludono la lettera esprimendo un sogno: «In un mondo troppo spesso lacerato da paure, fragilità e aspri conflitti sogniamo una Chiesa che, al cuore della società, sappia innescare processi di audace speranza, di inossidabile fiducia, di pace autentica e duratura. Anche in forza della variegata ricchezza di ministeri e di molteplici carismi. Tra questi il servizio dei diaconi non si rivela affatto accessorio o marginale. Risulta piuttosto efficace e fecondo di incalcolabile bene», rivolgendo altresì un «un pressante invito ai membri delle nostre comunità diaconali perché con la loro convinta e appassionata testimonianza mostrino la bellezza di una vita dedicata a Cristo 'diacono' nella Chiesa per la salvezza del mondo».

(Vai al testo completo della lettera)

(Immagine: Giubileo dei Diaconi, 29 maggio 2016)

Nessun commento:

Posta un commento

Visitati di recente