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venerdì 30 agosto 2024

Il fascino della Parola vissuta


22a domenica del Tempo Ordinario (B)
Deuteronomio Dt 4,1-2.6-8 • Salmo 14 • Giacomo 1,17-18.21b-22.27 • Marco 7,1-8.14-15.21-23
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Per sua volontà il Padre ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature" (Gc 1,8; Canto al Vangelo).
Generati dalla "Parola di verità"! La Parola che è stata "piantata" in noi per la nostra salvezza. Per questo l'apostolo Giacomo ci invita ad accoglierla con docilità (cf. Gc 1,21; II lettura).
È la Parola di Dio che ci salva, non la tradizione religiosa degli uomini. Gesù, infatti, di fronte alla critica dei farisei riguardo all'inosservanza delle regole da usare prima dei pasti da parte di alcuni discepoli, Gesù riporta tutta la questione del rapporto con Dio alla dimensione del cuore, perché la sola pratica esteriore della religione non può piacere a Dio, come forse alle volte anche le nostre liturgie, perfette nella forma, ma fatte con poca anima.
La Parola di Dio non può essere manipolata secondo gli interessi degli uomini, né gli strumenti della religione per esercitare il proprio potere sulle persone.
Il binomio "tradizione degli uomini/comandamento di Dio" interroga sempre ogni comunità cristiana.
Quanto le nostre consuetudini e comportamenti religiosi esprimono il comandamento di Dio, l'osservanza della Parola, oppure sono ripetizione senza anima di pratiche che utilizziamo per esprimere la nostra religiosità?
Quante volte assomigliamo a quei farisei, ricordati nel brano evangelico odierno, quando puntiamo il dito contro quelle persone che non si comportano secondo lo schema religioso che, in qualche modo, sostiene la nostra vita?
Piuttosto dovremmo tutti, osservanti e non, confrontarci alla luce della Parola e non essere gli uni giudici degli altri. Dio prima di tutto guarda il cuore della persone, perché da lì escono le cose buone e le cose cattive, i nostri comportamenti.
Se la religione, così come viene percepita, non attira più, soprattutto le giovani generazioni e la maggioranza delle persone, è sicuramente anche perché la nostra testimonianza non sempre esprime quella freschezza gioiosa che nasce dall'essere testimoni del Risorto oggi, come singoli e come comunità. Non sono i riti religiosi, le nostre processioni o le varie tradizioni popolari che affascinano l'uomo di oggi, ma la bellezza della Parola di Dio vissuta nella nostra quotidianità.
Gesù ci ricorda: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini" (Mc 7.6-8). E l'apostolo Giacomo ci ricorda che "religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo" (Gc 1,27). Allora - sempre Giacomo - "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi" (Gc 1,22).
Col nostro vivere e testimoniare la Parola potremo dimostrare "la nostra saggezza e la nostra intelligenza agli occhi dei popoli" (cf. Dt 4,6; I lettura), perché è una Parola che è Vita.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo (Mc 7,23)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 …dal cuore degli uomini, escono i propositi di male (Mc 7,21) - (29/08/2021)
(vai al testo…)
 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini (Mc 7,8) - (02/09/2018)
(vai al testo…)
 Questo popolo mi onora con le labbra (Mc 7,6) - (30/08/2015)
(vai al testo…)
 Questo popolo mi onora con le labbra (Mc 7,6) - (02/09/2012)
(vai al testo…)
 Mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto (Gc 1,22) - (30/08/2009)
(vai al post "Aderire alla Parola")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Generati dalla Parola che purifica (27/08/2021)
  Il "cuore" non il precetto (31/08/2018)
  Un cuore nuovo… (28/08/2015)
  La "pulizia" del cuore (31/08/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 8.2024)
  di Antonio Savone (VP 8.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
  di Luigi Vari (VP 7.2015)
  di Marinella Perroni (VP 7.2012)
  di Claudio Arletti (VP 7.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Il cibo non rende impuri, di Bernadette Lopez, 2015)

venerdì 23 agosto 2024

"Da chi andremo?"


21a domenica del Tempo Ordinario (B)
Giosuè 24,1-2a.15-17.18b • Salmo 33 • Efesini 5,21-32 • Giovanni 6,60-68
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

"Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?" (Gv 6,60). Sì, la parola di Gesù non è sempre semplice. È molto spesso diretta, esigente, ed è però sempre parola di verità. Aderirvi è affare più di cuore che di testa.
L'esperienza di fede spesso passa attraverso la conoscenza e poi arriva all'assenso. Ma non è la strada migliore, perché, anche se può essere comprensibile, nasconde infondo mancanza di fiducia verso colui che ci invita a credere.
L'esperienza dei discepoli di Gesù, nell'ascolto del discorso sul pane di vita, sul magiare la carne e bere il sangue per avere la vita, non è lontano dall'esperienza di molti, anche oggi, che ritengono le parole del Vangelo troppo esigenti e perfino incomprensibili.
A queste parole "molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui" (Gv 6,66).
Nell'atto di fede occorre "fidarsi", occorre avere un rapporto vero, intimo, con chi pronuncia parole degne di fede, degne di essere credute vere. Ci credo perché di te mi fido! Questa infondo è la risposta di Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6,68-69).
Da chi andremo? Da tutti, meno che da Cristo? Quanto invece è saggio andare solo da Cristo! E questo andare è frutto della nostra libertà. Ma l'essere discepoli di Gesù, allora come oggi, non è tanto un oggetto di scelta, quanto piuttosto di "consenso". Abbiamo "conosciuto" perché ne abbiamo fatto esperienza. Come nell'amore: se credo all'amore che qualcuno ha per me, allora l'amore mi si rivela e lo conosco. E quando accolgo l'amore, fidandomi, faccio l'esperienza che è vero.
La fede è un percorso; non posso pretendere di essere già alla meta. Ma in questo cammino sperimento l'amore di Dio che progressivamente mi si rivela e accolgo le sue parole come "parole di vita eterna". Allora ho "conosciuto", perché ho accolto il Signore che è diventato veramente Via Verità e Vita.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
È lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla (Gv 6,63)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 …e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio (Gv 6,69) - (22/08/2021)
(vai al testo…)
 Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna (Gv 6,68) - (26/08/2018)
(vai al testo…)
 Signore, tu hai parole di vita eterna (Gv 6,68) - (23/08/2015)
(vai al testo…)
 Signore, da chi andremo? (Gv 6,68) - (26/08/2012)
(vai al testo…)
 Tu hai parole di vita eterna (Gv 6,68) - (23/08/2009)
(vai al post "Parole di Gesù, parole di vita")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Una fede più matura (20/08/2021)
  Il rischio della fede (24/08/2018)
  La Parole uniche che danno Vita (21/08/2015)
  rimanere con Lui (24/08/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 8.2024)
  di Antonio Savone (VP 8.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
  di Luigi Vari (VP 7.2015)
  di Marinella Perroni (VP 7.2012)
  di Claudio Arletti (VP 7.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Da chi andremo?, da "La Domenica")

venerdì 16 agosto 2024

Mangiare la carne e bere il sangue


20a domenica del Tempo Ordinario (B)
Proverbi 9,1-6 • Salmo 33 • Efesini 5,15-20 • Giovanni 6,51-58
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Io sono il pane vivo, disceso dal cielo" È il tema che ricorre in queste domeniche. Gesù insiste nel proporsi come "il Pane" che dobbiamo mangiare se vogliamo avere Vita, non solo per chi vuole seguirlo ma per tutto il mondo (cf. Gv 6,51).
Il pane è segno di qualcosa di indispensabile per la vita, e non si tratta solo di pane materiale. Guadagnarsi il pane vuol dire procurarsi il necessario per vivere, che è lavoro, dignità, umanità, condivisione.
Gesù è il "pane vivo" perché dono la sua "carne" che è la sua stessa vita, la sua esistenza umano-divina, tutto se stesso. Noi viviamo perché abbiamo ricevuto la vita da Dio e non solo quella fisica, perché il "Padre che ha la vita" la dona attraverso il Figlio (cf. Gv 6,57).
Occorre nutrirsi di Dio per vivere e vivere in pienezza. Occorre "mangiare la carne" e "bere il sangue" di Cristo per avere la vita eterna, vita piena nella risurrezione. Gesù risorto ha vinto la morte. È Lui che dona la vita che proviene dal Padre.
L'eucaristia che riceviamo non è una "cosa" che Gesù fa per noi. Non dice "Io do il pane della vita", ma "Io sono il pane vivo". Ci dà come cibo se stesso. Nell'eucaristia noi entriamo in intima unione con Dio, con la vita stessa di Dio, attraverso la morte e risurrezione del Figlio. "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda" (Gv 6,54-55).
Gesù ci invita ad entrare in comunione con Lui, dove la nostra esistenza prende significato. Occorre "magiare, masticare" la vita di Cristo, essendo noi parola viva di Lui, Parola del Padre.
Accostarsi all'eucaristia significa allora, attraverso il segno sacramentale, accogliere nella nostra vita il Verbo di Dio, in una progressiva conformità al disegno che il Padre ha per ciascuno di noi. L'eucaristia non è per le persone "buone", ma per coloro che desiderano, in questo cammino terreno, uniformare la propria vita a quella di Cristo. L'eucaristia è il nostro viatico che fa diventare anche noi "corpo di Cristo", fatti tali grazie all'eucaristia che riceviamo.
Quando il ministro, porgendoci l'Ostia consacrata, ci dice "Corpo di Cristo" e noi rispondiamo "Amen", allora noi facciamo la nostra adesione a Lui, pur nella debolezza della nostra condizione umana. "Sei tu corpo di Cristo in unità al Corpo di Cristo?" "Amen", sì lo sono! E questo comporta che nella nostra vita testimoniamo che siamo presenza viva del Cristo nel mondo di oggi, oltre l'indifferenza e l'ottusità di chi discute come il Cristo possa dare la sua carne da mangiare (cf. Gv 6,52). Occorre vedere le cose e gli avvenimenti della storia e dell'esistenza propria con gli occhi di Dio. Questo è avere la sapienza che dà sapore alla nostra vita.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui (Gv 6,56)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Chi mangia la mia carne… rimane in me e io in lui (Gv 6,56) - (19/08/2018)
(vai al testo…)
 Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (Gv 6,51) - (19/08/2012)
(vai al testo…)
 Cercate di capire quale sia la volontà del Signore (Ef 5,17) - (14/08/2009)
(vai al post "La via della vera vita")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Per la Vita (17/08/2018)
  Il segreto della Vita che non muore (14/08/2015)
  "Mangiare", necessità per vivere (17/08/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 8.2024)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
  di Luigi Vari (VP 7.2015)
  di Marinella Perroni (VP 7.2012)
  di Claudio Arletti (VP 7.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Mangiare la carene e bere il sangue, di Bernadette Lopez, 2018)

mercoledì 14 agosto 2024

Maria interceda per la Pace


Assunzione della B.V. Maria
Apocalisse 11,19;12,1-6.10 • Sal 44 • 1Corinzi 15,20-26 • Luca 1,39-56
(Visualizza i brani delle Letture - Messa del Giorno)
(Vedi anche i brani delle Letture della Messa vespertina nella vigilia)

Appunti per l'omelia

"Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente: ha innalzato gli umili". Nel Cantico di Maria ( cf. Lc 1,46-54) cogliamo i disegno di Dio sull'umanità, di cui la Madre del Signore ne è, per così dire, la sintesi. In Lei, assunta nel cuore del Padre alla destra del Figlio, ogni creatura guarda al proprio destino, pur continuando a combattere, come la donna dell'Apocalisse (cf. Ap 11,19;12,1-6.10; I lettura) in questo deserto dove l'odio e la violenza sembrano avere il sopravvento. Situazione quanto mai attuale, oggi nella Terra Santa, dove la pace è agognata più di ogni altra cosa.
A Maria vogliamo rivolgerci, affinché interceda per la Pace.
Il patriarca di Gerusalemme del Latini, Pierbattista Pizzaballa, ha inviato una lettera a tutta la sua diocesi per invocare la Pace nel "giorno della solennità dell'Assunzione di Maria Vergine al Cielo".
"Sono passati già molti mesi dall'inizio di questa terribile guerra - scrive il Patriarca. È sempre più difficile immaginare una conclusione di questo conflitto… Sembriamo tutti schiacciati da questo presente impastato da così tanta violenza e, certo, anche da rabbia".
"Dopo aver speso tante parole - continua il Patriarca - e dopo aver fatto il possibile per aiutare ed essere vicini a tutti, in particolare a quanti sono colpiti più duramente, non ci resta che pregare: «Che si compia, gloriosa Madre di Dio, la tua profezia: i superbi siano dispersi nei pensieri del loro cuore; i potenti siano rovesciati dai troni, e finalmente innalzati gli umili; siano ricolmati di beni gli affamati, i pacifici siano riconosciuti come figli di Dio e i miti possano ricevere in dono la terra»".
"Preghiamo - conclude il Patriarca - perché, in questa lunghissima notte che stiamo vivendo, l'intercessione di Maria Santissima apra per tutti noi e per il mondo intero uno squarcio di luce".
Chiediamo, allora, invocando la divina clemenza, la grazia di essere "liberati dai mali che ci sovrastano".


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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Beata colei che ha creduto (Lc 1,45)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
L'anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46) (15/08/2023)
(vai al testo…)
Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano (Lc 11,28) (15/08/2021)
(vai al testo…)
 L'anima mia magnifica il Signore(Lc 1,46) (15/08/2020)
(vai al testo…)
 L'anima mia magnifica il Signore(Lc 1,46) (15/08/2019)
(vai al testo…)
 Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente(Lc 1,49) (15/08/2018)
(vai al testo…)
 L'anima mia magnifica il Signore(Lc 1,46) (15/08/2017)
(vai al testo…)
 Beata colei che ha creduto (Lc 1,45) (15/08/2015)
(vai al testo…)
 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49) (15/08/2014)
(vai al testo…)
 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49) (15/08/2013)
(vai al testo…)
 L'anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46) (15/08/2012)
(vai al testo…)
 Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! (Lc 1,42) - (14/08/2008)
(vai al post "Sintesi dell'umanità")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
 In Maria il nostro futuro (14/08/2023)
 Maria, fiore dell'umanità (13/08/2022)
 La consolante certezza del nostro destino (13/08/2021)
 La nemica della finta umiltà (13/08/2020)
 Abbiamo un Padre che ci aspetta con amore (13/08/2019)
 Saper "vedere" le meraviglie di Dio (14/08/2018)
 La vittoria definitiva sul "drago" delle nostre paure di morte (14/08/2017)
 In Maria splende il nostro luminoso destino (13/08/2016)
 Come Maria… (13/08/2015)
 La "cose grandi" compiute da Dio (14/08/2014)
 Gioia e gratitudine immensa (14/08/2013)
 La meraviglia del Cielo (14/08/2012)

Vedi anche i post:
 La festa del nostro corpo (15/08/2019)
 Maria Assunta, sintesi dell'umanità realizzata (15/08/2011)
 Il nostro luminoso destino (15/08/2010)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 8.2024)
  di Antonio Savone (VP 8.2023)
  di Antonio Savone (VP 8.2022)
  di Antonio Savone (VP 8.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8-9.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
  di Cettina Militello (VP 6.2017)
  di Luigi Vari (VP 7.2016)
  di Luigi Vari (VP 7.2015)
  di Gianni Cavagnoli (VP 7.2014)
  di Marinella Perroni (VP 6.2013)
  di Marinella Perroni (VP 7.2012)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Claudio Arletti (VP 7.2010)
  di Claudio Arletti (VP 7.2009)
  di Enzo Bianchi (Vol. Anno A)
  di Enzo Bianchi (Vol. Anno B)
  di Enzo Bianchi (Vol. Anno C)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano




Immagini:
Icona della Beata Vergine Maria, regina di Palestina
Lettera e Preghiera del Patriarca card. Pizzaballa


domenica 11 agosto 2024

Convegno: Messaggio nel segno della speranza


Agenzia S.I.R. – 10 agosto 2024

CONVEGNO DI ASSISI
Comunità del diaconato:
Messaggio nel segno della speranza.
"Rinnovato impegno per un ministero all'altezza dei tempi"

di Gianni Borsa

"Carissimi confratelli vescovi, presbiteri, diaconi, religiose/i, laici, concludiamo il nostro convegno sotto il segno della speranza e della profezia". Lo si legge nel messaggio finale del 29° appuntamento nazionale della Comunità del diaconato in Italia, svoltosi ad Assisi nei giorni 5-8 agosto.
"Siamo peregrinantes in spem. La speranza è il frutto del desiderio di continuità, di impegno concreto, di diaconia. Secondo quanto è emerso durante questo convenire da diverse diocesi d'Italia, abbiamo tentato di rispondere a questa domanda: i diaconi sono oggi profeti e seminatori di speranza?
Viviamo la speranza sotto forma di una benedizione, senza concessioni all'apparente successo e senza disperarsi per i limiti e le fragilità. La speranza viene dalla vitalità vocazionale, dall'apertura ministeriale al processo di sinodalità, per individuare alcuni orientamenti concreti di fedeltà dinamica ai principi evangelici ed antropologici".
Il messaggio prosegue così: "Questo ci sembra necessario per fare anche chiarezza sul ruolo della Comunità, e per fugare qualche perplessità sul nostro posto nella chiesa italiana. Pertanto desideriamo assicurare che il Signore ed i vescovi italiani non mancano di benedire la nostra Associazione. Vediamo nelle iniziative che portiamo avanti, un segno di vitalità e dell'attualità del nostro carisma. Questo è per noi motivo di vera gioia".
"Abbiamo la consapevolezza di mettere in atto un rinnovato impegno per l'edificazione di un ministero all'altezza dei tempi che viviamo. Siamo convinti che dobbiamo essere testimoni di Cristo Servo nel vissuto quotidiano per recuperare il dialogo sociale e l'amicizia.
In questo cambio d'epoca ci piace pensarci come portatori di un sogno. Si potrebbe riassumere con tale proposito il lavoro portato avanti in questi giorni, nella certezza che l'itinerario di confronto potrà conferire forza alla comunione, fulcro della nostra azione diaconale.
In questo ambito ci è chiesto un impegno specifico per mediare, riconciliare, costruire unità contro ogni divisione. Si tratta, del resto, di attualizzare lo stesso sogno alla luce dei segni dei tempi, per essere sempre più aderenti all'insegnamento del Concilio Vaticano II".
E ancora: "In questi ultimi anni ci siamo presi l'impegno di rigenerare la Comunità, concependo il nostro impegno come opportunità di cambiamento e di discernimento, di formazione e di progettualità".
"La riflessione sulla nostra missione diaconale accresce l'importanza dei temi trattati in questo convegno e sono gli elementi da approfondire per andare avanti, dando tempo al confronto, ascoltando tutti, raccogliendo la voce di chi non ha voce, concretizzando in proposte il desiderio di partecipazione". […]

Ecco le "consegne" che scaturiscono "dal nostro convenire di questi giorni".
Sette i punti precisati:
 rivitalizzare la nostra identità e la nostra missione nella Chiesa italiana;
 collaborare con le Chiese locali e regionali, declinandolo le nostre iniziative ed attività nelle diverse realtà territoriali;
 costruire percorsi formativi, per quanto ci compete come Consiglio nazionale, attraverso la realizzazione di convegni, seminari di studio e incontri territoriali;
 curare in modo particolare i rapporti con i delegati diocesani per uno scambio fruttuoso di esperienze e di problemi emergenti come le comunità parrocchiali in assenza di presbitero;
 collaborare con diverse realtà ecclesiali soprattutto con alcuni uffici della Cei, dove i diaconi sono maggiormente impegnati: pastorale familiare, sociale, della salute, Caritas;
 concretizzare i segni rilevanti di novità, accompagnando i processi che si andranno a porre in essere attuando lo Statuto rivisto, in attesa di approvazione della Cei;
 valorizzare la ricchezza delle diversità per creare cose nuove, sempre fedeli a Dio e all'uomo nell'ottica di una compiuta corresponsabilità.

"Inoltre vogliamo proseguire, anche se il momento è particolarmente delicato, il progetto avviato con la Caritas del Libano dove si pensava anche di realizzare un incontro con i diaconi del Medio Oriente/Mediterraneo".

Fonte: https://www.agensir.it/

sabato 10 agosto 2024

Raccontate al mondo la speranza che non delude


Dal sito VaticanNews del 9 agosto 2024


Giubileo, Fisichella ai diaconi:
"Raccontate al mondo la speranza che non delude"


Il pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione intervenuto ad Assisi al XXIX Convegno nazionale promosso dalla Comunità del Diaconato in Italia. A oltre 200 diaconi permanenti ha detto: "Se si vuole accogliere la sfida della evangelizzazione ai nostri giorni, è necessario saper rivestire il linguaggio della fede degli abiti della speranza"

"Profeti" perché chiamati "a offrire conforto"; "seminatori di speranza" in quanto cristiani, con la "responsabilità" di "tenere viva la speranza" che "permette alla comunità di vedere via d'uscita" e "soluzione" "alle difficoltà" e ai momenti di sofferenza. Con queste parole l'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, ha sintetizzato la missione del diaconato nell'intervento rivolto agli oltre 200 diaconi permanenti riuniti ad Assisi da lunedì 5 agosto fino a ieri, 8 agosto, in occasione del XXIX Convegno nazionale promosso dalla Comunità del Diaconato in Italia.

Profeti e seminatori di speranza
Riflettendo sul tema del Convegno, "Diaconi profeti e seminatori di speranza", monsignor Fisichella si è soffermato per prima cosa sul termine "profezia", "carico di grande significato e in grado di esplicitare al meglio il ministero che i diaconi sono chiamati a svolgere nel Giubileo della speranza" in quanto capaci di "parlare al cuore" e di indicare "la strada da percorrere per comprendere a pieno il senso della fede vissuta". Poi, la speranza: nel momento attuale "il progresso scientifico e la tecnologia riempiono i nostri discorsi quotidiani" di speranze che "facciamo nostre" ma che "purtroppo possono andare facilmente incontro alla delusione", perché "si infrangono contro l'impossibilità di essere realizzate".

Rivestire la fede con gli abiti della speranza
Tuttavia, ha proseguito il pro-prefetto facendo riferimento alla Bolla d'indizione del Giubileo 2025, Spes non confundit, (La Speranza non delude), "la delusione che segue ogni irrealizzata illusione diventa lo strumento utile e necessario per orientare lo sguardo verso ciò che realmente offre la Speranza" intesa come "una chiamata gratuita che parte dalla rivelazione di Dio". Scorrendo le indicazioni e gli appelli contenuti nella Bolla ci si imbatte in un "impegno di testimonianza cristiana non affatto secondario", tanto che l'evangelizzazione in questo caso, ha spiegato, "non assume in primo luogo la fede e la carità, ma fa della speranza il suo 'primo annuncio' ".

Essere evangelizzatori oggi
Per "accogliere la sfida dell'evangelizzazione ai nostri giorni", secondo Fisichella, "è necessario saper rivestire il linguaggio della fede degli abiti della speranza. Questo Giubileo diventa una felice opportunità perché questo si realizzi", ha concluso dando ai partecipanti appuntamento per il Giubileo dei Diaconi, che avrà luogo dal 21 al 23 febbraio del prossimo anno.

Fonte: https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-08/fisichella-diaconi-giubileo-speranza-convegno-diaconato-assisi.html
Immagine: Mons. Fisichella – Logo del Giubileo


venerdì 9 agosto 2024

Lo scandalo dell'incarnazione


19a domenica del Tempo Ordinario (B)
1Re 19,4-8 • Salmo 33 • Efesini 4,30-5,2 • Giovanni Gv 6,41-51
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

La liturgia di questa domeniche ci presenta la continuazione del discorso di Gesù sul "pane disceso dal cielo". È un discorso duro che provoca mormorazioni, espressione dell'incredulità degli ascoltatori: non è possibile che costui, di cui conosciamo il padre e la madre, il lavoro che…, possa dire di essere "disceso dal cielo". È impensabile per i contemporanei di Gesù che Dio possa farsi uomo. Come è possibile che costui sia disceso dal cielo? È possibile che venga da Dio questa difficoltà a credere nell'impossibile di Dio?
Eppure spesso anche noi facciamo difficoltà a credere. A volte diciamo a voce che crediamo in Dio, che crediamo nella sua possibilità di compiere cose prodigiose, ma in realtà nei fatti siamo estremamente materialisti e cerchiamo conferme alle nostre misure secondo i nostri criteri, in una costante considerazione della nostra umanità che pensiamo inaccessibile a Dio e allo stesso tempo, dunque, che la divinità sia inaccessibile alla nostra umanità.
È questa separazione tra l'umano e il divino che soggiace alla difficoltà di credere nel Figlio di Dio fatto uomo. Da qui il passo è breve nel constatare la difficoltà di credere che l'uomo sia fatto per Dio.
Quante volte, infatti, anche noi pensiamo di non essere all'altezza, che i nostri limiti e le nostre fragilità non siano a favore di una relazione con Dio, che in fondo, per poter vivere nella logica dello spirito, bisognerebbe non avere spazi di debolezza?
Invece, chi crede in Dio che si fa uomo è colui che sa riconoscere che l'uomo è fatto per Dio. Anzi, proprio dentro i limiti della nostra creaturalità sta la radice della nostra fede.
Ora con Gesù abbiamo compreso che questo movimento dall'alto verso il basso e dal basso verso l'alto è la novità del Vangelo. È l'incontro con Gesù, col Dio che si è fatto uomo perché noi facessimo parte, quali figli nel Figlio, della divinità.
Allora il pane che Gesù dà non è qualcosa che ha e che dona. Ma il pane è lui stesso. Non ha altro pane da dare se non la sua carne, cioè la povertà della nostra natura umana nella fragilità della creatura. Ed è questa povertà che ci fa entrare nell'intimità di Dio. Questo "pane" è veramente disceso dal cielo perché noi "mangiandone" riceviamo la vita di Dio.
L'Eucaristia è il pane che nutre non saziando, ma accrescendo la nostra fame di vita.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno (Gv 6,51)
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Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Io sono il pane della vita (Gv 6,48) - (08/08/2021)
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 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo (Gv 6,51) - (12/08/2018)
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 Io sono il pane vivo (Gv 6,51) - (09/08/2015)
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 Io sono il pane della vita (Gv 6,48) - (12/08/2012)
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 Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre (Gv 6,44) - (09/08/2009)
(vai al post "Dio che ci attrae")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Disceso dal cielo (06/08/2021)
  In Gesù il "segno" di ogni cosa (10/08/2018)
  Noi diventiamo Colui che ci abita (07/08/2015)
  La Parola e il Pane della vita (10/08/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 8.2024)
  di Antonio Savone (VP 8.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
  di Luigi Vari (VP 6.2015)
  di Marinella Perroni (VP 6.2012)
  di Claudio Arletti (VP 7.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Il pane della vita, di Bernadette Lopez, 2018)

lunedì 5 agosto 2024

Diaconi, profeti e seminatori di speranza


Dal sito VaticanNews del 5 agosto 2024


Diaconi, profeti e seminatori di speranza:
al via ad Assisi il XXIX Convegno nazionale


Dal 5 all'8 agosto diaconi e candidati, vescovi, presbiteri, religiosi e laici nella città umbra per l'incontro promosso dalla Comunità del Diaconato in Italia. L'appuntamento, organizzato in collaborazione con il Dicastero per l'Evangelizzazione e il Movimento Laudato si', si sviluppa intorno a temi di attualità, con focus sulla pace e sulle donne.

Profughi, poveri, pianeta e pace. Sono le quattro "P" alla luce delle quali viene declinato il XXIX Convegno nazionale promosso dalla Comunità del Diaconato in Italia, ad Assisi da oggi, lunedì 5, fino a giovedì 8 agosto. Il tema dell'incontro, aperto a vescovi, presbiteri, diaconi e candidati, religiosi e laici, e realizzato in collaborazione con il Dicastero per l'Evangelizzazione e il Movimento Laudato si', è "Diaconi profeti e seminatori di speranza".

Speranza, profezia e sinodalità
Ad aprire l'evento, questo pomeriggio, il vescovo di Cassano all'Jonio, Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza Episcopale italiana, ed Enzo Petrolino, presidente della Comunità del diaconato in Italia. Sono previste tre sessioni di lavoro: "Diaconia e speranza", sulle sfide per veicolare la speranza nel presente; "Diaconia e profezia", per esplorare le vie del cambiamento, e "Diaconia e sinodalità", per un futuro diverso e una diaconia sinodale della speranza. Tra i relatori che interverranno in questi giorni, l'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, che terrà domani mattina la relazione introduttiva, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, che mercoledì mattina interverrà sul tema della pace, e Denis Mukwege, vincitore del premio Nobel per la Pace nel 2018, che parlerà nella stessa sessione.

Il focus sulla donna
Al focus sulla donna nel pomeriggio di mercoledì, prenderanno la parola, tra le altre, Simona Segoloni, vicepresidente del Coordinamento teologhe italiane, su "La dimensione domestica della diaconia. Dall'incontro con le spose"; poi Cristina Simonelli, docente di Storia della Chiesa e di Teologia patristica, su "Una Chiesa diaconale: uscire e seminare speranza"; suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio CEI per la pastorale delle persone con disabilità, e ancora Veronica Coraddu, coordinatrice italiana Animatori e Circoli Laudato Si' del Movimento "Laudato Si'". La relazione finale è affidata all'abbé Alphonse Borras, teologo della diocesi di Liegi, su "Il volto diaconale della Chiesa sinodale".

Fonte: https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2024-08/diaconi-profeti-e-seminatori-di-speranza-assisi-fisichella.html
Immagine: Locandina del convegno sul diaconato che si svolge ad Assisi


domenica 4 agosto 2024

«Noi diaconi permanenti ponte tra Chiesa e mondo»


Dal sito di Avvenire del 4 agosto 2024
di Enrico Lenzi


L'intervista.
«Noi diaconi permanenti ponte tra Chiesa e mondo»
Si tiene ad Assisi il convegno nazionale della Comunità del diaconato in Italia. Il presidente Petrolino: «Siamo chiamati a essere testimoni di speranza. Il nostro contributo al Cammino sinodale».

«Sono come un ponte tra la Chiesa e il mondo». Ma anche dentro la comunità ecclesiale «il nostro ruolo sta diventando importante e significativo». A parlare è Enzo Petrolino, presidente della Comunità del diaconato in Italia, che riunisce i diaconi permanenti in attività nel nostro Paese. Sarà proprio lui, nella veste di presidente, ad aprire domani pomeriggio i lavori del XXIX Convegno nazionale dell'associazione ad Assisi presso la Domus Pacis. Un appuntamento che quest'anno si è dato come titolo "Diaconi profeti e seminatori di pace".

Presidente, un titolo e un obiettivo piuttosto impegnativi.
Senza dubbio. Anzi, qualcuno guardando il programma del nostro incontro ha parlato addirittura di tre convegni in uno, visto che parliamo di speranza, di profezia e di sinodalità. Senza dubbio è il segno che ci sentiamo pienamente inseriti nel Cammino sinodale che la Chiesa italiana e quella universale stanno compiendo. E poi siamo proiettati verso l'Anno Santo, che vedrà dal 21 al 23 febbraio delle giornate giubilari espressamente rivolte a noi diaconi permanenti. Infine la collaborazione con il Movimento Laudato si' e il Dicastero per l'evangelizzazione apre il nostro appuntamento annuale a una prospettiva che possiamo definire "delle quattro P": poveri, profughi, pianeta e pace.

Dunque alla luce del motto dell'Anno Santo anche voi siete impegnati sulla via della speranza?
Credo che lo slogan "pellegrini di speranza" scelto per il Giubileo 2025 faccia emergere due dimensioni essenziali per qualunque cristiano: il cammino e la speranza. Del resto anche lo stesso Gesù ha compiuto la sua predicazione camminando, incontrando la gente per le strade e nei villaggi. Ha indicato quello che definirei uno stile di vita per il diacono permanente: camminare e incontrare la gente.

Verrebbe da dire che essendo molti di voi impegnati nel mondo del lavoro, siate facilitati in questo incontro. È davvero così?
Siamo in una posizione straordinaria. Essere nella Chiesa con un ministero ordinato e nel mondo, dove lavoriamo, svolgiamo una professione. Ci potremmo davvero definire "un ponte" tra la Chiesa e il mondo. Una bella sfida anche per noi, che siamo ordinati e viviamo nel mondo. Ma la presenza attiva dei cristiani, dei cattolici è quanto mai auspicata, come è stato sottolineato alla recente Settimana sociale dei cattolici in Italia svoltasi a Trieste.

Quindi dopo essere profeti e seminatori, anche testimoni?
È la prima cosa. La speranza va narrata attraverso la testimonianza della propria vita. Anche per questo motivo abbiamo invitato a portare la propria esperienza il presidente della Caritas del Libano che è un diacono.

Testimonianza che include anche le vostre famiglie?
Certamente. Gran parte di noi è sposata e padre. Molti persino nonni. Nel nostro ministero di diaconi non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo celebrato prima il Sacramento del matrimonio. Per questo motivo nei nostri incontri nazionali coinvolgiamo anche le mogli dei diaconi. E anche nel percorso formativo dei futuri diaconi abbiamo aumentato l'attenzione alle mogli e ai figli. Del resto il consenso della moglie è vincolante per il via libera all'ordinazione, proprio perché questa consacrazione ha riflessi sulla vita dell'intero nucleo familiare. Arrivare all'ordinazione consapevoli del gesto è importante. E non lo è meno il dopo, cioè nel ministero diaconale. Una opera di discernimento familiare per rafforzare questa scelta. Già da tempo abbiamo attivato un corso di formazione proprio sulla dimensione domestica del diaconato, rivolto alle mogli.

Torniamo a parlare del vostro ruolo nella comunità ecclesiale. Il calo delle vocazioni sacerdotali ha privato tante parrocchie di un prete, lasciando spazio, a volte, a vere e proprie équipe magari guidate da un diacono permanente. Dal vostro osservatorio che fotografia emerge?
Nel nostro Paese ci sono 4.800 diaconi permanenti, che vuol dire una presenza quasi capillare in tutte le diocesi italiane. Ma la situazione è variegata e la presenza operativa dei diaconi non è omogenea in tutto il Paese. A volte appaiono al servizio di una comunità locale, a volte sono alla guida di realtà diocesane come la Caritas o l'ufficio per la pastorale della salute, per fare qualche esempio. Per il momento in Italia non solo molte queste équipe pastorali a cui è affidata la cura di una comunità pastorale priva di sacerdote. La presenza di un diacono permette almeno di poter celebrare la Liturgia della Parola o la distribuzione della Comunione senza la celebrazione della Messa. Di certo è uno scenario a cui dobbiamo guardare e al quale dobbiamo prepararci in assenza di un cambio di rotta nelle vocazioni.

Verrebbe da dire che accanto a quelle sacerdotali si dovrebbero promuovere momenti di preghiera anche per la vocazione al diaconato.
Quando si parla di Giornata delle vocazioni, in effetti, si tende a pensare in prima battuta a quelle sacerdotali. E ora che il numero dei seminaristi è in calo la preoccupazione appare ancora più accentuata. In realtà si dovrebbe parlare di tutte le vocazioni, tra cui anche quella al diaconato. Una vocazione che nasce nel tempo e nel corso della vita. Oggi il più delle volte sono i parroci che fanno la proposta di questo cammino a uomini che sono impegnati in parrocchia magari nella liturgia e nella carità. Meno efficaci si sono dimostrate le autocandidature al diaconato. Sarebbe invece interessante se nel percorso di proposta o di scelta di futuri diaconi fosse coinvolta la comunità parrocchiale. Senza dimenticare la dimensione familiare da cui il candidato proviene. È fondamentale trovare un giusto equilibrio tra l'ordinazione diaconale e la propria vocazione matrimoniale. Occorre vigilare perché una delle due realtà non prevalga sull'altra. Ecco perché è forte il richiamo a un discernimento condiviso.

Fonte: https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/noi-diaconi-permanenti-ponte-tra-chiesa-e-mond-b5b6e6c8aae4456bb415f1d2e90f02c2
Immagine: Ordinazione diaconale, Milano


venerdì 2 agosto 2024

L'opera di Dio: credere nel Figlio


18a domenica del Tempo Ordinario (B)
Esodo 16,2-4.12-15 • Salmo 77 • Efesini 4,17.20-24 • Giovanni 6,24-35
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Dopo l'episodio della moltiplicazione dei pani, con il brano del vangelo odierno inizia il lungo discorso di Gesù sul "pane della vita".
La folla segue Gesù perché "ha mangiato di quei pani e si è saziata" (cf. Gv 6,26). L'uomo nasce affamato, a cominciare dal latte della madre, e va incontro alla vita portando dentro di sé questa fame. Tutto questo è comprensibile, ma Gesù si sottrae all'entusiasmo della folla che non sa andare oltre alla soddisfazione materiale di un bisogno.
Troppo comodo disporre di uno che provvede gratuitamente al cibo per sfamarci. "Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà" (Gv 6, 26-27).
Gesù porta i suoi interlocutori su un altro piano, sul piano della fede, sul compiere "le opere di Dio": "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato" (Gv 6,29).
Si tratta di passare da una religiosità dei bisogni, del bisogno del sacro, dalla soddisfazione immatura di un certo ritualismo, quasi un analgesico per poter star bene e placare la nostra sete di sacro, ad una fede matura. Gesù domanda come "opera di Dio" la fede in Lui, quale abbandono incondizionato a Colui che il Padre ha inviato, superando i propri schemi, quale segno concreto di cambiamento.
Non è Dio che deve accondiscendere ad ogni mia richiesta, quanto piuttosto dovrò essere io a procedere verso di Lui, pur sapendo che la strada è spesso sconosciuta e impervia. Sono chiamato a fidarmi di Dio.
Come gli interlocutori di Gesù sono rimasti ancorati al passato, al fatto straordinario della manna del deserto ricevuta gratuitamente e chiede ancora di "quel pane", anche noi rischiamo di rimanere ancorati ai nostri schemi di una religiosità statica se non cogliamo la realtà del "segno": Gesù dà sé stesso, perché chi lo accoglie non debba aver più fame e chi crede in Lui non avrà più sete, mai (cf. Gv 6,35).
Guardando alla nostra realtà ecclesiale, solo con l'adesione a Cristo, come unica fonte di vita, potremmo davvero trasformare stanchi riti in un autentico rinnovamento personale ed ecclesiale.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato (Gv 6,29)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:



Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Signore dacci sempre questo pane (Gv 6,34) - (01/08/2021)
(vai al testo…)
 Chi viene a me non avrà fame… (Gv 6,35) - (05/08/2018)
(vai al testo…)
 È il Padre mi che vi dà il pane dal cielo (Gv 6,32) - (02/08/2015)
(vai al testo…)
 Voi mi cercate perché avete mangiato di quei pani (Gv 6,26) - (05/08/2012)
(vai al testo…)
 Avete imparato a rivestire l'uomo nuovo, creato a immagine di Dio (Ef 4,24) - (02/08/2009)
(vai al post "L'uomo nuovo")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Il cibo che rimane (30/07/2021)
  Il pane che fa vivere (03/08/2018)
  Il pane "vero" che sazia la nostra fame di felicità (31/07/2015)
  Diventare "pane" (03/08/2012)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 8.2024)
  di Antonio Savone (VP 8.2021)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
  di Luigi Vari (VP 6.2015)
  di Marinella Perroni (VP 6.2012)
  di Claudio Arletti (VP 7.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

giovedì 1 agosto 2024

Lui c'è sempre per noi


Parola di Vita – Agosto 2024
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Signore, è bello per noi stare qui» (Mt 17,4)

Gesù è in cammino con i suoi discepoli verso Gerusalemme. All'annuncio che là dovrà soffrire, morire e resuscitare, Pietro si ribella, facendosi eco dello sgomento e dell'incomprensione generale. Il maestro allora lo prende con sé, insieme a Giacomo e Giovanni, sale su "un alto monte", e lì appare ai tre in una luce nuova e straordinaria: il suo volto "brilla come il sole" e con lui conversano Mosè ed il profeta Elia. Il Padre stesso fa sentire la sua voce da una nube luminosa e li invita ad ascoltare Gesù, il suo Figlio prediletto. Di fronte a questa sorprendente esperienza, Pietro non vorrebbe più andare via, ed esclama:

«Signore, è bello per noi stare qui».

Gesù ha invitato i suoi amici più stretti a vivere un'esperienza indimenticabile, affinché la custodiscano sempre dentro di loro.
Anche noi abbiamo forse sperimentato con stupore ed emozione la presenza e l'azione di Dio nella nostra vita, in momenti di gioia, pace e luce che avremmo desiderato non finissero mai. Sono momenti che sperimentiamo spesso con o grazie ad altri. L'amore reciproco, infatti, attira la presenza di Dio, perché, come ha promesso Gesù: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). Talvolta, in questi momenti di intimità, Lui ci fa vedere noi stessi e leggere gli avvenimenti attraverso il suo sguardo.
Queste esperienze ci sono date per avere la forza di affrontare le difficoltà, le prove e le fatiche che incontriamo nel cammino avendo nel cuore la certezza di essere stati guardati da Dio, che ci ha chiamati a far parte della storia della salvezza.
Una volta discesi dal monte, infatti, i discepoli andranno insieme a Gerusalemme, dove li aspetta una folla piena di speranza ma anche insidie, contrasti, avversione e sofferenze. Là «saranno dispersi e inviati ai confini della terra per essere testimoni della nostra dimora definitiva, il Regno» di Dio [1].
Potranno cominciare a costruire già quaggiù la Sua casa tra gli uomini perché sono stati "a casa" con Gesù sulla montagna.

«Signore, è bello per noi stare qui».

«Alzatevi e non temete» (Mt 17,7), è l'invito di Gesù al termine di questa straordinaria esperienza. Lo rivolge anche a noi. Come i suoi discepoli e amici, possiamo affrontare con coraggio ciò che ci aspetta.
Fu così anche per Chiara Lubich. Dopo un periodo di vacanze talmente ricco di luce da essere definito "il paradiso del 1949" per la percezione della presenza di Dio nella piccola comunità con la quale stava trascorrendo un tempo di riposo e per una straordinaria contemplazione dei misteri della fede, anche lei non avrebbe desiderato tornare alla vita di tutti i giorni. Lo fece con nuovo slancio perché comprese che proprio per quell'esperienza di illuminazione doveva "scendere dal monte" e mettersi all'opera come strumento di Gesù nella realizzazione del suo Regno, immettendo il suo amore e la sua luce proprio dove mancavano, anche affrontando fatiche e sofferenze.

«Signore, è bello per noi stare qui».

Quando invece la luce ci viene a mancare, riportiamo al cuore e alla mente i momenti in cui il Signore ci ha illuminato. E se non abbiamo fatto l'esperienza della sua vicinanza, cerchiamola. Occorrerà fare lo sforzo di "salire sul monte" per andarGli incontro nei prossimi, per adorarlo nelle nostre chiese, e anche per contemplarlo nella bellezza della natura.
Perché per noi, Lui c'è sempre: basta che camminiamo con Lui e, facendo silenzio, ci mettiamo umilmente in ascolto, come Pietro, Giovanni e Giacomo [2].

A cura di Silvano Malini
e del team della Parola di Vita


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[1] T. Radcliffe, OP, seconda meditazione ai partecipanti all'assemblea generale del Sinodo dei Vescovi, Sacrofano, 1° ottobre 2023: https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2023-10/testi-meditazioni-padre-radclifferitiro-sacrofano-sinodo.html.
[2] Cf. Mt 17,6.

Fonte: https://www.focolare.org - https://www.cittanuova.it
Immagine: Foto di © Steven Weirather – Pixabay


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