Essere cristiano non è prima di tutto un agire, un'opera, non è un movimento dell'uomo, ma è un'accoglienza, perché l'uomo, la donna, tutti siamo destinatari di un amore che ci precede e che va fino alla fine, in totalità e in eternità. E da questo amore sgorgano i tre doni di questa giornata.
L'eucaristia, appunto, che nell'ultima cena viene lasciata come memoriale del sacrificio di offerta che Gesù fa per noi; il sacerdozio ministeriale, il ministero dell'ordine, i presbiteri e i vescovi che assieme ai diaconi continuano a rendere presente nella Chiesa, comunità cristiana radunata da Dio, quella grazia enorme che è il Corpo e il Sangue di Cristo, e soprattutto rendono presente l'amore che appunto è la radice di ciò; e il terzo dono: il nuovo comandamento dell'amore che si connota nella dinamica del servizio, della diaconia.
Il dono del comandamento nuovo può sembrare scontato, ma in realtà risponde in maniera radicale a una sete di tutte le persone, che rimane spesso non dissetata. Solo andando alla maniera di Dio di amare possiamo trovare la risposta al nostro bisogno di essere amati e di amare a nostra volta. E la maniera di Dio è appunto il lavare i piedi nelle debolezze della persona del prossimo che abbiamo davanti. Un servizio concreto, dunque tangibile, che riguarda l'interezza dell'essere umano e non soltanto alcuni aspetti.
Dobbiamo farci carico anche noi con Gesù, con la forza dell'eucaristia che la Chiesa celebra e che ci manda nel mondo a essere missionari, dobbiamo farci carico del peso dell'amore: un peso che nasce dal cuore ma che si irrora poi a essere grazia per tutti.
All'inizio di questo Triduo, dove siamo chiamati a lavare i piedi, chiediamo a Gesù, il Servo che si fa dono per noi, di donarci la luce e la forza per mettere in pratica, come Lui, quello che abbiamo visto: "Anche voi fate quello che ho fatto io". Ecco il comandamento, ecco l'eredità, ecco il testamento del nostro Signore.
(Dalla meditazione quotidiana di p. Luca Garbinetto, PSSG - https://www.youtube.com/@PiaSocietaSanGaetano)
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