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venerdì 16 ottobre 2020

Che cosa è di Dio?


29a domenica del Tempo ordinario (A)
Isaia 45,1.4-6 • Salmo 95 • 1 Tessalonicesi 1,1-5b • Matteo 22,15-21
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

È lecito o no pagare il tributo a Cesare?. Gli avversari di Gesù, i farisei e gli erodiani (fautori dell'occupazione romana), uniscono le proprie forze per mettere in difficoltà Gesù.
Ogni ebreo, dai quindici ai sessantacinque anni, era tenuto a pagare all'imperatore un tributo personale che consisteva in un denaro d'argento: una speciale moneta romana che, in quel tempo, portava impressa l'immagine dell'imperatore con la scritta "Tiberio Cesare, figlio del divino Augusto, Augusto" (e nel retro: "Pontifex Maximus"). Corrispondeva al salario di una giornata lavorativa. Da gran parte del popolo - e in particolare dai farisei - era visto come un segno infamante della sottomissione a Roma. C'era anche chi - come l'ala estremista degli zeloti - considerava tale pagamento un atto d'idolatria, un rinnegamento del Dio unico per riconoscere il "divino" imperatore.
Gli avversari di Gesù quindi vogliono coglierlo in fallo nella sua collocazione politica: se rifiuta il tributo a Cesare, potrebbe essere denunciato all'autorità romana come sobillatore e ribelle; se autorizza a pagarlo, rischia di compromettere la propria integrità di maestro religioso, passando per un nemico del popolo.

Ipocriti! è la risposta di Gesù. E lo sono davvero quelle persone che fanno finta di porre il problema, ma hanno le tasche piene di monete di Cesare, e quindi riconoscono di fatto il potere e i diritti del «signore dei signori», l'imperatore romano.

Rendete a Cesare quello che è di Cesare... e a Dio quello che è di Dio!.
Gesù non dà ricette sul comportamento politico, ma lo trascende: non invita a ribellarsi ai romani né benedice l'assetto esistente, come se Cesare fosse un ministro di Dio. Afferma semplicemente che occorre rendere a Cesare ciò che egli ha il diritto di esigere: la tassa. Poi aggiunge, senza che la domanda postagli lo richieda: «Rendete a Dio quello che è di Dio».
Innanzitutto Gesù cambia la prospettiva: cambia il verbo pagare (è lecito pagare le tasse?) in restituire: quello che è di Cesare rendetelo a Cesare.
L'imperatore coniava le monete con la propria testa stampata sopra; quindi è cosa sua: voi la usate e con le tasse gliela restituite. La moneta fornisce la risposta alla domanda: appartiene a Cesare e Cesare ha il diritto di richiederla. Ora Gesù porta il discorso secondo il vero insegnamento di Dio. Il Signore ha creato l'uomo a immagine e somiglianza di sé. Il Signore è sovrano, «sopra tutti gli dei» falsi, come lo sono i Cesari di tutte le epoche: «Io sono il Signore – dice il profeta al re Ciro - e non c'è alcun altro, fuori di me non c'è dio» (cf. Is 45,5 - I lettura). Tutto appartiene al Signore, essendo «sua la terra e quanto contiene» (cf. Sal 24,1), anche gli uomini sono suoi (cf. Lv 25,42), quindi anche Cesare, il denaro, l'iscrizione…

Rendete a Dio quello che è di Dio. Cioè, di fronte a Cesare c'è un ordine più alto, quello di Dio, cui occorre rendere ciò che gli appartiene, cioè tutto. A Dio bisogna offrire tutta la propria persona, dove è impressa la sua immagine.
«Come Cesare cerca la propria immagine su una moneta, così Dio cerca la propria nella tua anima. Il salvatore dice: Rendi a Cesare quello che è di Cesare. Che cosa vuole da te Cesare? La sua immagine. Che cosa vuole da te il Signore? La sua immagine. Ma l'immagine di Cesare è scolpita su una moneta, mentre l'immagine di Dio è dentro di te. Se la perdita di una moneta ti rattrista, perché hai perso l'immagine di Cesare, a maggior ragione non dovrebbe farti piangere l'aver disprezzato l'immagine di Dio che è in te?» (S. Agostino, Sermone 24 sui vangeli).
Dio e la sua regalità non entra in concorrenza con il "piccolo potere" di Cesare, perché il "Potere di Dio" è su un altro livello. Molto più in alto.

La sentenza che chiude il dibattito sul tributo a Cesare viene spesso utilizzata per giustificare la distinzione o separazione tra "stato" e "chiesa" o tra ambito "politico" e quello "religioso". Questa è una lettura riduttiva e anacronistica perché Dio non è la chiesa e Cesare nella concezione dell'impero romano non corrisponde allo stato moderno. Il Nuovo Testamento non può essere accusato di integralismo; anzi la parola di Gesù offre un criterio di valutazione religiosa ancora attuale. In nome dell'unica Signoria di Dio egli circoscrive l'ambito del potere politico; gli toglie la maschera della sacralità idolatrica e gli restituisce la sua "laicità" profana.
Il discorso di Cesare e di Dio è proiettato alle realtà ultime, ai tempi dell'adempimento; chi sta soggetto a Cesare deve sapere che Cesare non è autonomo, né autocrate, non pone leggi da sé, né si dà il potere da sé; se lo fa è un tiranno. Deve tener conto di Dio e degli uomini; se non lo fa, ne deve rendere conto a Dio. E Gesù lo rinfaccerà a Pilato durante il processo (cf. Gv19,11).
I discepoli di Gesù e i credenti di oggi che si trovano a vivere in un contesto di stato "laico" non solo possono, ma debbono pagare il loro tributo a Cesare senza svendere la propria coscienza. E il rimando alle esigenze di Dio, incomparabili con quelle pur giuste di "Cesare", non possono diventare un alibi per il disimpegno civile. Anzi l'appello alla coscienza religiosa è una riserva critica che rende libero e perciò più radicale l'adempimento dei propri doveri civici.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,21)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,21) - (22/10/2017)
(vai al testo)
 A Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,21) - (19/10/2014)
(vai al testo…)
 A Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,21) - (16/10/2011)
(vai al testo…)
 È lecito o no pagare il tributo a Cesare? (Mt 22,17) - (17/10/2008)
(vai al post "La politica, sublime espressione della fraternità cristiana")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  A Cesare le cose, a Dio la persona con tutto il cuore (20/10/2017)
  La nostra vita per l'unico Dio (17/10/2014)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2020)
  di Cettina Militello (VP 9.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 8.2014)
  di Marinella Perroni (VP 9.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

Vedi anche il post:
  Dare a Dio tutto! (16/10/2011)

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