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mercoledì 17 agosto 2022

Di ritorno dal Convegno di Assisi


Si è svolto ad Assisi, dal 3 al 6 agosto u.s., il XXVIII Convegno Nazionale promosso dalla Comunità del Diaconato in Italia, con la presenza di oltre 200 partecipanti, tra cui moltissime spose e molti delegati vescovili. Il tema attualissimo, in sintonia col cammino ecclesiale: "La sinodalità come stile diaconale - Diaconi sulla strada a servizio della missione della Chiesa".
Dopo l'introduzione del diacono Enzo Petrolino, presedente della Comunità del Diaconato,c'è stata la prolusione del sottosegretario del Sinodo dei Vescovi mons. Luis Marin De San Matin, sul tema "La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa".
La mattina iniziava con la celebrazioni delle Lodi in cui veniva offerta una lectio sul tema della diaconia sulla strada. Il primo giorno: "La strada di Emmaus: dalla fuga al ritorno" (Lc 24,13-35), tenuta da Paola Dall'Olio, sposa di un diacono di Parma. Il secondo giorno: "La strada di Gerico: i quattro passi del Samaritano" (Lc 10,25-37), tenuta Giorgio Agagliati, diacono di Torino. Il terzo giorno: "La strada di Gaza: Filippo e l'eunuco di Candace" (At 8,26-40), tenuta da don Claudio Baima Rughet, delegato vescovile per il diaconato permanere della diocesi di Torino.
Molto pertinenti vari temi trattati, come quello della prof.ssa Emanuela Buccioni (biblista, del Coordinamento delle Teologhe italiane, sul tema "Il fondamento biblico della sinodalità", e quello su "Sinodalità e Diaconia" di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena e vice presidente della CEI.
Molto toccanti le varie testimonianze offerte e rivolte agli "ultimi": quella di don Maurizio Mirilli della "Casa della Gioia" di Roma; quella di Pino Siddi, diacono di Cagliari, sulla pastorale carceraria.
Una esperienza molto importante è stata quella dei "laboratori di sinodalità". Divisi in 10 gruppi (più uno dedicato ai delegati) abbiamo condiviso esperienze e progetti, in uno scambio fraterno di esperienze ed aspettative.
Quattro sessioni:
  1. La sinodalità nella concretezza dell'esperienza del diacono e della coppia diaconale.
  2. Leggere i segni dei tempi in chiave di sinodalità (prima parte). Quale contributo specifico possono offrire il diacono e la coppia per stimolare e accompagnare una lettura comunitaria dei segni dei tempi?
  3. Leggere i segni dei tempi in chiave di sinodalità (seconda parte).
  4. La spiritualità personale e di coppia.
Alcuni spunti emersi dai laboratori:
La Sinodalità può essere vissuta concretamente solo se si supera il clericalismo proprio non solo dei presbiteri, ma anche dei diaconi e dei laici.
La coppia è lievito di sinodalità a partire da una presenza ordinaria, incarnando la realtà, creando relazioni autentiche con chi non vive nella comunità cristiana.
È necessario vincere la tentazione di leggere i segni dei tempi solo in chiave negativa.
Dovremmo vigilare su un linguaggio adeguato ai segni dei tempi e agli interlocutori diversi, non rinunciando alla nostra identità, ma dismettendo ogni atteggiamento giudicante.
La sfida della coppia diaconale nel contesto odierno può costituire un segno dei tempi in rapporto all'individualismo che ha la presunzione di fare a meno di tutto e di tutti, e che produce soltanto isolamento.
In molte diocesi manca una proposta specifica di spiritualità per la coppia diaconale o per i singoli diaconi. Sarebbe auspicabile che si tracciasse un itinerario di spiritualità per i diaconi e per la coppia diaconale.
Con delle proposte:
La coppia diaconale deve stimolare la comunità a cercare la porzione maggioritaria di popolo di Dio (= battezzati) che non frequenta la chiesa. Una via potrebbe essere data da incontri sulla Parola di Dio nelle case.
Essere profeti significa anche stare in quegli "ambienti" che apparentemente potrebbero essere alquanto "scomodi", consapevoli anche di non essere ascoltati. Per questo è necessario stare al fianco dei più fragili, annunciando loro la speranza che non delude. La presenza del diacono sia il legame inscindibile tra l'altare e la strada.
Creare una rete nazionale delle spose per potersi confrontare. Porre la giusta attenzione alle coppie diaconali giovani, specie se con figli piccoli.
È necessario che sia presente in ogni equipe formativa per il diaconato la figura del padre spirituale. Laddove non ci fosse, sarebbe auspicabile che ogni coppia diaconale comprenda l'importanza di essere guidata spiritualmente, non pretendendo di camminare da sola.

A proposito delle spose, Marie Maincent, francese, che rappresenta le spose dei diaconi nel Centro Internazionale del Diaconato, ha presentato il progetto internazionale "Reste delle spose" (progetto a cui si sta già lavorando in Italia) per una maggior consapevolezza della presenza della moglie accanto marito diacono.

Un momento tutto speciale, la sera del secondo giorno, il pellegrinaggio a San Damiano: esperienza forte di spiritualità!

Il Convegno è stato una esperienza che ci ha dato stimolo per una presa di coscienza maggiore di quanto il Signore voglia da questo ministero, al di là delle difficoltà e delle incomprensioni. Un uscire dalle sacrestie per andare lungo la "strada" dove l'umanità attende un segno di speranza. "Pensiamo - ha detto Enzo Petrolino, presidente della Comunità de Diaconato in Italia - che il fondamento della diaconia e del ministero diaconale sia proprio la strada. È il camminare insieme, non da soli come battitori liberi». Al di là del Convegno, i diaconi riassumono questo servizio dal basso, autenticamente "in uscita", nei verbi: ascoltare, parlare e servire. «Sono tre aspetti - continua Enzo Petrolino - che interagiscono tra loro con l'ascolto come elemento fondante. A maggior ragione nell'attuale situazione sociale e politica siamo chiamati a metterci in ascolto soprattutto dei poveri e degli emarginati».



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