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lunedì 15 agosto 2022

Maria e il Dio che appare assente


Come vivere la mia diaconia, oggi, in un mondo secolarizzato, eppur assetato di Dio, dove non si parla di Dio, o meglio, dove si vive come se Dio non esistesse? Eppure Lui c'è! Qui, vicino a noi! Ma come farlo percepire, farne fare l'esperienza a persone che, se pur ignare, ne gogono dei frutti di questa presenza-assenza?
Mi è passato tra le mani uno scritto del vescovo Klaus Hemmerle (già vescovo di Aquisgrana, morto nel 1994). Lì ho colto come poter vivere il mio servizio a favore di quella porzione di umanità che mi è stata affidata: Maria che nel silenzio e nella quotidianità offre suo Figlio. Lei il modello a cui guardare.

Questo lo scritto:

MARIA E IL DIO CHE APPARE ASSENTE

«Nel 1984 mi recai con un gruppo di vescovi di diverse confessioni nella basilica di Santa Sofia a Istanbul. Restammo colpiti da questo edificio imponente, poiché vi potevamo percepire in maniera tangibile una presenza enorme della storia della Chiesa e dell'umanità. Ci trovavamo in un edificio dell'antica tradizione cristiana, dell'epoca in cui la cristianità era unita, in cui l'Asia Minore era centro del mondo cristiano; ma eravamo anche nel luogo in cui si consumo la rottura tra Oriente e Occidente e si spezzo l'unità. Nei grandi cunei della cupola vedevamo, enormi, le scritte tratte dal Corano, il sopravvento di un'altra religione sulla cristianità lacerata.
Proprio davanti a noi erano posti alcuni cartelli che dicevano "Vietato pregare". Un museo in cui la gente si aggirava con macchine fotografiche e binocoli, gironzolando di qua e di là guardando le bellezze artistiche lì conservate.
Questa assenza di religione in quello che una volta era un luogo sacro era terribile. Fummo sopraffatti da questa cascata di eventi: unità originaria, unità lacerata, diverse religioni, niente più religione. I nostri sguardi vagavano disorientati in cerca di aiuto, quando all'improvviso - là! Sopra la cupola scintillava, dolcemente e senza farsi notare, un antico mosaico: Maria che offre suo Figlio. Lì ho capito chiaramente: sì, questa è la Chiesa: esserci, semplicemente, e a partire da se stessi generare Dio, quel Dio che appare assente.
La parola Theotokos - madre di Dio, colei che genera Dio - acquistò per me improvvisamente un suono completamente nuovo. Capii che non possiamo organizzare la fede nel mondo; se nessuno vuole più sentir parlare di Dio, non possiamo batterci con la forza e dire "Guai a voi!". Anche noi possiamo esserci semplicemente e portare alla luce, partendo da noi stessi, quel Dio che appare assente. Non possiamo fabbricare questo Dio, ma soltanto darlo alla luce; non possiamo affermarlo con argomentazioni, ma possiamo essere la coppa che lo contiene, il suo cielo nel quale, pur nella scarsa appariscenza, Egli rifulge. Ho così compreso non solo il nostro compito odierno come Chiesa, ma anche come la Chiesa sussista nella figura di Maria e come Maria sussista nella figura della Chiesa, come entrambe la figura e la realtà siano una cosa sola».

(Klaus Hemmerle - Partire dall'unità. La Trinità e Maria, Città Nuova ed. 1998, pp. 124,125).


Così, con delicatezza e decisione, sarà un camminare insieme.

(Immagine: Theotókos Odigitria, Santa Sophia, Istambul)

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