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Archivio blog

venerdì 28 febbraio 2025

Dalla sovrabbondanza del cuore


8a domenica del Tempo ordinario (C)
Siracide 27,4-7 • Salmo 91 • 1 Corinzi 15,54-58 • Luca 6,39-45
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Ogni albero si riconosce dal suo frutto", come dal tesoro del proprio cuore si può "tirar fuori" il bene o il male; e le parole che pronunciamo esprimono ciò che abbiamo nel nostro intimo, perché "la bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda" (cf. Lc 6,44-45).
Dal cuore, che è il centro, il nucleo centrale della persona dove si prendono le decisioni, dipende la nostra vita. Anche il "vedere" le cose, le persone e gli avvenimenti è condizionato da ciò che alberga nel nostro cuore. Così ogni giudizio, su noi stessi e sugli altri.
Il paragone paradossale della "pagliuzza" nell'occhio del fratello e della "trave" nel nostro stanno ad indicare con che termine di paragone noi ci rapportiamo con gli altri e con noi stessi. La pagliuzza è qualcosa da "guardare", mentre la trave è qualcosa di cui "accorgersi".
Se il nostro occhio, che è lo specchio del'anima, è limpido, anche il nostro cuore sa valutare con coscienza. Perché la "trave" è generata dalla fissazione con cui noi sappiamo cogliere il limite altrui, dimenticando il nostro.
Anche il voler "vedere le cose con oggettività" nasconde spesso la tentazione di affermare il proprio punto di vista.
Allora comprendiamo che il nostro sguardo sarà limpido e privo di manie di dominio e di ambizioni di possesso se il nostro cuore saprà conformarsi a quello di Cristo. Nel nostro cuore infatti è stato depositato un tesoro di cui non siamo proprietari. Ed è stato depositato in un "vaso di creta". Per questo il discepolo è impegnato in un paziente esercizio per essere "ben preparato" ed essere come il Maestro (cf. Lc 6,40).
Solo così dalla nostra bocca usciranno parole che esprimono la sovrabbondanza del cuore. Ed il vero tesoro che il nostro cuore possiede è la misericordia del Padre. Da quel solo tesoro, che è il cuore del Padre, impariamo l'arte della parola, eco di quella Parola che salva e rigenera.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto (Lc 6,44)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 L'uomo buono dal suo cuore trae fuori il bene (Lc 6,45) - (27/02/2022)
(vai al testo…)
 L'uomo buono dal suo cuore trae fuori il bene (Lc 6,45) - (03/03/2019)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Vedere con occhio di misericordia (25/02/2022)
  "Vedere" il fratello come lo vede il Padre (02/03/2019)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 3.2025)
  di Antonio Savone (VP 2.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2019)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: La trave e la pagliuzza, di Bernadette Lopez, 2022)

venerdì 21 febbraio 2025

Un cuore grande


7a domenica del Tempo ordinario (C)
1 Samuele 26,2.7-9.12-13.22-23 • Salmo 102 • 1 Corinzi 15,45-49 • Luca 6,27-38
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici…", benedite e non maledite, pregate per chi vi fa del male… con magnanimità (cf. Lc 6,27-30).
Gesù, nel definire chi è suo discepolo, non ha mezze misure. Aveva detto che si è "poveri" perché discepoli (cf. Lc 6,20), ora alza il tiro: occorre avere un cuore grande, nella misura del cuore del Padre: "siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso" (Lc 6,36). Un cuore grande, che dà senza aspettarsi nulla. Anzi continua a dare, a donarsi in una gratuità senza sosta. Perché l'essenza della sequela è l'amore, quell'amore che ha la radice nel cuore di Dio.
Nel nostro donare e donarsi si apre una catena ininterrotta di sovrabbondanza di grazia: "una misura buona, pigiata, colma e traboccante sarà versata in grembo" (cf. Lc 6,36).
Questo è il modo di vivere di chi è figlio del cielo e non della terra. Noi siamo impastati di contraddizioni e portiamo nel nostro intimo l'eredità del primo Adamo. Ma il nuovo Adamo, che viene dal cielo, ci ha fatti nuove creature con la sua morte e risurrezione (cf. 1Cor 15,45-59; II lettura).
Il nostro futuro, che già ora si sta realizzando, è essere come Lui, figli nel Figlio, misericordiosi della misericordia del Padre.
Occorre avere un cuore grande; occorre coltivare una predisposizione importante: non giudicare. È vedere le persone e gli avvenimenti con l'occhio di Dio, che non è superficiale e non si ferma all'apparenza, ma guarda l'intimo della persona.
Non giudicare significa tener conto del positivo di ogni persona; significa trattare gli altri come vorremmo che gli altri trattassero noi (cf. Lc 6,31).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Date e vi sarà dato (Lc 6,38)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Amate i vostri nemici (Lc 6,27) - (20/02/2022)
(vai al testo…)
 Siate misericordiosi, come il padre vostro è misericordioso (Lc 6,36) (Lc 6,36) - (24/02/2019)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Misericordiosi come il Padre (22/02/2019)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 2.2025)
  di Antonio Savone (VP 2.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2019)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Gesù ammaestra, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2018)

venerdì 14 febbraio 2025

Poveri perché discepoli


6a domenica del Tempo ordinario (C)
Geremia 17,5-8 • Salmo 1 • 1 Corinzi 15,12.16-20 • Luca 6,17.20-26
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva : «Beati voi, poveri…»" (Lc 6,20). C'era "una moltitudine di gente", eterogenea, anche straniera, e una "gran folla di discepoli" (cf. Lc 6,17). A questi Gesù rivolge le beatitudini. I discepoli, i suoi, sono "poveri, affamati, nel dolore e perseguitati". È con sconcertante realismo che Luca ci propone la figura di chi segue Gesù. Sono beati non in virtù della loro situazione di penuria (la miseria abbruttisce l'uomo), quanto piuttosto perché al "povero" appartiene il Regno di Dio.
Il povero è colui che pone la sua sicurezza non su beni di questo mondo, ma sulla presenza di Dio che sempre lo accompagna.
"Benedetto l'uomo che confida nel Signore", dice Geremia. È come un albero sempre verde…; mentre è "maledetto l'uomo che confida nell'uomo... è come un tamerisco nella steppa, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere" (cf. Ger 17,5-8; I lettura).
I poveri, in Luca, sono associati a coloro che sono "storpi, zoppi, ciechi", emarginati; e sono quelli invitati al banchetto del Regno (cf. Lc 14,21). Per costoro si avverano le parole del profeta Isaia che Gesù pronunciò nella sinagoga di Nazaret (cf. Lc 4,18). Il Regno è di coloro che la società tende ad emarginare.
Gesù è venuto per coloro che non hanno nulla da ricambiare, se non la propria miseria e il proprio peccato. E si è avvolti da totale gratuità!
La ricchezza di questo mondo conferisce un senso di sicurezza, di indipendenza, di potere… Chi è "povero" - e il vero discepolo lo è - non è beato perché riesce a vivere alla giornata, ma perché il suo cuore riposa in quello di Dio. Sente il suo Signore accompagnarlo in tutta la sua vita. Non è un problema di soldi, ma del senso da dare alla nostra vita. È una cosa ben più profonda…
Chi agisce così, non cerca consensi per consolidare il proprio "potere", ma vive la fraternità quale condizione essenziale per chi desidera essere abitato dal Regno di Dio.
I falsi profeti sono coloro che per mantenere il proprio "potere" falsificano e addomesticano la Parola secondo i propri interessi: "Hanno già ricevuto la loro consolazione…" che durerà fin tanto che avranno consenso, poi più nulla…
Quanto attuale è questa Parola, oggi, in questa nostra società che vorrebbe definirsi cristiana, ma che è assai lontana da questa beatitudine. Le nostre stesse comunità parrocchiali non si rendono conto pienamente di essere "piccolo gregge" e "sale della terra" per dare sapore alla nostra convivenza; forse perché è scesa a compromessi col modo di vivere che è antagonista al vangelo.
Occorre veramente "rallegrarsi ed esultare" se non cadiamo nella tentazione di "sederci in compagnia degli arroganti" e non restiamo dalla parte dei peccatori, col rischio di essere dispersi come pula al vento (cf. Salmo 1, responsoriale).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio (Lc 6,20)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Beati voi… ma guai a voi… (Lc 6,20.26) - (13/02/2022)
(vai al testo…)
 Beati voi, poveri. Guai a voi, ricchi (Lc 6,20.24) - (17/02/2019)
(vai al testo…)
 La vostra ricompensa è grande nel cielo (Lc 6,23) - (14/02/2010)
(vai al post "Il paradiso, la gioia di vivere")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La vita piena alla sequela di Gesù (11/02/2022)
  Promessa di felicità (15/02/2019)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 2.2025)
  di Antonio Savone (VP 2.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2019)
  di Claudio Arletti (VP 1.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: Beatitudini, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2018)

venerdì 7 febbraio 2025

Eccomi, manda me!


5a domenica del Tempo ordinario (C)
Isaia 6,1-2.3-8 • Salmo 137 • 1 Corinzi 15,3-8.11 • Luca 5,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"«Chi manderò e chi andrà per noi?» E io riposi: «Eccomi, manda me!»" (Is 6,8; I lettura).
Il Signore chiama a seguirlo, a continuare l'opera sua in mezzo agli uomini. Siamo chiamati, non perché capaci o più virtuosi, ma perché scelti personalmente nonostante noi. Sarà la sua presenza e la sua grazia a purificarci. Così è stato per il profeta dalle labbra impure (cf. Is 6,5-7), così è per Simone il pescatore, che Gesù chiama ad essere "pescatore di uomini" (cf. Lc 5,10).
Nel brano del vangelo proposto per questa domenica (cf Lc 5,1-11) ci viene descritta la "seconda" chiamata di Pietro: da semplice collaboratore di Gesù a suo discepolo, e discepolo speciale.
È importante constatare la delicatezza con cui Gesù chiede a Simone di ospitarlo sulla sua barca, anzi lo "prega". C'erano due barche. Gesù sceglie la sua. Non a caso!
Fra tutta quella folla accorsa ad ascoltare il Rabbi di Nazaret, Simone è lì accanto a lui. Forse non si rende ancora conto di chi ha sulla barca con sé. Soprattutto quando gli viene fatta la richiesta, inaudita, di prendere il largo per la pesca, in pieno giorno.
È qui che si consolida il suo percorso di fede. Come può un falegname insegnare ad un provetto pescatore? Eppure: "Sulla tua parola getterò le reti" (v. 5). Non più su una parola razionale, ma sulla persona che mi fa delle proposte concrete, fossero anche fuori da ogni logica. E il rapporto diventa personale. Quando poi il frutto di questo atto di fede è così traboccante, ci si rende conto di chi abbiamo di fronte e di chi siamo noi.
Nell'incontro personale con il Signore, con la luce della sua Parola che illumina tutta la nostra vita anche le parti più recondite, comprendiamo tutta la nostra fragilità e debolezza, il nostro "niente"; di fronte al "tutto" di Dio. È allora che possiamo solo fidarci ed affidarci a Colui cha riposto in noi ogni fiducia. "Non temere!" è la risposta di Gesù!
Solo così comprenderemo che è Gesù che riempie le nostre reti vuote e visita in maniera immeritata la nostra povertà. Ed è lì che la parola di Gesù scandisce il nostro futuro, al suo seguito.
Se sperimentiamo oggi nell'incontro con Lui, nella sua Parola, che il Signore riempie il nostro vuoto, le nostre reti, allora potremo essere certi che riempirà anche tutta la nostra vita futura. E potremo allora ripetere anche noi: "Eccomi, manda me!".

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lasciarono tutto e lo seguirono (Lc 5,11)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Maestro… sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5) - (06/02/2022)
(vai al testo…)
 Sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5) - (10/02/2019)
(vai al testo…)
 Lasciarono tutto e lo seguirono (Lc 5,11) - (07/02/2016)
(vai al testo…)
 Sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5) - (10/02/2013)
( vai al testo…)
 Lasciarono tutto e lo seguirono (Lc 5,11) - (07/02/2010)
(vai al post "Disponibilità totale")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Dall'ascolto alla sequela (04/02/2022)
  Andare dietro a Gesù… andare verso l'uomo (08/02/2019)
  Sulla tua parola (29/01/2016)
  Al seguito di Gesù, mandati "al largo" (08/02/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 1.2025)
  di Antonio Savone (VP 2.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2019)
  di Luigi Vari (VP 1.2016)
  di Marinella Perroni (VP 1.2013)
  di Claudio Arletti (VP 1.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: La chiamata dei primi discepoli, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2015)

sabato 1 febbraio 2025

Nella prossimità mendicanti della verità


Parola di Vita – Febbraio 2025
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Vagliate ogni cosa, tenete ciò che è buono» (1Ts 5, 21)

La parola di questo mese è tratta da una serie di raccomandazioni finali che l'apostolo Paolo fa alla comunità dei Tessalonicesi: «Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male» [1].
Profezia e discernimento, dialogo e ascolto. Queste le indicazioni di Paolo alla comunità che aveva da poco intrapreso il cammino di fede. Tra i vari doni dello Spirito, Paolo stimava molto quello della profezia [2]. Il profeta non è colui che prevede il futuro ma piuttosto chi ha il dono di vedere e capire la storia personale e collettiva dal punto di vista di Dio.
Ma tutti i doni sono guidati dal dono più grande, la carità, l'amore fraterno [3]. Agostino di Ippona afferma che solo la carità permette di discernere l'atteggiamento da assumere davanti alle varie situazioni [4].

«Vagliate ogni cosa, tenete ciò che è buono».

Occorre essere in grado di guardare non soltanto ai doni personali ma anche alle tante potenzialità e complessità di vedute e opinioni che si aprono davanti a noi in coloro che ci stanno accanto e con i quali ci confrontiamo, magari in persone che incontriamo per caso. È importante con tutti mantenere l'autenticità nel cuore e anche avere la coscienza del limite del nostro punto di vista.
Questa parola di vita potrebbe essere un motto da adottare in ogni situazione di dialogo e di confronto. Ascoltare l'altro, non necessariamente per accettare tutto ma sapendo che è possibile trovare qualcosa di buono in quello che dice, favorisce un'apertura mentale e del cuore. È fare il vuoto dentro noi stessi per amore e avere così la possibilità di costruire qualcosa insieme.

«Vagliate ogni cosa, tenete ciò che è buono».

Padre Timothy Radcliffe, uno dei teologi presenti al Sinodo dei Vescovi della Chiesa cattolica, ha affermato che «la cosa più coraggiosa che possiamo fare in questo sinodo è essere sinceri tra di noi riguardo ai nostri dubbi e alle nostre domande, quelle per le quali non abbiamo risposte chiare. Allora ci avvicineremo come compagni di ricerca, mendicanti della verità» [5].
In una conversazione con alcuni focolarini, Margaret Karram ha così commentato questa riflessione: «Pensandoci, mi sono resa conto, che tante volte non ho avuto il coraggio di dire veramente quello che pensavo: forse per timore di non essere capita, forse per non dire qualcosa completamente diverso dall'opinione della maggioranza. Ho capito che, essere 'mendicanti della verità' significa avere quell'atteggiamento di prossimità, gli uni verso gli altri, in cui vogliamo tutti quello che Dio vuole, in cui tutti insieme cerchiamo il bene» [6].

«Vagliate ogni cosa, tenete ciò che è buono».

È l'esperienza di Antía che partecipa al gruppo di arti performative Mosaico, nato in Spagna nel 2017 come Gen Rosso Local Project. Esso è composto da giovani spagnoli che offrono attraverso la loro arte e i loro laboratori la propria esperienza di fraternità. Antía ci racconta: «È il collegamento con i miei valori: un mondo fraterno, nel quale ciascuno (giovanissimi, inesperti, vulnerabili…) dona il proprio contributo a questo progetto. Mosaico mi fa credere che un mondo più unito non è un'utopia, nonostante le difficoltà e il duro lavoro che comporta. Sono cresciuta lavorando in gruppo, con un dialogo a volte che può sembrare troppo schietto e spesso rinunciando alle mie idee che consideravo le migliori. E il risultato è che "il bene" è costruito pezzo per pezzo insieme, da tutti noi» [7].

A cura di Patrizia Mazzola
e del team della Parola di Vita.


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[1] 1Ts 5,19-22
[2] Cf. Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 24.06.1992, n.7.
[3] Cf. 1Cor 13.
[4]  Cf. Agostino di Ippona, Ep. Jo. 7,8
[5] Cf. 1Cor 13.
[6] Conversazione con i focolarini, Margaret Karram, Presidente del Movimento dei focolari, Rocca di Papa, 3.02.2024.
[7] Mosaico GRLP aderisce al progetto Forti senza violenza, che si basa sul portare in nuove città laboratori multidisciplinari con i giovani durante tre giorni cercando di trasmettere i valori di non-violenza, pace e dialogo attraverso l'arte.

Immagine: dal sito www.focolare.org


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