Vegliare, o figlio, è stare desti
pronti e volti ad un futuro,
ma col cuore palpitante
dentro l'oggi di parole e gesti.
Vegliare da protagonisti
vuol dire spendere al presente
le energie migliori, i talenti
ad abitar bene ogni momento.
Si veglia a ritmo delle stelle
come sentinelle attente
con fiamme di speranza accese
in vasi d'olio e delicatezze.
Le ombre e i raggi della luna
scandiscono le veglie:
alla sera restando lieti
grati al giorno e alle sue conquiste.
Poi si entra nelle tenebre,
si veglia a mezzanotte,
con timore che non si realizzi
la venuta dello Sposo;
e ci avvolgono paure,
guerre, dubbi e anche angosce:
si veglia al buio sospirando
una Parola che consoli.
La terza veglia è l'annuncio
che l'Aurora ormai ha prevalso
e nella lotta dei contrasti
la vita s'accuccia per un nuovo balzo.
Si veglia anche al mattino
come culmine di un viaggio
quando irrompe ormai deciso
il fulgore del Figlio nato;
vegliare è compimento
che quaggiù non è ancora pieno,
che però attraversa il tempo,
svela il Volto e non lascia soli.
Vegliare ormai è comando,
è dimorare dentro
l'esistenza immensa e fragile
che lo Sposo ci ha promesso.
Padre Luca Garbinetto, Pia Società San Gaetano
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