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venerdì 26 marzo 2021

Il prezzo dell'amore di un Dio


Domenica delle Palme (B)
Isaia 50,4-7 • Salmo 21 • Filippesi 2,6-11 • Marco 14,1-15,47
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Con questa domenica entriamo nella Settimana Santa, nel mistero di morte e di risurrezione del Figlio di Dio. L'ingresso osannante di Gesù a Gerusalemme ed il seguente rifiuto con la condanna a morte rivelano la condizione di contradditorietà di questa umanità per la quale Gesù ha offerto la sua vita.
Il Figlio di Dio ha assunto veramente la nostra condizione umana in tutta la sua ambiguità, si è immerso nella dinamica in cui prendono consistenza le strutture di peccato che rendono schiavo il cuore dell'uomo. Si è fatto uno di noi, con tutte le sue conseguenze, non volendo sfuggire nemmeno alla morte, la più ignominiosa, ingoiato dal vortice dell'odio umano.
Solo così avrebbe, risorgendo, riportato l'umanità alla Vita.
È come scrive san Paolo nella lettera ai Filippesi: "Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome…" (Fil 2,6-11; II lettura).
Sì, "il Padre lo esaltò", ma dopo che Gesù sperimentò ogni abbandono (cf. Mc 14,50), compreso quello di Dio espresso in quel grido pieno di mistero: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mc 15,34).
Quel grido misterioso è l'espressione del dolore dell'intera umanità. In quel grido ogni essere umano può trovare la forza non solo di abbracciare i propri dolori unendoli al Suo, ma anche di comprendere la misura che il nostro amore verso il prossimo deve assumere, donando tutto noi stessi.
Quel grido, quel dolore, fonte di unità, modello per chiunque voglia dare la vita perché tutti si sentano fratelli!
Gesù nel suo abbandono è modello per chiunque voglia prendere su di sé il dolore del prossimo. In questo entrare nel dolore del fratello, svuotandosi di sé ad imitazione del Maestro, ogni discepolo potrà mettere in atto quell'arte di amare che esige il "vuoto" di sé per poter accogliere il fratello, condividendo con lui ogni situazione, ricomponendo il tutto in unità.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Gv 12,32)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Davvero quest'uomo era Figlio di Dio! (Mc 15,39) - (25/03/2018)
(vai al testo…)
 Davvero quest'uomo era Figlio di Dio! (Mc 15,39) - (29/03/2015)
(vai al testo…)
 L'anima mia è triste fino alla morte (Mc 14,34) - (01/04/2012)
( vai al testo…)
 Veramente, quest'uomo era Figlio di Dio! (Mc 15,39) - (05/04/2009)
(vai al post "Amore e Dolore")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Acclamiamo la vittoria di Cristo sulla morte (23/03/2018)
  La potenza dell'amore (25/03/2015)
  Nel grido del suo abbandono (31/03/2012)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 3.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2018)
  di Luigi Vari (VP 3.2015)
  di Marinella Perroni (VP 3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 3.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: I capi deridevano Gesù, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, novembre 2016)

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