"La fede ci chiama ad accogliere questa verità e a diventarne testimoni". In altre parole, a "lasciarsi raggiungere dalla Parola di Dio", "verità che è Cristo stesso" che ha assunto "fino in fondo la nostra umanità", facendosi "Via - esigente ma aperta a tutti - che conduce alla pienezza della Vita".
È un accogliere che si concretizza non in una "costruzione dell'intelletto", ma nella comprensione dell' "intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza".
Questo della Quaresima diventa "un tempo per credere, ovvero per ricevere Dio nella nostra vita e consentirgli di prendere dimora presso di noi (cf. Gv 14,23)", liberando "la nostra esistenza da quanto la ingombra". Un cuore aperto, sbombro dalla "saturazione di informazioni - vere o false - e prodotti di consumo".
È un digiunare che "vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra, per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto, ma pieno di grazia e di verità (Gv 1,14), il Figlio di Dio Salvatore".
Allora possiamo, nella "semplicità del cuore", "riscoprire il dono di Dio e comprendere la nostra realtà di creature a sua immagine e somiglianza, che in Lui trova compimento".
E il digiuno, "così inteso e praticato, aiuta ad amare Dio e il prossimo", considerato come "un'unica cosa con se stessi".
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